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Homo est semper homini lupus

 

Nel momento in cui scrivo non so se altri redattori di questo foglio affronteranno lo stesso argomento, e men che mai conosco le loro opinioni nel merito; ma sicuramente qualcuno di loro lo farà.
Del pari non voglio mescolare la mia “di mille voci al sonito” come tanti improvvisati strateghi stan facendo sui media,sostituendosi ad altrettanti virologi che questi ultimi hanno intasato per almeno due anni.
Voglio solo esprimere alcune considerazioni che nascono semplicemente dalla osservazione degli avvenimenti, comparandoli ad altri accaduti nel tempo perché, ahimè, la storia si ripete sempre, specie nei suoi aspetti peggiori.
L'oggetto di esse è, ovviamente, il conflitto Russo-Ucraina in atto.
Una pace durata sessant'anni aveva cominciato a farci sperare che nell'Europa Unita, preconizzata da Giuseppe Mazzini prima e da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, poi, nel Manifesto di Ventotene redatto in pieno secondo conflitto mondiale, non ci sarebbero state più guerre.
Poi, d'improvviso, ogni speranza è venuta meno.
Ogni guerra, prerogativa del solo genere umano, si sa come comincia, ma mai come e quando finisce; “à la guerre comme à la guerre” dicono comunque i francesi volendo significare che ogni situazione va accettata per quello che è.
Esse nascono sostanzialmente per due motivi:
• o da un popolo che vuole liberarsi di un giogo straniero
• o da un popolo che vuole imporre un proprio giogo ad un altro popolo
di qualunque genere ne sia la natura: economica, sociale, religiosa, imperialistica e via dicendo.
Come tra due litiganti si comincia con qualche parola di troppo, si passa a qualche spintone, vola qualche schiaffo, poi qualche pugno e va tutto bene se, all'improvviso non spunta un coltello o una pistola; e spesso vengono coinvolti anche coloro intervenuti per placare i contendenti; quest'ultima cosa, di solito, dipende dal momento in cui questi ultimi decidono di intervenire.
Qualche centinaio di “morti per Danzica” avrebbero sicuramente evitato i milioni di morti della seconda guerra mondiale e della Shoàh, tra inglesi, francesi, americani, italiani, tedeschi, polacchi, russi, canadesi, ebrei e via dicendo.
Ma bisognava decidere, e subito, di intervenire per neutralizzare le follie di Hitler e del suo alleato Mussolini. La politica dell' “appeasement” di Neville Chamberlain nei confronti della Germania Nazista e dell'Italia fascista impedì di farlo, tanto che quel Primo Ministro inglese, ritornato dalla Conferenza di Monaco, nella quale non si fece altro che assecondare le pretese del Fuhrer sulla annessione dei Sudeti, fu salutato come il salvatore della Pace, assieme al suo omologo francese Edouard Deladier. Nulla di meno vero; non avevano fatto altro che rafforzare il delirio di onnipotenza del dittatore tedesco. Famosa la frase con la quale il grande Churchill commentò l'atteggiamento del suo connazionale; “Potevate scegliere tra l'onore o la guerra; avete scelto il disonore ed adesso avrete anche la guerra”.
Un tempo ad affrontarsi erano i soldati in campo: gente preparata ed allenata a combattere, con la daga e il giavellotto o col moschetto '91 e il mitra Sten.
Dolcissima la figura omerica di Andromaca che, con il figlio Astianatte tra le braccia, saluta il marito Ettore che, armato, si allontana per difendere Troia dall'assalto degli Achei.
Oggi l'obiettivo militare non è più Ettore: sono Andromaca col figlioletto!
Bombe e missili “intelligenti” passano sulle teste dei soldati per andare a colpire direttamente le famiglie, le donne, i bambini, gli infermi, coloro che non hanno un bastone per difendere la loro vita; distruggono le loro abitazioni, li privano del necessario indispensabile per vivere e basta. Le immagini di migliaia di bimbi plurimutilati, ma sorridenti e felici, sopravvissuti tuttavia alla barbarie umana, straziano il cuore. E tornano alla mente quelle di Hiroshima e Nagasaki, rase letteralmente al suolo con tutte le loro centinaia di migliaia di abitanti.
“Homo homini lupus!” si legge nell'Asinaria di Plauto; concetto ribadito dal filosofo inglese Tommaso Hobbes. La integrazione “est semper” è mia.
Superfluo aggiungere altro.

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno XIX 2022 - n. 3 Marzo)