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"Pace e Bene a Tutti"

 
un ricordo “laico” di Don Aurelio De Tora
 
foto di Mimmo Feola
 
foto di Mimmo Feola
 

“Pace e bene” era da anni il suo saluto; e molti gli rispondevano allo stesso modo.
Credo lo avesse imparato da un frate francescano, Padre Mariano, che negli anni sessanta curava una seguita trasmissione televisiva, della durata di 15 minuti, sull'unico canale Rai allora esistente, alle ore 19.
Un quarto d'ora di saggezza e di tranquillità per l'anima, anche per chi, come me, aveva allora poco più di quindici anni. Ricordo ancora oggi un suo bellissimo pensiero; “si prega in tanti modi, diceva, non necessariamente inginocchiati in chiesa. Guardare un fiore, annusarlo e goderne, partecipati, tutta la perfezione, è una vera e propria preghiera: è il riconoscimento e l'apprezzamento di una entità superiore”.
Di sicuro questo principio improntava anche l'azione di due giovani sacerdoti venuti a Teano, l'uno da Caianello e l'altro da Sparanise, sul finire degli anni sessanta; il loro entusiasmo religioso, attualissimo per i tempi, non poteva non colpire ed attrarre noi giovani. Erano per noi dei fratelli più grandi, con i quali ci si poteva confidare, consigliare, esternare i travagli adolescenziali di una epoca dai grossi stravolgimenti morali, sicuri di ricevere comprensione ed indicazioni quanto meno dogmatiche possibile.
Uno dei due, l'altro era don Carlo Lambiase, era don Aurelio De Tora. Originario di Caianello, aveva studiato al Seminario di Teano e proseguito gli studi superiori fino alla laurea in Teologia presso il Liceo Pastorale di Benevento. Ordinato Sacerdote nel 1961, fu Parroco di Versano, di Caianello, di Pietravairano; fu nominato Economo diocesano dal vescovo Sperandeo e poi Rettore del Seminario, fino a ricoprire la carica di Vicario Generale della Diocesi alla morte del Vescovo Tommasiello; carica che ricoprì per alcuni anni fino alla nomina del nuovo vescovo Aiello. Ma la sua immane fatica la espletò negli ultimi anni, fino alla morte: quella di Bibliotecario e Archivista. Riordinò un numero immenso di libri, raccolti da tutte le parrocchie, le donazioni, e le biblioteche private; li catalogò per anni ed allestì una interessantissima biblioteca, che oggi è un fiore all'occhiello della nostra Diocesi. Era orgoglioso del suo lavoro come pochi sanno esserlo, appassionato e commosso fino alle lacrime, quando, nei frequenti incontri professionali, mi parlava dell'emozione di trovarsi tra le mani un consunto volume del cinquecento o giù di lì. Un comportamento che tenne fino all'ultimo nostro incontro, quattro giorno prima che lasciasse questa terra.
Sono contento di averlo conosciuto e di esserne stato amico; sono contento di tante nostre reciproche collaborazioni, basate sempre su una religiosità di fondo, forse poco manifesta da parte mia, ma non per questo meno reale e sentita. Grazie di tutto, Don Aurelio!

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno XVI 2019 - n. 6 Giugno)