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“IL DESTINO HA DUE MODI PER DISTRUGGERCI:

NEGARE I NOSTRI DESIDERI O REALIZZARLI”
 
Henri-Frédérick Amiel

È difficile scrivere un articolo di cronaca su un periodico; si rischia sempre, come si dice in gergo giornalistico, di non “essere sul pezzo” soprattutto quando si parla di avvenimenti in evoluzione. Allora bisogna o tenersi sul vago, commentando tutte le ipotesi di sviluppo che quell'avvenimento può dare, o fare una analisi di avvenimenti simili che hanno avuto già il loro esito in un passato recente o remoto che sia. Sceglierò la seconda strada.
L'attualità che tiene attualmente banco è, ovviamente, la formazione del nuovo governo. Abbiamo già abbondantemente discusso dei risultati venuti fuori dalle elezioni di marzo (è già passato oltre un mese!), i quali, grazie ad una assurda legge elettorale, hanno dato non uno, ma due vincitori (la Coalizione di centro-destra ed il Movimento cinque stelle) e vari perdenti, tra cui il PD e le sue frange di sinistra. Il rischio più bello (si fa per dire) è che, pur essendo i vincitori due, alla fine al governo potrebbe andare un partito perdente, alla beata faccia di tutti gli elettori e della loro espressione di voto.
Ad onor del vero non è il primo impasse istituzionale in cui si è trovata l'Italia repubblicana dal 1946 ad oggi, ed allora vediamo un po' come siamo riusciti a superali per il passato; innanzitutto con la nostra fervida fantasia, con la levantina capacità di dir tutto per non dir niente, e con la autolesionistica volontà di prenderci per i fondelli.
Abbiamo avuto, il più delle volte preceduto da un regolare “mandato esplorativo”, “governi balneari”, “governi di responsabilità”, “governi tecnici”, “governi del presidente”. Ma il gioiello della presa per il fondoschiena e della superficialità fu il “governo della non sfiducia” in epoche in cui si viaggiava con assiomi anti matematici e illogici come le “convergenze parallele” (non per niente Aldo Moro, inventore della formula, era nativo di Bari, città sede della “Fiera del Levante”). Mai abbiamo potuto scegliere tra il bianco o il nero, ma sempre siamo transitati, o ci hanno fatto transitare, attraverso infinite sfumature.
Abbiamo invero salvato diverse situazioni, ma ci siamo a poco a poco allontanati dalla politica, quella che un vecchio statista francese invocava col grido “la politique d'abord!”, la politica innanzi tutto!
Non mi meraviglierei di vedere un Giuliano Amato di nuovo Presidente del Consiglio con una maggioranza retta dal M5S con l'appoggio esterno della lega e la “non sfiducia” del PD! Ma sarebbe quello che abbiamo votato o anche semplicemente indicato nelle cabine elettorali?
Una cara amica mi ha inviato un interessante brano di un saggio letterario. Lo propongo anche a voi lettori-elettori: “le masse saranno sempre al di sotto della media. La maggiore età si abbasserà, la barriera del sesso cadrà, e la democrazia arriverà all'assurdo rimettendo la decisione intorno alle cose più grandi ai più incapaci. Sarà la punizione del suo pensiero astratto dell'Uguaglianza, che dispensa l'ignorante dall'istruirsi, l'imbecille dal giudicarsi, il bambino dall'essere uomo e il delinquente dal correggersi. Il diritto pubblico basato sull'uguaglianza andrà in pezzi a causa delle sue conseguenze. Perché non riconosce la disuguaglianza del valore, del merito, della esperienza, cioè la fatica individuale: culminerà nel trionfo della feccia e dell'appiattimento. L'adorazione delle apparenze si paga”.
Rileggetelo, questo brano, e vi renderete conto della nostra impotenza di fronte ad un sistema compromissorio fino al paradosso, perché chi ci dirige, attraverso le sue leggi, ed in primis quelle elettorali, ha deciso che dobbiamo fare del compromesso, e solo di quello, la nostra bandiera.
A proposito, il brano è stato scritto da Henri-Frédéric Amiel, un pensatore e filosofo svizzero (non hanno solo gli orologi a cucù ed il formaggio con i buchi, gli svizzeri!) nel giugno del 1871, pensate un po'.

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno XV 2018 - n. 4 Aprile)

 
Henri-Frédéric Amiel (Ginevra, 27 settembre 1821 – Ginevra, 11 maggio 1881)
è stato un filosofo, poeta e critico letterario svizzero