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Indice Claudio Gliottone
 
 

Viva, viva l'Inghilterra...

 
… e pure l’Italia!
 

È un brutto periodo per il popolo inglese, non si può negare.
Oggetto di attentati, di accidenti forzosi, di scelte affrettate, di incertezza politica. Non so quante di queste potessero essere evitate, ma certo non si può affermare che gli inglesi abbiano brillato per prevenzione ed accortezza sociale. Strano popolo, strane usanze.
Mi fanno sorridere quando il Primo Ministro, per fare dichiarazioni ufficiali alla stampa ed al popolo, tira fuori un leggio (che definirei un vero e proprio “bancariello”) e lo piazza fuori casa, al celebre numero dieci di Downing Street, proprio in mezzo alla strada, e fa il suo bel discorso.
O quando decine di rappresentanti del popolo, alla Camera, si accalcano (sarebbe proprio il caso di dire “uno acuoll à n’ato”) in una stanza angusta dove non si riunirebbe neanche il condominio del più sperduto paese. Ed anche il Premier,  che quando deve rivolgersi loro è costretto ad acrobatici contorsionismi, mentre il suo posto a sedere viene subito occupato da un altro deputato. O quando il compleanno della Regina viene festeggiato due mesi dopo il compimento! Perché? Aspettano che si ….”assinceri”, nell’accezione dialettale che vuol significare “stagioni bene”? Mistero!
Mentre le cabine telefoniche pubbliche restano tenacemente di un sorpassato colore rosso, così come gli autobus, ed il lucido per le scarpe lo si continua a stendere con una spugnetta stretta alla punta di un fil di ferro filato!
Un popolo pieno di contraddizioni, padre della moderna democrazia e poi promotore delle più grandi conquiste coloniali, dalla Magna Carta alla lotta a Gandhi o alla galera di Mandela! Un popolo che ha perso qualche battaglia, ma mai nessuna guerra! Ha vinto, coinvolgendo decine di nazioni, Napoleone ed Hitler. Un popolo che ha dominato il mondo, dalle Americhe alle Indie, all’Africa del Nord ed al Sudafrica; un popolo che abita una terra più piccola dell’Italia ed è meno numeroso degli italiani.
Un popolo dal quale, con i Beatles, è nata la musica moderna; un complesso i cui componenti, vista la gran massa di sterline che riuscirono a mettere in movimento, furono premiati con l’alto titolo nobiliare di “Sir”!
In Italia faremmo Cavalieri del Lavoro Vasco Rossi o Zucchero o Celentano?
A dire il vero ci limitiamo, almeno per Celentano, a lasciarlo predicare in televisione, nel chiuso di uno splendido studio televisivo e non in mezzo alla strada col bancariello o nella stretta Camera dei Lord, non dissimulando un malcelato godimento per le cacchiate che è capace di dire!
Ma resta un grande popolo, faro di civiltà politica e sociale, pur nelle sue contraddizioni.
In Francia Macron ha fermato alla grande un pericoloso destrismo e speriamo che il suo profondo convincimento europeo valga a porre un po’ di ordine in una costruzione politica ancora troppo “in fieri”, dominata dagli interessi economici di una Germania sempre più invadente. La Francia ha le carte in regola per farlo: resta sempre il paese più forte dell’Unione e non sembra aderire ad economie da strozzo!
E speriamo che riesca a farsi promotrice di un riordino della emergenza migratoria che vede ora tutto il vecchio continente in possibile prossimo affanno.
Noi no! Noi siamo alla ricerca della decima riforma elettorale, dopo averne partorite nove una più schifosa dell’altra, perché noi siamo un popolo democratico, fermamente convinto che la giustizia, economica o sociale, si applichi spaccando il capello non in quattro, ma in quarantaquattro parti. Ed alimentiamo una burocrazia vergognosamente vergognosa che ostacola ogni riforma ed ogni azione positiva. Il tutto col massimo compiacimento di approvare una legge solo dopo averne escogitato l’escamotage per eluderla. Non devo portare esempi; ognuno si sarà imbattuto nel certificato medico o nella autodichiarazione!
Perché non vogliamo convincerci che la giustizia sociale o giudiziaria si applica con poche leggi, ma ineludibili e sicure nel loro effetto: non servono, ad esempio, condanne a dieci ergastoli, se poi un successivo pietismo finisce per premiare il colpevole di infami delitti, come Reina. Bastano trent’anni, ma che siano di galera dall’una del primo giorno alla mezzanotte dell’ultimo!
Non si può parlare di “reddito di cittadinanza” (cioè legato alla sola condizione di esistere in vita in Italia) in un paese che si vanta di avere la più bella Costituzione del mondo (?) che lo dichiara, nel primo articolo, Repubblica democratica fondata sul lavoro! Indirizziamo, invece, tutte le nostre forze perché tutti abbiano un lavoro ed il reddito che ne deriva. Ha ragione quel grande uomo del Papa!
Ed anche lo “ius solis” non mi pare sia poi una cosa temibile, trovando logico che si sia cittadini del luogo in cui si viene alla luce: in America è così. Ma anche per questo nuovo problema saremo capaci di trovare tanti “lacci e lacciuoli”, per dirla con Adamo Smith, da non riuscire a trarne profitto, alimentando malgoverno e malaffare nei tentativi di aggirare quei paletti. Perché più leggi complicate e restrittive si creano, più si stimola la crescita di quanti impegnano le loro risorse ad eluderle: i più ricavandone indebito profitto!
Viva l’Inghilterra, cantava Baglioni. Viva, viva, viva l’Inghilterra, ma perché non sono nato là.

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno XIV 2017 - n. 6 Giugno)