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Un amico mi chiede un consiglio

 
come potere esprimere un “voto di protesta” moderato?
 

Un amico lettore di Roma, dichiarandosi “come sempre d'accordo su quanto scrivo”, mi contatta ponendomi una sconvolgente domanda: - a chi dare un voto di “protesta” moderato? -.
Una analisi del momento politico attuale, internazionale ed italiano, parte proprio da questa domanda, dalla contraddizione in termini tra le qualifiche del voto che l'ormai “nostro” amico vuole esprimere: di protesta e moderato al tempo stesso. Essa la dice lunga sullo stato d'animo di chi per natura, educazione, formazione, si sente “moderato” ed avverte invece tutta la rabbia per i tanti cambiamenti ideologici, politici, comportamentali della società attuale, sì da voler esprimere un voto di protesta.
Posizione sicuramente comune alla maggioranza degli italiani, per restare nel nostro paese, ma che riguarda anche altre nazioni; non ultima la esperienza americana (elezione di Trump) e subito prima quella inglese (uscita dall'UE).
Le speranze di ieri si sono improvvisamente trasformate nelle delusioni di oggi e la illusione di migliorare l'esistente svanisce di fronte alle tentazioni di cambiarlo completamente, nella sua essenza, o di abolirlo tout court: cancellare l'assistenza sanitaria statale o proiettare i rapporti politici e commerciali verso l'Oriente, scavalcando l'UE, come è accaduto in America, o abbandonare una unione tra Nazioni che, nel bene o nel male, ci ha comunque regalato sino ad oggi settant'anni di pace e di benessere, come è accaduto in Inghilterra.
Le cause sono di immensa portata: la globalizzazione, non solo economica, ma strutturale; i grandi movimenti migratori che hanno invaso l'Europa; la crisi economica nata dal sistema bancario internazionale; la rigidità finanziaria di alcune nazioni europee; la sparizione di contrapposizioni ideologiche esistenti tra gli antichi blocchi, presto trasformatasi in semplice contrapposizione economica; la comparsa di integralismi religiosi e del terrorismo internazionale.
Problemi che si ripercuotono, amplificandoli, su quelli congeniti, propri di ogni nazione, plasmando punti di vista, diversità, paure, aspettative dei loro cittadini, allargando a dismisura insicurezze esagerate da un lato e presuntuose e spocchiose dall'altro: la paura del pseudo cambiamento della costituzione, espresso col recente referendum di dicembre, o la sbandierata richiesta di uscire anche noi dall'UE, proposta dalla Lega, ne sono gli esempi più lampanti per quanto riguarda l'Italia.
Non più di trent'anni fa esistevano in Italia due grosse componenti di pensiero politico: quella liberale e quella socialista, con tutte le loro proiezioni organizzative della società, dall'economia alla partecipazione, dalla cultura alla struttura sociale, dalla produzione dei beni alla loro distribuzione. E poi c'era la grande sintesi della Democrazia Cristiana che per decenni ha saputo cogliere il meglio delle proposte provenienti dalle due parti, promuovendo il progresso del paese e salvandolo senza apparenti danni da pericolose avventure.
Oggi in Italia, come nel mondo. non esistono più questi blocchi; si è invece affermato un pericoloso e dannoso “trasversalismo”  che va dalla estrema destra alla estrema sinistra, ammesso che esista ancora il retaggio di questi antichi blocchi, ma che, soprattutto, non è affatto propositivo, e invece specula sulla protesta vuota e inconcludente di coloro ai quali non va mai bene nulla, che dicono sempre di no per il gusto di dire no, che non sentono vincoli di appartenenza ideologica, che li costringerebbe alla analisi, al ragionamento, alla proposta fattiva, prima di aprire la bocca per dire emerite cacchiate, magari in pessimo italiano (vedi Di Maio).
Ai due blocchi si sono sostituiti, in Parlamento, quarantadue, dico quarantadue, gruppi partitici (tanti ne ha dovuto ricevere Mattarella prima di conferire il mandato di Presidente del Consiglio a Gentiloni)!
Ed ogni singolo componente di essi ha la certezza di avere la soluzione per tutti i problemi!
Come ce l'hanno i cittadini coinvolti sul web dal guru Beppe Grillo, che godono a dare continuo sfogo alla loro inconcludenza, ma che comunque condizionano le proposte. Una parvenza di democrazia fondata sulla fallace possibilità di dire la propria, nascosti dietro al computer, senza ascoltare o provocare contradditorio: la democrazia dell'ignoranza e della stupidità!
Platone auspicava che fossero i Filosofi a governare; non gli hacker o i cibernetici! Ma Platone parlava più di duemila anni fa!
A ricostruire l'Italia, devastata dalla guerra, abbiamo chiamato il fior fiore della cultura: professori universitari, economisti, magistrati. Non avrebbero potuto non saperlo fare: oggi chiamiamo gli imprenditori o i capocomici, bravi nel loro mestiere, ma dubito lo possano essere altrettanto come politici.
E allora per chi votare?
Ma bisogna prima decidere ancora una volta “come” votare o se votare significa ancora una nostra possibilità di scegliere chi eleggere (dal latino “eligere”, scegliere). Gli ultimi sistemi elettorali hanno mortificato ogni nostra espressione, imponendoci candidati che sarebbero stati eletti o bocciati in base a manovre decise altrove a da altri.
Una “protesta moderata”: rivolta di sicuro contro le cose che non vanno, ma anche contro le altre proteste fini a se stesse, insulse e inconcludenti, frutto di un “populismo” troppo facilmente alimentato da chi su di esso ha fondato e continua a nutrire la propria fortuna politica!
Caro Angelo, non so rispondere: credo che allo stato non esistano formazioni in grado di rappresentare un protesta moderata. Sono tempi grandemente incerti e pericolosi, come l'umanità ha spesso attraversato e talvolta si sono concretizzati in drammi mondiali.
Quando una supponente signora inglese disse a Winston Churchill che se fosse stato suo marito gli avrebbe messo del veleno nel caffè, il premier inglese, maestro di saggezza e d'ironia, rispose compassato “Milady, se fossi stato suo marito l'avrei bevuto volentieri!”.
Chissà se prima o poi qualcuno ci offrirà un caffè con del veleno, perché, stante quanto esposto, sarebbe proprio il caso di berlo volentieri.

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno XIV 2017 - n. 1 Gennaio)