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Allons enfants de la Patrie... da Parigi a Casal di Principe!

 
 

Da una buona settimana non facciamo che ascoltare la “Marsigliese”, cantata in tanti posti e da tanta gente del mondo. Dopo gli ultimi luttuosi fatti di Parigi, ad opera dei terroristi dell'Isis, è divenuto un simbolo mondiale di solidarietà, di vicinanza, di condivisione del dolore, e forse anche di sfida e di voglia di resistere e di dire basta a tanta gratuita violenza.
Ma quella che mi ha colpito di più è stata quella cantata dai cittadini rinchiusi nello stadio nell'immediatezza dei violenti accadimenti: era un canto spontaneo, sentito, nato in un momento in cui gli improvvisati cantanti certamente non sapevano con precisione cosa fosse accaduto all'esterno. Quello era sì un canto nato dal cuore e non da possibile ipocrita moda; era il canto che nasce spontaneo solo se si possiede un forte senso di appartenenza, una consapevolezza della propria esistenza come Nazione, in grado di difendere e riscattare i suoi cittadini. Era la sentita affermazione: ci avete colpito, ma noi siamo qui, uniti, e combatteremo ogni sopruso.
In Italia, in analoga situazione, avremmo pensato a ritrovarci uniti a cantare “Fratelli d'Italia”? Consentitemi qualche dubbio.
La Francia è una grande nazione, dal glorioso passato, patria della libertà e della democrazia; tutte cose che non piacciono agli islamici deviati. È una nazione in grado di risorgere e di assurgere a nuove convivenze, assorbendo e francesizzando diverse etnie; ma è anche una nazione in grado di reagire al momento opportuno.
Finora nella lotta o pseudo lotta all'Isis non si è concluso molto; i vari stati, specie quelli europei celati sotto la falsa bandiera dell'Europa unita, non sono stati finora in grado di riportare qualche vistoso successo. Certo che la lotta alla guerriglia è quanto di più difficile ci sia: impantanò anche il grande Napoleone in Spagna! E degli errori sono certamente stati compiuti con interventi affrettati in Africa e in Medio Oriente.
Ma il grande timore è che la seconda guerra mondiale scoppiò perché tutti giudicarono eccessivo “morire per Danzica” ed Hitler, in pochi anni, alzò la posta del gioco. La terza guerra mondiale, come dice il Papa, è già scoppiata “a pezzetti”. E forse ora, di fronte alla ritrosia dell'uso di truppe di terra, qualcuno dovrebbe pensare che sia ora più che necessario cominciare a “morire per Danzica”.
“La luce vince l'ombra. Gli Uffizi a Casal di Principe” è il titolo di una interessante e bella mostra di quadri del seicento, prestati appunto dalla Galleria di Firenze, allestita a Casal di Principe, in una delle case sequestrate al clan camorristico dei casalesi.
Bella nella sostanza, sono esposti quadri di autori caravaggeschi, di Salvator Rosa, di Luca Giordano: ma bellissima nel significato di riscatto e di voglia di normalità per un paese dalle case con i portoni blindati ed i muri di cinta alti tre metri e più.
Bandiera della mostra è il quadro “Adorazione dei pastori” di Bartolomeo Manfredi, quasi completamente distrutto nell'attentato, anch'esso di matrice mafiosa, di via de' Georgiofili a Firenze, nel 1993. Un  “file rouge” che unisce due paesi colpiti dalla vigliacca sopraffazione.
Una iniziativa che ha avuto già il suo successo, nell'affasciamento di giovani e pulite speranze come nella compresa solidarietà di tanti. Tra questi le associazioni teanesi “Fidapa” e “Amici dei Musei” che hanno onorato la città aderendo all'iniziativa e visitando in nutrito numero la mostra.
È stato un po' come se anche noi avessimo cantato la nostra “Marsigliese”.

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno XII 2015 - n. 11 Novembre)