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Frammenti d'archivio:

L'Ospedale fa bene all'Annunziata - Nascita di un detto

 

Mi capita tra le mani copia di un librettino edito nel 1906 e scritto da Giacomo Cipriano: “L'Ospedale ed il Monte dei Pegni”, per i tipi del Premiato Stabilimento Tipografico Sociale di Caserta.
Ci piace riprodurre il capitolo che parla del Campanile dell'Annunziata, divenuto nel tempo un po' il simbolo aggregante della città, l'icona, sita al centro del centro del paese, impressa nella mente di tutti i residenti e, soprattutto, degli emigrati.
Lo riportiamo integralmente.

Claudio Gliottone

Qualche nota esplicativa:
1. Il palmo aveva valore interpretabile come distanza tra le punte del pollice e del mignolo della mano aperta di un adulto. Nel Regno di Napoli valeva circa 26,45 cm per cui l'altezza del Campanile (190 palmi) va stimata in poco più di 50 metri.
2. Circa 46 cm.
3. Il ducato napoletano valeva 16,94 euro di oggi, per cui la spesa equivarrebbe a circa 1225 euro.
4. 1228 euro.
5. Siamo ormai nel Regno d'Italia.
6. Nasce probabilmente da qui il detto “l'ospedale fa bene all'Annunziata”, come a dire un reciproco inutile aiuto tra disastrati.
7. La lira italiana è pari a circa 39,84 euro. Il totale della spesa è di ca. 119mila e 520 euro.
8. La spesa è pari a 54mila e 500 euro.

Del Campanile della Chiesa Ave Gratia Plena
E di alcune cadute di fulmini

—oooOOOooo—

Il Campanile della Chiesa della santissima Annunziata fu costruito prima del 1502, siccome appare nella iscrizione latina, che, apposta sul fronte di esso e riportata dal Giordano e dal Pezzullo, suona in italiano:

IL CAMPANILE
DI QUEST'ALMA CHIESA
VENNE ERETTO
CON DENARI ED ELEMOSINE
DEI CITTADINI
SOTTO IL PRINCIPATO DEL DUCA DI CANDIA
GIOVANNI BORGIA
ESSENDO SINDACI I MAGNIFICI SIGNORI
GIOVANNI GALIOTA, VINCENZO PRINCIPE
LADISLAO DI SANTOFELICE
E PROCURATORI DELLA CHIESA
FRANCESCO BARATTUCCIO
ANTONIO IODECONE ED ADRIANO MARTINO

La maestosa e sorprendente mole del Campanile di A.G.P. di Teano, posto a sinistra della Chiesa medesima sulla linea della principale strada della città e propriamente nell'angolo d'incontro che detta strada fa col vicolo dell'Ospedale, vedesi...sorretta su di solide e stabili fondamenta.
La straordinaria altezza di circa palmi 190 (1) viene divisa in quattro piani, oltre la elevatezza della cupola di figura conica sviluppata, detta comunemente pero, colla sottoposta base multilatera.
Il piano del basamento è formato da sodo masso con rivestitura di pezzi di travertino lavorati: il 2°, vuoto nell'interno, del pari solido, per la spessezza è rivestito esternamente di pezzi di piperno, così il 3° e il 4, tranne la cupola che ha minore grossezza per la sveltezza della costruzione, vedendosi i muri del 4° piano restaurati di malto, presentando all'interno un gradino di circa palmi 1,75 (2) di pedata.
La situazione del Campanile nel punto dominante della città e la elevatezza dello stesso hanno assoggettato quest'opera grandiosa a dei continui “danni causati dalle frequenti cadute dei fulmini”.
Delle quali cadute io ricordo:
- Quella del 5 Decembre 1839, che danneggiò la pera del Campanile, per le cui riparazioni occorse una spesa di Ducati 72,32 (3)
- Quella del 30 gennaio 1842 che, danneggiati campanile ed Ospedale, fece spendere, per le necessarie riparazioni Ducati 66,60 (4)
- Quella del 10 Decembre 1886 (5), terribile, spaventevole, disastrosissima, che cagionò tali danni, al Campanile ed all'Ospedale, da rendere necessaria, per parecchi mesi, la chiusura della Chiesa e dell'Ospedale stesso (6)
Il progetto della riparazioni, redatto dall'ing. Forlinea di Napoli, spostava tutto l'antico tenore del Campanile, “ma per vedute economiche vennero unicamente riparati i danni avvenuti, col ridarsi al Campanile lo stato e la forma primitivi”.
Furono fatte, però. Due sole innovazioni: l'infissione d'un parafulmini sulla croce messa in cima alla Cupola, e la mutazione della soneria e del quadrante dell'orologio, che – situato da tempo immemorabile sulla facciata del Campanile che dà sulla porta principale della Chiesa – cominciò, da allora, a funzionare alla francese.
Per le dette riparazioni ed innovazioni, si erogarono circa 3mila lire (7).
- Quella – nonostante il parafulmini – della notte del 5 Marzo 1900, che importò, per le debite riparazioni, l'altra rilevante spesa di L. 1368 (8), e che diede luogo a due altre novità; una specie di scaletta in ferro infissa nel dosso occidentale della pera, ed una piattaforma, pure in ferro, messa a fiore della palla dell'istessa pera; e tutto ciò per far salire fino in cima a verificare le tre punte del parafulmine, rimesso sulla croce.

(da Il Sidicino - Anno XI 2014 - n. 12 Dicembre)