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Non parlate al guidatore

 

Non parlate al guidatore”, intimava un cartello su tutti gli autobus degli anni cinquanta e sessanta.
Oggi è invece il guidatore a parlare agli altri, come lo sciagurato pilota del treno spagnolo deragliato in curva ad altissima velocità, che al telefonino si vantava di terribili smargiassate.
È buona norma non parlare al guidatore, per non distrarlo dalla guida: ed è quello che faremo nei confronti della nuova amministrazione. La lasceremo guidare in pace, almeno per un anno: poi inizieremo doverosamente a giudicare.
Non ci esimiamo però dal segnalare un comprensivo, ma non giustificabile, imbarazzo comportamentale di tutti gli eletti, maggioranza e opposizione, che si sono lasciati prendere troppo in fretta dal gioco della parti dando vita sovente ad alterchi poco piacevoli. Comprensivo, dicevo, perché certo dovuto a poca esperienza “politica”, inesauribile fonte di bon ton e di savoir vivre, ma non giustificabile, perché potrebbe scaturire da poca umiltà da parte degli eletti in maggioranza ed da poco sportivo risentimento da parte degli eletti in opposizione; il tutto condito con un velo di saccenteria. Un invito all'equilibrio!
È solo del 31 u.s., successivo al nostro numero di luglio, un articolo di spalla del Corriere della Sera, a firma Michele Ainis, che riprende il tema da noi trattato della soffocante burocrazia italiana e riporta alcune allucinanti cifre.
Al 2007 (figuriamoci oggi!) esistevano in Italia 21.691 leggi dello stato e circa 30.000 leggi regionali con un relativo “profluvio di regolamenti: 70mila”!
Ma il bello è che nel “decreto del fare” del Governo Letta figura un capitolo sulle semplificazioni burocratiche: questo capitolo per semplificare il decreto “spende 93 commi, oltretutto scritti nel peggior burocratese. Così il comma 1 dell'art.52 si suddivide in 11 punti contrassegnati in lettere dalla A alla M; la lettera I si articola poi in 3 sottopunti, numerati con cifre arabe come gli articoli, e il sottopunto 2 si scinde in altri due sotto-sottopunti, ciascuno distinto da una lettera”.
La cosa fa venire in mente uno sketch del compianto Alighiero Noschese il quale, quando diversi anni fa si cominciò a parlare della pletora di enti inutili, annunciava soddisfatto che per abolirli tutti era stato creato un nuovo apposito ente. Roba da piangere!
Ma in Italia si ragiona(?) così!
E sottilmente si fa strada la trasformazione del nostro ordinamento in “stato etico”: quanto di più abominevole possa esistere per ogni spirito libero e liberale. Un stato che ci dice cosa dobbiamo mangiare per non ingrassare, che ci impedisce di fumare all'aria aperta, per strada o in macchina, che ci spiega cosa è bene e cosa è male per la nostra vita, imponendoci stili comportamentali dettati da qualche ulteriore imbecille burocrate. Sciagura più grande non potrebbe esistere, pronti ad uccidere Socrate per la seconda volta!
Mentre continua la intollerante impunibilità di categorie di lavoratori dello stato, come i magistrati, che continueranno a non pagare nulla, né penalmente né economicamente, per un loro qualsiasi errore, che pure non sono esenti dal commettere.
Ed io, medico o ingegnere, operatore ecologico o professore universitario, straricco o nullatenente, pagherò non solo per gli errori che dovessi eventualmente commettere, ma anche per gli errori dei giudici, perché lo stato, per pagare gli indennizzi a persone ingiustamente condannate, usa anche i soldi miei.
Ma io sono contento, perché il giudice deve essere “sereno” nel giudicare; essere “giusto” è di secondaria importanza, e solo se gli capita.
Così la tanto perseguita “lotta all'evasione” si concretizza, dal primo luglio di quest'anno, in esenzioni dal ticket farmaceutico che privilegiano in maniera spudorata i commercianti, gli imprenditori, i liberi professionisti il cui reddito è comprovato solo dalla loro dichiarazione, mentre il pensionato resta incollato ai modelli riassuntivi dell'INPS ed esorbita da ogni tetto massimo anche per un solo euro oltre il limite economico stabilito. Per lui al danno si aggiunge la beffa!
E tutto questo mentre la Regione Toscana impiega sei anni di lungaggini burocratiche per concedere tutti i permessi all'IKEA, al cui concorso di assunzione per 200 giovani sono giunte, oggi, ventottomila domande; e mentre la emigrazione dei laureati dalla Campania sale in tredici anni dall' 8,7 al 22,7 per cento.
Mi risuona in testa una spaventosa prospettiva: dovessi nascere oggi, mi ammazzerei non più tardi di domani!
Fortuna che i giovani d'oggi sono più coraggiosi.
O più incoscienti?

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno X 2013 - n. 8 Agosto)