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A lezione di... Piciernismo!

 

Si accorciano i tempi che ci separano dalle scelte amministrative di fine maggio.
Ancora incerti, perché in lenta formazione, gli schieramenti in campo.
Siamo nel fisiologico, certamente, ma si avverte comunque una diffusa mancanza di chiarezza che opprime sia gli autori che gli attori della gran pantomima che si andrà a recitare da qui a poco. Ci è sembrato positivo, e lo abbiamo già segnalato, un desiderio di partecipazione che negli ultimi tempi è parso impadronirsi di fasce sociali per il passato troppo distratte verso le sorti amministrative del nostro paese.
Categorie di professionisti, di commercianti, di artigiani, per anni indifferenti o passivamente acquiescenti al potere, hanno dato la netta sensazione di essersi finalmente rese conto del grande degrado soprattutto economico, e poi ambientale, accumulatosi nel tempo a causa del persistere di politiche non finalizzate: il vivere alla giornata, il pensare, ed era già tanto, esclusivamente al contingente, la mancanza di vedute di sviluppo sociale e di costruzione, la superficialità nell'affrontare i problemi, l'eterna ricerca del piccolo ritorno, hanno nel tempo prodotto danni ingenti.
Il primo dei quali l'aver favorito la mentalità del “tira a campare”; e questo perché la mentalità degli amministratori, per quanto rinnovatisi nel tempo, magari di padre in figlio, è rimasta comunque in soggezione nei confronti di quella del “primo cittadino” che è rimasto il primo cittadino dal 1985. Gli assessori e i consiglieri sono cambiati negli anni, ma nessuno di loro, pur con le più belle intenzioni del mondo, è riuscito a cambiare un modo di amministrare che è ancora oggi quello del 1985, a portare una ventata di idee e di propositi, a scuotere ataviche pigrizie pur tanto generatrici di voti. E il Picierno del 2013, pur capeggiando schiere nuove e diverse di collaboratori, ha continuato a governare come il Picierno del 1985, il quale non faceva che mettere in pratica metodi antichi appresi alla scuola della grande madre DC. Il fatto che ancora oggi la nomina degli scrutatori (basta leggerne i cognomi per comprenderne i legami parentali o affettivi) sia legato a tacite spartizioni tra i consiglieri ne è la prova più assurdamente esistente: trenta anni son passati invano!
È il “piciernismo” l'obiettivo da combattere, inteso come mentalità arcaica di governare, come “nolontà” di cambiamento, come intento di essere il solo manovratore del vapore, ma con la satanica determinazione di non voler brillare per idee, intuizioni, coraggiose intraprendenze. Nulla, assolutamente nulla di rilevante nel triste bilancio di questi ultimi trent'anni!
Qualcuno che era dalla sua parte dice di averlo compreso, e pensa a schieramenti diversi, ma ci prende il timore che, appresa la triste lezione, voglia oggi essere lui a metterla in atto. E sarebbe rimedio peggiore del male.
Vorremmo che questa analisi, veritiera o sbagliata che sia, prendessero in considerazione, come il modesto contributo di un trentennale osservatore, quanti oggi, sicuramente “nuovi” nel panorama politico locale, sembrano sciorinare a tutto spiano ricette miracolose.
Non si dimentichi che a favorire il “piciernismo” è stata sempre e comunque la grande disunità che pervade tutti noi teanesi; disunità in base alla quale se un tizio dice giallo, almeno altri trenta devono dire rosso, molto spesso per puro spirito di contraddizione. Non v'è categoria che sia unita: contro i commercianti a favore del mercato del sabato ce ne sono altrettanti a sfavore, a quelli che osteggiano la posa di una antenna telefonica si oppone un pari numero di persone che la vogliono, e via di questo passo. Così come ogni banale cambiamento fa nascere critiche prima ancora di vederne gli effetti. Ed allora il mantenimento dello “status quo ante” resta la cosa più facile da attuare, ma, soprattutto, quella che accontenta tutti. Picierno lo ha compreso e meravigliosamente attuato negli anni.
Di chi la colpa?
Pensiamoci: facciamolo con serenità, e rendiamoci conto che i nostri problemi non sono il serpente che cade dal muro o la buca mal segnalata.
Magari fossero quelli!!
I nostri problemi sono strutturali, sono dentro la nostra socialità locale, per colpa di ognuno di noi: cambiare non è facile. Ci siamo assuefatti a vivere così, e non a caso a lamentarsi sono sempre quelli che vengono da fuori ed entrano in contatto con la nostra realtà.
Non esistono ricette miracolose: occorre solo tanto lavoro nel determinarsi a cambiare contro ogni ostacolo, ogni pregiudizio, ogni attaccamento al vecchio. Convincerne la gente è sforzo sovrumano.
Auguro a tutti quanti vogliano farlo di riuscirci.
Per il futuro del nostro sgangherato paese!

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno X 2013 - n. 2 Febbraio)