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Indice Claudio Gliottone
 
 

I have a dream

 

Ho fatto un sogno. In una tiepida domenica di fine maggio le urne, aperte in seggi elettorali puliti e dignitosi, saranno riempite tra poco da un grande numero di schede, votate con diligenza, precisione e determinazione da un numero altissimo di aventi diritto.
È la conclusione di una campagna elettorale combattuta con serietà e rispetto tra i candidati; tutti hanno partecipato ad incontri con la gente, hanno discusso con essa delle cose da fare e da non fare, di progetti, programmi, bisogni, aspettative. Ogni candidato sa perfettamente come funziona la macchina amministrativa comunale, la struttura burocratica degli uffici comunali; sa come si partecipa ad una assemblea, come si chiede la parola e per quanto tempo.
Le liste sono solo due: le guidano persone con specchiata esperienza ed introdotte negli ambienti politici sovrastanti e le compongono candidati di varia estrazione, sesso, lavoro, età, cultura, ma tutti preparati sulle tematiche più scottanti e tutti d'accordo, ognuno per la sua lista, sulle strategie da attuare. Nulla è lasciato al caso ed all'improvvisazione. Hanno tenuto centinaia di riunioni tra loro e di confronti con gli elettori, ma soprattutto ognuno sa quale sarà il suo compito nella eventuale attività amministrativa. Nessuno aspira al posto stabilito per un altro; nessuno agirà senza aver consultato gli altri. Nessuna invidia, nessuna prevaricazione, nessuna ambizione fuori posto. Ognuno di loro sa che dovrà spendere gran parte del suo tempo, rimettendoci sovente anche di tasca, per la propria città, e che si darà da fare come non mai in altre situazioni. Nessuno ha alle spalle famiglie o clientele, nessuno ha promesso nulla a nessuno, se non l'impegno ad agire per tutti: nessuno vuole fare il “gallo sulla mondezza”, ma ognuno è disposto a lavorare anche nell'ombra.
Tanti altri, che pure legittimamente aspiravano alla poltrona di sindaco o di assessore o anche di semplice consigliere, con sublime prova di eccezionale maturità, al fine di non disturbare la competizione con un numero stragrande di liste, hanno rinunciato alle loro aspettative: lo hanno fatto senza remore, convinti che potranno in ogni modo dare il loro contributo perché gli eletti futuri saranno anche i portatori delle loro aspettative. Gliele hanno spiegate in civili confronti e le parti si sono reciprocamente impegnate a rispettare gli accordi.
I programmi delle due liste sono stati portati puntigliosamente a conoscenza di tutti. Sono programmi semplici ed attuabili: nessun milione di posti di lavoro, nessun ponte sullo stretto, ma neppure piscine e parchi giochi, campi sportivi e piste ciclabili, o feste galattiche. Quelli che li hanno stilati sanno che a Teano bisogna partire dalle cose più semplici e farle bene; dalla efficienza della macchina comunale, del servizio di Guardia Municipale, dei regolamenti edilizi, del mondo del lavoro, della viabilità ordinaria. Ogni lista ha presentato le proprie proposte di soluzione dei problemi, e si è impegnata, in caso di vittoria, a tenere in massima considerazione le proposte della opposizione, rispettandone tutti i componenti, nell'insieme e nella individualità.
Nessun candidato pensa di avere la bacchetta magica, e quelli che per un momento lo hanno pensato e non sono stati scelti, non si sono presuntuosamente ritirati, ma fiancheggiano attivamente la loro lista. La condivisione dei problemi è unanime: la stima reciproca la fa da padrona.
È lunedì. Alle ore 14 si son chiuse le urne; alle ore 17 si conosce già il nome della lista vincente e del nuovo Sindaco: è Pinco Pallino, giovane, dinamico, esperto ma non immischiato con vecchi politicanti, non è figlio di nessun vecchio amministratore, è colto, parla in pubblico con chiarezza e proprietà di linguaggio, è disponibile con tutti, è nato e vissuto a Teano, ha fatto vita sociale attiva da sempre, non ha ottenuto voti ricattando o promettendo, come del resto non lo ha fatto nessuno dei candidati delle due liste.
È sabato. Alle ore 18, in una aula consiliare gremita di gente acclamante ed interessata, il neo-sindaco prende la parola, saluta il pubblico, depositario della sovranità politica, saluta il Segretario Comunale, rappresentante dello Stato, saluta tutti i Consiglieri, delegati dal popolo a rappresentarlo e poi presenta la Giunta e le cariche distribuite. Ed espone il suo programma che promette riterrà sempre e comunque condivisibile dalla opposizione, sulla quale conterà in sommo grado per amministrare un paese che, ridotto allo stremo, di tutto ha bisogno meno che di beghe di bassa fattura. Gli applausi scrosciano da parte di tutti, maggioranza ed opposizione, fiduciosa, questa, nelle parole del sindaco e disposta a concedere tutta la collaborazione possibile. Da lunedì tutti inizieranno ad operare, con la totale cooperazione di tutti i Capi-reparto degli uffici.
È domenica. Quella dell'inizio racconto: mi sveglio di soprassalto e rivedo intorno a me i sindaci uscenti che propongono i nipoti, gli ex-vicesindaci che vogliono fare i sindaci, i dirigenti comunali che vogliono anche loro fare il sindaco, quelli che hanno fatto il sindaco trentatré anni fa che tornano alla carica, in prima o seconda persona, quelli che hanno fatto gli assessori o i consiglieri in tutte le salse che continuano con pervicace ostinazione a ricandidarsi per sindaco, quelli che da poco svezzati presumono di sapere e saper fare tutto, quelli che fino a ieri hanno sostenuto il vecchio sindaco che ne parlano come della peggiore iattura del mondo, e tanta gente che si divide pronta a dar vita ad almeno dieci liste!
Me lo diceva mia moglie che la peperonata, mangiata di sera, mi sarebbe risultata indigesta!

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno IX 2012 - n. 10 Ottobre)