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Cronaca di una calda estate teanese

 

Passate le torride giornate di una estate infuocata, qualche bilancio e qualche previsione bisogna pur farla.
Come tutti gli anni siamo costretti a riferire che anche questa volta, con incremento esponenziale, non ci siamo fatti mancare nulla: dalla festa patronale, alla sagra della birra, alla quale si è aggiunta quella del vino, dagli antichi sapori, oramai così presenti in ogni paese che di “antico” hanno ben poco, se non la pervicace mania di riproporsi, alle notti bianche, passando attraverso le feste frazionali e rionali, con botti e lazzi da far dimenticare ogni spreed.
Il mangereccio l'ha fatta da padrone in ogni manifestazione e si sa che lo stomaco “tira” come pochi altri organi. Ma, come in tutte le altre cose, l'esagerazione non è una virtù. Certamente la gente che ha frequentato il nostro paese in quelle occasioni è stata tantissima e dobbiamo riconoscere che ci si specializza sempre più nella recettività locale. Le varie organizzazioni sono state perfette, anche quelle di supporto attivate dalla pubblica amministrazione, non si può negare; come interessante è il sempre crescente coinvolgimento dei nostri compaesani. Un gran dispendio di energie per creare ed incrementare un “effimero” che certo ha la sua importanza, come ci dimostrò l'assessore romano Niccolini, recentemente scomparso, ma che pur sempre effimero, fugace, temporaneo, precario resta.
Qualche tentativo meno popolare, peraltro iniziato benissimo negli anni passati, come gli spettacoli al teatro romano, si è lasciato svilire nel tempo, fino a perdere, assodato lo scadere progressivo della sua qualità, anche l'unico pregio della “location”, come si direbbe oggi. Gli spettacoli si sono infatti tenuti, per una serie di avvenimenti e circostanze, sulla terrazza del Loggione. Non sono serviti a nulla. Non sono serviti a nulla perché si è persa la loro “essenza concettualista”: sarebbero serviti, come nella originaria intuizione, a valorizzare il patrimonio archeologico locale attraverso una fruizione culturale e formativa di spessore. Dovevano pertanto rimanere salvi tre principi: il luogo di rappresentazione, la qualità degli spettacoli e la loro effettuazione in un contesto assoluto, non contemporaneo ad altre manifestazioni. Tutti e tre questi princìpi sono venuti meno, per la grande improduttiva smania di fare di tutto e di più.
È un peccato perché la cosa, come tante altre, la si è lasciata affogare in un mare di pressappochismo e molto difficilmente sarà possibile ridarle vita. Quando a Verona si rappresenta l'Aida, nell'Arena e non, sia pur per ripiego, in Piazza delle Erbe, certamente tutt'intorno non si festeggiano birra o vino o antichi sapori.
Qualche pur interessante tentativo di contemperare la foga mangereccia con un approfondimento culturale, come la storia del brigantaggio e gli spettacoli tenuti dinanzi alla chiesa dei Cappelloni, sono stati sopraffatti, com'era logico prevedere perché già avvenuto, da una folla girovagante che non comprendeva o non si rendeva conto della loro presenza in quel contesto caciarone.
Un po' di stile non guasta mai: non ci ha prescritto il medico che bisogna fare tutto e tutto insieme ed ancora di più. A volte le cose, perché abbiano valore, devono essere poche, ma fatte bene e nel tempo giusto. Non mi pare ci si sia attenuti a questo banale principio nella nostra frenetica estate gastro-godereccia.
Ci dispiace muovere questi appunti, soprattutto perché notiamo tanta buona volontà da parte di tutti, e ci permettiamo dare un suggerimento: perché l'Assessorato delegato non cerca di coordinare tutte le manifestazioni in base a criteri e razionalità che non portino ad un fastidioso accavallarsi delle cose, al loro sovrapporsi e, peggio, al loro svilimento? E questo anche a costo di dover dire di no a qualcuno: un coraggio che troppo spesso manca.
Non ci vuole molto a dare un tono ad un aspetto di richiamo che, dato l'alto afflusso di gente, ha ormai cominciato a caratterizzare il nostro paese. Forse solo un po' di buona volontà ed un poco di cultura. Lo diciamo col cuore, senza alcuna acredine o voglia di sfascismo: quel che fate, amici, sforzatevi di farlo meglio, e sarà un vantaggio per tutti. In primis per voi organizzatori.

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno IX 2012 - n. 9 Settembre)