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Indice Claudio Gliottone
 
 

Un consiglio al futuro Sindaco chiunque esso sia!

 

La drammatica situazione amministrativa locale, dominata per decenni da pochi personaggi, sempre gli stessi e sempre staticamente legati a preistorici metodi di far politica, merita una analisi approfondita.
Non per riscoprire vizi (molti) e virtù (poche), ma per additare alla futura classe dirigente, che ci auguriamo sia finalmente diversa, la necessità di cambiamenti strutturali, profondi, di metodo, ormai improcrastinabili in un contesto sociale molto meno politico e molto più amministrativo.
Pur col cronico ritardo dei trent'anni, riteniamo che la visione sociale del nostro popolo sia finalmente cambiata, o stia per farlo in maniera visibile. Sino ad oggi il politico locale, che riusciva ad emergere in seno al proprio partito, aveva una sola ossessione: favorire quelli che lo avevano aiutato ad emergere ed allargare il suo potere con nuovi adepti alla sua leadership. A questa ossessione sacrificava, volente o nolente, tutta la sostanza del suo mandato elettorale. Ad esempio, si doveva fare un'opera pubblica? I parametri non erano certo la utilità di essa, ma la necessità che fosse fatta secondo quel tracciato, da quei progettisti, con tempi adattabili ai tempi elettorali e via dicendo. Ne nasceva, nel migliore dei casi, una lunga querelle con l'opposizione (se questa era attenta), ma anch'essa sovente animata dagli stessi intenti, diversi solo nella scelta antagonista di quell'altro tracciato, di quell'altro progettista e di altri tempi. Ne derivava (ma dovrei parlare ancora al presente) che la razionalità prima dell'opera (cioè la sua necessità) passava in terzo ordine, e, seppure essa veniva realizzata, lo era dopo tempi lunghi e costi triplicati. Ricordate la famosa piscina comunale? La sua localizzazione ha interessato tutti gli ottanta km quadrati del nostro territorio, e da oltre quarant'anni non è stata ancora realizzata.
Ma a queste manfrine la maggior parte del popolo teanese, quello che quotidianamente produce e vivifica questo paese, restava estraneo, indifferente, distaccato. Non dava fastidio, forse perché impegnato in cose più serie, o forse rassegnato a ricercare altrove cose che qui non poteva ottenere. Né al politico locale interessava più di tanto questo disagio: a dargli forza sarebbe stata la ditta che vinceva la gara d'appalto, l'ingegnere che otteneva quell'incarico, l'amico assunto nel corpo dei vigili urbani o altro.
Stante ormai il tramonto naturale dell'era piciernana, che data dal 1975 e che, esautorata solo per tre anni, dal '99 al 2002, tornò in auge grazie a sconsiderati signori che ancora, come i sanfedisti borbonici, osano presentarsi con la candida anima dei salvatori della patria dalla rivoluzione zaroniana, ho la presunzione di credere che molte cose sono cambiate nell'intimo della sensibilità sociale dei nostri concittadini.
Già agli inizi del nuovo millennio, in piena breve era zaroniana, da un osservatorio privilegiato, ebbi la sensazione che stava per iniziare, a Teano, un nuovo timido “Rinascimento”, come lo definii in qualche incontro pubblico. Tornò la “Restaurazione” e di quel piccolo seme si persero le tracce. Continuammo a precipitare nel baratro, perdendo tutto il perdibile ed anche di più.
Ora che più a fondo del fondo non possiamo andare, credo che quel germe abbia ripreso a lievitare. C'è oggi la coscienza diffusa che le cose non vanno, ma soprattutto la determinazione che occorre definitivamente, irrimediabilmente, sostanzialmente cambiare.
Cosa mi fa pensare che ci sia ancora un futuro nella nostra città? Il fatto che classi sociali fino a ieri distaccatamente e a volte altezzosamente lontane dalla vita e dai problemi cittadini, cominciano timidamente a muoversi, fondano associazioni, fanno opinione, si dichiarano pronti a far qualcosa. È il cosiddetto “ceto medio” che forse comincia a prendere coscienza dei suoi doveri; e si sa, tutte le rivoluzioni si compiono soltanto grazie al ceto medio (una volta si chiamava media borghesia). È sicuramente la forza maggiore di ogni società, contemporanea o dell'antichità, ma non sempre esso stesso ne possiede coscienza: deve assimilare e digerire problematiche, tollerare per anni, e poi quasi per incanto, reagisce.
Il momento del cambiamento potrebbe essere giunto e, se dovesse democraticamente realizzarsi, porterebbe novità alle quali è bene porre attenzione.
Innanzitutto la leadership non verrebbe fuori da nessun “partito” (nel senso lato di schieramento di parte), ma sarebbe scelta tra persone di massima garanzia di professionalità, di affidamento, di capacità, di cultura, di dedizione, di disinteresse, e di umana “simpatia” nel senso letterale del termine (dal greco sun-pathos: sentire assieme). Sarebbe la inderogabile richiesta di una classe sociale mentalmente libera che volesse intervenire in maniera significativa nella cosa pubblica.
Ed è a questa leadership, qualunque essa sia, che mi sento di dare qualche consiglio.
Non è più il tempo delle posizioni contrapposte, delle scelte fatte per favorire questo o quello, del temporeggiamento per sopire situazioni scabrose o per prepararne altre. Non è più il tempo di continuare per strade dettate da interessi privati o di parte, da percorrere come bulldozer infischiandosi di tutti; non è più il tempo di rimandare scelte o di sottrarsi a impegni spiacevoli. Non è più il tempo di accettare supinamente scelte fatte da altri con ottiche diverse da quelle riguardanti gli interessi locali del paese (ospedale, pretura, guardia di finanza ecc..); non è più il tempo di cercare consensi in parte del popolo, ma in tutto il popolo.
È invece il tempo di ascoltare, di studiare, di prepararsi, di coinvolgere e di decidere per il meglio di quanti più è possibile, se non di tutti; le cosiddette “opposizioni” vanno ascoltate e coinvolte, perché portatrici comunque di visioni amministrative degne. È dall'incontro, dalla sintesi, dall'ascolto delle esigenze, che nascono le cose positive.
Un uomo di stato, ed un buon amministratore nel suo piccolo può esserlo, non “fa”, ma pone le condizioni perché altri “facciano”, nel presente, ma soprattutto nel futuro. Altri semina ed altri raccoglie.
Compito primario del futuro Sindaco di Teano, chiunque esso sia, nelle attuali condizioni, credo debba essere uno solo: cambiare la mentalità amministrativa propria e dei suoi collaboratori ed allargare gli orizzonti alla capacità contributiva di tutti, senza limitazioni di parte o di prospettive di interessi. Che Dio ce lo faccia trovare!

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno IX 2012 - n. 7 Luglio)