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Indice Claudio Gliottone
 
 

Alme sol...!

 
Viaggio tra mille perché e nessuna risposta
 

Sono capitato, per motivi diciamo professionali, ma che con la medicina non hanno assolutamente niente a che vedere, nell'edificio che, dal 1600 a qualche anno fa, ha ospitato il glorioso ospedale di Teano: dove un tempo era sita la sala operatoria e giravano medici e malati, con le proprie relative speranze ed aspettative, oggi girano le carte, le ordinanze, le comunicazioni dei vari direttori. Vi entrai per la prima volta nel 1972, e ricordo ancora, assistente non ancora laureato al tavolo operatorio, il primo intervento di colecistectomia al quale assistevo; ne seguirono altri e di ogni tipo. Oggi vi sono entrato per ritirare una comunicazione - quasi intimazione del Direttore sanitario perché ho superato, nel 2011, il budget di spesa per assistere i miei malati! Non più il tavolo operatorio, la lampada scialitica, l'autoclave per la sterilizzazione, la sala di lavaggio degli operatori, il tavolo dei ferri, l'apparecchio respiratorio per l'anestesia, ma scrivanie, armadi, sedie, e tante tante carte, ammucchiate, sparse, fascicolate, e impiegati che girano e girano. Quanta tristezza!
Che sfregio è stato fatto alla nostra società locale, alla nostra economia, alla nostra salute, al nostro orgoglio, alla nostra dignità! Sono stati spesi dieci miliardi di lire per la “messa in sicurezza” dell'edificio, a norma della legge 626, che è stato anche suddiviso ed adattato alle esigenze di un moderno luogo di cura: poi l'ospedale è stato chiuso e in esso sono stati trasferiti gli uffici amministrativi e gli ambulatori. Alla fine un adattamento improponibile: stanze anguste e di difficile accesso, create per altre esigenze. Al danno si è aggiunta la beffa! Come, beffa sovrana, è la creazione dell' “ospedale di comunità”, un ricettacolo di malati in attesa di chissà cosa!
Una magmatica burocrazia pervade ogni campo e si estende a dismisura fagocitando ogni intelletto e spegnendo ogni entusiasmo: non v'è logica, non v'è intelligenza che tenga. L'ordine categorico è uno solo: prendersi vicendevolmente per il sedere riempiendo carte che nessuno controllerà, apponendo timbri con assurdi codici a otto cifre, scrivendo numeri e sigle per fantomatiche esenzioni dai ticket sempre più farraginosi, da quello nazionale a quello regionale, da quello per la malattia semplice, diverso da quello per la malattia complicata, il tutto a seconda che si abbia più o meno di sessantacinque anni, che si goda di una invalidità che deve superare il 75 per cento, che si abbia lavorato anche per un sol giorno anche dieci anni fa, e basta per risultare “disoccupati”, scrivendo note di concessione o meno dei farmaci a seconda del motivo per il quale vengono usati, e infine il sovrano invito - ordine ad utilizzare “farmaci equivalenti” che di equivalenza hanno ben poco, la cui differenza monetaria con l'originale viene comunque corrisposta dall'utente. E allora a che pro? Dov'è il risparmio? Forse nella remunerazione di nuova invenzione da corrispondere ai medici perché partecipino ad una riunione per stabilire se tal malato possa o meno essere ricoverato nell' “ospedale di comunità”? Ah logica, buonsenso, intelligenza, dove siete finite?
Levantini maestri nel dividere in otto il capello, non ci rendiamo conto degli infiniti danni che, fingendo di evitarne altri, procuriamo agli indigenti ed agli ammalati, specie se anziani. Con quale risparmio? Tutto da dimostrare, visti i precedenti circa l'ospedale di cui sopra.
E poi ci si lamenta se nei grossi ospedali gli ammalati del pronto soccorso giacciono per settimane su barelle e letti di fortuna: ma dove devono andare, se i luoghi di cura sono stati soppressi a badilate? Che forse eliminando gli ospedali si sperava di eliminare le patologie? Dov'è finita la logica, perdio? Qualcuno mi risponda, qualche rappresentante dell'Ordine dei Medici o un qualsivoglia collega meno acquiescenti mi rispondano, se mai ne esistono!
Ma la politica, alla quale hanno sinora risposto i comportamenti che hanno portato a quanto esposto, sarà mai in grado di ravvedersi? Basterà cambiare tizio per caio perché cambi il malaffare e torni la logica in ogni azione? Abbiamo cambiato e poi ricambiato, ma mi pare che le cose siano sempre più peggiorate.
Si è sbraitato per anni contro le evasioni fiscali, ma perché solo da pochissimo tempo si è cominciata a fare l'unica cosa logica da fare: controllare a tappeto tutti i lavoratori, di ogni categoria, e tutti gli ostentatori di redditi mai denunciati?
Perché continuiamo a proteggere categorie e lobbie sapendo che sono depositarie di odiosi privilegi che danneggiano il sociale e impediscono ogni riforma o cambiamento?
La storia ci insegna che le rivoluzioni si fanno dono anni e anni di sopportazione, solo quando il popolo, così restio a comprendere e a muoversi, non ce la fa proprio più; la rivoluzione inglese, quella francese, la russa, non sono nate dall'oggi al domani. E poi sono tutte degenerate, deviando dai primordiali principi, come con l'avvento del Terrore in Francia e del Bolscevismo in Russia.
Quanto dovremo attendere ancora perché il popolo italiano si stufi di una burocrazia invadente, di un malcostume dilagante, di una politica inetta e incapace a risolvere i problemi (vedi necessità del “governo Tecnico”), di una giustizia che manda liberi i delinquenti, di una falsa diffusione della cultura (tutti dottori, a tre, a due, a un anno = todos Caballeros), di una televisione pubblica o privata che crea miti posticci e ideali frustranti? E ancora tanto altro?
“Alme sol…..possis nihil urbe Roma visère maius” cantava Orazio. O eccelso sole possa tu non vedere mai qualcosa più grande di Roma!
Vi pare ci sia riuscito?

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno IX 2012 - n. 4 Aprile)