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Indice Claudio Gliottone
 
 

"Fu Teano a dar risalto all'Incontro non viceversa"

 
Ci esalti la Storia, non i fatterelli
 

La felice intuizione non è mia, ma del collega di lavoro e di collaborazione a questo foglio Lucio Salvi. La sposo in pieno.
Vero è che si vive un momento in cui nessuno fa il suo mestiere, i “tecnici” fanno i politici e i politici fanno gli storici, ma, storia per storia e politica per politica, da dove deriva a Giuliano Amato, che attualmente non è né tecnico, né politico e tanto meno storico, la boriosa prosopopea di affermare che l'incontro di Teano non è di Teano?
Il fatto che si soffermi, e così pressantemente, su un banale episodio di quelli che i francesi direbbero appartenere alla “histoire evenementelle”, la storia dei fatterelli, per intenderci, la dice lunga sul suo impegno intellettuale e del relativo parto, al quale ha fatto da degna levatrice il prof. Giuseppe Monsagrati.
Ha ragione Lucio, mille volte ragione, come mille e mille e mille anni data la storia della nostra città.
Immaginatevi la scena seguente:
Torino, 26 ottobre 1860, ore 20.
A Palazzo Carignano Camillo Benso, conte di Cavour, passeggia nervosamente tra i banchi del Parlamento ancora del solo Regno di Sardegna; l'aria è appestata dagli almeno dieci sigari fumati dalle otto del mattino.
Irrompe improvvisamente Costantino Nigra, suo fidato segretario: “Eccellenza, Eccellenza, il Re ha incontrato Giuseppe Garibaldi!”.
“Très bien, mon ami! - esclama felice Cavour, che in privato parla rigorosamente in francese – Et ou ils se sont rencontrées?”
“A Taverna della Catena, eccellenza.”
“Parbleu, et ou se trouve cette taverne de la chaîne?”
“Si trova nei pressi di Teano, signor conte”
“Très bien, très bien, alors ils sont près de Gaeta e de Naples, mon douce ami!”.
Come diavolo avrebbe potuto comprendere Cavour la posizione della truppe piemontesi e del loro capo, se Nigra avesse insistito dicendo “ a taverna della catena, a Vairano Patenora?
Avrebbe dovuto far ricorso a tutte la carte geografiche e le mappe militari dell'epoca, e forse egualmente non avrebbe cavato un ragno dal buco!
Sono certo che il solo nome di Teano abbia dato al Conte il quadro preciso del prosieguo dell'avanzata del Re dal nord e della fine dell'avanzata di Garibaldi dal Sud.
Di taverne deve averne incontrate tante Vittorio Emanuele, da Torino in giù, e, nonostante non fosse molto raffinato di gusti, certo non le preferiva: meglio i comodi letti di confortevoli palazzi ducali, come quello del principe di Santagapito a Teano, specie se già riscaldati da piacevoli membra femminili! Ma di altre taverne non si ha menzione, eppure potrebbe essere accaduto qualcosa d'importante in qualche taverna di Castelfidardo, ad esempio; che so, un tressette con Cialdini e Della Rocca, suoi fidati generali!
E Cavour la storia la conosceva! Anzi, la faceva, diversamente da Amato.
Doveva aver letto Orazio, che in almeno due della sue epistole cita Teano come rinomata città di villeggiatura dei ricchi romani; doveva aver letto la “hystoriola” di Erchemperto, o il “placito di Teano”, o della distruzione fortuita della regola di S. Benedetto, o doveva aver letto qualche importante trattato del grande naturalista teanese Stefano delle Chiaie, suo contemporaneo. Ma di taverne, pover'uomo, lui che aveva modernizzato, primo in Italia, i suoi vigneti, e produceva ottimo barolo, non aveva mai sentito parlare! Eppure ce n'erano tante, in tutta Italia: ben tre se ne trovavano attorno Teano; ma l'indicazione non poteva fargli sovvenire alcunché!
E forse anche a seguito di questa ipotetica chiacchierata Teano passò alla storia moderna come il luogo dell'incontro.
Vogliamo, on. Amato, dar corpo e sentore ai “fatterelli”?
Fatelo pure, ma abbiatene almeno i requisiti, e sappiate comunque, lei e gli amici di Vairano, che la vera Storia, quella che, per dirla con Croce, “confluisce tutta intera nel presente”, non si abbasserà mai ad essere “histoire evenementelle!"
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Il quotidiano L'informatore del 27 ottobre 1860 n. 300, nella cronaca di Napoli così riportava: "Uno storico incontro; Vittorio Emanuele stringe la mano al Generale Garibaldi... verso le ore 8 e mezzo antimeridiane, il Re si trovava sulla Strada Caianello-Teano, al bivio della chiesa di Borgo, ivi gli andava incontro il Generale Garibaldi; cui il sovrano stringeva la mano. Vittorio Emanuele e il Dittatore procedevano quindi a fianco a fianco per circa dieci minuti, fino a Teano. A Porta Romana, si separavano. Il re e Garibaldi si parlarono da soli per circa 10-20 minuti: cosa si siano detti possiamo solo supporlo. Dopo una stretta di mano, si lasciarono alle porte di Teano, al largo di Porta Romana. Il Re prese alloggio a Teano nel palazzo del principe Santagapito ove fino alle due di notte avevano alloggiato i Borbone: il conte di Trani, i generali Salzano e Ritucci mentre nella piazza bivaccavano i soldati borbonici. Questi, al sopraggiungere dei garibaldini, dopo una breve sparatoria, montarono a cavallo e si ritirarono verso Sessa. Garibaldi con Mario, Missori, Nullo e Canzio, si fermò, per circa un'ora, in una vicina "stalluccia", al largo Muraglione, per far riposare il suo cavallo e consumare un frugale pasto. Per colazione mangiò pane, formaggio e una bottiglia di vino e per frutta tre fichi offertigli da un contadino, che il Generale ripagò con una moneta d'argento. Ai curiosi che erano accorsi a rendergli omaggio disse di andare a salutare il Re. Era lui che ora dovevano ossequiare.”
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Una cronaca quasi “in diretta” come si direbbe oggi: un testata giornalistica gloriosa , ed una data che è quella del giorno successivo all'incontro. Si può volere qualcosa più documentato di così?

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno VIII 2011 - n. 12 Dicembre)