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Recensioni: "Nuovi spunti sull'Incontro" di C. Antuono

 

Era inevitabile che, in occasione del cento cinquantenario dell'Unità d'Italia, si riproponesse l'annoso quanto improduttivo dilemma: Teano o Taverna Catena?
Nulla da eccepire, se a muovere gli animi e le penne è l'ammirevole gusto per la ricerca della verità storica, anche se essa, il più delle volte, deve fare i conti con le inevitabili manipolazioni e compromessi che nel corso degli anni si sovrappongono e si intrecciano, sfociando alla fine in altre verità che con quella storica hanno sovente poco a che vedere. Bisognerebbe sempre e comunque partire dall'indimostrabile assunto che la Verità esiste ed è sempre una ed una sola: assunto credibile se i parametri di valutazione non fossero sempre soggetti all'umano relativismo ed alla casualità degli avvenimenti precedenti, contemporanei o successivi al fatto. Sono questi parametri che, nella oggettiva indimostrabilità scientifica di ogni evento umano, lo condizionano e lo rendono credibile per alcuni e improponibile per altri. Ma questa, mi rendo conto, è pura filosofia; la quale, tuttavia, non guasta, specie quando l'oggetto del contendere è così lontano nel tempo che ogni sua riproposizione nessun cambiamento è in grado di apportare ai fatti avvenuti dopo di esso fino ai nostri giorni. Ho letto con molta attenzione la recente fatica editoriale dell'amico concittadino Carlo Antuono, grande studioso del nostro passato recente e remoto, che lui, nella sua ammirevole modestia, intitola “Nuovi Spunti sull'Incontro tra Vittorio Emanuele II e Giuseppe Garibaldi”.
Non afferma verità indiscutibili, ma suscita legittimi dubbi, apporta analisi approfondite e chiare su documenti forse mai esistiti nella loro ufficialità, illustra ineccepibili ragionamenti, smonta teorie non documentate e lo fa con la umiltà di chi si pone, pur da cittadino teanese, al di fuori ed al di sopra delle parti. E già questo gli fa grande onore.
Entrando nel merito Carlo sostiene che la “questione” nasce, di fatto, in occasione delle celebrazioni del cinquantenario dell'incontro, nel 1911, essendosi fino ad allora sostenuto “de plano” che, come recitava la lapide fatta apporre dalla Amministrazione Comunale di Teano, presieduta dal Sindaco Carmine Lonardo, “Vittorio Emanuele e Giuseppe Garibaldi, (dopo aver) suggellato il patto tra popolo e re al quadrivio di Cajanello, convennero e sostarono in questa città (Teano)”.
Tutto tranquillo per tutti. Cosa avvenne dopo? Un vero e proprio furto storico, una appropriazione indebita, una sopraffazione stupida che innescò il giusto risentimento protrattosi fino ad oggi. Iniziò con la improvvisa sostituzione, pare notturna, di quella lapide (della quale Carlo riporta documentazione fotografica) con un'altra identica nel resto ma che alla frase “al quadrivio di Cajanello” sostituiva “a Teano”. E bene fa il Dr. Antuono a farne notare la evidente successiva sgrammaticatura.
Basterebbe questo a ridimensionare tutto, ma Carlo illustra poi tutti gli avvenimenti successivi volti a concretizzare “il furto”, e ne smonta puntigliosamente i supporti dimostrativi.
Gli autori della sostituzione della lapide, dettata dal Barone Filippo Mazzoccolo, non furono mai scoperti, ma da allora parte la grande offensiva che vede nel teanese Prof. Vincenzo Boragine il principale artefice della nuova verità: nel 1914, a tre anni dal cinquantenario, pubblica un suo studio nel quale sostiene che l'incontro sia avvenuto al “ponticello di S. Cataldo”, in località Borgonuovo di Teano.
Rimandiamo alla integrale lettura del libro del Dr. Antuono per la conoscenza di tutte le teorie avanzate nel tempo per supportare questa nuova versione e dei documenti, alcuni dei quali, dice l'Antuono, senza alcun crisma di ufficialità, portati a sostegno.
Non posso negare che la esposizione di Carlo abbia generato anche in me notevoli dubbi sul luogo preciso dell'incontro, ma vorrei prender spunto dai fatti sopra riportati, senza entrare nel merito più che pregevole e credibile delle tesi del libro, per fare delle considerazioni che oggi potrebbero risultare più utili a noi teanesi e forse anche agli altri abitanti dell'alto casertano.
L' incontro fisico tra i due personaggi avvenne , con molta probabilità, in territorio di Cajanello (con la j come si usava allora) (e Vairano Patenora che c'entra?) , ma, pur riconosciuto questo nella lapide apposta dai teanesi sul “Muraglione” nel 1911, fin da subito era passato alla storia come “l'incontro di Teano”. Forse per motivi vari: il fatto che Teano fosse il centro più importante e conosciuto, con una sua storia pregressa; il fatto che la meta del Re era appunto Teano, dove era atteso a palazzo Caracciolo e dove soggiornò ospite dal mercoledì 26 alla domenica 29, e l'incontro, non previsto nel “ruolino di marcia” del Re, fu casuale, pur se atteso, e la cosa più logica, per darne notizia, era legarlo al punto di tappa del re, Teano per l'appunto; o altro.
Fin qui, tutti contenti, abitanti di Teano e di Cajanello.
Quello che sconcerta, d'ora in avanti, è lo stupido eccesso di zelo dei nostri concittadini nella ricerca del primariato assoluto; eccesso di zelo dal quale si potrebbe assolvere, almeno primieramente, il Prof. Boragine, riconoscendogli la buona fede dello studioso certo di una sua scoperta. Del comprimariato avrebbero goduto tutti: le “appropriazioni” totali è chiaro che avrebbero scatenato reazioni per le quali oggi, col diplomatico disimpegno dello stato ufficiale, siamo tutti perdenti, Teano, Cajanello e Vairano.
Ma la guerra era iniziata e bisognava portarla avanti; e le manfrine a sostegno dell'una o dell'altra verità (lo dicevo che non esiste una verità assoluta) hanno perso nel tempo valore oggettivo fino a cadere, e lo leggerete, nel ridicolo di carte inventate di sana pianta, durante un regime che faceva della storia e della gloria magniloquente quanto stupido punto di vanto.
I danni sono già stati fatti: perché, secondo voi, nel vasto quadro di celebrazioni previste per la ricorrenza, proprio Teano o Cajanello, che dell'Unità d'Italia sono il simbolo maggiore, sono state così vistosamente trascurate? Eppure la simbologia di Teano nel 1999 era servita di suggello (il nord ed il sud uniti) alla alleanza tre il partito di Berlusconi e la Lega di Bossi: sarebbe stato bello e logico se alla simbologia di Teano anche lo stato avesse legato la sua autorità morale e storica unitaria, ben più seria di ogni alleanza tra partiti. Non ha potuto farlo, proprio perché “supra partes” , e le “partes” hanno continuato a litigare.
Non credo che Teano, dopo aver perso negli ultimi dieci anni tutto quello che poteva perdere, perderà anche la paternità dell'incontro: l'incontro di Teano resterà “L'incontro di Teano”, ma ammettiamo serenamente che potrebbe anche essere avvenuto al quadrivio di Cajanello. E a Caianello non si rammarichino: sarebbe meglio unirsi che non dividersi sulla paternità dell'incontro.
Non per niente ha segnato “l'Unità” d'Italia!

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno VIII 2011 - n. 10 Ottobre)