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Indice Claudio Gliottone
 
 

Avevamo previsto tutto...

 
Analisi dei risultati elettorali del 28 e 29 marzo a Teano
 

Avevamo previsto tutto: resteremo a guardare per altri cinque anni.
Altri cinque anni per piangerci addosso, per prendercela con le congiunzioni astrali, con i transiti negativi di Plutone, con l' opposizione di Giove, con tutti gli altri che non siamo noi.
Il risultato elettorale del 29 marzo è stato esattamente quello che avevamo previsto nell'articolo del numero scorso di questo periodico, subito dopo la presentazione delle liste: lotta al massacro con un solo candidato eletto, di Vairano Patenora.
Troppe liste, è il sistema che lo consente.
Non siamo certamente d'accordo su nessun unanimismo, come d'altronde riteniamo legittimo che ognuno aspiri ad un attimo di gloria, fosse anche solo nel vedere il proprio nome scritto su una lista elettorale.
Il problema è altro: non si può pretendere di raccogliere se non si è seminato. Peggio ancora se si è seminato solo un inconcludente presenzialismo dell'ultima ora, senza costruttive proposte, senza immersione quotidiana nei problemi reali del territorio e della gente, senza costante tensione innovatrice, senza continua sottolineatura degli errori, senza profonda conoscenza delle problematiche locali e generali, senza costruzione politica, se ancora v'è spazio e voglia di farne. La candidatura dovrebbe essere la finale proposizione di una intensa attività al servizio della gente, e non il rabberciato tentativo d'inizio di una carriera politico-economica o il soddisfacimento di una più o meno smodata ambizione.
Quando c'erano i partiti le candidature nascevano il più delle volte da sistematiche valutazioni di quanto sopra, ed essere candidato era ad un tempo onore ed onere: onore per il riconoscimento di quanto già politicamente fatto ed un onere per il gravoso impegno di dover fare di più, per l'immagine che il partito rappresentava.
Oggi i pseudo partiti, che si moltiplicano come funghi ad ogni tornata elettorale, candidano chiunque possa raccogliere dai dieci ai trenta voti, al solo fine, consociati, di veder trionfare uno schieramento ed, alla fine, dei personaggi imposti dall'alto, dai vertici che tutto predispongono e comandano. Questa è la vera morte della democrazia.
Con il 60% dei voti espressi alla regione ed il 55% espressi alla provincia, Teano si riconferma un paese di destra, ma continua ad esprimere sindaci ed onorevoli di sinistra. Da dove nasce questa anomalia? Difficile rispondere: ci piace rivolgere il quesito ai lettori, anzi li invitiamo a discuterne con noi, con note che pubblicheremo su questo foglio.
Conca, massimo rappresentante della destra, raccoglie 2057 voti, solo 1530 a Teano; decisamente non molti. Si saranno aggiunti ai suoi quelli portati del rientrato gruppo D'Aiello e company?
Anche questo quesito rivolgiamo ai lettori.
Per di più è il solo, di tutti i candidati locali, a prendere in un altro paese del collegio più voti, ma solo due decine, di quanto invece un candidato di altro paese raccoglie a Teano: 258 sui 238 di Robbio, di Vairano Patenora, eletto, come avevamo previsto, anche perché appartenente allo stesso partito del candidato presidente, l'UDC, che non poteva non far affermare anche il suo partito, diviso in tutta Italia tra alleanze a destra e a sinistra. La politica dei due forni!
E questi, di Robbio a Teano, non sono pochi, per un rapporto di candidati locali, tra Teano e Vairano, di almeno otto a uno. I teanesi sono sempre estremamente generosi con i “forestieri”!
Vola basso Picierno, considerata la sindacatura , la presenza della nipote deputata, e l'appoggio di qualche amico del PDL, gran millantatore di consensi: a cosa è legata questa “defaillance”? sono inaspettatamente mancati questi appoggi o sta per finire un'epoca o, meglio, una saga?
Come avevamo previsto avrebbe potuto farcela solo in caso di sconfitta della sinistra; ed infatti solo per poco, beffa delle percentuali, non ce l'ha fatta.
Ci dispiace per lui, vecchio combattivo leone costretto ad ingoiare amari rospi, e per i suoi sostenitori pirotecnici che hanno venduto la pelle dell'orso prima di averlo catturato.
Buone le affermazioni degli esordienti Migliozzi e Simone, che raccoglie 1031 voti per Di Pietro; bene anche la Autieri. Ci saremmo aspettati di più da De Fusco.
Questo lo squallido risultato elettorale di elezioni che sempre più assomigliano ai “ludi cartacei” della definizione mussoliniana (nonno, s'intende!).
Già abbiamo visto cosa genera la scelta dei candidati, cooptati per portar voti e non idee.
Ma anche gli eletti che reale funzione hanno in enti, dal comune alla regione, in cui il presidenzialismo è da anni un dato di fatto, pur se non apertamente codificato?
E' la seconda morte della democrazia. E non la sta uccidendo Berlusconi.
La sta uccidendo il disinteresse della gente.
Cosa accadrà in Provincia? È tornata, con Zinzi, cresciuto all'ombra di Santonastaso, e De Mita, occulto manovratore di sempre, la vecchia Democrazia Cristiana. Chi non muore si rivede, in un modo o nell'altro. Fesso chi spera che l'altro modo sia diverso!
Cosa accadrà in Comune? Qui le cose diventano da oggi un po' più problematiche, con una giunta in cui le distinzioni di appartenenza si sono andate accentuando. L'abbiamo già detto: il Sindaco di sinistra, il Vicesindaco e due assessori di destra. Convivranno ancora pacificamente?
L'interesse del primo, pur con le frustrazioni di questa tornata elettorale, è di continuare la convivenza; l'interesse degli altri potrebbe coincidere con una esasperazione dei distinguo, per prepararsi immacolati a nuove scelte di campo per le prossime comunali.
La gente, sulle cui teste passano indisturbati tutti questi trasformismi, è già pronta per essere presa per il sedere per l'ennesima volta, come nel 2003, nel 2004, nel 2009 e come oggi.
Coraggio, miei prodi!
Come avevamo previsto, resteremo a guardare: e, credetemi, non è un bel vedere!

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno VII 2010 - n. 4 Aprile)