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Bello, decisamente bello il manifesto giallo,...

 

BELLO, decisamente bello il manifesto giallo, a firma dell'Assessore alle Politiche Sociali, Avv. D'Aiello, apparso sui muri cittadini qualche giorno fa; “bello, bello e …impossibile”, avrebbe cantato la brava Gianna Nannini.
Lo abbiamo letto e riletto, ce lo siamo perfino fotografato per rileggerlo con calma, tanto ci ha colpito per la ricchezza di propositi e di contenuti, e avremmo tanto voluto aderire all'invito, se solo avessimo saputo a chi era diretto, se potevamo o meno appartenere ad una organizzazione o potevamo essere un soggetto del “terzo settore” (sic).
Così come chi scrive avrebbe con tanto piacere e disponibilità voluto aderire anche all'invito professionale, pervenutogli da parte dei dirigenti ASL, a collaborare alla “implementazione del progetto vaccinale”, se solo, nella sua abissale ignoranza, avesse conosciuto il significato della parola “implementazione”. L'ha cercata sul Devoto-Oli, sul Palazzi, sullo Zingarelli, sulle enciclopedie più disparate, ma ha dovuto arrendersi: la parola “implementazione” ed il relativo verbo “implementare” semplicemente non esistono, se non nella mente di qualche fantasioso personaggio.
Io posso leggere, scrivere, correre, parlare, tacere, mangiare, bere, dormire, ma se mi si chiede di “implementare” io che cacchio devo fare?
Cosa gli si chiedeva di fare per “implementare” la campagna vaccinale? Avrebbe potuto fare tutto e il contrario di tutto con risultato estremamente positivo o estremamente negativo soltanto perché non gli si era chiesto con chiarezza cosa si volesse da lui.
Prima di andare oltre ritengo necessaria una precisazione: non stiamo facendo sterile polemica.
Questo foglio, sul quale mi onoro di scrivere, non indugia su fatterelli di cronaca o di disputa politica locale, né si esalta a formulare auguri per gli anniversari più disparati, ma si pone il problema di evidenziare, ed eventualmente collaborare a risolvere, dei problemi di fondo, che sono a monte di comportamenti politici e sociali che potrebbero diversamente dare di più di quanto in realtà riescano a dare.
La chiarezza è uno di questi problemi di fondo: parlare chiaro, usando soggetto, predicato e complemento oggetto, è quello che la gente comune ancora richiede per poter comprendere.
Rubare paroloni ad un frasario posticcio, inventato da un “politichese” molto affine negli scopi al manzoniano “latinorum”, fatto per non far comprendere alla povera gente, riesce sempre più ridicolo, e non paga in termini di credibilità.
Nel foglio ci si riferiva alla legge 328 del duemila, legge nata per la realizzazione di un sistema integrato di interventi e servizi sociali, ma la stessa legge, pur nella sua aulica finalità, invoca molto meno baroccamente “il percorso riformatore che riconosca i diritti dei cittadini nel campo dell'assistenza, della promozione sociale e dell'uguaglianza (ma non c'era già stata la Rivoluzione Francese? ndr) nonché nella continua valorizzazione della professionalità degli operatori….. nella convinzione che la costruzione di una rete integrata di servizi pubblici e privati avanzati e qualificati, atta a prevenire i disagi, rispondere ai bisogni e promuovere le opportunità resta la strada maestra da percorrere attraverso un adeguato impegno finanziario ed amministrativo….”
Alla fine un invito alle organizzazioni ed ai soggetti del “terzo settore” a partecipare ad una riunione pubblica.
Da una lettura approfondita della legge, a otto anni dalla sua emanazione, ci è parso di comprendere che il “terzo settore” dovrebbe essere rappresentato dalle associazioni e dal volontariato che operano nel settore dell'assistenza sociale, mentre il primo e il secondo sono costituiti dalla stato e dagli enti locali. Non era più semplice chiarire le cose?
Non per il fatto in sé, ripetiamo, ma perché la cosa non sfoci in un rapporto incomprensibile con i cittadini: parliamo con più chiarezza! Grazie!

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno V 2008 - n. 10 Ottobre)