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Cose così,... di fantasia! - La Presa in... Giro!

 

L'acuto trillo del campanello di una bicicletta lo fece sobbalzare.
L'insolito caldo di quella giomata di metà maggio aveva reso particolarmente pesante “l'abbiocco” pomeridiano al quale, vuoi per l'età vuoi per la ridotta attività, il buon Damiano era solito accondiscendere. Il più delle volte riusciva a sonnecchiare per quasi due ore, altre era costretto a ridurre il relax per la sempre ingombrante presenza di Cosimo, per principio contrario ad ogni riposino e pronto a tirar fuori mille impegni.
Cercava di non dar fastidio, Damiano, accoccolandosi su uno degli ultimi banchi della chiesa, dove sovente un refolo di aria fresca, prorompente da un vetro rotto da secoli, alleviava la inusuale calura di quei giorni.
- Che succede, chi è stato? Ma vi sembra il caso di entrare in chiesa con la bicicletta? E poi a quest'ora?
Si stropicciò lentamente gli occhi e piano piano gli si delineò una figura non proprio giovane, di qualche centinaio d'anni, completamente vestita di rosa, con un pantacollant da gay-pride, una maglietta attillata ed un cappellino dall'ampia visiera; ai piedi due scarpette da ciclista ultima moda.
- No, no, Damià, so 'io.
- Ma si ...sempe tttu! È possibile che io non sia padrone di chiudere un occhio? Ma comme ti sei vestito? Sembri un pesco spampanato. E poi che fai co 'sta 'bicicletta? Mo vire e' carè, accussì può darse che te stai fermo nù mumento!
- Ma c'è stato il Giro, Damiaà, il Giro d'Italia; è partito da Teano! Sapessi quanta gente, quante macchine, la televisione, le biciclette, i ciclisti; troppo bello!! Come facevi a non partecipare alla festa; e certo ti dovevi vestire per l'occasione, in completo rosa! Quanti ne hanno venduti!
- E certo! Ti potevi mai vestire di giallo? Così si credevano che venivi dal Tour de France! Ma famme o' piacere... Cosimì!
- Ne ma pecchê? Si sono vestiti tutti. E poi chissà quanto ha speso il Comune per organizzare tutto; e poi vuoi comprendere che attraverso la televisione ci siamo visti in tutta Italia e in tutta Italia avranno pensato "ah, quello è il paese dove si incontrarono Vittorio Emanuele e Garibaldi "...
- ...e invece c'è stato il cronista che ha pensato a chiarire che l'incontro è avvenuto a Vairano: noi abbiamo speso i soldi, anche per comprarci le magliette, e Vairano ha avuto facile e gratuita pubblicità. L'ho sentita la trasmissione, Cosimo!
- Si me l'hanno detto, ma sapessi come si è incazzato il sindaco! Ha detto che scriveva a tutto il Cda della Rai...
- ... e quelli leggeranno attentamente!
- ... ma questi poveri cristi dell'amministrazione fanno di tutto per ribadire che l'incontro è avvenuto a Teano. Hanno speso migliaia di euro per l'organizzazione che, bisogna dire, è stata proprio perfetta: chiusura al traffico, autobus che salivano e scendevano dalla collina, pavimentazione dell'area fieristica, allestimento di aiuole con piantumazione di grossi ulivi adulti; e poi tutto intorno una lunga e variegata serie di manfestazioni collaterali, dalla gara di ballo, al torneo di bocce, dal pugilato alla maratona di marcia ... Hanno persino messo un cartello stradale (dieci in più, dieci in meno che fa!) per indicare il luogo dove si tenne uno degli ultimi scontri tra garibaldini e borbonici, a San Giuliano ...
- ... e a rovinare la festa è bastato uno sprovveduto cronista alquanto digiuno di storia. È questo che vuoi dire?
- Certamente.
- E allora non capisci niente! Proprio come i tanti che si affannano a difendere e promuovere un avvenimento che la storia ci ha indelebilmente assegnato, e parlarne non fa altro che favorire il gioco dei delatori. Tanto per fare un esempio proprio qualche giorno fa "Il Corriere della Sera ” (due milioni di
copie al giorno) in pagina culturale, per articolo di tutt'altro genere, pubblicava a mezza pagina una effigie dell'incontro, titolandolo, come sempre, "di Teano ".

- Ho capito, Damià: tu dici che spesso facciamo la figura di quel cittadino teanese che soprannominarono “sfutteme a' fforza", perché, quando nessuno lo prendeva in giro, se ne lamentava e andava a cercare le occasioni per esserne vittima.
- Bravo. E allora dovremmo comprendere due cose fondamentali - Primo: che nessuno riuscirà mai a toglierci una paternità saldamente passata alla storia. Secondo: che da tale paternità non ricaveremo mai niente di tangibile, perché nessuno va mai a visitare Magenta o Solferino per le relative battaglie o Worms per il famoso concordato; e meno che mai andrebbe a visitare il luogo dove centocinquant'anni fa furono esplose tre schioppettate tra garibaldini e borbonici.
Io andrei in Cina a vedere l'esercito di terracotta o la grande muraglia, ma certamente non prenderei l'aereo per andare a vedere il luogo dove Mao Tse Tung ha fatto la pipì prima di iniziare la lunga marcia!
La gente vuole vedere testimonianze del passato e non immaginarne improbabili situazioni!
- E che vuoi dire, Damià?
- Voglio dire che dobbiamo puntare non su Garibaldi, che da Teano c'e solo passato, ma, scusami il bisticcio, sul passato nostro, di cui abbiamo infinite testimonianze nel teatro, nell'anfiteatro, nelle basiliche, nel museo, nelle terme! Questo la gente vuole vedere.
- E invece hanno abolito tutta la cartellonistica che promuoveva il nostro passato (spot sul museo, riferimenti a Teanum Sidicinum) per sostituirla con quella che promuove le presunte schioppetate di San Giuliano o, contraddizione palese, la "città della pace": hai capito che menti eccelse!
- Bravo Cosimo! Vedo che la lezione I'hai appresa.
- Si! soprattutto l'ap...presa in gira che ci hanno fatto!
Un ultimo sonoro sbadiglio testimoniò che Damiano era omai sveglio, mentre il buon Cosimo, senza ostentarlo, cominciava a spogliarsi della maglia e del pantacollant rosa.
Si tenne il berretto, ma solo perché l'umido della sera minacciava di fargli venire un gran mal di testa!

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno IV 2007 - n. 6 Giugno)