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Cose così,... di fantasia! - 14

 

Già la sera prima aveva mangiato controvoglia quel po' di miglio che il suo patrono le aveva, come ogni sera, messo nella vaschetta proprio sotto all'asticella su cui era solita addormentarsi. E il sonno era stato agitato, come da una spossatezza generale ed indefinibile; il risveglio denotò perfettamente uno stato di malessere.
Se ne accorse subito, Sant'Antuono, a non vederla allegra e pimpante volteggiare per la sala come sempre e, soprattutto, a non sentirla garrire come era abituata a fare al primo apparir del sole.
Le porse una fogliolina d'insalata fresca, un pezzetto di mela, un osso di seppia, ma nulla valse a farle dimostrare una ripresa della salute. Il Santo cominciò a preoccuparsi.
Poco distante da lì un tiepido raggio di sole aveva attraversato la finestra dal vetro incrinato posta sul lato destro della chiesa ed era andato a posarsi diritto diritto sulla fronte di San Cosimo. Bastò a farlo destare; si scosse un po', sbadigliò come era solito fare sia quando si svegliava che quando si addormentava, si stiracchiò, e:
- Oggi è proprio una bella giomata, Damià. Forse ancora un po' freddina, ma c'è un bel sole. Mo faccio nu 'bello cafè!
- Questa è proprio una buona idea, Cosimì. Ma mettici un po' di zucchero in più, se no cominciamo ad amareggiarci da appena apriamo gli occhi.
Cosimo aveva già cominciato trafficare con una vecchia moka, quando si sentì bussare forte ed agitato al portone.
- Accuminciano ampressa, stammatina! Chi sarà?
- Mah! Forse caccheruno che vò na' grazia urgente. Po' succedere. Ia', Cosimì, nun ce ncazzanmmo appena matina!
Riposò la moka, si asciugò le mani alla veste talare, inforcò le sue logore ciabatte e, mugugnando come “il gatto che mangia polmone", si avviò verso la porta.
Fece appena in tempo a togliere il caletto che fu sopraflatto da una furia fatta uomo, anzi, fatta Santo!
- Ma come è possibile!!! Come è possibile!!! In quale paese di sciagurati viviamo!!!
- Che succede, Antuò, che succede! Ma stai stempe comm a' n'accetta! È vero che tiene sempre a che fare con gli animali, ma, perbacco, cerca di controllarti un po'!
- Siente', bellu giovane... Damia'... o comme te chiame! Si vulimm'ì d 'accordo toccame tutto, ma non mi toccare gli animali! Se solo un decimo delle persone che ho conosciuto fossero state un po' meno animali degli animali, l'intera umanità starebbe molto molto meglio. Chiaro? E se nostro Signore mi ha designato loro patrono, vuol dire che li tiene nel cuore; gli altri patroni, quelli degli uomini, se li sono nominati stesso gli uomini e se li sono scelti come volevano loro, ossequiosi, disponibili, traffichini e perfino lecchini, Damià. Se io so ncazzuso nunn 'haggia da cunto a nisciuno!
- Scusa Antuò, steve pazzianno, ma cerca di stare calmo, tiene n'etàl Ch'è successo?
- Chella povera palummella stamattina si è svegliata che stava proprio male: nà faccella appesa, nun c'à faceva a muovere le ali, teneva gli occhi cisposi.
- Ma chi? La Colomba dello Spirito Santo?
- No, nooo. Quella non è di mia competenza; a quella ci pensa il Principale. La colomba di Noè, quella che tornò con il ramoscello d'olivo nel becco, dopo il diluvio universale...
- Certo che tene nà bella età
- E allora addà muri?
- No, per carità, ma qualche acciacchetto ogni tanto può essere normale!
- A' verità mi sono preoccupato, ho pensato che c'è "l'aviaria" in giro. Quella non esce da anni perché non saprebbe a chi portare più il ramoscello della pace in questo mondo di guerra totale, ma non si può mai sapere. E allora l'ho messa in un cestino e mi sono precipitato all'ambulatorio veterinario. Non sapevo dov'era: qualcuno mi ha detto "al vecchio carcere qualche altro "al vecchio macello" (scorta fruscio e piglia primiera, ho pensato tra me e me!!). Ho cercato dappertutto, poi mi è capitato tra le mani un foglio di giornale: L'Ufficio Veterinario dell'ASL èstato trasferito a Pietravairano.
- Certo che è un problemino.
- Un problemino? Ma perché non ragioni prima di aprire bocca? È un problema serio! Abbiamo perso ancora qualcosa "noi" teanesi!
- Ma non puoi ragionare così, non potevamo tenere tutto noi, ti rendi conto?
- Allora sei proprio scemo! Non si tratta di tenere tutto noi, si tratta di ragionare in maniera logica e non per convenienza. Primo principio: mi puoi dire, ribaltando le cose, che prima il problema di distanza poteva esistere per quelli di Pietravairano. Ti rispondo evitando discorsi di priorità, di importanza storica, geografica, demoscopica, di comodità di accesso, di comunicazioni, ecc. Ti rispondo semplicemente con un quesito: ti sembra giusto, e ripeto una frase del nostro ambiente, "spogliare Maria per vestire Gesù"? Il problema dell'utenza, in questo modo, non lo risolvi, lo sposti semplicemente. E allora le logiche quali sono?
- Certo che no, ma vedi, a volte, ci sono delle logiche politiche...
- ...e quali sono Damià? Questo ce lo levano perché dobbiamo fare un piacere a Sessa dove c'è una amministrazione come la nostra di sinistra, quest'altro ce lo levano perché dobbiamo darlo a Pietravairano dove c'è una amministrazione contraria alla nostra, di destra, ma potrebbe domani diventare di sinistra; questo ce lo levano perché sta meglio a Carinola, quello ce lo levano perché sta meglio a Caianello. Ma a quali criteri oggettivi rispondono queste decisioni?
- Certo che comunque la vedi il demerito è nostro: pur a volere dire che un tempo avevamo tanti servizi perché eravamo un centro più importante, adesso dobbiamo riconoscere che non siamo riusciti a continuare ad esserlo, mentre gli altri si sono attrezzati, eccome! Ma tornando alla bestiola, adesso come sta?
- Sta bene, sta bene. Ma ci ha pensato il Principale; neanche c'è stato bisogno di chiederglielo perché sapeva già tutto. Ha fatto un gesto e la colombella ha ripreso la sua forma perfetta.
- E questo è il meglio! Che ci si faccia male tra noi uomini, dotati per sua volontà di libero arbitrio, può pure passarci sopra; ma che facciamo del male anche agli animali, che sono un'altra cosa, non può consentirlo. Per questo è il Padreterno, Antuò! Pigliammuce ó cafè, è caldo caldo...
Cosimo la aveva appena versato in tre tazze, ovviamente diverse e sbeccate, resti di tre servizi che avevano vissuto tempi migliori, e fu proprio alla fine di questo rito che una bianca colombella, entrata dallo spiraglio di quel vetro rotto, gli si andò a posare sulla spalla.
Con un ramoscello d'olivo nel becco.

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno III 2006 - n. 2 Febbraio)