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Indice Claudio Gliottone
 
 

Il Museo compie tre anni

 

Nelle sue sale sono già passati più di 30.000 visitatori, mentre dagli scavi in corso, al teatro romano e in altri siti, vengono nuove acquisizioni di reperti che ne accrescono la già considerevole importanza.
Il 25 marzo del 2001, alla presenza del Presidente della Giunta Regionale On. Antonio Bassolino, del Prefetto di Caserta Dr. Carlo Schilardi, del Presidente della Provincia avv. Riccardo Ventre, del Soprintendente Regionale Dr. Stefano De Caro, di parlamentari e di tante altre autorità civili e religiose, apriva i battenti al pubblico il Museo Archeologico di Teanun Sidicinum. Qualche giorno prima era stato presentato ufficialmente al Ministro per i beni culturali on. Giovanna Melandri.
Auspicato e voluto dal Sindaco Luigi Maglione dal lontano 1975, si compiva con la sua inaugurazione, organizzata dall'Amministrazione guidata dal Sindaco Guido Zarone, un percorso di ricerca e di lavoro, e se ne apriva un altro di aspettative e di speranze.
Chi scrive ebbe la grande fortuna di partecipare agli avvenimenti di quei giorni, come Assessore al turismo e alle attività produttive, da “addetto ai lavori” e sentì tutta intera la responsabilità, spettante all'Amministrazione Comunale, di trasformare quel nuovo acquisito patrimonio in un progetto di promozione culturale, sociale ed economica per la intera comunità.
Ci si attivò per una studiata opera di conoscenza e promozione del Museo, tramite presenza su giornali e riviste specializzate, apposizione di cartellonistica stradale, supporter informatici, interessamento di agenzie turistiche, cicli di manifestazioni di varia arte e cultura.
A tre anni di distanza ci pare giusto interrogarci sui risultati. E ci pare giusto farlo per il tramite di una squisita persona che per il proprio ruolo professionale ed istituzionale, ma soprattutto per la grande passione e competenza che guidano il suo lavoro, ha la perfetta conoscenza di tutto il panorama storico ed archeologico della nostra zona.
Abbiamo rivolto le nostre domande al Dott. Francesco Sirano, Responsabile dell'Ufficio Archeologico di Teano.

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno I 2004 - n. 3 Marzo)


L'intervista al dottor Francesco Sirano
•  Dr. Sirano, tutti conosciamo la grande passione che guida il suo lavoro ed i risultati la dimostrano tutta intera. Vorrebbe farci un breve riepilogo delle tante novità emerse nel campo archeologico locale almeno da quando Lei ne è il responsabile?
Ringrazio per i complimenti, ma credo sia necessario innanzitutto precisare che i notevoli risultati che si sono raggiunti tanto nella tutela, quanto nella valorizzazione dell'ingente patrimonio archeologico di Teano, del quale conosciamo solo una minima parte, devono essere ascritti al merito di tutta la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Province di Napoli e Caserta, a partire dall'attuale Direttore Regionale dr. Stefano De Caro e dai Soprintendenti che gli sono succeduti: il prof. Fausto Zevi e la dr.ssa Valeria Sampaolo.
Ma non posso non ricordare che quanto siamo riusciti a fare nell'ultimo quinquennio è stato preparato dalla tenace e rigorosa attività della collega Gabriella Gasperetti, che mi ha preceduto nella responsabilità dell'Ufficio di Teano in anni non facili, affiancata da una equipe composta dal personale interno all'Amministrazione, del quale vorrei pubblicamente lodare professionalità e abnegazione, e da un gruppo di studiosi esterni che ancora oggi collaborano con competenza e dedizione alle varie attività sul campo e nel Museo. Tra essi non mancano cittadini di Teano, alcuni di ben navigata esperienza come l'arch. Alfredo Balasco, altri più giovani che si stanno avviando nel difficile percorso accademico e professionale dell'archeologia quali la dr. Rosaria Mesolella e la signora Paola Iannaccone.
Fatta questa premessa, se volessimo condensare in poche parole la grande quantità di scoperte e di dati raccolti in un quinquennio di lavoro, direi che abbiamo scoperto quando sono nati i Sidicini. Penso in particolare agli ultimi scavi e alle indagini non invasive effettuate tra 2002 e 2003 nell'area urbana dell'antica Teanum Sidicinum che ci hanno posto a contatto diretto con il delicatissimo periodo storico che va dalla metà circa del V secolo a.C. al pieno III secolo a.C. E' questa una fase, soprattutto nella parte iniziale, durante la quale giunsero a maturazione una serie di fenomeni sociali, che noi solo in parte intuiamo attraverso la documentazione archeologica, che crearono le giuste condizioni affinché le popolazioni che vivevano sul territorio dell'attuale comune di Teano elaborassero un proprio immaginario religioso e una propria tradizione artigianale profondamente nuova e diversa dalla cultura artistica diffusa sino al 450 circa a.C. sulla vasta area compresa tra i fiumi Liri-Garigliano a nord e Volturno a sud. Voglio dire, in altre parole, che intorno al 450 a .C. queste popolazioni, che parlavano l'osco come quasi tutte quelle della Campania settentrionale interna e degli attuali Abruzzo e Molise, si riconoscono come comunità autonoma culturalmente e politicamente, con un proprio pantheon di dei, con proprie tradizioni e costumi, non molto ma significativamente differenti da quelli delle altre genti campane, con un proprio particolarissimo artigianato che esprime, con uno stile originale e assai caratteristico, gli ideali e il complesso degli usi e dei costumi di questa tribù che non esiterei, a partire da questo momento storico, a chiamare dei Sidicini.
Non si tratta di un osservazione ovvia o di poco conto se si pensa che la vulgata scientifica, che anch'io avevo appreso, sostenuta da studiosi autorevolissimi, mi riferisco a Maestri del calibro di Ettore Lepore, sulla base dello studio delle tradizioni scritte e con il conforto della documentazione archeologica nota sino agli anni 80 dello scorso secolo, vedeva questo distretto della Campania settentrionale come un'area di accantonamento, marginale rispetto ai grandi fenomeni culturali e sociali che interessano nel V secolo a.C. la piana campana, sostanzialmente l'eclissarsi della potenza etrusca e l'emergere ad una consistenza storica di una stirpe osca che si riconosce nel nome dei Campani (strettamente legata ai Sanniti) e la presa del potere nelle grandi città (Capua, Cuma, Nola, Napoli).
Secondo l'impostazione tradizionale il nome dei Sidicini, intendendo con esso l'entità socio-politica che vi era dietro, sarebbe emerso alla conoscenza degli storici antichi nel corso del IV secolo a.C., in un momento molto avanzato di esso, quindi a ridosso della nascita della città capoluogo.
Al contrario, credo che grazie ai più recenti scavi si possa proporre una lettura nuova anche delle numerosissime scoperte effettuate dal 1980 in poi e affermare che, almeno dal punto di vista dell'evidenza materiale, il popolo dei Sidicini nasce nel V secolo a.C. e parallelamente alla nascita di altri popoli dell'area centro italica, dai Sanniti ai Campani, ai Lucani. Questo avere agganciato i Sidicini a dinamiche storiche così antiche, per tanti versi poco conosciute a livello di scavi sistematici, ci fa capire meglio e apprezzare nella pienezza del suo valore cosa ci fosse dietro l'episodio dell'ambasceria presso il Senato di Roma di Sidicini e Campani di Capua nel 343 a .C. per chiedere aiuto contro i Sanniti: siamo all'epilogo di una lunga lotta per la sopravvivenza e per l'affermazione dei propri valori culturali che i Sidicini avevano cominciato più di un secolo prima. Battaglia dalla quale, come i lettori sanno, i Sidicini uscirono vincitori e alleati di Roma. Se una tale impostazione del problema è corretta, allora le scoperte che andiamo facendo cessano di avere un interesse solo locale per acquisirne uno ben più ampio rispetto alla storia delle popolazioni italiche cosiddette minori che popolavano la Penisola sin da tempi preistorici e che ebbero spesso civiltà così prospere e forti, non solo economicamente ma soprattutto culturalmente, che Roma fu costretta ad annientarle senza pietà, facendone perdere anche il ricordo. I lettori comprenderanno che se i Sidicini sono tra i pochissimi casi di sopravvivenza, a livello di documentazione archeologica e in parte anche letteraria, di una cultura italica al gigantesco fenomeno della romanizzazione, studiare i Sidicini significa leggere una pagina inedita della storia antica d'Italia. Ma di tutto questo avremo modo di riparlare con quanti visiteranno la mostra che stiamo organizzando per la Settimana della Cultura dal 24 al 30 Maggio prossimi che avrà per tema proprio l'Identità ritrovata di Sidicini e Sanniti” con la presentazione al pubblico di molto materiale inedito da Teano e da Presenzano.
•  Ritiene che tutto ciò abbia influenzato non dico il modo di vivere, ma almeno la mentalità o l'atteggiamento della gente e dei responsabili politici nei confronti del settore? Se sì, in che modo?
La Soprintendenza ha compiuto negli ultimi anni notevoli sforzi per la diffusione di una solida consapevolezza del ricco patrimonio culturale di Teano e delle infinite possibilità di arricchimento intellettuale e spirituale che il suo apprezzamento e la sua comprensione possono generare, oltre che i possibili concreti risvolti lavorativi connessi alle attività di accoglienza del turismo culturale e di tutto l'indotto che esso può generare. L'apertura del Museo è stato un momento culminante, senza dubbio denso di stimoli e di grande richiamo, ma solo un momento di una più vasta attività all'interno della quale vorrei ricordare almeno tre episodi tra i tanti che potrei citare (penso inoltre alle collaborazioni con il Circolo Unità d'Italia, con l'Associazione il Campanile, con l'Associazione Teano Jazz, con la Pro Loco , con il Touring Club, con la FIDAPA , con l'Associazione Area 51). Il primo, interno alle specifiche attività della Soprintendenza, è il progetto di primo nucleo del parco archeologico dell'antica Teanum Sidicinum, che sviluppa un'idea di Alfredo Balasco e Gabriella Gasperetti, essenzialmente costituito dal teatro e dalle sue pertinenze. Nel secondo semestre 2003 sono state acquisite le ultime particelle di terreno a ridosso dell'insigne monumento e sono cominciate le esplorazioni anche dello spazio retrostante la scena del teatro, dove si trovava un grandioso porticato situato ad un livello sensibilmente più basso di quello del teatro al quale si accedeva attraverso una scalinata monumentale; sul lato occidentale, il costone roccioso della Trinità era abbellito da un monumentale ninfeo a cinque nicchie alte circa 10 metri , oggi nascosto dalla vegetazione e in stato di dissesto, ma dalle forme e dai volumi grandiosi che costituirà, al termine dei lavori di scavo e valorizzazione una quinta scenografica unica in Italia.
Gli altri due episodi ai quali vorrei riferirmi sono le esperienze portate avanti insieme alle scuole e alle Associazioni culturali di Teano. La prima, che forse qualche lettore conoscerà, era un corso intitolato “Servizi al Museo” che coinvolse tra 2001 e 2002 praticamente tutte le scuole di Teano, dalle elementari alle Superiori, nonché l'Istituto d'Arte di Cascano.
Fu un'esperienza importante per tutti: innanzitutto per noi e per i professori, insieme ai quali si elaborò la strategia didattica, per gli alunni, che dimostrarono una entusiastica e seria risposta alle giuste sollecitazioni giungendo a condurre visite guidate durante la IV Settimana della Cultura per le loro famiglie e gli altri concittadini. La terza esperienza è quella con l'Associazione Studi e Tradizione Sidicine, caratterizzata non solo dalla fecondità e dall'interesse delle iniziative proposte, ma soprattutto da una costante crescita non solo di professionalità, e conseguentemente di qualità, delle attività che hanno accompagnato gli eventi “Fare Arte”. Il numero delle presenze, l'apprezzamento anche da parte di esperti del settore esterni alla realtà locale, la soddisfazione che si leggeva evidente negli occhi di chi ha passato interi pomeriggi in visita al Museo sono l'indice più sicuro del successo delle iniziative comuni, che hanno lentamente posto le basi per la creazione di un tessuto connettivo che riscattasse dall'isolamento manifestazioni di eccellenza e relativa tradizione, quali “Teano Jazz”, alle quali pure la Soprintendenza non ha mancato di dare il suo apporto. Come non è mancato l'apporto delle Amministrazioni Comunali che si sono succedute nell'ultimo quinquennio e che, indipendentemente dalla colorazione politica della maggioranza dei cittadini che le ha espresse, sono state accomunate da una grande attenzione ai temi della cultura e in primis della difesa e valorizzazione del patrimonio storico archeologico di Teano. Così si spiega l'Estate a Teano, che oramai prolunga per quasi due mesi la grande festa della musica di Teano Jazz con un ricco cartellone di appuntamenti di cinema e teatro presso l'antico teatro di Teanum Sidicinum. Ad ogni manifestazione, ad ogni conferenza del ciclo “In itinere”, svoltosi nella primavera 2003, il pubblico è sempre accorso numeroso affollando le sale del Loggione e dimostrando un interesse e una sensibilità che hanno stupito osservatori che conoscevano queste zone per antica esperienza e che venti anni fa ne avevano tratto l'impressione di una certa chiusura e di una generale diffusa apatia e diffidenza verso i temi culturali e chi li propugnava, fra tutti la Soprintendenza che era vista solo come un'autorità coercitiva ed estranea in un certo qual senso al tessuto sociale del territorio. Penso in particolare alle parole più volte ripetute dal professor Fausto Zevi, Soprintendente una prima volta nella seconda metà degli anni “70 del XX secolo e per un più breve, ma significativo periodo, nel corso del 2003. Dunque, tutto bene? I giovani delle Scuole sensibilizzati, attraverso di essi raggiunte le famiglie, le Autorità locali coinvolte in proficue e intensive collaborazioni, le Associazioni che finalmente si impadroniscono degli spazi pubblici del Museo! Io dico: attenzione! Tutti gli sforzi, che si moltiplicano nel tempo, le ingenti risorse finanziarie messe in campo dallo Stato e dalla Regione attraverso i Fondi Europei, il sacrificio delle Associazioni mostrano con tutta evidenza che vi è vita (culturale) sul pianeta Teano. Ma dalla presenza di sporadiche tracce biologiche alla creazione di organismi, sia pur microcellulari, il passo è grande e gli sforzi che ci attendono anche. Intendo sforzi programmatici che individuino nel breve e medio periodo obiettivi precisi e puntino al coordinamento fra tutti i soggetti coinvolti nelle attività culturali di Teano. La reiterazione di un corso di formazione come “Servizi al Museo”, o la programmazione di spettacoli attraverso tutto l'anno che diano forza e permettano un ulteriore balzo in avanti alle manifestazioni di punta quali “Teano Jazz”, Mostre e Conferenze non possono dipendere solo dalla buona volontà di un Funzionario, di un Preside più o meno interessato ad arricchire l'offerta formativa degli studenti, al sacrificio di competenti appassionati di musica. Approfitto dell'occasione offertami per lanciare un allarme: attenzione. Bisogna al più presto dare stabilità e forma organica alle attività che in questi anni stanno sorgendo a Teano, non per raggiungere un'insulsa ed inutile uniformità, ma per valorizzare nel rispetto di ogni competenza le peculiarità e le diversità che attraversano, fortunatamente, il panorama socio culturale di Teano. E' chiaro che non vedo altro tavolo di coordinamento se non quello che non dubito ci sarà offerto dal Comune, ente al quale nel futuro, anche molto prossimo, sulla base delle attuali tendenze normative saranno devoluti compiti e responsabilità sempre maggiori anche nel campo dei Beni culturali.
•  Il Museo, in particolare, è aperto da tre anni. Può fornirci la cifra dei visitatori divisa per anno? Se c'è stato un incremento o un decremento può illustrarci quelli che ritiene esserne i motivi?
La questione dei visitatori del Museo è molto meno semplice di quanto possa apparire ad un primo sguardo. Con grande facilità potrei illustrare in maniera superficiale i meri dati numerici tratti dal monitoraggio giornaliero che questa Amministrazione effettua dal giorno dell'inaugurazione e vantare i 31.361 visitatori del Museo Archeologico di Teanum Sidicinum a tutto il 31 Dicembre 2003.
Allo stesso modo, disaggregando il dato complessivo per ogni singolo anno, si potrebbero trarre elementi apparentemente oggettivi di preoccupazione, poiché i visitatori sono stati nel 2001, anno di inaugurazione, 13.529; nel 2002 sono scesi a 9.245 e nel 2003 si sono attestati su circa 8.300. Non è questo il luogo per un'analisi compiuta di questi dati, e soprattutto dei flussi che li hanno determinati, né chi vi parla è uno specialista in questo campo, va però chiarito che, sulla scorta di quanto accaduto anche per altri musei inaugurati nel corso dell'ultimo decennio, un calo “fisiologico” dei visitatori nei primi anni di apertura al pubblico appartiene ad un trend molto diffuso; anzi, quasi sempre un vero e proprio crollo verticale dell'affluenza è stato registrato con l'introduzione del biglietto d'ingresso in sostituzione dell'accesso gratuito decretato dal Soprintendente per avviare una nuova struttura. Tuttavia, mi sembra legittimo chiedersi se in presenza di realtà museali quali Teano, di estensione contenuta sebbene di altissimo interesse, il semplice dato numerico non debba essere sottoposto ad uno o più filtri che valutino il gradimento e l'apprezzamento da parte del pubblico e, soprattutto, analizzino il pubblico stesso. Per il primo aspetto, ad esempio, la collaborazione con la Seconda Università degli Studi di Napoli Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali ha condotto ad impostare una ricerca che ha chiarito l'altissimo grado di soddisfazione da parte del pubblico che frequenta il Museo e, nel contempo, ha evidenziato lacune nell'offerta culturale e di ospitalità, che devono orientare la politica futura del Museo. Va però tenuto presente un dato, che qualche volta sfugge a chi si pone a riflettere sui musei di interesse cosiddetto locale, e cioè il fatto che questi musei sono nati e sono stati realizzati soprattutto quale presidio di cultura in zone nelle quali il rischio di perdita della memoria , e dunque di identità sociale e culturale, era altissimo per tutta una serie di ragioni che sarebbe troppo lungo analizzare in questa sede. I Musei del territorio, come credo sia più opportuno chiamarli, non devono essere giudicati sulla scorta delle performances in termini di accessi e frequenza, almeno non solo in questi termini, ma in termini di offerta culturale, di attività e di capacità di attrarre l'interesse del pubblico e di contribuire all'animazione del territorio. Se questi sono i criteri di giudizio, essi coincidono anche con i criteri secondo i quali formare la programmazione delle attività del Museo che dovrebbe moltiplicare, ad esempio, i propri sforzi nella realizzazione di eventi che non coincidano con la mera attività espositiva, per quanto scientificamente ineccepibile, ma che coinvolgano il pubblico, che corrisponde nella maggioranza dei casi ai cittadini di Teano e del territorio limitrofo, e lo avvicinino ai temi della storia e dell'archeologia in maniera aggiornata dal punto di vista della comunicazione e innovativa dal punto di vista delle scelte espositive e didattiche. Il lettore comprenderà bene che anche solo la realizzazione di una parte di quanto appena accennato richiederebbe una struttura ben più articolata e ricca delle professionalità adeguate di quella dell'Ufficio che indegnamente dirigo.
Occorrerebbero adeguate risorse umane ed economiche, forme di gestione innovative e orientate prevalentemente sulla qualità, strettissime collaborazioni con il territorio in forme istituzionalizzate. E' il modello di museo prefigurato dagli standard museali approvati con il Decreto Ministeriale del 10 Maggio 2001 e che hanno, credo, almeno in parte ispirato la definizione di museo contenuta nel nuovo codice dei Beni Culturali approvato in via definitiva dal Consiglio dei Ministri, dopo avere acquisito i necessari pareri, e in via di promulgazione da parte del Presidente della Repubblica. Ma quali Musei in Campania presentano concreti profili di autonomia gestionale e finanziaria tali da essere adeguati in tempi brevi ai nuovi standard? La risposta è semplice: solo quelli del Polo museale napoletano (Capodimonte, Museo Archeologico Nazionale, Certosa di S. Martino, Palazzo Reale) e forse nemmeno tutti. Mentre per i Campi Flegrei si profilano all'orizzonte soluzioni di gestione che vedono un significativo coinvolgimento della Regione Campania, ad oggi estremamente incerto appare il destino dei Musei del territorio e non è il caso di allietare il lettore che le varie ipotesi, più o meno felici o catastrofiche, che facilmente potrebbero essere formulate. Tutto ciò non può però indurci ad uno sterile pessimismo. Tuttaltro. Chi vi scrive ha in serbo ancora molte sorprese nel senso della valorizzazione e dell'elaborazione di nuove strategie della comunicazione per coinvolgere il pubblico del Museo. Un primo assaggio sarà offerto in occasione della presentazione, in coincidenza con il terzo anniversario del Museo, del programma multimediale realizzato grazie ad un finanziamento dell'Amministrazione comunale. Grazie a questo prodotto informatico sarà possibile effettuare, in due lingue, visite virtuali guidate o autonome alla scoperta dello scrigno di tesori custoditi nelle vetrine e nei depositi del Museo di Teano.
•  Abbiamo comunque notato, in questi ultimi due anni, un disinteresse per le manifestazioni “collaterali” alla promozione del patrimonio archeologico. Perché?
Pensa anche lei che alcune manifestazioni realizzate all'inizio fossero veramente, come qualcuno sostiene, di “elite” e quindi non condivisibili “per principio”?
A questa domanda mi consenta di rispondere assai brevemente. Sulla base di quanto ho appena accennato, sarà oramai chiaro ai lettori che la fase che è alle nostre spalle è stata una fase sperimentale di lancio del Museo. Niente di male registrare che qualche esperienza, quale furono i concerti di Natale nelle sale espositive, non ebbe il riscontro atteso, né che le iniziative debbano essere molto meglio calibrate nella strategia di comunicazione. Ma se per iniziative élitarie si intendono iniziative di qualità, che tengono conto delle finalità culturali dell'istituzione Museo, che cercano di diffondere la conoscenza e la consapevolezza della storia antica locale e più in generale del mondo greco romano, dai quali derivano i tre quarti delle parole che pronunciamo e dell'immaginario al quale ci riferiamo anche quando non ne siamo consapevoli, se elitarie sono le rappresentazioni di drammi antichi nei luoghi ove due millenni fa furono recitati e accolti con lo stesso attonito stupore con il quale restiamo ancora oggi estasiati e terrorizzati di fronte alla rabbia ferina di Medea che sgozza i figli nati dal suo infelice amore e da questo amore perduti, allora sì: chi vi parla vorrebbe scardinare il concetto asfittico di élite e farvi rientrare, in termini culturali, il maggior numero possibile di cittadini sensibili e interessati; chi vi parla non si stancherà mai, per qual poco che è nelle sue forze, di trovare il modo migliore per trasmettere quei valori che fanno la nostra identità e la nostra cultura, e questo indipendentemente da quanti soldi abbiamo nel portafoglio e da quale famiglia siamo nati.
•  Tre anni fa si parlava dell'allestimento di un grosso avvenimento culturale dedicato alla storia medioevale della città. Cosa ne è stato?
Il grosso avvenimento culturale al quale si riferisce la domanda è, penso, la mostra su Teano dal Tardo Antico al Medio Evo. Per quella mostra fu avanzata una richiesta di finanziamento alla Regione che è restata completamente inascoltata. Qualcuno dei lettori vorrebbe aiutarci a capire perché ancora oggi non conosciamo nemmeno se e come essa fu valutata? Diciamo che il progetto è per il momento accantonato. Il problema sono sempre le risorse economiche .
•  Sappiamo di grossi finanziamenti ottenuti dalla Soprintendenza per i lavori archeologici a Teano. Nasce il dubbio che il tutto, per essere stato devoluto esclusivamente all'ente nazionale, possa essere finalizzato solo all'opera di recupero del patrimonio e non ad un necessario, secondo noi, concomitante sfruttamento di esso.
Abbiamo il grosso timore che un recupero fine a se stesso, se non sorretto dalla contemporanea necessità di essere mostrato e valorizzato con le necessarie infrastrutture, resti fermo a deteriorasi nel tempo, come già accaduto per il passato. Cosa ne pensa?
A questa domanda, credo di avere già in parte risposto. Vorrei solo precisare che non trovo adeguato parlare di sfruttamento del patrimonio una volta recuperato. Il patrimonio culturale deve essere considerato alla stessa stregua di un lingotto d'oro, di una bella casa di famiglia o di un gruzzolo onestamente guadagnato: deve essere solo valorizzato, mai svenduto, né deprezzato; al massimo, se se ne hanno il coraggio e le capacità, messo in gioco coraggiosamente per alzare la posta e ottenere risultati maggiori dei precedenti coinvolgendo altri tipi di valori e capacità di investimento. Sono necessari investimenti. Ma sono ancora più necessarie progettualità e programmazione lungimiranti che tengano nel debito conto tutti gli aspetti connessi alle grandi imprese di recupero di beni culturali, come è quella del teatro. I fondi europei sono per loro natura strutturali, nel senso che essi non sono erogati per il raggiungimento di un sia pur nobile obiettivo scientifico, ma per creare le condizioni per lo sviluppo culturale, sociale ed economico di un territorio attraverso il recupero di grandi attrattori, intesi come risorse, ricchezze di tale territorio. Ecco il motivo per il quale alcune delle misure del programma Agenda 2000 sono esplicitamente legate alla formazione, altre all'avvio alla professione. In Campania, come del resto in Italia, si sconta un grande deficit di capacità progettuali e di competenze diffuse sul territorio che siano in grado di comprendere la portata economica dei POR e di produrre progetti in sintonia con strategie di sviluppo articolate.
•  Se è d'accordo con quanto sopra Le risulta che la volontà dell'Amministrazione Comunale sia in sintonia e che si muova con la dovuta determinazione in questo senso?
Proprio nel campo della valorizzazione e nella gestione, le più aggiornate tendenze amministrative e legislative, come ho già ricordato, tendono a conferire al territorio responsabilità sempre più vaste e pesanti nei confronti sia dei cittadini, sia dei beni e dei servizi che vi gravitano. Con l'attuale Amministrazione, come con la precedente, la collaborazione e le intese nei temi del patrimonio culturale sono strettissime e caratterizzate da un franco e proficuo scambio di idee, proposte e iniziative che devono purtroppo fare i conti con le ristrettezza di bilancio che affliggono entrambi i nostri Enti.
Per andare sul concreto, il Comune di Teano si sta impegnando, insieme ad altri sette comuni dell'Alto Casertano al finanziamento del Secondo ciclo di Conferenze “In itinere” che si svolgerà a partire dal 26 marzo 2004; in collaborazione con il Comune di Teano, e di Presenzano, durante la settimana per la cultura tra il 24 e il 30 Maggio sarà inaugurata una mostra sulle identità culturali ritrovate dei Sidicini e dei Sanniti di Teano e Presenzano per la realizzazione della quale speriamo di trovare il sostegno, oltre che del Comune, di sponsor e di altri Enti del territorio; sempre in collaborazione con il Comune si stanno individuando le aree più idonee per proporre l'istituzione di piccoli parchi urbani, che per la presenza di resti archeologici, saranno parchi della memoria da proporre per il finanziamento previsto dalla legge regionale sui parchi urbani; anche la conclusione dell'annosa questione riguardante il PRG vedrà l'Amministrazione comunale e la Soprintendenza accomunare gli sforzi, per quanto di competenza, per la conclusione quanto prima dell'iter amministrativo relativo a questo fondamentale strumento di pianificazione e programmazione.
•  Come vorrebbe che i cittadini di Teano La coadiuvassero nel suo proficuo lavoro?
Dopo tutto quanto detto, è evidente che il solo sostegno, che i cittadini non hanno mai mancato di dare alla Soprintendenza, mediante la loro interessata e attenta presenza alle iniziative di volta in volta proposte non possa più essere sufficiente. I cittadini sono chiamati anch'essi attraverso l'esercizio consapevole della propria cittadinanza non solo a collaborare alla tutela dei beni archeologici, ancora oggi troppe volte saccheggiati da parte di razziatori clandestini senza scrupoli nel silenzio comprensibile ma non giustificabile dei cittadini, ma soprattutto a coadiuvare attivamente la Soprintendenza nelle iniziative di valorizzazione e nelle attività connesse al Museo.
In tale contesto il rinnovato attivismo della Pro Loco sidicina è senza dubbio da salutarsi come una delle positive novità con le quali si è concluso il 2003. Un valido aiuto sarebbe da attendersi nella creazione, nell'organizzazione e nella diffusione di una Associazione senza scopi di lucro di Amici del Museo di Teano. Le novità nel panorama legislativo riguardante i Beni Culturali e le incertezze alle quali si è già fatto riferimento, prevalentemente dovute a problemi finanziari che potrebbero nei prossimi anni proporsi in maniera drammatica, mi fanno ritenere quanto mai opportuno e urgente la creazione di questa Associazione, quale sorta di presidio da parte della società civile sul Bene culturale di maggiore impatto e complessivo interesse storico archeologico che Teano possegga. L'Associazione Amici del Museo di Teano dovrebbe avere statutariamente il compito di collaborare alla vigilanza sull'integrità del patrimonio storico archeologico di Teano, nonché di promuovere la fruizione e la comunicazione dell'inestimabile raccolta di reperti antichi di Teano, che per la maggior parte è costituita da oggetti unici di un artigianato artistico originale, vitale e autonomo nel contesto delle altre popolazione della Campania antica. Potrebbe un tale tema entrare a far parte di una campagna di adesione promossa dal vostro giornale?