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Brevi note sulla storia della Provincia di Caserta

 

Il 18 aprile 1951 il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi firma il decreto per la concessione di uno stemma ed un gonfalone per la provincia di Caserta. Viene incaricato il capo del governo Alcide De Gasperi di controfirmare e provvedere alla esecuzione del decreto stesso e alla registrazione presso la Corte dei Conti.
Lo Stemma di colore azzurro ha due cornucopie d'oro, decussate in basso, infilate a metà ad una corona marchionale pure d'oro, ricolme quella di destra di spighe di grano e quella di sinistra di frutta.
Il Gonfalone: drappo di colore azzurro riccamente ornato di ricami d'oro caricato dello stemma, sopra descritto, con l'iscrizione centrata in oro “Provincia di Caserta”.
Lo stemma concesso dalla Presidenza della Repubblica, salvo pochi accorgimenti ornamentali, è la copia fedele di quello di Terra di Lavoro che nel 1550 il viceré di Napoli Don Pietro di Toledo fece dipingere nel salone della Real Camera della Sommaria in Castelcapuano quando lo storico edificio diventò sede del Tribunale del Regno. Le due cornucopie l'una piena di frutta, l'altra di spighe di grano simboleggiano la fertilità del suolo e l'abbondanza di prodotti.
Tralasciando ogni indagine sull'origine del suo nome, dato che storici famosi hanno già scritto tanto sulla “Campania Felix, cerchiamo quale può essere stato il percorso storico che ha modificato l'antico nome nella nuova denominazione “Provincia di Caserta”.
Prima dell'impero Romano, durante la Repubblica, l'Italia si configurava come una federazione di territori con diversi status amministrativi: le cui città erano distinguibili in municipia, aventi una certa indipendenza e autonomia politico-amministrativa, e in coloniae.
Con l'avvento dell'impero, Augusto provò a riorganizzare le città della penisola in Regioni su comuni criteri etnici, linguistici nonché geografici. Pertanto l'intera Italia fu divisa in undici Regioni di cui la prima in assoluto fu la Campania Felix che comprendeva: il basso Lazio, buona parte dell'attuale Campania e territori e popolazioni di regioni vicine. La finalità di questo ordinamento non fu certamente politico e l'ipotesi più probabile, secondo Plinio il Vecchio, in <<Naturalis Historia>> era quella di costruire un nuovo quadro per i censimenti e per il sistema fiscale. Delle undici regioni create da Augusto la I è “Latium et Campania”; la II “Apulia et Calabria” fino all'XI la “Transpadana”
Col passare dei secoli, gli imperatori succeduti ad Augusto operarono altre riforme ma la più importante fu quella dell'imperatore Adriano in cui l'Italia non viene più divisa in Regioni ma in Province. Alla Campania Felix, la più grande e la più celebre, venne aggiunta anche la parte più a sud del Samnium: la Regione Irpina.
Pietro Giannone (”Istoria Civile del regno di Napoli”) vol.2° pag 71 ci fa dire da Paolo Diacono come era considerata la nostra Campania Felixe e Capua, la sua capitale, dal governo centrale di Roma.
“Quella Regione che al dir di Paolo per gli ubertosi e piani campi che intorno a Capua sono, Campania fu detta, Ebbe già in vari tempi, ora più ristretti or più spaziosi confini di quel che oggi non sono. Si distese in alcun tempo dal territorio romano insino al Sibaro fiume della Lucania; abbracciava Benevento, e di lato per altra parte i suoi termini fino ad Equo Tutico, oggi appellato Ariano. Fu perciò reputata una delle più celebri ed illustri provincie d'Italia, e per l'ampiezza e vastità dei suoi confini e per le molte e preclare città che l'adornavano, ma soprattutto per Capua, suo capo e metropoli, cotanta chiara ed illustra. Perciò al governo e amministrazione di questa provincia non furono mai mandati né correttori né presidi ma Consolai: Magistrati come s'è detto; se pure inferiore al prefetto pretorio e al vicario di Roma sotto la cui disposizione reggevasi, era nondimeno armato di grandi prospettive di quelle dé correttori e dé presidi: La loro sede era Capua: e fu tanta la stima ed il lor grande appresso gl' imperadori, che sovente venivano loro indirizzate molte costituzioni e mandati imperiali”.
Col riordinamento di Costantino la Campania, con capitale Capua, non subì mutamenti restando suburbicaria del Vicariato di Roma mantenendo l'unità amministrativa e politica.
Al tempo degli Ostrogoti, la Provincia Campana venne sottoposta civilmente ad un Giudice eletto dal Vescovo e dal popolo, e controllata militarmente da un Duca, eletto dall'imperatore. Questa unità amministrativa e politica durò fino all'arrivo dei Longobardi (570); poi ad opera di questi fu riorganizzata in gastaldato, poi contea del ducato di Benevento.
Delle lotte longobarde ne approfittarono i Normanni che da Aversa, loro prima contea, si lanciarono su Capua scacciando Landone V, ultimo principe longobardo, soggiogandola completamente.
In appresso Ruggero II, dopo anni di assedio, riuscì a conquistare Napoli, annettendola al principato di Capua e dandola al figlio Anfuso. Procedendo con le riforme amministrative, la vecchia Campania Felix, con i territori delle Regioni confinanti, venne divisa in tre giurisdizioni amministrative dette giustizierati:“Terra Laboris”, “Principato” (di Capua) e “Napoli”; del primo il diploma pare che sia datato 25 maggio 1139.
Perché Ruggiero suddivide l'antica Campania e chiama la prima Terra Laboris? Su questo argomento gli storici tacciono. Nel decimo secolo, nel principato di Capua troviamo alcuni documenti che citano tra Pozzuoli e Cuma un vasto territorio molto fertile e fervido di lavoro chiamato Liburia. Successivamente in altri documenti del X secolo si trova “Terra Liburia” della quale denominazione facevano parte, solo alcuni centri abitati e relative campagne del principato di Capua, per cui si ipotizza che Terra Laboris potrebbe essere una derivazione di Terra Liburis. Non si può ignorare, quindi, che già Plinio il Vecchio, nella Naturalis Historia chiamava Campi Leborini il territorio tra le vie consolari che collegavano Cuma a Puteoli e Capua.
Ế nel XII secolo che Terra di Lavoro, in seguito alla conquista dei Normanni, assunse la sua massima estensione comprendendo anche parti delle attuali province di Napoli, Avellino, Latina, Frosinone, Benevento, nonché Venafro e le zone adiacenti fino a Capriati al Volturno, nell'attuale Molise.
Il criterio adottato da Ruggero fu mantenuto dagli Svevi e dagli Angioini, fino a quando Carlo I non ripartì il giustizierato di Principato in Citra e Ultra. Tralasciando diversi secoli con le loro guerre, pestilenze e carestie, passiamo direttamente al XIX secolo. La circoscrizione amministrativa di Terra di Lavoro e comprensiva di tutta la Campania, creata da Ruggero, rimase ferma fino al 1806 e cioè fin quando Giuseppe Bonaparte riformò la ripartizione territoriale del regno di Napoli sulla base del modello francese e soppresse il sistema dei giustizierati. Dal 1806 al 1811 una serie di decreti regi definìrono i limiti territoriali e le denominazioni dei distretti e circondari in cui veniva suddivisa ciascuna provincia. La vecchia Provincia di Terra di Lavoro venne molto ridimensionata rispetto al giustizierato precedente. Dal 1806 al 1818 il capoluogo di provincia fu Capua con sede in Palazzo Antignano. Nel 1818 capoluogo di provincia fu designata Caserta con sede nel palazzo reale.
Dopo l'Unità d'Italia la provincia di Terra di Lavoro con capoluogo Caserta, comprendeva l'intero territorio dell'attuale provincia, la parte meridionale dell'attuale Provincia di Latina; parte dell'attuale provincia di Frosinone; in più l'intero agro nolano e parte delle attuali province di Benevento, Avellino e Isernia.
Nel 1927 venne istituita la provincia di Frosinone e disciolta nello stesso anno la provincia di Terra di Lavoro.
L'atto di soppressione non durò a lungo perché dopo la caduta del regime con D.L.L. dell' 11.06.1945 il governo Bonomi, se pur con ridotti confini, fa rinascere la Provincia di Terra di Lavoro con la denominazione di Provincia di Caserta.

Pasquale Giorgio
(da Il Sidicino - Anno VIII 2011 - n. 9 Settembre)