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Riaperta la chiesa di S. Paride ad Fontem

 
Più volte restaurata negli ultimi decenni era ancora inutilizzata. Decisivo per la riapertura l'intervento della Pro Loco presso il Ministro per i Beni Culturali
 

Venerdi 30 luglio è stata riaperta al culto l'antica basilica di S. Paride presso la fonte dove il Santo, secondo la sacra leggenda, debellò il culto del Dragone. Pochissimi teanesi ne conoscono l'interno poiché la chiesa era praticamente chiusa da due secoli. Fu difatti confiscata agli inizi dell'800 e vani sono sempre risultati i tentativi di restituirla al culto, anche perché la sottostante sorgente, che attraverso un condotto sotterraneo porta acqua a Sparanise, appartiene al Demanio dello Stato, che è proprietario delI'intero complesso basilicale e non potrebbe facilmente cederlo.
Negli ultimi trent'anni il tempio è stato ampiamente saccheggiato, spogliato di preziosi cimeli, tra i quali, per merito del Gruppo Archeologico, fu salvato nel 1976 il sepolcro del Commendatario Mignanelli. Del tempio sono praticamente rimaste solo le strutture murarie.
Dal dopoguerra ad oggi non si contano gli interventi di restauro (la copertura è stata rifatta almeno tre volte negli ultimi decenni), ma pur essendo stata ultimata da alcuni anni la basilica restava ancora incomprensibilmente, inaccessibile. L'evidente incuria degli organismi che avrebbero potuto o dovuto disporre la restituzione al culto, o almeno la riapertura ai visitatori, è stata però sconfitta dalla pervicace azione della Pro Loco di Teano, che è intervenuta, nel maggio scorso, con una lettera a firma del Presidente Antonio De Simone, indirizzata direttamente al Ministro per i Beni e le Attività Culturali. Richiamando una sua vecchia segnalazione sullo stato di abbandono del sacro edificio, pubblicata su Historia nel lontano febbraio 1983, De Simone ha manifestato al Ministro tutto il disappunto dei Teanesi nel non poter fruire della basilica che rappresenta la più antica testimonianza del culto cristiano in queste zone. Premesso che “la rabbia di allora, per lo squallore e l'abbandono in cui era lasciato il monumentale edificio, definito: “fra le più auguste, storiche e anche celebri basiliche italiane", è la stessa di oggi per non poterne fruire, lasciato com'è in un inspiegabile nuovo abbandono". De Simone chiedeva al Ministro Urbani "un suo diretto intervento per l'apertura della Basilica, almeno ai tanti visitatori che vengono a Teano, grazie anche al Museo Archeologico Statale di Teanum Sidicinum”.
lmmediata la risposta del Ministro. Dopo una prima lettera interlocutoria, una nota del capo della segreteria del 21 luglio scorso, assicurava il Presidente della Pro Loco che il Ministro aveva svolto ogni opportuno passo presso la Soprintendenza di Caserta e quindi dava comunicazione dell'imminente riapertura e dell'affidamento in uso dell'edificio al Vescovo di Teano per scopi di culto.
Siamo cosi a venerdì 30 luglio. Preannunziata da uno sgraziato manifesto, la cerimonia inaugurale é stata officiata nel pomeriggio dal vescovo Tommasiello. Vi hanno preso parte: S. E. Mons. Leonardo, il
Soprintendente ai Beni Architettonici di Caserta, il Sindaco di Teano con gli assessori.
Certamente non all'altezza dell'evento la partecipazione di fedeli ed era da aspettarselo. Un evento del genere avrebbe coinvolto di sicuro mezza Teano se fosse stato divulgato nelle debite forme e celebrato in giomo festivo o prefestivo. Se l'opinione pubblica, in altri termini, fosse stata posta nell'aspettativa dell'evento e resa edotta della sua importanza storica.
Ad alcuni dei partecipanti è venuto da fare un paragone. Quando, nel pomeriggio del 26 luglio 1984, giunse il nuovo busto reliquiale di San Paride, il mai abbastanza compianto mons. Sperandeo volle che la statua venisse accolta dal clero proprio davanti alla basilica, in quello spazio allora invaso da rovi, per essere poi accompagnata nella piazza del Vescovado per la solenne benedizione. L'anziano Pastore non era in condizioni fisiche di recarvisi. Affidò ai canonici e ai parroci della città la teca con la reliquia del Patrono (un frammento osseo) affinché venisse incastonata nel fermaglio del piviale del busto argenteo, con breve ma significativa cerimonia, proprio in quel luogo che aveva visto trionfare definitivamente il cristianesimo sull'idolatria. Quale sorpresa quando intomo alla basilica si trovò radunata una folla festante ad acclamare il Protettore, anche con fuochi d'artificio fatti esplodere spontaneamente. Nessuno osò pensare che “San Paride vuole bene ai forestieri”. E di lì mosse un corteo trionfale verso la cattedrale, interrotto a Porta Napoli, lungo i Platani e a Settecannelle dall'assieparsi dei fedeli che lanciavano fiori e accendevano bengala.
L'antico culto dei Padri fece rivivere quel giorno, attualizzandolo e perpetuandolo, l'antico perenne devoto legame dei Teanesi d'ogni generazione con il Gran Liberatore. La riconsacrazione della basilica di S. Paride poteva costituire, quest'anno in cui non si svolge la “festa di piazza", un potente richiamo per tutti i Teanesi a non lasciare affievolire una tradizione più che millenaria e invece, possiamo ben dirlo, per la stragrande maggioranza dei concittadini è passata sotto silenzio.
Peccato. Non resta che augurarci che la basilica venga ora stabilmente ofliciata e sia aperta ai visitatori almeno in occasione di visite guidate e di altri importanti eventi.

Pasquale Giorgio
(da Il Sidicino - Anno I 2004 - n. 8 Agosto)