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Indice Jonathan Esposito
 
 

Il dottore e i briganti - Sparanise 1834

 
Neapolitan Gens d'Armes
These men are employed throughout the kingdom of Naples,
as foot-patroles to secure the public roads from brigands or robbers.

Gendarmi napoletani
Questi uomini sono impiegati in ogni parte del Regno di Napoli come pattuglie a
piedi per assicurare le strade pubbliche dai briganti e dai ladri.

 

Tutti sanno che il fenomeno del Grand Tour portò frotte di viaggiatori, studiosi e buontemponi in Italia. Il fascino del bel paese era, e tuttora rimane, irresistibile per un interminabile elenco di donne e uomini del nord, per colti e meno colti, ricchi e meno ricchi, eccentrici e non, tutti accomunati dal desiderio di scoprire posti nuovi, visitare luoghi cari ai poeti romani, vivere l’avventura del viaggio fino in fondo. Anche il nostro territorio fu toccato da questo fenomeno. Abbiamo già visto su queste pagine (numero 1 - 2012 - ‘Viaggiatori inglesi e il Grand Tour a Teano’) come la città di Teano, con i suoi ricchi resti archeologici, prevedibilmente, fu ben presto inserita nell’elenco dei posti da vedere. Forse qualcuno sarà, invece, rimasto sorpreso nello scoprire l’importanza strategica della locanda di S. Agata a Sessa, che ospitò un invidiabile elenco di personaggi famosissimi del calibro di Sir Walter Scott, Hans Christian Andersen, Charles Dickens, Johann Wolfgang von Goethe, in un altro articolo pubblicato ne il Sidicino (numero 2 - 2016).
Qui di seguito scopriremo che cosa facesse un famoso dottore scozzese sulla strada verso Sparanise negli anni Trenta dell’Ottocento. E come se la sia cavata all’incontro ravvicinato con un gruppo di briganti omicidi.
Già alla fine del Settecento era in voga in Inghilterra il tour a piedi, il ‘pedestrian tour’, Wordsworth, il poeta romantico, fu uno dei primi a fare lunghe vacanze a piedi in varie parti dell’Europa. Sicuramente fu influenzato, e non solo nell’amore per il camminare, dall’affascinante figura di John ‘Walking’ Stewart che incontrò a Parigi nel 1791 - Stewart, autore di vari libri di filosofia in cui sviluppò una sua personale teoria chiamata ‘materialistic pantheism’, era famoso per essere tornato a piedi dall’India, oltre che per aver girato l’Africa, la Persia, e tutti i paesi europei, rigorosamente a piedi.
E fu un altro amico del giovane poeta, un certo Joshua Lucock Wilkinson, che pubblicò nel 1798 il libro del suo Grand Tour: The Wanderer, or Anectodes and Incidents, the Result and Occurrences of a Ramble on Foot, through France, Germany, and Italy, in 1791-93. Seguirono altri libri popolari di viaggiatori a piedi. Il più famoso è forse quello dello scrittore tedesco Johann Gottfried Seume del 1803 - titolo originale Spaziergang nach Syrakus, pubblicato in italiano col titolo L’Italia a piedi nel 1973 – in cui viene raccontata una lunga passeggiata durata nove mesi dalla nativa Lipsia a Siracusa, munito di uno zaino di pelle di tasso, un buon bastone e un libro di poesie di Teocrito, la vera ispirazione del viaggio. ‘Camminare’, scriveva, ‘è l’attività più libera e indipendente, niente vi è di peggio che star seduti troppo a lungo in una scatola chiusa’.
È singolare che fu proprio nel tratto tra Sessa e Capua che Seume si fece convincere dal compagno di viaggio del momento, un brontolone calabrese, di salire su una vetturina per evitare di incontrare i ‘Marioli’, i cui misfatti ed omicidi erano proverbiali. Quando Seume chiese delucidazioni, il Calabrese rispose: ‘saccheggiano, derubano, ammazzano dove e quando vogliono. Girano in bande armate, comparendo e scomparendo a piacere’. ‘Secondo lui venivano dalle montagne degli Abruzzi. Scoprii poi, per la vergogna del suo governo, che il Calabrese aveva ragione. Ma esagerò cosi tanto che gli chiesi di smetterla di tormentarmi con i suoi racconti di sventura. Se proprio dovevo essere assassinato, almeno non volevo essere turbato in anticipo’.
Scegliere appositamente di fare migliaia di chilometri a piedi o era un segno di eccentricità o di contrarietà al mondo moderno che andava sempre più di fretta. Sarebbe stato, infatti, l’avvento della ferrovia e la nave a vapore, a segnalare definitivamente la fine dell’epoca del Grand Tour e l’inizio del turismo moderno.
Parliamo adesso del buon dottore scozzese, George Hume Weatherhead M.D., che decise di allontanarsi per un po’ dai suoi impegni a Londra per compiere un viaggio a piedi attraverso la Francia e l’Italia ‘per gratificare la sua propria curiosità avventurosa’. Il libro che ne seguì nel 1834 è intitolato The Philosophical Rambler (il viandante filosofico): A Pedestrian Tour through France and Italy.
A Sparanise non c’era alcun vestigio dell’antica Roma, né vi era necessità per le carrozze dirette a Napoli di fermarsi qui, avendo fatto tutti i rifornimenti a Sant’Agata per proseguire a velocità folle verso Capua, Aversa e Napoli. Solo chi andava a piedi avrebbe potuto aver bisogno di fermarsi qua.
Arrivato la sera tardi vicino al fiume Garigliano fu respinto dall’unica locanda a causa di un distaccamento di soldati tedeschi di ritorno dalla Sicilia che avevano occupato tutti i letti. ‘Ho pregato che mi facessero dormire su della paglia in un angolo - in breve, da qualunque parte - purché avessi trovato riparo, in quanto la locanda più vicino era a Sant’Agata, ed era troppo tardi per arrivare così lontano; ma fui nuovamente rifiutato in modo inospitale.’ Andò alla stazione dei Carabinieri che lo rispedirono tra le rovine del teatro, presso una coppia che bivaccava sotto uno degli archi e ‘tuttavia la miseria non ne aveva affatto indurito il cuore.’ Dopo cena, ‘tolerable wine and a beef-steak’, visitò quel che rimaneva dell’antica Minturnae prima di ritirarsi. La mattina seguente, dopo una notte scomoda ‘con le ossa e la testa che facevano male’, partì per Sessa.
A Sessa visitò vari resti romani, trovando particolarmente interessanti i resti sotterranei di antiche terme, visitati con delle torce (era stato anche autore di uno studio dei benefici per la salute delle acque termali inglesi) e ammirò due iscrizioni dedicate a Carlo V e al figlio Filippo, prima di partire per Napoli.
‘Mentre si scende da Cascano, distante un miglio e mezzo da Sant’Agata, si possono vedere vari strati di polvere vulcanica che un tempo dovevano caratterizzare tutta la campagna in questa parte del paese, prima che venissero amalgamate dalla mano del contadino; una volta, infatti, tutta la terra della Campania Felix era così essendosi depositata in seguito alle eruzioni dei vulcani di Agnano e Averno, quando erano attivi - ma hujus hactenus.
La prossima locanda si trova a Sparanisi, dove anticipavo di trovare comodità per compensare le mie privazioni della notte precedente: ma la Speranza ha raccontato più di una ‘storia lusinghiera’, e troppo spesso lusinga solo per ingannare. Avendo trascorso gran parte della giornata a Suessa aveva già incominciato ad imbrunire quando mancavano ancora tre lunghe miglia napoletane alla posta. Al lato della strada c’era un miserabile casupole / baracca costruito con i rami rozzi? Degli alberi dove vendevano acqua vitae, e qui ho chiesto quanto mancava ancora per raggiungere Sparanisi, quando una donna all’interno mi consigliò pressantemente di non continuare sulla strada ad un orario così tardi per paura che incontrassi dei tipi poco raccomandabili. Anche se la sua maniera mi colpì non poco, una volta informato che non c’era una osteria nel villaggio che stava poggiato sulla collina lì a poco, decisi che l’unica alternativa era di continuare. Immaginate, allora, la mia sorpresa quando mi fu offerta l’ospitalità per la notte nella sua capanna, solo con lei ed il marito, con le case più vicine quelle appoggiate sulla distante collina, con niente altro che un po’ di paglia, per altro, sparso a terra, per un letto! Pensai tra me e me, che modo comodo di essere furtivamente fatto fuori / assassinato, se fossi stanco di questo mondo noioso! Tuttavia, non mi sentivo così disposto e ritenni / giudicai che sarebbe meglio correre qualsiasi rischio incerto che ci potrebbe essere invece di uno più probabile; e con questo calcolo delle probabilità diedi la buona notte alla mia conoscente compiacente / gentile. Ma un uomo può delle volte ricevere buoni consigli troppo negligentemente / con troppo noncuranza, e, cosa ancora peggiore, perché molto meno caritatevole, offuscare propositi ben intenzionati con delle fabbricazioni / interpretazioni poco benevoli. Mi ero stancato, era notte, e mentre camminavo faticosamente e pensieroso udì all’improvviso delle voci e tutto d’un tratto mi trovai nel bel mezzo di tre furfanti / mascalzoni che stavano attorno il corpo di un uomo straiato per terra a faccia in sua e, mi sembrava che lo stavano svaligiando. Inoltre, passando più vicino, quasi calpestandolo, notai che il corpo era priva di vita, mezzo spogliato, sporco di sangue attorno al naso e la bocca. Sbucandomi dalla notte così inaspettatamente gli uomini sembrarono spaventati, e senza salutare simultaneamente facendomi spazio per passare. Non mi ero allontanato che di qualche passo quando uno di essi con un tono di voce forte e rozzo mi intimò di fermare, ‘Ferma!’, al quale io risposi, in un tono non meno gentile, ‘Que volete?’ senza fermare, infatti iniziai a correre/darsela a gambe, a anche se mi sentivo molto affaticato corsi che più non potevo. Sentì subito dei passi che mi inseguirono, a meno che le mie paure non mi stavano ingannando, ma fortunatamente la notte era buia e quando arrivai a Sparanisi ero pronto di cadere a terra esausto.
Avevo camminato (e corso) diciotto miglia napoletane, che sono l’equivalente di venti-sette miglia romane, con uno zaino pesante sulle spalle, avevo trascorso una notte insonne la sera precedente, e per di più non mi sentivo affatto bene. Arrivato all’osteria mi sono afflosciato su una sedia incapace per qualche minuto di parlare quando osservando che la casa era piena di un altro distaccamento di soldati tedeschi raccontai a loro quel che avevo visto, ma nessuno aveva voglia di inseguire gli assassini – perché avevo ogni motivo crederli tali. Mi hanno raccontato che solo pochi giorni prima i corpi nudi di tre dei loro compagni furono riportati dalle montagne, uccisi per i loro vestiti. Ma i miei guai non erano ancora finiti, perché dopo aver chiesto alla locandiera di accompagnarmi in una stanza da letto mi fu detto di nuovo che non mi poteva accomodare e che dovevo lasciare la casa. In verità la padrona sembrava determinata a cacciarmi fuori, ma non sentendo alcun desiderio di affrontare di nuovo i pericoli dai quali avevo appena scampati a differenza di altre occasioni non potevo accettare un tale affronto facilmente.
I Napoletani detestano i tedeschi e poiché i soldato non pagavano l’alloggio la signora sembrava decisa a dar sfoga / sfogare il suo malumore su di me, che non avevo nessun desiderio di offenderla – mi aveva perfino negato il permesso di passare la notte sulla sedia e sembrava determinata a sentirsi soddisfatta solo con il cacciarmi fuori. Per fortuna uno dei soldati, vedendo il modo brutale / crudele / aspro con cui venivo trattato, prese la mia parte, e molto generosamente mi offrì una parte del suo letto. Il mio compagno benevolo mi accompagnò al piano di sopra in una stanza dove c’erano tre letti, e anche se erano senza tenda li osservai con l’occhio di un epicureo. La mia prossima mossa era di cercare di ottenere un letto tutto per me, così intenzionato dopo aver procurato un mezzo gallone di vino facevo bere il mio compagno affinché era così di buon umore che spontaneamente ha insistito che io prendevo un letto tutto per me senza dover dividerlo, proprio come avevo escogitato / macchinato, e per sigillare il suo sentimento benevolo verso di me offrì altra misura divino a lui ed ai suoi compagni. Fortunato oltre misura, ho fatto un sonno soddisfatto. Una sciocchezza per disobbligarmi la mattina seguente quando ero pronto a partire offerto al mio gentile conoscente per bere alla mia salute chiuse a soddisfazione la faccenda – e per quanto riguarda la locandiera, l’ho ignorato del tutto’.

di Jonathan Esposito
(da Il Sidicino - Anno XVII 2020 - n. 10 Dicembre )