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L'apprezzo di Teano del 1738 del Tavolario Biagio de Lellis

(I parte)
 
Veduta di Teano, opera di Francesco Cassiano de Silva (1695 - 1705 ca.)
 

L’Archivio di Stato di Napoli, perenne fonte di reperti storici ci restituisce la Relazione fatta dal Tavolario Biagio de Lellis nel 1738. Questa relazione riveste un'importanza notevolissima, sua per la sua ampiezza che per la sia chiarezza. Veramente rappresenta come meglio non si potrebbe cosa erano capaci di fare i Tavolari, una specie di consorteria di geometri che al tempo erano chiamati per redigere gli Apprezzi, come per fare misurazioni di terreni e altro.
La relazione contiene come si vedrà una descrizione della città di Teano e del suo territorio, eseguita minuziosamente. Si riporta qui nella sua completezza, riservandoci di fare delle osservazioni in seguito.
La Relazione è contenuta nel fondo di Casa Reale Amministrativa, Repertorio degli Apprezzi, III inventario, tra i Protocolli del notario regio Giuseppe Ranucci. Per ora ci limitiamo a pubblicarla nella sua integrità, riservandoci di annotarla in seguito.

Giampiero Di Marco

L'apprezzo di Teano del 1738 del Tavolario Biagio de Lellis
c.1 r.    Al sig. Don Domenico Caravita, Presidente della Regia Camera e Commissario.
Con appuntamento del Tribunale della Regia Camera del 25 decembre del caduto anno 1737, a relazione di V. S. mi fu ordinato, che accodito avessi presso la sua degnissima persona, e dell'illustre sig. Marchese don Matteo de Ferrante e Regio consigliere ed Avvocato fiscale del Regio Patrimonio, per l'apprezzo dello stato di Teano a tenore del Reale Diploma, copia autentica del quale si ravvisa nel primo foglio degli Atti di detto apprezzo. Ma perché per la infermità ad V. S. sopragionta non si potè detto appuntamento eseguire, con altro diploma di 31 di detto mese da S. M. (Dio guardi) fu comandato che detto apprezzo vi fusse perfezzionato, coll'intervento dell'illustre marchese presidente don Carlo Ruoti, come si scorge da altra copia autentica in detti atti esistente fol. 3. Perlocchè detto sig. Presidente, et Avvocato fiscale portati nella città di Teano, unitamente colli Magnifici Avvocati, e Procuratori dell'illustre Conte di Ognatte e di suo fratello e sorelle. Al qual Procuratore sin dal detto dì 31 decembre, feci notificare mia requisita, fol 10 (c1v) e colli magnifici Attuarij, Scrivani, Portieri, Trombetti e Famegli. Da detti signori, mi fu imposto che incominciato avessi la descrizione di detto Stato, con dover descrivere li suoi fini e confini come dall'ordine della confinazione in detti Atti fol. 4.
In disimpegno di detti comandi, mi accinsi nell'osservare il sito di detta Città, suoi Terzieri e Casali come dei confini, ed alla misura insieme delli territorij che possiede la suddetta Principal Camera per il di cui effetto mi assisterono li magnifici Gio. Batta di Gasparre, Gennaro de Biasio, Crescenzo Zola, Sebastiano de Paris, Simone Torromeo, dr. Nicolò Salerni persone esperte e prattiche elette dall'Università di Teano, precedente ordine di detti signori ministri, fol. 15 et 16, et osservai che l'anzidetta città si compone sette Terzieri quali sono Vassalli, Domanio, S. Giuliano, Casafredda, Furnolo, Versano ed Infanti, li quali Terzieri compongono parimenti Casali numero diciotto, che sono Carbonaro, unito col Luogo di suso, Casale, Casafredda, Cappella, Pugliano, Versano, Furnolo, Casi, S. Giuliano, Transi, S. Maria a Versano, Toro, Casamostra, Cappelle, Magnano, Gli Oriani, Ruocci e S. Marco come contestualmente vien deposto da 4 testimoni fiscali fol. 296, e d'altri tre della parte fol. 201ad 224.
Passo mio signore alla descrizione del sito di detta Città, si trova con suoi Terzieri e Casali, sita in Provincia di Terra di Lavoro (c. 2 r) distante da questa Capitale miglia vent'otto, da quella di Aversa miglia venti, da Capua miglia dodeci, dalla città di Sessa miglia otto, da Traetto miglia ventiquattro, da mola miglia ventisej, da Gaeta miglia ventinove, da Carinola miglia otto, dalla Rocca Montragone miglia dodeci, dalla Terra di Francolise miglia quattro, dalla Terra di Roccamonfina miglia quattro, da Caianiello miglia quattro, da Riardo miglia quattro, da Pietramulara miglia sej, dalla Pietravajrano miglia sette, da Calvi miglia quattro, siccome contestualmente vien deposto dai suddetti 4 testimoni fiscali.
La città di Tiano per l'antica sua origine, dal nome de' Sidicini suoi popoli si può discernere, poi che prima della guerra trojana essi furono, fu sempre mai città libera, come dalle guerre mosse contro i Romani dai suoi cittadini chiaramente si vede, siccome Livio nell'8 libro il palesa: nec tamen omissa ejus belli cura hostibus, quia toties jan Sidicini, aut ipsi moverant bellum, aut moventibus auxilium tulerant, aut causa armorum fuerant.
È ella situata tra mezzo le due Reali vie, l'una di Roma, l'altra di Apruzzo, quali per essere poste nel territorio della medesima, sono di gran comodo a passeggeri e utilissime a negozianti e cittadini.
(c 2 v) Sta quella fabricata parte nel piano, parte nel fronte e nel basso d'una amena e picciola collina, dominata la maggior parte di Mezzogiorno ed Oriente, e piccolo angolo da Settentrione, ed Occidente, tutto unito e dalle stesse fabriche di case, e palazzi de cittadini, in tal modo murata che non permette l'entrarci per altre strade, se non che dalle cinque Porte che tiene delle quali sono le principali, la prima detta Porta di sopra, la seconda del Vescovato e la terza della Rua dalla parte verso Napoli, l'altre due sono dette di S. Maria della nova e di S. Lazzaro che servono ai cittadini per uscir fuora alli territorj.
Dalla parte di Settentrione ed Occidente viene circondata da più fruttifere colline d'olive, e di frutta, d'alberi vitati, di castagni e di quercie che a passo a passo uno dopo l'altra danno libero il campo al sole per coltivarle. Dall'Oriente sino all'Occaso formando una corona e vedonsi come pietre dalla medesima l'uno dopo l'altro poco men ch'in egual distanza ripartiti li descritti dieci otto Casali che fanno un corpo con la città suddetta.
Dalla parte di Mezzogiorno, ed Oriente è circondata la maggior parte da piani e fertili terreni, parte ad uso di coltura de grani, orzi, biade, e parte oliveti, arbusti, ed altri frutti, che per essere d'ogni intorno e (c 3 r) fra mezzo il suo territorio inaffiato da più rivoli, Savoni, fontane d'acqua continua e sorgivi, non vi è territorio che non abbia commodissima l'acqua per uso dell'animali e de coloni, rendendosi per tal caggione d'ogni sorte di vettovaglie abbondantissima.
L'aria della Città suddetta, come costa dalle suddette deposizioni, è tenuta per buona, io però la giudico non essere mala, atteso quella partecipa più della montagna, che del piano et è ventilata da tutti i venti, godendo anche della veduta di qualche poco di mare, però da lungi, non osservandosi esservi de Pantani, né luoghi padulosi, se pure qualche piccolo difetto non se l'inferisse dalli territorij della Torre di Francolise, che per esserno Mazzoni, benche lontani da cinque miglia in circa quando spirano li venti di Mezzogiorno, non portassero qualche parte d'aria di non buona qualità, come l'è quella di detta Torre di Francolise.
Confina il territorio della città suddetta principiando dalla parte verso Ponente, e proprio dalla Pietra detta di tre vescovi, termine che divide il territorio della città di Teano, da quella di Sessa e da Carinola dove strada strada si cala verso basso sino al Casale di S. Giuliano, in distanza di miglio uno, e doppo per il vallone del maltempo, sino al rio Persico, e per detto rio (c 3 v) passa per sotto il Ponte, ch'esce alla strada Reale e siegue abbasso sino al Savone, dove termina il territorio di Carinola per distanza di miglia quattro, e principia quello della Torre di Francolise, rivoltando ad alto per il suddetto Savone, si passa per sotto la Torre suddetta, dove si trova un Ponte di fabbrica nella Strada Reale e sale verso sopra per detto Savone, sino alla parata del molino di detta Torre per distanza di miglio uno, dove termina detto confine principia l'altro del territorio di Montanaro, siegue verso sopra Savone, Savone sino alla gionta delli Valchi, ed esce al Rio della Torricella e tira sino al Passo di S. Monica, per distanza di miglia tre, ove termina il confine di Montanaro e principia l'altro di Calvi da dove Rio Rio giunge al limite detto di S. Caterina da detto luogo, va a sboccare al Vallone detto di maltempo e giunge all'Epitaffio della via nuova di Calvi a Torricella. Da detto Epitaffio si giunge alla Pedemontina della Montagna, detta similmente di Torricella per distanza di un miglio, termina il confine di Calvi e principia l'altro del territorio della Rocchetta. E saglie alla cima di detta montagna, sincome acqua pende e cala alla via Carrese, che va al Ponte degli Pescarielli da dove cala all'acqua del molino della Torricella tira rio rio per le coste delle Limate di Chiazzano (c4r) al molino dell'Assano per distanza d'altre miglia tre, termina il confine della Rocchetta e principia l'altro del territorio di Riardo, quale per il rio Caldara siegue verso sopra e giunge all'Arena di Ferrarella e si porta per mezzo il lago di Riardo e tira a dirittura alla Masseria di Scarpato e sino alla via di Cesola che va a Pietravajrano e giunge alla noce della Jenta, ove in distanza di miglia quattro termina il confine di Riardo proprio nel luogo ove sta il rio d'acqua continua e principia il confine di Marzanello dal detto rio caminando verso sopra sino al Ponte di Fontana Paola e poco più avanti si ritrova la pietra, seu termine divisorio in distanza di miglio uno e mezzo, dove termina il confine di Marzaniello e principia quello di Cajaniello, quale seguitando a caminar ad alto per lo stesso Rio alla fontana vecchia detta del Pioppo, di poi rivolta per le coste dell'arbusti di Carbonara, da dove per tortuose circonvallazioni si va al bosco di Sangruni, salendo e girando si giunge sino al Cerrone detto di Paradiso, ove per distanza d'altra miglia quattro e mezzo termina il confine di Cajaniello e principia quello della Rocca Monfina, da dove va per sotto Monteatano, cala alla banna dello Latro, giunge al molino di Casafredda, donde è lo Rio publico, e saglie sopra le Cese, giunge alla Forcella e poi cala abbasso sotto la Lupara, e rivolta sopra li Cappella, dove (c4v) termina il territorio della Rocca, in distanza d'altre miglia sette, e principia quello di Sessa, siegue per la costa del Serrone e giunge al termine delli tre vescovi per distanza d'un miglio, donde si è principiato, quale linea de confini insegnatami dall'esperti prattici, eletti dell'Università ha un circuito miglia trentuno, come di sopra si può osservare secondo la detta linea per esser tortuosa viene a confinar e racchiuso dalli seguenti territorij, cioè dalla parte di Ponente con il territorio della Rocca Monfina, e di Sessa, da Mezzogiorno con il territorio di Carinola, Torre di Francolise, Montanari e Calvi, da Levante con i territori della Rocchetta e Riardo e da Tramontana col territorio di Marzaniello e Cajaniello.
La città suddetta sta in commune a pascere, acquare, e lignare con le sottoscritte Terre, come dalla fede dell'Università fol. 24 sono videlicet Calvi, Cajaniello, Riardo, Marzano, Roccamonfina, Marzanello, Vajrano, Pietra Vajrano, Pietra Molara e Carinola.
La detta Città sta soggetta per il temporale al governatore locale e per lo spirituale al Vescovo della medesima, il quale è suffraganeo dell'Arcivescovo di Capua, come contestualmente deposto da suddetti testimoni, cit. fol. e dalla fede della predetta Università.
La strada da questa Città sino alla suddetta di Teano è di buon camino, piana e commoda così in carrozza (c5r) come in galesso, e venendo in essa, si ritrova, passato Calvi, la taverna di torricella, dove la strada si divide in due, per quella a mano destra seguita il suo camino verso Apruzzo e per quella a mano sinistra, ch'è parte piana e parte penninosa si va in detta città di Teano, passando per il ponte di fabrica, detto di Torricella e per l'anticaglia di S. Croce, ed appresso per l'altro ponte di S. Paride, che prende il nome di una chiesa di detto santo, vicino il suddetto ponte, quale appresso si descriverà e poi salendo si giunge nel Borgo prima d'entrare in detta città.
In frontespizio del medesimo vi è la Porta chiamata della Rua e più sopra la Porta detta del Vescovato e girando in appresso la terza Porta detta di sopra e dopo l'altre due Porte di S. Maria della Nova e di S. Lazzaro per comodo dell'abitanti come di sopra si è detto.
Nel piano poi dell'alta collina, tra l'angolo dell'Oriente e Settentrione sta fabricato un antico castello con tre torri, due quadre ed una rotonda colle sue mura alte in figura paralella, onde dall'altezza e larghezza delle muraglie fabricate, tutte di pietra di piperno quadre con controforti a scarpa, si conosce essere antichissimo e magnifico, quantunque al presente le cime d'esso siano dirute dal tempo, ed al di dentro poco men che distrutto tiene la sua porta dalla parte di Mezzogiorno dietro il Palazzino detto del governatore da descriversi, e vi si va o dalla (c 5 v) parte del Mercato detto del grano, o per di dentro del cortile del Palazzo della Principal Corte, la sua porta è piastrata in ferro, doppo d'essa evvi un forte cancello con catene e chiave, e poco più avanti ve ne è un altro con la sua custodia, tra mezzo detti due cancelli v'è un'angusta grada di pietre alquanto diruta, dalla medesima s'ascende ad un camarino coperto e travi da sopra l'entrata suddetta per la suddetta grada s'ascende sopra la grossezza del muro laterale a detto Castello, quale corrisponde verso il suddetto Mercato, per dove prima s'andava in alcune camere che presentemente si vedono rovinate e demolite.
Dal suddetto secondo descritto cancello s'ha l'ingresso nel cortile scoperto di detto castello, a destra v'è piccola cappella a lamia tutta lesionata, con altarino di fabrica, nella quale prima ogni giorno festivo si celebrava la Santa Messa, ma perché presentemente sta mal ridotta non vi si celebra, sincome mi vien detto dalla gente del paese, nell'angolo destro di detto cortile, v'è da sotto il Torrione quadro descritto, la stanza a lamia per servizio di carcere, sopra vi è altra stanza simile, che vi s'ascende malamente da fuori del cortile ed immediate è il piede di detto Torrione si vedono principiate alcune stanze per uso di carceri, che si stanno attualmente terminando, a sinistra poi di detto cortile vì è finestra con cancellata in ferro dalla parte del largo del mercato suddetto accosto alla quale(c6r) bocca di cisterna, seu conserva d'acqua piovana. In testa poi di detto cortile vi sono le fabriche cadute ed altre in piedi che stanno cadenti tra li due torrioni ed al presente vi sono rimaste due piccole stanze.
Ed in questo consiste il Castello suddetto per uso di carcere.
Accosto di detto Castello dalla parte di Mezzogiorno sta situato il Palazzo della Principal Camera con magnifico cortile, anche in figura paralella, con due torrette quadre dalla parte d'oriente, la sua porta maggiore è nella piazza dalla parte d'occidente, con impresa di marmo della casa de Signori Carrafa e Gonzaga, il cortile scoverto è murato a sinistra in altezza d'un passo, dove si ritrova Porta d'altro piccolo cortile, al presente è pieno di sfabricatura e tiene anco l'uscita al largo del mercato, e porta di comunicazione al castello descritto, a sinistra del qual cortile sono due stanze terranee, uno per uso di rimessa e l'altra per uso di stalla, ed elasso lo medesimo mediante arco sfondato s'ha un altra stanza terranea coperta a travi con pilastrone nel mezzo, quale regge l'archi sfondati, sopra de quali posano quattro delle stanze da descriversi. In testa del suddetto cortile si ritrova una piccola grada alquanto guasta, per essa s'ascende ad una loggia, seu corridoro coperto a tetto a due penne con sette archi sostenuti da pilastri per lato, godendosi da uno di essi la veduta della Terra di Riardo e montagne del Maltese (c 6v) dall'altro il cortile e città. In detta loggia, seu corridoro vi è porta di comunicazione con l'appartamento detto il palazzino del Governatore, dove risiede il Governatore consistente in una sala grande, due camere, una altra coverta con soffitti di tavole a quadretti e da cui si passa ad un'altra divisa da un arco, coperta ad uso di cucina e dalla medesima si ha altra stanza per uso di dispensa con lume incrediente e cancello di legname, e tanto la sua sala quanto le dette stanze hanno finestre affacciatore, così verso il cortile suddetto, come dalla parte della montagna, e stanno situate da sopra le stanze terrane sui archi descritti a sinistra del cortile.
Ritornando poi in detta loggia coperta, nell'ultimo della medesima verso il Palazzo a destra vi sono tre lavadori e scala di fabrica di dodeci gradini per calare nell'abitazione del detto Palazzo che appresso si descrive ed a destra di detta scala vi è forno capace di un tomolo, il pavimento poi di detta loggia è tutto lesionato, ed incurvato.  Calando in detto cortile in testa e proprio da sotto la loggia suddetta vi è il coperto con arco sfondato, accosto la scala suddetta con la porta in testa e l'uscita in un pezzotto di territorio di detta Principal Camera che si chiama la Vigna, al presente è seminatorio con alcuni piedi di frutta.
Appresso la medesima loggia sieguono due consimili stanze coperte a lamia a croce, con lumi incredienti dalla parte di (c7r) detto cortile, ed appresso ci sta la bocca del pozzo d'acqua sorgente. In angolo di detto cortile si ritrova una altra stanza coperta a tetto ad una penna con due cancellette di ferro dalla parte del medesimo, quale stanza serviva prima ad uso di cucina divisa con due archi, porzione di essa sita sotto detta loggia coperta a lamia a croce e porzione nel suddetto cortile coperto a tetto come di sopra sta detto.
Ritornando nell'ingresso principale di detto cortile a destra del medesimo si ritrova una sciulia di fabrica cordonata di pezzi di piperno, per la quale s'ascende in una loggia scoperta quale prima era coperta ed al presente vi sono in piedi li pilastri con l'archi nelli lati, da uno s'ha l'aspetto verso la città, e dall'altro l'ingresso nell'appartamento che si descrive.
In testa poi della medesima si ritrova porta grande con catenaccio, serratura e zivola di ferro con orna di pietra forte, dalla medesima s'ha l'ingresso in un salone scoperto, a destra vi sono due finestre verso la strada, ed una altra a frontespizio del cortile, sopra della quale vi è un impresa di marmo della casa Carrafa, vi sta una piccola cappella nella grossezza del muro con altarino di fabrica, vi sono delle antiche pitture di Belisario nelle mure, a sinistra mediante arco sfondato si ritrova un coperto a lamia a botte con simili pitture che forma un alcova e con piccola porta s'ha l'ingresso ad un camerino, li siegue (c7v) appresso porta tompagnata di fabrica con orna di piperno e focolaro dentro la grossezza del muro, ornato simile con cornicione sopra e da altra porta, con simile orna, s'ha la comunicazione in un'altra stanza da descriversi; in testa di detto Salone c'è un vano con orna sfabricata senza porta, dal quale si ha altra stanza similmente scoverta con freggio intorno di simile pittura, vi è finestra ornata simile dalla parte di detta città  e focolaro dentro muro, vi sono similmente in essa due vani (in uno de quali la porta di legname a sinistra, per il quale s'ha la comunicazione in un'altra stanza da descriversi), da quello in testa s'ha l'ingresso in un'altra stanza con simile freggio dipinto, porzione della medesima è scoverta la rimanente coperta di tetto che sta cadente, al presente puntellato da due correotte, seu borde, tiene due affacciate, una verso la città e l'altra verso la Terra di Riardo nella grossezza della quale facciata accosto la finestra è un retretto senza porta, a sinistra poi della suddetta stanza con porta di legname ornata di pietra forte si ha l'ingresso ad un altra grande e con vano e simile porta con orna s'entra in un'altra stanza coperta a legno con due finestre affacciatore, retretto nella grossezza di detto muro ed altro simile focolare e dalla suddetta stanza rivoltando a sinistra mediante porta se n'ha un'altra coperta con il vano di comunicazione nella prima descritta elasso il salone sta simile freggio, finestra e focolaro dentro muro e  dalla (c8r) medesima si passa ad una consimile stanza coperta a travi con finestra (sopra della quale vi è il tetto) con due porte, una corrispondente in detto salone, e l'altra situata in un angolo della medesima, per la quale si va in un passetto coperto, a destra vi è l'uscita della loggia coperta descritta di sopra. In testa detto cortile dove sta il forno ed a sinistra vi è la grada della quale con due tese di fabrica s'ascende sopra un granajo coperto a tetto, che cuopre le seguenti camere  da descriversi e s'andava ancora sopra dell'altre camere descritte donde sono cascati l'astrichi intersuoli essendovi solo rimasto porzione delle cperture de tetti, sopra le mura interna della quale abitazione vi sono li merli di fabrica, e da sotto la facciata verso Porta sacrata, vi è un impresa di piperno, fabricata tra li travi delle finestre della casa Carrafa con la stadera. Calando in detto passetto a sinistra si trova altra grada di fabrica per la quale prima si calava nelle stanze di sotto detto Palazzo da descriversi, le quali prima servivano da Cavallerizza ed a destra vi è luogo comune con portella e cancellata di ferro sopra che riceve lume dal sudetto cortile. In testa di detto passetto si ritrova la Porta dalla quale s'hanno tre stanze una doppo l'altra coperte a travi situate le medesime da sotto il granajo con finestre dalla parte del cortile, e nell'ultima delle medesime sono due altre finestre affacciatore di detto cortile e vi è anco l'uscita in detta destra loggia (c8v) scoverta.
Ritornando nel cortile, uscendo dal medesimo, calando per la strada de Calzolari, verso l'altra strada detta della Ruva, a sinistra si ritrova un vano senza porta dal quale con grada accongia s'impiana ad un atrio coperto a lamia a croce diviso da pilastri et archi di piperni alla gotica e viene il medesimo situato sotto la loggia scoverta, e camera a sinistra del quarto principale de quello, in esso sono due porte, dalla prima s'entra in uno Stallone, diviso da tre archi similmente alla gotica con di loro pilastri, coperto a lamia a croce, con mangiatoie di fabrica in ambidue li lati con li nicchi capace per quarant'otto cavalli, di sono finestre a lume incrediente verso la strada descritta prima ed altro lume in testa con cancella di ferro. Viene il medesimo situato da sotto il salone, prima della seconda stanza dell'appartamento de quello. Ritornando verso anzidetto atrio dalla seconda porta s'ha l'ingresso in una stanza coperta a lamia a croce con lume incrediente sopra. In testa vi sono due vani, uno de quali tagliato a forza e per essi mediante tese di grada s'ascende all'appartamento nobile descritto e per sotto il raddoppiato ballatoro, mediante uno dei suddetti vani senza porta s'ha altra stanza coperta simile con lume incrediente e sua cancella di ferro, dalla parte della… in essa vi è descritto del pozzo d'acqua sorgente con lavatori accosto e focolaro alla romana dentro la grossezza del muro, da detta seconda stanza mediante (c9r) altra porta con due gradini s'ascende in una stanza grande divisa d'arco alla gotica, dove prima vi stava l'intelatura che formava due stanze, tiene due finestre con cancelle di ferro ed orne di piperno verso la vigna, in testa di  detta stanza vi è la grada di fabrica alquanto diruta, per la quale si ascendeva nelle camere descritte di sopra, le suddette tre stanze stanno situate da sotto alcune delle stanze descritte al piano nobile.
Ed in questo consiste l'abbitazione del sudetto Palazzo principale.
Avanti il descritto entrato del Palazzo suddetto vi è la sua Piazza maggiore circondata da fondaci e botteghe, case ogni intorno con cinque strade che si ripartiscono per tutta la città e fa la figura di sessangolare irregolare.
Accosto detto entrato v'è a sinistra il Tribunale ove si regge Giustizia, consistente in una stanza a lamia per Archivio ove si conservano le scritture, v'è un comodo cortile scoverto avanti con sedile e pettorata di fabrica, intorno e sopra v'è una pietra fabricata alla destra di detto Tribunale, con catena e cannale di ferro conficcato per castigo delli ladri. Dalla suddetta Piazza si passa per larga via al contiguo mercato detto del grano che unito alla Piazza quasi ne forma una, anche in figura sessangolare irregolare, essendovi d'ogni intorno botteghe de trafficanti, palazzi con case de cittadini e vi è una delle facciate del Castello. (c9v) In un largo del lato del Mercato suddetto vi è a sinistra l'Osteria della Principal Camera, che consiste in un entrato tondo pipernato con porta di legname, e scivola avanti di breccia per cui si ha il cortile coverto a lamia a botte pavimentato simile,  in testa del medesimo s'introva arco tra pilastri con la prima stanza terrana coperta a travi con torcinale  nel mezzo e simile pavimento con comodo di due focolari uno de quali alla romana. In essa vi sono due porte, dalla prima a sinistra si ritrova una dispensola coperta a tetti ove sta porta dalla parte del mercato, dalla seconda s'ha altra stanza coverta a lamia, al presente per uso di stalla e tiene l'uscita alla strada detta la Chianca e ritornando in detta Osteria con altro vano con porta di legname si ha piccolo cortiletto scoverto con il deritto del Pozzo e lavadoro, a sinistra del medesimo vi è portone di comunicativa alla strada suddetta, ed in testa ci è il coperto a lamia sostenuto da pilastri ed archi dove si ritrova un'altra porta, da cui s'ha una stalla a lamia con mangiatoia di fabrica capace per sei cavalli, ritornando in detto cortile a destra, mediante altro vano senza porta, si cala nello stallone, il medesimo è coperto parte a lamia  e parte a travi, diviso da arco con pilastri, ci sono li mangiatoie di fabrica in ambi li lati capace per cinquanta cavalli. Li siegue appresso altro vano senza porta, per cui si entra in una stanza per uso di rimessa, quale tiene anche porta di comunicazione al mercato. (c10r) Tornando in detto cortile scoverto a destra si ritrova la grada a fusiello coperto a lamia dalla quale mediante due tese o ballatori s'h un vano con porta dalla prima stanza coverta a tetti per esserne cascato il solarino con astrico che prima la copriva, vi sono remasti li travi, tiene finestra verso detto cortile scoperto con lume incrediente sopra. In essa sono tre porte, due a sinistra, dalla prima con orna di piperno s'ha la loggia similmente coperta a tetto, ove prima stava il coperto ad astrico, al presente solamente li travi. In essa sono due vani d'archi sostenuti da una colonna nel mezzo e contropilastri alli lati, mediante porta ornata simile, s'entra in una stanza coperta a tetti con simili travi, senz'astrico, tiene finestra verso il largo del mercato e comodo di focolaro. Ritornando nella prima stanza dalla seconda porta con simile orna s'ha un'altra stanza coperta con astrico sopra travi e suo tetto sopra, e proprio dalla terza porta se n'ha un'altra piccola coperta a travi con torcinale in mezzo e tiene finestra verso la strada (l'astrico però della medesima è alquanto partito), seguitando appresso con altro vano di porta si entra nella terza stanza coperta simile con torcinale, tiene due finestre, una dalla parte del cortile scoverto e l'altra verso l'anzidetta strada, v'è comodo di focolaro con cappa e l'astrico della medesima è tutto partito, ed uscendo di nuovo nella prima descritta stanza, mediante due gradi si cala in (c10v) in un corridoro che gira in torno due facce del suddetto Cortile dove nella prima si ritrovavano con porta, per cui s'entrava in un suppegno che cuopre lo stallone e rimessa descritta seguitando appresso a destra sono tre vani, uno de quali senza porta, dal primo s'ha il camerino per uso de luoghi comuni, dal secondo stanziola coperta a travi con tegole, ed al terzo una stanza in tutto simile all'antecedente descritta, in essa vi è porta d'un camerino con finestre verso  la strada della Chianca e focolaro. Uscendo di nuovo in detto corridoro elasso la descritta porta dell'ultima stanza si trova testa di fabrica per la quale si cala nel cortile scoverto, ed in questo consiste la detta Osteria.
Ritornando nel largo del Mercato e proprio nella strada della Chianca, a destra si ritrova un basso per uso di bottega con sua porta e poggio d'avanti, il medesimo coperto a travi.
Siegue appresso in detta strada altro basso per uso di chianca coperto simile con porta, poggio ed il chiancone di mezzo ligato alla porta della descritta osteria e proprio in detto lato si trova la prima stanza terrana di detta Principal Camera coperta simile e dalla medesima data a censo all'eredi del quondam Antonio Bianco immediate le ne siegue un'altra in tutto simile data similmente a censo a Pietro Cecere. E passando verso la parrocchia di S. Maria Celestina dove si dice alla Torretta si ritrova un largo con palazzi ed altre abitazioni attorno e v'è la sua contrada (c11r) con più palazzi de patrizi e nobili cittadini per essere sita nell'aria buona.
Si ritrova in testa detto largo la sua parrocchia consistente in una chiesa coperta a tetto con soffitto di tavole, vi è altare maggiore in questa con il quadro del titolo della chiesa, vi è il battisterio, campanile con due campane, utensili necessarij, vi si celebra una Messa il giorno, e tiene di rendita ducati cento ottanta oltre la stola. Dal largo di detta parrocchia, voltando a sinistra per un vicolo si passa ad un largo dove si trova un'altra chiesa, anco parrocchiale detta di S. Giovanni di dove ha preso il cognome la contrada e viene abitata da cittadini nobili e plebei con più strade e vicoli quale parrocchia al presente sta addossata alla suddetta di S. Maria Celestina. Consiste la medesima in una nave coperta a tetto con soffitta, suo altare in testa con il quadro del titolo della chiesa ed altri due altari alli lati, uno dei quali jus padronato della famiglia Scigliato con quadri de Santi, non vi si celebra per essere dismessa, ma v'è il campanile, con tre piccole campane. Da detta parrocchia si cala per un vico detto delle Zite e si va ad una delle porte maggiori detta di sopra, a destra d'essa e proprio al di dentro della città v'è una cappelluccia sotto il titolo della Madonna di Montevergine, grancia de PP. d'Aversa e la medesima coperta a lamia vi sta la sacrestia, campanile con due campane, vi si celebra tantum (c11v) nelli giorni festivi e tiene d'entrata annuj ducati sessanta.
Fuori la Porta suddetta vi è una cappella piccola a sinistra coperta a lamia, con sua porta a cancello, con il quadro di S. Rocco la quale è beneficiata e rende annui ducati cinquanta con peso della Messa.
All'incontro la Porta suddetta nell'angolo tra le due strade, una che va ad Apruzzo e l'altra a Rocca Monfina v'è la fontana d'acqua perenne detta la Fontana di Marzo seu di sette cannuoli, quale è portata mediante tre Emissari di fabrica, per uno de quali si da' l'acqua alla fontana, l'altri due portano l'acqua per li formali nell'altre fontane di detta città. E questo oltre l'altri rivi che vanno nelle masserie, quale descritta acqua nasce nel luogo detto Bajavicola, distante miglia due dalla città suddetta. Accosto della quale fontana vi è il lavaturo, seu fonte dove le donne vanno a lavare li panni dopo fluita l'acqua suddetta, se ne va strada strada e s'intromette negli orti detti della Piazza, e l'acqua degli altri due emissarij dopo empiti li formali, esce per la strada della rua e per diversi canali scoperti si porta agli orti intorno la detta città dalla parte di basso con la quale comodità la medesima ne viene ad essere molto abbondante, qual acqua dal Baglivo viene fidata agl'ortolani e pagano un tanto secondo la convenzione e solito (c12r). Nel medesimo luogo da fuori la porta v'è un ostaria per comodo de forastieri. A man sinistra v'è la via che va ad Apruzzo, da dove prima ne veniva il Procaccio e quantunque si fusse in appresso resa impratticabile, al presente è la megliore, per essere stata rifatta nell'anno 1702 a proprie spese de cittadini, sincome mi vien detto che perciò al presente vien chiamata la via nuova, da dove si va ad una cappella detta di S. Maria del Ponte, grancia d'AGP di detta città, lontano un quarto di miglio dalla porta suddetta, la quale ha preso il nome da un ponte di fabbrica che vi sta vicino, ed è la medesima coperta a tetti con sua lamia  e piccola campana, v'è il quadro del titolo e non vi si celebra per essere stata interdetta. E passato il ponte di fabrica suddetto sotto del quale passa il Savone delli Molini, si va verso S. Germano, per dove a man destra prima passava il Procaccio che veniva d'Apruzzo, Sora ed altri luoghi. E salendo verso sopra alla sinistra si giunge sopra la cima d'una dolce collina detta di monte Lucro ove si ritrova il convento de PP. Servi di Maria con sua chiesa, consistente in una nave, uno altaro maggiore isolato, con il quadro della Madonna de sette dolori e tre altri altari di diversi Santi, v'è la sacrestia e sopra l'entrata il coro. Accosto vi è il convento con suo claustro, in esso i corridori intorno, pozzo nel mezzo, v'è commoda abitazione e viene officiata la suddetta chiesa da otto padri e si manten(c12v)gono con le loro entrate ascendendino a circa ducati cinquecento.

                                                                                                                  (fine I parte)

(da Il Sidicino - Anno XIV 2017 - n. 4 Aprile)

1635 - Il territorio di Teano (particolare dalla carta della Diocesi di Teano voluta dal Vescovo De Guevara)

 

1913 - Via Mercato (Collezione Luigi Di Benedetto)
 
Teano - Largo S. Giovani con l’arco della chiesa di S. Giovanni (foto di Mimmo Feola)