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Indice Giampiero Di Marco
 
 

Note sulla storia feudale della Torre di Francolise (II parte)

 
La contea di Cimorisco e le baronie di Scarasciano e Gallincapo
 

Il 19 aprile 1678 Antonia Guastaferro vedova del quondam Giuseppe Martino des Carles e madre di Antonio impegna un suo terreno una masseria dove si dice a S. Maria a piazzanella di 40 moggia al convento dei conventuali e per esso al guardiano Bonaventura Zola presente all'atto insieme a frate Ferdinando Grimaldi e Gerardo Agrippa. Per un capitale di 116 ducati si impegna a una rendita quandocumque di ducati 9 e tarì 1 e grana 8 all'interesse dell8%36. Antonio nel 1688 è sposato con Girolama Abbate di Capua37.
Il primo di ottobre del 1691 Antonio Martino des Carles è sindaco nobile di Teano e asserisce che il giorno 21 settembre nel Pubblico Parlamento fatto per la discussione della colletta di medicina con esequtione sortita a favore di Paride Giliberto dottore fisico di detta città, nol si fece a richiesta e a preghiera dello sig. Paride ma si fece de motu proprio e di spontanea volontà di esso sindaco e del sindaco del terzo ceto e di molti particolari come infatti in detto consiglio fu proposto e scrutinato più d'uno delli medici hodierni38.
Attorno al 1697 vive Geronima Abate moglie di Antonio Martino des Carles39.
Nel 1737 si conosce Giuseppe Martino des Carles, figlio probabilmente di un Antonio, protettore della congregazione de Laici della Cappella di S. Maria del Soccorso40.
Nello stesso anno 1737 sindaci di Teano sono Carlo Martino des Carles e Francesco Altobello 41. Sempre nello stesso anno il 29 novembre Carlo Martino des Carles e Paride de Puglia, e Antonio de Cianci, governatori di AGP, sono conosciuti per un prestito di 50 ducati a Giuseppe Guastaferro figlio ed erede del quondam Giovan Battista42.
Nel 1738 il 15 maggio il canonico Martino Martini des Carles e Carlo Martini des Carles fratelli insieme al loro nipote Giuseppe, anche per parte di un altro nipote Luigi, fratello di Giuseppe, vendono a Bartolomeo Marchione di Calvi abitante a Sparanise una terra avuta da loro padre e avo Antonio, a la limatella di Scarisciano seu lo napolitano per la somma di 300 ducati a 39 ducati il moggio43.
Una Ippolita Martino des Carles sposa Tommaso Guastaferro di Gaeta, figlio di Giovan Battista Guastaferro, da cui nasce unica figlia Girolama Guastaferro che sposa Ferdinando de Vito Piscicelli. Tommaso Guastaferro aveva in prime nozze sposato Giuseppa de Nunzio. Anche Ippolita aveva sposato in prime nozze Alessandro de Renzis II barone di Montanaro di cui era rimasta vedova.
Però già un'altra donna della famiglia aveva sposato un Guastaferro. Infatti nel Catasto Onciario del 1755 è notato Tomaso Guastaferro di Gaeta di anni 24, marito di Maria Giuseppa de Nunzio di anni 22, che vive con la figlia Maria Teresa di anni 1 e con la madre signora Candida Martino des Carles di anni 56 e con quattro domestiche nella casa a S. Maria Celestina. Candida il 27 marzo 1738 è già vedova di Giovan Battista Guastaferro ed ha altri due figli Giuseppe e Luigi 44. Questa Candida come erede di Nicola aveva portato in dote anche la cappella dei Martini alla famiglia Guastaferro45. Nel 1752 vive Lucrezia Martino che dona la nuova statua d'argento di San Paride nella Cattedrale 46. Una Isabella Martino des Carles sposa Vincenzo Zito, e nasce Antonia Zito che sposa Nicola Siano. Il feudo di Cimorisco passa per successione dalla famiglia Martino des Carles alla famiglia De Angelis.
Famiglia di soldati, già Ferrante de Angelis nelle guerre di Lombardia nel 1526 si distingue al seguito di Carlo V e sotto il comando del marchese del Vasto. Questo Ferrante nel 1527 è noto come teste del testamento di Loisia de Abenavoli47
Giovanni Maria de Angelis ebbe per primo il feudo di Janomarino di S. Agapito e il Casale di Terra di Lavoro. Acquista Janomarino in contado di Molise in diocesi di Isernia nel 1514 per ducati 4500. Il Casale in Terra di Lavoro era costituito da Cimorisco e Bastia col titolo di contea.
Nel 1558 Antonio de Angelis e Antonio d'Angelo dicono di avere avuto dal principe di Stigliano il permesso di chiudere una strettola in parrocchia di S. Pietro e volendola chiudere convengono tra loro di dividerla in due parti, la parte di sopra che responde a la strata de li gradi delo bagno a Antonio e quella de bascio che responde a lo cantaro dietro la fontana de li cannelli al notaio d'Angelo con patto che l'acqua che esce da l cortiglio predetto il notaio propone se possa usare per innaffiare48.
Al tempo di Filippo IV ( 1605-65) e nelle guerre da questi fatte contro la Francia, Cesare De Angelis, distintosi per valore e ferito all'assedio di Verve, ottiene per i suoi successori il titolo di marchese di S. Agapito. Scipione ancora semplice barone di S. Agapito sposa nel 1647 Costanza Galluccio. Nel 1678 Scipione è morto e la sua vedova Costanza madre di Carlo nomina suo procuratore l'altro figlio Cesare de Angelis49.
Il 7 marzo 1678 si conosce Giovan Berardino de Angelis che riceve la somma di 170 ducati riscatto di un patto quandocumque stipulato poco tempo prima da Francesco e Paolo Martone di Valogno di Sessa50.
Nel 1679 Cesare de Angelis ancora vivo è uno dei governatori dell'Annunziata insieme a Carlo de Grandis e Francesco del quondam Pompilio Picozzi51.
Nel 1688 il 23 giugno Francesco de Angelis, marchese di S. Agapito, per la somma di 400 ducati dovuti per la dote di sua figlia Agnese monacata in S. Maria de foris52.
Nel 1679 il giorno 18 aprile Giovan Berardino de Angelis aggiunge un codicillo al suo testamento, il notaio De Nunzio raccoglie la sua volontà nella casa sita in parrocchia di S. Clemente juxta bona Julii Gallucci, juxta monasterium S. Marie monialium, juxta moenia civitatis53. Nel codicillo sono specificati meglio che 30 ducati della somma di 150 devono andare all'Annunziata e i restanti 120 al convento di S. Antonio.
Dalla famiglia de Angelis e cioè da Lucrezia de Angelis unica figlia del marchese di S. Agapito Ignazio de Angelis, a sua volta marito di Costanza Galluccio, per matrimonio contratto con Eustachio figlio primogenito di Giuseppe Caracciolo principe di Pettoranello nasce Vincenzo Caracciolo primo marchese di S. Agapito di questa famiglia. Figlio di questo è l'Intendente di Terra di Lavoro al tempo di Michele Broccoli, Giuseppe Caracciolo, marito di Anna Maria Ruffo alla quale il Pezzullo dedica il suo libro nel 1818.
Nel Catasto onciario di Teano del 1755 il marchese di S. Agapito Ignazio de Angelis, vive con la seconda moglie Giulia de Renzis, abita la casa al largo del vescovado e possiede 200 moggia a S. Massimo. La figlia Lucrezia de Angelis, erede della quondam Costanza Galluccio è notata come moglie del principe di Pettoranello Eustachio Caracciolo, vive con il marito nella casa al vescovato e possiede il principe anche moggia 70 a S. Reparata, 40 a Padule e 235 alla Starza, delle quali una parte feudali.

Feudo di Galloincapo
La baronia di Gallincapo è intestata alla famiglia Barattuccio dal Cinquecento in poi.
Il suo nome deriva da un Giovanni de Gallu in capite, figlio a sua volta di un altro Giovanni che lo detiene nei tempi normanni 54.
Nel 1308 i due sono notati nei registri angioini come una volta detentori del feudo.
Già nel 1300 i nobili Federico e Landulfo de Albeto di Sessa sono eredi del quondam Giovanni de Gallu in capite 55.
Nel 1269 Lucio Sacco indica Giovanni de Albeto de Suessa miles, nel 1275 Johannes de Albeto è mutuatore, sovvenzionatore di Carlo I per once due, e nel 1284 Giacomo de Albeto è suffeudatario nel feudo di Tommaso de Cicala 56.
Nel 1301 Federico e Landulfo de Albeto sono notati insieme a Rinaldo de Capistrello e Tommaso di Ferentino che ottengono una provisio contro i loro vassalli di Settefrati e S. Donato che rifiutano di prestare i loro servizi 57. Il locativo de Albeto farebbe derivare il capostipite da Alvito. La famiglia de Albeto è però di origine gaetana e con nobili tradizioni marinare 58.
Nel 1308 si ha notizia però che il feudo di Gallu in capite è tenuto da Isabella relicta del quondam Simone de Ventura 59.
Nel corso dello stesso anno si conosce Filippo del Tufo che in nome di sua moglie Tommasa d'Evoli, nipote di Simone Ventura, che possedeva il feudo, sottoposto a Roberto d'Aulnay prima e a Bertrando d'Artois poi, cui successe Tommasa, chiede una assicurazione dai vassalli 60. Ancora nel 1289 Simone de Ventura era vivo61.
Nel 1298 si ha notizia che Roberto d'Aulnay signore di Teano e Carinola protesta dal momento che nel suo feudo alcune persone tengono occupate alcune terre senza titolo e tra gli altri: nomina hominum tenentium terras occupatas spectantes ad nobilem virum Robertum de Alneto dom. Theani Caleni et Rocce Montis Draconis videlicet: dom. Simon de Adventura de Caleno tenet occupatas terras subscriptas in pertin. Rocce Montis Draconis spectantes ad dictum Robertum: peciam unam terre ubi dicitur ad pendengare de buccarole iuxta semitam venatorum; item tenet terram unam ubi dicitur cruce de buccarola que est iuxta nemus dicti Roberti de Alneto 62.
E ancora nel 1299: Simoni de Ventura mandatum ad prestandum servitium per ipsum debitum Joanni de Aquino mil et fam. 63.
Nel 1269 Simone de Ventura, un nobile di Caserta, era intestatario di un feudo in territorio caleno, che gli era stato donato dal conte di Caserta Sanseverino, quando questi era signore di Carinola, era stato dichiarato traditore, con il sospetto di aver parteggiato per l'impresa di Corradino e gli vengono sequestrati i beni feudali, ma in seguito viene riconosciuto innocente insieme alla moglie Siffridina e i beni feudali gli sono restituiti 64.
Ancora nel 1305 Simone è vivo dal momento che viene indirizzata dalla corte una provisio a favore di tali Bartolomeo Pellegrino, sua moglie Agnese e il genero Giovanni Buonomo della villa di S. Martino in territorio di Carinola per alcuni terreni che gli erano stati tolti da Simone 65.
Nel 1307 un litigio degli eredi di Simone de Ventura giunge a connotati veramente degni della commedia napoletana, si ha notizia che Tommasa nipote di Simone, moglie di Filippo del Tufo, e la nonna Isabella presero per i capelli l'altra nipote Isabella, sorella di Tommasa e le fecero lo strascino, cioè la trascinarono per i capelli, ricoprendola di parole ingiuriose 66. Il feudo viene assegnato a Filippo del Tufo e a sua moglie Tommasa 67.
La famiglia del Tufo di origine aversana, nel 1309 è nota per Bernardus de Tufo de Aversa statutus per Curiam super recipienda monstra in Terra Laboris 68.
Nel 1311 Thomasius de Marzano marescallus, Jacobus de Castrocucco armaturarum nostrarum magister, consiliarii et familiares, Thomasius Rogerii de Salerno et Andreas de Tufo de Aversa fideiubent pro Petro Cuczarello in favorem Roberte de Alneto 69.
Nel 1325 fra i baroni che partirono per la Sicilia insieme al duca di Calabria ci furono Angelo e Percivalle Santacroce, Giovanni Protonobilissimo, Paolo del Tufo, Barrasio del Balzo, Roberto Sanseverino, Giovanni di Laia, Guglielmo de Pontiaco, Arrigo Vintimiglia, Pietro Salvacossa di Ischia, Giovanni di Capua e altri 70.
Infine Ludovico Abenavoli sposa Maddalena del Tufo e anche Giovan Battista Abenavoli sposa in prima nozze una Lucrezia del Tufo morta prima del 1536.
Tra il Quattrocento e il Cinquecento il feudo de Gallu in capite passa alla famiglia Martino des Carles, dalla quale per via di matrimonio finisce poi nella famiglia Barattucci.
(fine II parte)

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NOTE
36 ASC, notaio Gioacchino de Nunzio, 4697, f. 245v.
37 AASC, notaio Gioacchino de Nunzio, 4702, f. 205, 20 aprile.
38 ASC, notaio Francesco de Quattro, 479/9, f. 252.
39 Broccoli M, Teano sidicino, T. 3, p. IV, p. 74.
40 ASC, notaio De Dionisio Paride, 10/35, f. 376.
41 ASC, notaio de Dionisio Paride, 10/35, f. 445.
42 ASC, notaio Paride de Dionisio, 10/35, f. 604.
43 ASC, notaio Paride de Dionisio, 10/36, f. 243.
44 ASC, notaio Paride de Dionisio, 10/36, f. 151v.
45 Broccoli M., Teano Sidicino, cit., T. 2, p. 241.
46 Broccoli M., Teano Sidicino, cit., T. 3, p. III, p. 186.
47 ASC, notaio Antonio Scalaleone, 118, f. 38v.
48 ASC, notaio Cesare Mandavillano, 448, f. 203, 8 marzo.
49 ASC, notaio Gioacchino de nunzio, 4697, f. 33.
50 ASC, notaio Gioacchino de Nunzio, 4697, f.120v., 7 marzo.
51 ASC, notaio Gioacchino de nunzio, 4698, f. 51v., 19 gennaio.
52 ASC, notaio Gioacchino de Nunzio, 4702, f. 277v.
53 ASC, notaio Gioacchino de Nunzio, 4698, f. 270.
54 ASN, ms. De Lellis, IV bis, f. 722: 1308 Joannes filius quondam Joannis de Galluincapite feud.
55 ASN, ms. De Lellis, III, p. I, f. 1715: 1300 Federico et Landulfo de Albeto militibus heredes quondam Joannis de Galloincapite. Ivi, ms. Sicola, III, f. 748.
56 Sacco L., L'antichissima Sessa (..), cit., Reg. Ang., XVII, n. 58, p. 29; Mazzoleni B., Gli atti perduti (..), cit. n. 476, p. 619. ASN, ms. Sicola, II, f. 71: 1269 la famiglia de Albeto notata tra i mutuatores di Sessa.
57 ASN, ms. De Lellis, IV, p. II, f. 273: 1301 Federico et Landulfo de Albeto heredibus quondam Joannis de Galluincapite, Rainaldo de Capistrello et Tomasio de Ferentino provisio contra vassallos eorum recusantes servitia in castris Septemfratres et S. Donato.
58 BSNSP, ms. Pagano, f. 5: 1275 Jacobus de Albeto protontinus capitaneus duarum galearum et unius vallette pro custodia marittime Bari et Terre Laboris. ASN, ms. Sicola, III, f. 189: 1303 Vitalis de Albeto de Gaieta a piratis hispanis in mari Sardinie capitur quaedam navis ipsius eamque venditur Paulo Pallardo de Saona. Ivi, ms. Sicola, III, f. 364: 1304 Erasmo de Albeto filio quondam Jacobi de Gaieta unc. XV ann. in bello maritimo interempti. Ivi, ms. Sicola, IV, f. 273. 1311 Herasmus de Albeto iudex annalis in Gaeta insieme a Riccardus Cahoti.
59 ASN, ms. Sicola, III, f. 748: 1308 Isabella relicta quondam Simonis de Ventura de Caleno mil. feudatario; Ivi, ms. Sicola, III, f. 776: Isabella Ventura relicta q. Simonis de Aventura de Caleno miles domina feudi quod dicitur lu gallu in capo siti in civitate Caleni.
60 ASN, ms. De Lellis, I/II, f. 44. Filippo de Tufo nomine Tomasie de Ebulo eius uxoris asserenti ab ipse Simone de Ventura de Caleno avum maternum dicte Thomasie qui in Caleno feuda possedebat sub Roberto de Alneto et herede Berterandi de Artus mil. cui Simoni successit dicta Thomasia tamque eius nepotis primog. provisio pro assecuratione vassallorum; Ivi, ms. De Lellis, IV bis, f. 1127: 1308 Philippus de Tufo vir Thomasie de Ebulo nepotis quondam Simonis de Ventura de Caleno succedit in feudis dicti Simonis avi materni Thomasie
61 ASN, ms. De Lellis, III, p. I/II, f. 1937: 1289 Simoni de la Ventura de Caleno m. provisio pro feudale servitio.
62 ASN, ms. Chiarito, 33, ff. 8-15.
63 ASN, ms. De Lellis, III, p. 1, 2, f. 1627. Ivi, ms. De Lellis, III, p. II, f. 1937. 1296 Simoni de la Ventura de Caleno provisio pro feudali servitio.
64 ASN, Miscellanea di ms. I, fs. 13, f. 148v: 1269 Simone de Ventura di Caserta è dichiarato traditore con sua moglie Siffridina Ivi, ms. Sicola, II, f. 89: 1269 Sifridina uxor Simonis de Ventura de Caserta restituitur bona.
65 ASN, ms. De Lellis, IV, II, f. 707: 1305 Bartholomeo de Peregrino pro se et Agneti uxore sua et Johanni de Bonohomine genero suo de villa S. Martini de territorio Caleni provisio contra Simonem de Ventura mil. de Caleno destituentem eos certis bonis feud. in dicto territorio.
66 ASN, ms. De Lellis, IV, II, f. 40: 1307 Filippus de Tufo filius quondam Berardi de Tufo de Aversa qui matrimonium contraxit cum Thomasia nepote quondam Simonis de Aventura de Caleno ac dicta Thomasia ac Isabella aviam ac Isabella sororem suam extraxit per capillos ac ignominiose iniurias inferentes ac pro eorum libido traduxerunt eas; Ivi, IV bis, f. 1093: Thomasia et Isabella nepotes quondam Simonis de Ventura de Caleno,Thomasia uxor Philippi de Tufo filii d.ni Berardi de Tufo de Aversa, nepotes similiter d.ni Petri de Ebulo et Guillelmi de Ebulo fratrum.
67 ASN, ms. De Lellis, Iv bis, f. 1106: 1308 Isabella relicta quondam Simonis de Ventura de Caleno d.na feudi de gallu in capite in civ. Caleni. Ivi, f. 1127: 1308 Philippus de Tufo vir Thomasie de Ebulo nepotis quondam Simonis de Ventura de Caleno succedit in feudis dicti Simonis avi materni Thomasie.
68 ASN, ms. De Lellis, IV bis, f. 901.
69 ASN, ms. Sicola, IV, f 218.
70 Sacco L., L'antichissima Sessa (..)., cit.

Giampiero Di Marco
(da Il Sidicino - Anno XI 2014 - n. 1 Gennaio)