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Artisti e artigiani attivi nella Città di Teano

 

Il 28 marzo del 1715 un certo Domenico Valente napoletano roga un atto dinanzi al notaio teanese Gaetano de Quattro, con lui è presente anche il vescovo Domenico Pacifico. Il Valente afferma che si è portato nella città di Teano a richiesta e petitione del vescovo monsignor Pacifico al fine d'indorare e pulire l'organo seu tutta la machina di esso, posto dentro la cattedrale. Il vescovo si impegna a fornire tutte quelle migliara d'oro a libretto quante ne bisognaranno. L'oro che si usava e si usa ancora oggi per l'indoratura viene venduto in sottili lamine che vengono incollate sul legno della parte da dorare dopo una previa pulitura. Il vescovo si impegna anche a pagare ducati quattro e mezzo il migliaro di fogliette d'oro applicate e a fornire un'abitazione all'artigiano per tutto il tempo che resterà in Teano e anche legna e olio, per il riscaldamento e il sostentamento1.
Il 2 di luglio del 1690 il notaio Francesco de Quattro roga il contratto con cui il procuratore del vescovo Giuseppe Nicola Giberti reverendo Giovan Battista de Mattheis impegna il fabricatore napoletano Domenico Trabucco. Domenico si obbliga a fare a sue spese otto lambie nella quinta destra della cattedrale in quella forma che sono quelle dall'altra quinta sinistra, che forno fracassate nel terremoto che fu nel anno 1688.
In quel terribile terremoto accaduto il giorno 5 giugno 1688 che ebbe Benevento come epicentro si produssero danni notevoli in tutta la zona da Galluccio a Roccamonfina, Conca, Presenzano, Tora, Montecassino. I gravi danni prodotti a Sessa e ora quelli testimoniati a Teano non sono compresi nell'elenco del Baratta2.
Il prezzo concordato per il ripristino della struttura muraria è di 120 ducati3. In pratica viene rifatto tutto il lato destro che conta appunto otto cappelle laterali, non dovettero crollare le colonne di sostegno oppure esse vennero solo rialzate.
Di ben altra portata sono alcune note tratte dai Protocolli del notaio Giovan Berardino Grande attivo a Teano sulla fine del Cinquecento.
Dall'opera di Pier Luigi de Castris sulla pittura napoletana del cinquecento si conosce che negli anni tra il 1593 e il 1595 il pittore Belisario Corenzio aveva tenuto bottega nella città di Teano e qui anzi aveva preso con se un giovane aiuto eseguendo alcune cone e vari affreschi in una o diverse chiese teanesi, forse in S. Caterina. Di questa attività oggi è ricollegabile soltanto una tavola lignea con il Martirio di S. Caterina nella chiesa omonima4.
Belisario Corenzio di origine greca venuto nel regno fin dal 1570, in età giovanile, domina con la sua figura il periodo tra la fine del Cinquecento e la prima metà del secolo seguente, specialmente nella grande decorazione a fresco. Il personaggio Corenzio che il molto fantasioso De Dominici descrive come una specie di camorrista impegnato nell'accaparrarsi gli appalti delle grandi chiese napoletane, facendo fuggire, colpire con vere imboscate gli artisti che si portavano a Napoli è sotto molti aspetti ancora tutto da scoprire5. Nel 1593 in data 9 dicembre pagamento finale di ducati 25 da parte di Giovan Maria d'Angelo a saldo della cona et opera fatta nella Cappella della Santissima Conceptione della città di Theano. La cona è forse identificabile con il Martirio di Santa Caterina conservato nella chiesa omonima di Teano, un altro pagamento più generico per altre opere in corso è del 4 febbraio 15956.
Nel 1594 riporta il de Castris seguendo un documento che fu pubblicato da Filangieri prende a bottega per otto anni un ragazzo di Teano di nome Ferdinando Maccario di anni tredici7.
Nel 1595 il 4 febbraio altro pagamento come riferito di ducati 15 sempre da parte di Giovan Maria d'Angelo in parte della pittura che fa in Teano nella sua cappella8.
A queste note possiamo ora aggiungere qualcosa d'altro. Intanto la presenza di Belisario a Teano può essere riportata al 1586. Infatti il 10 gennaio dinanzi al notaio Giovan Berardino Grande si roga un atto di Locatio persone, cioè una specie di assunzione di un giovane originario di Pietravairano, tale Giovan Battista Pascali che diventa inserviente di Belisario che però gli promette di fargli fare l'apprendista9.
Possiamo attestare la famiglia Maccario come realmente esistente nella città di Teano. Infatti per lo stesso notaio il 9 settembre 1586 si stende una quietatio pro domino Jacobo et Gaspare Mollo, da parte di Nicola Antonio Maccario che è loro patruus cioè fratello della madre Antonia la quale lasciò ai due una somma di 100 ducati10. Questo Nicolantonio doveva essere anche egli pittore.
Il 17 maggio 1580 Petro Palmieri, economo e procuratore della cappella della pietà contenuta nella chiesa dell'Annunziata, coadiuvato da Malatesta Capoccio, stipula un contratto con Ottavio Carelli originario di Leon ? per farece pintare una cona ne la cappella d'altezza et larghezza como ei la cona del mastro Colantonio Macchario in lo viscovato vicino la sacrestia et pintarla de questo modo: in mezzo de la cona la pietà con la Madonna con lo Christo in braccio sopra lo Deo patre et da luna parte co l'altra l'angelo con l'annunziata. A lo scabello di basso l'epitaffio simile ad quello de la cona de dicto mastro Colantonio conforme a la quale debia et deve farlo et pintarlo de colori ad oglio fini de li quali Ottavio sia tenuto como ha promesso refarli ad sue spese, lo guiardapolvere de la cona promette esso m. Ottavio pintarlo e che debba farsi a le spese de Malatesta et Petro, ma la cona de legname et ogni altra cosa necessaria se debbia fare a le spese di esso mastro Ottavio, per le fatiche et factura di detta cona promettono pagarli ducati trenta de li quali ne have havuto dieci 11.
Un'altra nota tratta dai protocolli del notaio Mandavillano nel 1571 vede il 24 agosto i sindaci della città Oderico Scalaleone, Giovan Francesco Santoparo e Francesco Antonio d'Angelo convenire con il mastro fabricatore Giovan Tommaso d'Adamo teanese che deve costruire una fontana nella strada “delli cauzolari” per il prezzo convenuto di 220 ducati che saranno pagati terziatamente e dei quali vengono anticipati dieci ducati. La forma della fontana dovrà essere quella del disegno annesso che qui riportiamo12.
Il 20 agosto 1592 i governatori pro tempore dell'Annunziata di Teano Cesare Martino des Carles, Giovan Paolo Sanfelice e Malatesta Capozio stendono un atto dinanzi al notaio Giovan Berardino Grande con il quale si conviene con il pittore napoletano Giuseppe de Alfonso che questi realizzerà uno friso de sei palmi largo sotto la intempiatura intorno intorno decta nave, tempiatura a le quali sei palmi se intenda incluso l'arco travo pur che sia proportionato et conveniente a detto friso et lo campo de detto friso sia tutto de azzurro fino et a li quatri che veneno entrando a detto friso se ce debiano pittar li misterii de la SS.ma Conceptione et ditta pictura farla a frisco de colori fini et atti a lavorare a frisco et tnto la pictura quanto li colori tutto a spese de esso m. Giuseppe et tanto luno como l'altro debia essere de ogni perfettione perfetti fatti si de colori como de pictura verum detti yconomi debiano alloro proprie et de ditta ecclesia spese fare le tonache che bisognarà per detto friso et l'anniti necessarij per tale pictura con patto che sia lecito a detti yconomi et procuratori presenti et successivi futuri fra otto di poj fatta detta pictura farla rivedere se li piacerà a persone experte acciò non sia defettiva vel m. predetto et essendo defettiva detto mg. Joseph sia tenuto refarlo.
Il prezzo del lavoro è di 60 e della somma il pittore riceve un anticipo di 10 ducati e il resto lo avrà a compimento dell'opera13.
Il 4 novembre 1603 Fabrizio Martino des Carles e il notaio Giovan Lorenzo Mandavillano governatori dell'Annunziata rogano un contratto con Orazio de Garamo teanese. Quest'ultimo deve costruire e fare costruire uno novum architravum per la somma di 180 ducati. Nell'atto si specifica che detto Horatio:
sia tenuto como have promesso fare et construire uno novo arcotravo in decta chiesa dell'Annunziata de legno buono staggionato de quello modo et intagliatura che n'appare dal desegno fatto de propria mano ch'essi procuratori ricevono dal detto Horatio, cioè la parte de frontespitio tucto inorato, la parte de sotto con angeli con facce de carnatura, colli capelli d'oro et il resto del campo de azzurro fine, et la parte di dietro pittarla ad elettione de decti procuratori.
Item che detto Horatio sia tenuto como ha promisso nello campo della parte in frontespitio et proprio dove ei quello vacuo pittarce quelle figure che eligeranno detti procuratori et li mascaroni che harranno a tenere detto arcotravo uno de cquà et l'altro dellà conforme a detto desegno habbiano ad essere inorati tutti excepto le facce che sarranno de carnatura.
Item che detto Horatio sia tenuto como ha promisso fare doi bastoni per le lampe buoni intagliati et inorati juxta lo desegno et renorare lo crocefisso che al presente è sopra il transetto di detta chiesa per tucta la settimana de marzo prossimo venturo 1604 et darli con ponere li debiti colori.
Item ei convenuto che detto Horatio sia tenuto tutte le figure e pitture predette farle repictarle de colori buoni fini ad oglio.
Item che detto Horatio sia tenuto como have promisso per tucta la settimana proxima de marzo 1604 finir con ponere detto arcotravo et dicti bastoni nella chiesa predetta et non altramente pertanto detto arcotravo quam tucte altre opere che se contenno nello presente instrumento debbiano essere bone perfecte de bona manifactura pittura e colori a giuditio de experti et non commertece defetti et se comectesse defecto sia tenuto a tucti danni e spese.
Item ei convenuto che detto Horatio sia tenuto como have promisso per tucto mesed e maggio proximo del seguente anno 1604 fare caccire et noivamnete costruire et fare l'altare maggiore de detta chiesa più basso per quanto serrà necessario et concvebniente a giuditio de experti et architetto et la cona grande repomnerla in detto nuovo altare et quelli seggi che al presente sono in lo coro de decta chiesa farli ponere in lo coro che se haverrà a fre da dietro de lo altare maggiore.
Item che tucte l'opere farle a sue spese e fatiche.
Et versavice dicti Fabritio et notario Mandavillano promittono darci 100 ducati de carlini entro la festa de Natale et li altri 80 alla fine de lavori14.
Il 3 dicembre 1604 Giovan Luigi de Giglio, Giulio della Montagna e Giovan Battista de Gardenis economi della cappella di S. Maria del Soccorso eretta nella chiesa di S. Agostino stendono un contratto con mastro Paolo Pecoraro di Nocera dei Pagani, fabricatore, incola Theani.
Il mastro dovrà coprire a tioli seu canali la casa della cappella sita in Teano nella parrocchia di S. Maria Celestina, vicino a beni dell'Annunziata, di S. Agostino e altri fini, quale alli ultimi giorni se abbrusciò dallo foco e in detto coprimento ponerà travi et altri lignami necessari et novi et boni.
Item detto mastro Paulo sia tenuto accomodare la tesa dello muro di detta casa et se fosse necessario alzarla como steva prima et anco rapezzare et accomodare l'astaco di sopra dove fosse guasto et cambiarce le travi et altro ligname rocto, et guasto et farceli buoni et novi.
Item cambiar le soglie delle finestre de decta casa quale forse fossero arse et ponerle boni et cacciare la pendata di detto coprimento conforme a la pendata che vi è rimasta di decta casa.
Item rifare la lambia rocta seu scassata di lo casalino di detta casa che confina con Prospero Grimaldi.
Item fare novamente uno focolare in detta casa cioè farence una cappa di ciminero con farce lo debito scarico sopra li canali.
Detto mastro Paulo essere tenuto a sue spese et fatiche a fare tucte le opere e a ponere travi travicelli pinelle ciancelle canali calce arena porte rupiglio e tutti altri stiglio necessario e tutte dette opere promette farle e finirle per lo mese de gennaio prossimo venturo 1605.
Il prezzo convenuto per questi lavori è di 70 ducati, di cui sono anticipati ora 3015.
Il 6 novembre 1597 Antonio de Renzis che agisce anche per Alessandro e per i figli del quondam Angelo de Renzis, per un legato fatto nel testamento del quondam Sebastiano de Renzis rogato dal notaio Marco Cerqua di Teano viene a convenzione con Orazio de Garamo il quale promette nel termine di tre mesi a cominciare dal presente mese dal qual tempo haveno fatto partire dar principio all'opere infrascritte: una cona laborata de legname buono et bene intagliato nella cappella di essi de Renzis dentro la Ven. ecclesia dell'Annunziata de quella altezza et larghezza conforme alle proportioni del luoco et in quella pongerce la Natività de N. S. con tutte le figure necessarie con colori fini ad oglio ben pinte et ben facte coli corniciunj et colonne intagliate tutte in oro con frisi necessari ita che la cona predetta habbia da essere ben fatta et ben laborata ad giuditio et magistero dell'experti nell'arte predetta ita che sia tale che detti de Renzis si per la cona come per altri che potrà occorrere in accomodationi et ornamento della predetta cappella habiano da spendere la somma de docati cento conforme allo legato fatto per detto quondam Sebastiano loro fratello in detto suo testamento, quale cona facta che serrà se habia da apprezzare per dui commoni amici pitturi experti da eligernose comunemente per esse parti contrahenti et con fare ad quello che essi predetti dui apprezzaturi se apprezzerà et dechiarerà se debia facere il pagamento di detta cona sincomo esso Antonio p. proprio nomine promette in parte de lo prezzo de detta cona detto Horatio ne have adesso 25 ducati et il resto ad compimento16.
Il 21 gennaio 1603 Orazio de Garamo roga un contratto con Giovan Girolamo Barattucci e il canonico Pompeo Magno che sono gli economi della Cappella del SS.mo Corpo di Cristo e della cappella di S. Leonardo costruita nella chiesa di S Caterina a Maiella aggregata alla prima. Orazio ha promesso per sollenne stipulatione alli detti Giovan Girolamo e Pompeo che per tutta la festa del SS.mo Corpo di Cristo ad tutte sue spese et fatighe fare una cona in legname pinto de colori fini ad oglio dentro de l'ecclesia di S. Caterina ad Mayella nella cappella de Santo Leonardo conforme allo desegno facto per esso Orazio quale sta sub.to in pede de quello da essi Giovan Girolamo et Orazio, qual cona habia da essere de altezza dall'altare per insino alla volta de sopra detta cappella et l'intaglio delli miracoli habiano da essere d'oro et lo campo de azzurro et nell'istorie pintarce li miracoli de S.to Leonardo et la conetta de dentro habia da essere tutta oro senza azzurro col'immagine di Sancto Leonardo in mezzo et nella cimasa pongerce la Madonna SS.ma co angeli et de sopra il SS.mo Corpo di Cristo et debbia essere tutta pinta de colori fini ad oglio quale cona habia ad essere facta bona et confetta et de ogni magisterio ad giudicio de experti ut non habia appaciar et che non appaciandose in alcun modo che esso Oratio de suo proprio sia tenuto et debbia sincomo promette refarla et la debbia ponere et fare quanto vi bisognarà de tutte spese faciende sue et sia tenuto anco esso Orazio sincomo promette pictar l'ornia del muro di detta cappella ad colori ad frisco et per salario de refeciura promettono di darli a Natale ducati 100 17.
Il 16 ottobre 1606 Orazio de Garamo de Theano pittore, finalmente è indicato con la sua qualifica di pittore, se ancora avevamo dei dubbi. Roga un contratto con Jacobo Barbato e Giovan Angelo Santacroce che sono gli economi della cappella di S. Reparata. Orazio promette da mo a tutto il giorno della natalità di N. S. proximo venturo fare, pintare et inorare et ponere ad tutte sue spese et fatighe una cona de legname et intaglio et colori ad oglio fini et guarnita d'oro che sia conforme allo desegno fatto per esso Orazio sotto scripto de mano de me notaro co l'intagli et cornice de oro in campo azzurro et in quello pintarce nello quatro la Madonna SS.ma in meczo, alla parte dextra S. Reparata et alla parte sinixtra S. Giovanni apostolo ed Evangelista et nella cimasa il Dio Patre, promette de più detto Orazio pongerce due figure d arbitrio d'essi mastri nec non renovare racconciar quella parte della pittura dello muro di detta cappella che sono guaste et la predetta cona et opera da farsene debia star ad arbitrio d'experti nell'arte et la cona se habia da essere proportionata et d'altezza che tocca alla lambia della cappella et per lo salario et fattura di detta cona essi maestri et economi li cedeno et danno allo predetto Orazio la cona vecchia che al presente sta in detta cappella et promettono de darli de più altri ducati trentacinque et in conto di detti 35 esso Orazio al presente in presenza nostra have recevuto ducati 10 et il resto ad compimento dell'opera18.
Dunque Orazio de Garamo era un pittore e anche molto impegnato come abbiamo visto negli atti citati. La sua famiglia appartiene al secondo ceto cioè una famiglia non nobile come riporta giustamente il Pezzulli. Cosa possiamo ancora aggiungere?
Intanto occorre tenere presente l'atto riportato anche se con molti errori da Michele Broccoli sulla costituzione della Congregazione di S. Reparata alla quale viene assegnata la cappella di S. Reparata già esistente nella Cattedrale19. L'atto del notaio apostolico Masio de Leone è del primo dicembre 1489. In esso è citato tra i maestri e procuratori della confraternita dei corbisieri et cordonis (sic m cordovanis) della città di Teano anche un Paolo de Garamo, insieme a Costanzo de Fiore e Andrea de Magistris, e tra gli altri confratelli anche un altro componente della stessa famiglia un certo Manganello de Garamo. Alla confraternita viene concessa una cappella nella chiesa cattedrale che prima si chiamava con altro titolo di S. Maria e Giacomo. Adesso la cappella viene intitolata a S. Reparata e vengono sottoscritti alcuni patti. Innanzitutto debbono i maestri della Confraternita accomodare la cappella tutte le volte che sarà necessario in futuro. Si dovrà costruire un altare intitolato a S. Reparata con farci dipingere la Santa con altre figure. Ma come abbiamo visto sull'altare verrà messa una cona dipinta sulla fine del '400 e che Orazio si prende in cambio della nuova nel 1606. Intanto la confraternita riuniva i lavoratori del cuoio nella loro interezza, cioè i corbisieri et pelliparii, et cordovanis, cioè i calzolai, i conciatori e quelli che lavoravano il cuoio tratto da capre o castroni che veniva lavorato alla maniera di Cordova, a formare quello che veniva detto marocchino20.
I corbisieri erano più precisamente mercanti di pelle. Il Du Cange fa derivare questa parola dal calabrese corbestiero, nomine ex corio et bestia derivata, come in Vita S.ti Francisci de Paula, T. I, erant magistri corbestieri et vendebant pelles21. Il senso deriva da corbio, sportarius, corbisier, vel mercatores qui in corbellis merces suas portant.
Questa confraternita che dobbiamo intendere come una vera e propria corporazione ha un suo peso economico nella città, come nella vicina Sessa dove il grande complesso dell'Annunziata viene costruito nella prima metà del '400 dalle potenti corporazioni dei conciatori, corbisieri e dai macellai. Infatti se nell'atto citato sono presenti solo i conciatori e i calzolai, ben presto dovettero aggiungersi anche i macellai, come si vede da numerosi atti che riguardano la confraternita di S. Reparata nel corso del secolo successivo. Infatti il 18 novembre 1597 sono maestri della cappella di S. Reparata atanatorum et calceololariorum Desiato Nazzaro e Orazio de Jodece i quali rogano un atto con Gaspare Mandavillano, il chierico Paolo Borrello e il chierico Giovanni de Renzo22. Ora la parola calceolarius in latino significa lo stesso che calzolaio, l'altra è una vanità del notaio il quale vuole usare una parola che trae, sbagliando tra l'altro, poiché aggiunge un alfa privativo invertendo il senso di ciò che vuole dire, dal greco dove thanatos vuole dire morte. Quindi uccisori, cioè quelli che in spagnolo erano i matadores, gli ammazzatori, cioè i macellai. Alla corporazione dei macellai doveva appartenere almeno nel '400, prima che si nobilitassero anche i Del Vecchio. Il 31 agosto 1596 Paolo dello Vecchio tutore di Giovanni e Maria dello Vecchio figli del quondam Berardino vende a Francesco Toraldo teanese integrum stileum artis tanatorie dicti quondam Berardini consistens in uno caccavo magno aeris, unus labellus tribus bancjs et aliis rebus ad artem predictam destinatis et necessariis per 25 ducati23.
La famiglia Del Vecchio alla quale nel Cinquecento è appartenuto il feudo di Campofaro, era di origine ebrea, infatti questo cognome venne preso da molte famiglie ebree residenti nel regno di Napoli, dopo l'ondata di immigrazione ebreo-sefardita del 1492, per distinguersi da queste famiglie spagnole e portoghesi di recente venuta. L'aver esercitato l'arte della macelleria nei tempi più antichi conferma questo fatto della loro origine ebrea, perché di solito erano gli ebrei a occuparsi della macellazione per essere sicuri della uccisione rituale.
Vincenzo dello Vecchio è economo della cappella di S. Reparata insieme a Ettore Truglio e i due il 19 marzo 1602 fittano a Carlo Ferraro e Giulio Fava “omnes carnicies atanatorie juxta solitum” per un anno per la somma di 24 ducati24. Probabilmente si riferisce l'atto quello jus che Broccoli chiama delle carneccia e pelo cioè i rimasugli di carne delle buccerie e tutti i ritagli di pelle “que in opificiis remanent”.
Della famiglia de Garamo si conosce il 4 gennaio 1604 Antonio fratello carnale di Orazio, il quale anche per conto del fratello dota la citella Giovanna dello Mastri di Casi che sposerà Giovan Berardino Lombardi di Cierro (forse Acerra) ma abitante in Teano che riceve 9 ducati e altri 18 li avrà il giorno del matrimonio25.
Orazio della fine del Cinquecento è lo stesso che nel 1629 pone l'epigrafe per il suo amico Tansillo sepolto nella chiesa dell'Annunziata. Figlio di Orazio è Cesare de Garamo che eserciterà l'arte medica.
Figlio di Orazio è Cesare de Garamo medico che si conosce come confratello della Cappella della Purificazione di S. Maria Vergine nella chiesa di S. Benedetto il 29 aprile del 164026.
Il 20 Marzo del 1571 Fabio Martino che in questo anno è Governatore dell'Annunziata redige un contratto con il maestro Giovan Francesco Speziano napoletano pittore e indoratore che ha bottega proprio di fronte all'Annunziata di Napoli che viene detto sine patre probabilmente nato o portato nella famosa ruota. Il contratto riguarda la costruzione di una custodia della sacra eucarestia, un tabernacolo insomma, che deve servire la chiesa dell'Annunziata di Teano. Viene precisato che: detta custodia deve essere di cinque palmi di altezza doi palmi e mezzo de larghezza da lo pede de sotto et tre longa tutta de oro seu innorata senza altri colori colle colonne sotto et sopra et colle figure de s.to Pietro et s.to Paolo alle doi nicchie et doi angeli ale porti de li fianchi et la Annuntiatione net doi altre para de angeli tutti indorati colle capigliere innorate, vs uno paro de tre palmi altri de sutto et uno altro paro de doi palmi altri de sutto et alla porta della custodia la figura del corpo de Cristo et tutta la custodia ornata de fiammetelle et altre cose necessarie per ornamento de ditta custodia colle arme della Nuntiata quale custodia ditto magistro Giovan Francesco promette darla finita in ditta sua poteca per due di avanti lo di della ascensione de nostro signore Jesu christo proxima futura del presente anno 1571 et finita che serrà ditta custodia ditto maestro Giovan Francesco la devia consignare a ditto maestro procuratore con quelli nomi proprio o altri per sua parte in ditta sua apoteca quale se habbia da portare in Thiano ad spese de epso procuratore et potendose ponere et accomodar detta custodia sopra lo altare de ditta ecclesia bona che non se guasta sicundo ei stato designato da epso maestro Gio. Francesco detto m. Gio. Francesco non sia tenuto venir ad ponere detta custodia et non potendose ponere senza altro o altri dell'arte sua sia tenuto epso maestro Gio. Francesco venirla ad ponere de la quale custodia ditto mastro procuratore nomine quo promette dare ditto maestro Gio. Francesco ducati vinticinque de carlini de li quali presentialiter in cunto de epsi coram nobis recepit ducatos tres de carlinis reliqui vero predictus magistrum procuratorem promittit solvere vs ducatos decem per totum vigesimum diem mensis aprilis proximi futuri presentis anni 1571 et restantes duodecim solvere ditto magistro Gio Francisco q. finita ditta custodia cum pacto se ditto m.procuratore non pagara ditti ducati dece per li vinti de aprile che sia tenuto ditto maestro Gio. Francesco in trattenere de fare et finire detta custodia piu del tempo predetto27
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NOTE
1 Archivio di Stato di Caserta, notaio Gaetano de Quattro, 71/2, f. 40v.
2 Cfr. Baratta M., I terremoti d'Italia. Saggio di storia geografia e bibliografia sismica italiana, Torino, 1901, ristampa anastatica, Bologna, Forni, 1979 , pp. 154-63.
3 ASC, notaio Francesco de Quattro, 479/5937, f. 158.
4 Cfr. De Castris PL., Pittura del Cinquecento a Napoli 1573-1606. L'ultima maniera, Napoli, Electa, pp. 194 e sgg.
5 Cfr. Vita di Belisario Corenzio pittore, in De Dominici Bernardo, Vite de' pittori scultori ed architetti napoletani, in Napoli, nella stamperia del Ricciardi, 1747, II, p. 293 e sgg.
6 De Castris P. L., cit. p. 324, da Archivio Storico del Banco di Napoli, Banco dello spirito Santo, giornale di cassa, 6.
7 De Castris P.L., cit., p. 324. Atto del notaio napoletano G. A. Jovene, prot. 1, f. 256.
8 De Castris cit., p. 324, da ASBN, Banco dello spirito Santo, giornale di cassa, 10, f. 172.
9 ASC, notaio Giovan Berardino Grande, 1333, f. 19v. locatio persone pro nob. Belisario Corentio.
10 ASC, notaio Giovan Berardino Grande, 1333, f. 124.
11 ASC, notaio Giovan Lorenzo Mandavillano, 1132, f. 175.
12 ASC, notaio Cesare Mandavillano, 452, f. 173.
13 ASC, notaio Giovan Berardino Grande, 1336, f. 51.
14 ASC, notaio Federico Larco, 1908, 384v.
15 ASC, notaio Federico Larco, 1909, f.368v.
16 ASC, notaio Alfonso Ragiuni, 1362, f. 123.
17 ASC, notaio Alfonso Ragiuni, 1368, f. 41.
18 ASC, notaio Alfonso Ragiuni, 1371, f. 228
19 Broccoli M., Teano Sidicino, t. T. III, p. IV, pp. 21 e sgg.
20 Tommaseo N.-Bellini B., Dizionario della lingua italiana, volume 6. Il termine cordoana per il Galiani F. indica una tal sorte di marocchino e nota pelle di capra per uso di scarpa. Cfr. Galiani F., Vocabolario napoletano toscano, Napoli, presso Giuseppe Maria Porcelli, 1789, T. I.
21 Du Cange Charles du Fresne, Glossarium mediae et infimae Latinitatis, Niort, L. Favre, 1883, T. II. La parola corbisiero purtroppo pur essendo attestata specialmente nel Regno di Napoli, dove per la maggior parte si trova anche usata come cognome, non trova riscontro nei diversi Dizionari di Napoletano. Infatti manca a Galiani F., D'Ambra R., Altamura A., Andreoli R., Ceraso G., Salzano A.,
22 ASC, notaio Alfonso Ragiuni, 1363, f. 128.
23 ASC, notaio Alfonso Ragiuni, 1362, f. 101.
24 ASC, notaio Alfonso Ragiuni, 1367, f. 95.
25 ASC, notaio Alfonso Ragiuni, 1369, f. 1.
26 ASC, notaio Silvestro de Nunzio, 3178, f. 156.
27 ASC, notaio Antonio Grande, 592, f. 114v.

Giampiero Di Marco
(da Il Sidicino - Anno X 2013 - n. 9 Settembre)