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La Mela Annurca uno dei più antichi prod. dell'agr. campana

 

L'annurca ha il privilegio di essere una delle varietà di mele più antiche e documentate del territorio campano. La sua raffigurazione nei dipinti rinvenuti ad Ercolano ed in particolare nella cosiddetta “Casa dei cervi”, testimonia l'antichissimo legame tra l'annurca e la Campania felix. Luogo di origine sarebbe l'agro puteolano come afferma Plinio il Vecchio nella “Naturalis Historia”. Proprio per la sua provenienza da Pozzuoli, sede degli inferi, Plinio la chiama la “mala orcula” in quanto prodotta intorno all'Orco (gli Inferi).
Anche Gian Battista della Porta nel “Suae Villae Pomarium”, nel descrivere le mele che si producono a Pozzuoli, riferisce come queste siano volgarmente dette “orcole”. Da qui i nomi anorcola e annorcola utilizzati fino a giungere al 1876 quando il nome “annurca” compare ufficialmente nel Manuale di arboricoltura di G.A. Pasquale.
Definita “la regina delle mele”, soprattutto per la spiccata qualità, l'Annurca è famosa per la polpa croccante e compatta, gradevolmente acidula e profumata. Rivendica da sempre virtù salutari: altamente nutritiva, ricca di fibre, diuretica particolarmente adatta ai bambini.
Un elemento di tipicità che certamente caratterizza questa coltura è l'arrossamento a terra delle mele nei cosiddetti “melai”, un tempo realizzati con strati di canapa, oggi sostituiti con aghi di pino o trucioli di legna.
I due ecotipi, la classica Annurca e la discendente Annurca rossa del sud sono stati unificati per il riconoscimento I.G.P. sotto il titolo Melannurca Campana, sia pure con due distinte indicazioni varietali.
L'annurca è coltivata in tutte le province campane anche se le aree tradizionalmente vocate, ove si concentra la maggior parte della produzione, sono l'area Flegrea Giuglianese nel napoletano, l'area Teanese - Alto Casertano in genere e l'area Maddalonese nel Casertano.
Con circa 60.000 tonnellate medie annue, l'annurca rappresenta il 60% circa della produzione regionale di mele ed il 5% di quella nazionale.
Nonostante queste spiccate caratteristiche, la produzione di annurche, viene assorbita quasi esclusivamente dal mercato locale. Trovare sui banchi dei supermercati al di fuori di Campania e basso Lazio questo prodotto è abbastanza difficile tanto che i produttori dell'Alto Casertano, dove ormai è concentrata la massa della produzione, hanno deciso all'inizio di quest'anno di costituire un consorzio di produttori di mele annurche denominato appunto “Consorzio annurca alto casertano”, che con 20.000 tonnellate di prodotto associato è il primo organismo associativo per valorizzare e far conoscere il prodotto. Il Consorzio composto da 18 soci fondatori originariamente, adesso può contare su 58 piccole e medie aziende associate, con una produzione di circa 20.000 tonnellate di mele, un terzo della totale produzione della Campania. Obbiettivo di questo organismo associativo è anche, oltre ad una necessaria etichettatura delle mele per una tracciabilità sicura del prodotto, lo studio di un uniforme confezionamento così da rendere immediatamente distinguibile l'annurca.
Si è cercato quindi di far conoscere l'annurca, portandola all'attenzione dei consumatori italiani ed europei, partecipando a diverse iniziative come il BIT (borsa internazionale del turismo) di Milano, a mostre eno-gastronomiche a Parigi ed a Berlino, dove questo prodotto è stato accolto con notevole entusiasmo. Notevole risalto al prodotto è venuto anche dalla partecipazione a rubriche televisive, come “Uno Mattina” e “Sereno Variabile”, che peraltro hanno registrato i loro servizi proprio nel territorio teanese, dove, come dicevamo, esiste ormai una grossa fetta di produzione di annurche.
A Teano, infatti l'annurca si è acclimatata in maniera stupefacente e ha prosperato meravigliosamente fino a diventare uno dei prodotti trainanti della frutticoltura nostrana.
Oggi i nuovi impianti di meleto, realizzati sia con la tecnica “a vaso”, o con quella intensiva “a spalliera“ sono presenti su tutto il territorio comunale, con una produzione che supera le 5000 tonnellate ed impegna diverse centinaia di produttori ed addetti.
In un mercato “globalizzato” prodotti come questo, che può certamente essere considerato ecologico a tutti gli effetti, possono rappresentare il futuro di realtà economiche agricole come quella teanese.
Un’ ultima considerazione. Ci sono tanti modi per gustare questo prodotto, dai primi piatti ai contorni e, per finire, alla pasticceria.

Tommaso De Simone
(da Il Sidicino - Anno I 2004 - n. 9 Settembre)