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L'origine del vino

 

Difficile è stabilire il momento in cui l'uomo cominciò ad addomesticare la vite e a produrre vino; gli specialisti affermano che il vino è stato prodotto per la prima volta, forse casualmente, tra 9 e 10000 anni fa nella zona del Caucaso. Sembra infatti che il primo vino sia stato prodotto del tutto per caso per la fermentazione accidentale di uva in un recipiente.
La storia racconta che è stato Noè a produrre inconsapevolmente il vino e a scoprirne per primo gli effetti…

Noè e la vite

Assai migliaia di anni fa
Noè,vecchietto laborioso,
Un rametto sotterrò
Di una arbusto misterioso.

Da quel fusto nerboruto
Usciron getti vellutati
Che divennero dei tralci
Pien di raspi affratellati.

Noè mira i tanti chicchi:
Che cuccagna ora per tutti!
Ma ignorava a che portasse
La spremuta di quei frutti.

Quando i pampini appuntiti
Cominciaro' a rosseggiare,
Vede i grappoli maturi
Ed inizia a vendemmiare!

Li raduna in un gran tino
Ma il volume non bastava,
Per accrescer la portata
Con i piedi li schiacciava!

Pigia e pigia tutto il giorno
Noè inizia un po' a stancarsi,
non è più un giovanotto,
forse è il caso di fermarsi!

Rientra a casa, siede al desco,
Ha la gambe indebolite,
forse è colpa degli acciacchi
O del freddo o dell'artrite.

Poi comincia a farfugliare,
Fa le fusa, è concitato.
Lui bisbetico e lagnoso
Quella sera è trasognato!

La sua moglie sospettosa
Pensa subito a un tranello:
"Vuoi vede' che il mio Noè
Mi tradisce sul più bello"

Tosto esce dalla casa
Che si trova su in collina,
Corre svelta alla capanna
Dove il vecchio stava prima!

Apre l'uscio in una botta,
Già pregusta le legnate
Che all'ignota sua rivale
Ha già bell'e preparate.

Entra ma non c'è nessuno,
Solo un tino sgangherato
E vinacce spumeggianti
Dentro un liquido rosato.

Vuol saper che cosa sia!
Guarda dentro la tinozza
Poi con mano fatta a coppa
Di quel succo lei s'ingozza.

Torna a casa soddisfatta,
Le par d'essere un uccello.
È contenta, anzi felice,
Vuol volar con il mantello.

Quando entra a casa sua
C'é Noè che fa il galletto,
Lei svolazza, fa la chioccia
Rannicchiata sul suo letto.

Tutta notte a far baldoria
Piroettando inebetiti.
Poi giù caddero supini
Stanchi morti e rintontiti.

Eran consci vagamente
Di contegni sconvenienti
E di due probi vecchietti
Divenuti deficienti!

La mattina i poverini
Si destaron sconcertati,
Di sicuro la cagione
Eran gli acini pestati.

Ma che fare allora adesso?
Buttar via la dolce ambrosia?
Non sia mai tale sconcezza
Ci va a nozze coi simposia!

E per conservarlo bene
Noè, senza esitazione,
Quel buon brodo frizzantino
nei suoi otri lo ripone.

Da quel giorno, ad ogni pasto,
Lui ne bevve una sorsata
E s'accorse che faceva
Più gustosa la portata.

Ma comprese una gran cosa
Di quel nettare divino:
Sol con stile e temperanza
È soave bere vino!

Esterina De Rosa
(da Il Sidicino - Anno X 2013 - n. 9 Settembre)