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Indice Esterina De Rosa
 
 

Cara maestra...

 

Sono una mamma che ha un bambino che quest'anno comincia la prima elementare.
Ebbene sì sono una mamma all'antica, non conosco le parole moderne… docente, scuola primaria, programmazione… so solo di uno sparuto uccellino ancora implume che tutto compunto qualche giorno fa, ha buttato via il bel grembiulino bianco pataccato di colori come un arcobaleno, ha indossato un severo grembiule blu e si è seduto in un banco ancora troppo alto per lui.
Cara maestra, quando farà l'appello, non si faccia ingannare dal piglio serio della sua bocca… lui pensa di stare alla scuola dei grandi dove è sconveniente sorridere, dove impera la parola scritta in bella grafia, dove si dovrà cimentare in prove ancora più difficili di quelle che trova nelle fiabe, dove non può parlare nemmeno col compagno di banco col quale ha cercato e condiviso per tre anni quel pezzettino introvabile e conteso di Lego.
E poi, glielo assicuro, è anche molto preoccupato per quegli esami che lei fa tutti i giorni; scarabocchi rossi che lo faranno sentire una nullità, che lo allineeranno in una colonna invece di metterlo in una riga con un compagno alla sua destra e un altro alla sua sinistra.
E molto difficile darsi la mano e sentirsi protetti stando in colonna!
Non lo faccia la prego, nemmeno se si merita il primo posto, quello più in alto: è il posto più difficile da gestire, quello che ti fa sentire più solo, quello che ti regala più nemici.
Io in cambio le prometto solennemente di non contare quanti 10 ha preso e, meno che meno, di chiedere alle altre mamme quanti dieci hanno preso i loro figlioli.
Quando tornerà a casa, glielo giuro, io sarò felice di non vedere un quaderno bello, ordinato e pieno di paroloni ma guarderò i suoi scarabocchi con amore perché mi riveleranno i tentativi di costruire la sua vita, gli sforzi di crescere e migliorare, le manovre per trovare la via giusta per raggiungere uno scopo.
Non mi cancelli le sue sofferenze nel tentare di fare la “f” senza uscire dal rigo o gli stratagemmi che ha usato per saltare sulla linea dei numeri, non mi faccia ricopiare in bella grafia una pagina piena di afflizioni perché l'acqua cheta di uno stagno non è preferibile alle onde squassanti del mare in tempesta; è solo il secondo che si rigenera continuamente e porta con sé la vita.
Non mi nasconda le sue lotte… sono passi che mi mancheranno quando riscriverò nella mia anima, la vita di mio figlio.
Cara maestra però, quando lo vedrà spaurito, al primo banco, con uno zaino zeppo di oggetti e di un libro che parla un idioma sconosciuto e pieno di segni incomprensibili le chiedo solo un favore: lo stupisca!
Quando lo vedrà arrivare tutto serio pensando di non farcela a superare l'esame, quando vedrà una lacrima balenare nei suoi occhietti ma che non scenderà mai perché sta nella scuola dei grandi… lo stupisca!
Lei si starà chiedendo ma come farò… è piccolo… cosa potrebbe fare un grande per sorprenderlo?
E' molto più semplice di quanto lei creda… lo abbracci e rida!
Dimentichi quei numeri che ama mettere in fondo alla pagina, cancelli dal suo cuore la paura di essere sempre davanti ad una commissione costituita da mamme severissime e lo abbracci.
Gli faccia capire che quei segni sul suo libro che lo spaventano sono una formula magica che apre le porte di un mondo fantastico popolato da cose che non ha mai visto e forse mai vedrà con i suoi occhi ma gli saranno familiari col cuore.
Gli dia la sicurezza che in quest'avventura lei sarà la sua compagna di viaggio che lo porterà in giro per il mondo, nel presente, nel passato e in qualche caso anche nel futuro con la fantasia.
Poi inizi a lavorare con lui come un lampionaio: accenda ogni giorno nei suoi occhi una luce.
Ogni giorno un brillio nuovo fatto di voglia di conoscenza, di brividi dell'animo verso la consapevolezza di un sentimento, di tolleranza verso chi cammina con lui; ogni giorno una nuova piccola luminosa porticina che si spalanca al mondo!
Gli regali un campo di lucciole che ridono!
Lei forse non lo sa ma anche noi mamme abbiamo bisogno di lei.
Forse attraverso i nostri bambini, lei ci farà capire che non dobbiamo essere rivali in amore, ma come due che combattono la stessa battaglia dobbiamo allearci se vogliamo che questo passerotto vinca la guerra della vita e, come il gabbiano Jonathan, spicchi il volo della specificità.
Perciò cara maestra, quando vengo da lei, non contiamo i segni rossi e i segni blu, non facciamo addizioni o sottrazioni per verificare se il totale è in rosso ma sediamoci e parliamo come due amiche; o meglio come due viaggiatrici che hanno la stessa meta.
E se una di loro smarrisce la strada per una svolta improvvisa o per un quadrivio che confonde, chi in quel momento ha la bussola in mano aiuti l'altra ad orientarsi e poi insieme si riprenda il cammino, fiduciose.
Non so se questa mia lettera produrrà gli effetti che il mio cuore spera; so soltanto che se il mio bambino all'uscita della scuola sarà illuminato da un sorriso nel vedermi e al mattino avrà lo stesso sorriso nel lasciarmi , queste mie parole non sono scivolate via come una folata di vento.
Perciò da oggi, cara maestra, le affido con gioia e fiducia questa piantina germogliata da un seme interrato sei anni fa, mi aiuti a farlo crescere bene perché se la mamma è linfa vitale, una pianta per crescere bene ha bisogno anche dei sospiri del mondo.
E lei sia il primo alito oltre la mia siepe!

Esterina De Rosa
(da Il Sidicino - Anno VII 2010 - n. 10 Ottobre)