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Quando gli amici diventano angeli...

 

Si intitola così il capitolo ottavo del libro "Tra realtà e..." di Lorena Vetrano, di padre furnolese (Carmine) e madre carbonarese (Teresa), alla sua prima pubblicazione scritta "di getto, avevo ben impresso nella mente il percorso che le avrei fatto seguire fin dal primo rigo. È come se, sedendomi alla scrivania, avessi visto scorrere davanti ai miei occhi le immagini che di lì a poco avrei imprigionato nelle parole". Ben centottantadue pagine intense e vibranti edite dal Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.A. in Roma. D'effetto la copertina.
La solenne aula della monumentale chiesa dell'Annunziata, innalzata sotto il dominio dell'illustrissimo Signore Don Giovanni Borgia duca di Gandia e Principe di questa città di Teano nell'anno del Signore 1502 il dieci di marzo, rammenta in latino la discreta epigrafe apposta sull'agile campanile dell'edificio di culto, simbolo e logo emblematico di Teano, ospita l'8 gennaio dell'anno appena nato e a ridosso dell'Epifania due eventi di una impareggiabile freschezza e levità.
Don Giovanni Borgia, intanto, in quell'anno di grazia (1502) era già contumace, trasferito da un paio d'anni all'altro mondo, secondo storiografi "maliziosi", dalla mano fratricida del più famoso Cesare, figlio del romano pontefice Alessandro VI (Rodrigo Borgia), modello perfetto di principe e governante secondo l'opinione del machiavellico Machiavelli.
Il defunto don Juan, suo padre veniva dalla Spagna, era anche fratello dell'avvenente presunta avvelenatrice donna Lucrezia, altrettanto famosa e famigerata al pari del volitivo e crudele duca Valentino (Cesare).
Introduce il Professore Raffaele Stefano D'Alterio, giovane e brillante Presidente del Consiglio Comunale di Francolise.
Parla visibilmente compreso dello "Studio per uno spettacolo”. Perché no interpretato dai ragazzi della comunità Vincenzo Franco di S. Andrea del Pizzone, diretto e condotto con mano felice e intelletto d'amore dalla graziosa regista Carla Vitantonio.
Lo illustra da par suo, le parole vibrano e volano nella spettacolare navata della bella chiesa, coinvolgono il pubblico, per lo più amici di Lorena e della comunità Franco che per l'occasione diventano angeli attenti e amorevoli.
I ragazzi, e lo aveva appena sottolineato la regista, hanno lavorato con passione, si trasformano in mimi, a volte in un coro da teatro greco antico, tracciano con parole essenziali e asciutte storie, le loro storie, diventano ombra di ombra per poi riacquistare una incalzante fisicità nella scabra narrazione di inverni e primavere. Poi tocca a Lorena e di nuovo il Presidente Raffaele Stefano D'Alterio la presenta, ne loda il coraggio, la lucidità, la verve. È una grande kermesse e gli amici-angeli stanno a guardare con occhi lucidi e le labbra tutto sorriso.
Una sera di mezza magia, coinvolgente e simpatica. Presente l'assessore signora Pentella, coadiuvata in questa generosa impresa sperimentale dal dinamico consultorio familiare vescovile e dall'inclita commissione per le pari opportunità, presidente la vivace signora Rita La Prova.
Assente giustificato l'altro Raffaele, quello Picierno, impegnato probabilmente nella ricerca "matta e disperata" delle copie del “Numero Unico”, smarrite negli angiporti di una bizantina burocrazia.
"Insieme avrebbero costruito quella realtà da favola che Francesca aveva ostinatamente sognato per mesi" conclude perentorio il libro di Lorena e non è ipotizzabile altro finale, sottolinea decisa la giovane, pertinace Autrice.

Giulio De Monaco
(da Il Sidicino - Anno VIII 2011 - n. 2 Febbraio)