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Pizze e Piazze

 

Ho avuto modo di leggere il Sidicino ottobrino donatomi ieri mattina dal dottor Gliottone o meglio dalla sua preziosa e impagabile assistente Anita - e qua già cominciamo a entrare in temi garibaldini - in punta di piedi, con leggiadria.
Ottimo e lucido come sempre il pezzo di bravura del nostro Claudio, perfette le argomentazioni, incalzanti le motivazioni, espressive le conclusioni. Bellissimo e struggente l'articolo di Mons. Leone “Peccato che, data la posizione logistica, una piazza che sembra l'immondezzaio di Teano, con una bella, ma trascurata fontana, unica in Teano, che perde acqua ed è sempre sporca e infestata da erbacce e, con le fogne perennemente otturate e nauseabonde…”
Caro don Peppino le piazze sono una delle sette piaghe d'Egitto che il Faraone Piciernonkamon ha voluto darci in premio per la nostra fedeltà elettorale insieme ai suoi visir, reggicoda, galoppini e tirapiedi. La bellissima piazza Giovanni XXIII splendido esempio di architettura futursurrealista, Piazza Sperandeo che sta frammentandosi in pezzettini, lastra toponomastica inclusa, Piazza Umberto I che sembra un percorso di guerra. Non abbattiamoci, spes ultima dea.
Stanno riqualificando Largo Croci; ma sembra piuttosto incolore, privo di brio, un oceano plumbeo con una scacchiera in b/n montata alla carlona e tre aiuole alla Salvador Dalì. Delle piante qualche ben informato mi biascicò stancamente che al posto di 3 splendide magnolie proposte dal brillante progettista, il solito intelligentone di turno ha intenzione di mettere a dimora 3 alberi di pepe e per giunta falso. Pianta diffusa in Sudamerica , anche a Laguna (Stato di S. Catarina), attinenza con Anita, (brasiliana del Sud?) Il monumento equestre non sarà spostato, non saremo più abbagliati da quello fiesolano su cui è scesa una sera, anzi una notte più buia della pece.
Sarà intitolato l'ormai defunto e derelitto Largo Croci Piazza (ma se è un microslargo in cui ci si gira appena?) UNITA' D'ITALIA, e qua la retorica diventa perfino una beffa.
Largo Croci, un nome cui ci si era abituati, dolce come i chiaroscuri della prima sera, accogliente come braccia di madre. “La prima valutazione prende spunto da un disarmante proclama che ha imbrattato, in barba (e baffi) alla legalità, i muri della città la notte del 27 agosto. Il senso del foglietto, in soldoni (meglio in soldini, visto il potere d'acquisto degli euros) era questo: “in una città afflitta da tanti problemi, destinare risorse alla cultura è un imperdonabile spreco” Si indigna a giusta ragione il presidente Pinuccio Lacetera. E piange come il Profeta Geremia sulle rovine di Gerusalemme “Sul diluvio di sagre che inondano le piazze di maialini, cinghiali, funghi, peperoni, salsicce, tagliatelle, fagioli, freselle, cioccolato, carciofi, pizzette.”
E con questo elencone pantagruelico il Peppe presidente, vorrebbe forse fare concorrenza al supercuoco Mancini Mario, novello Artusi teanese.
Ma si consoli, dalla lettura del pieghevole del 150° apprendiamo che faremo una grande provvista di discorsi, concioni, conferenze, quaresimali, per la gioia di palati raffinati, per la goduria della “cultura” intesa nell'accezione più ampia e nobile del termine. Si traccerà perfino, giorno 22, “Una breve storia dell'abuso edilizio” e poi si continuerà con “la scoria siamo noi” per finire poi trionfalmente “avvelenati” da un famosissimo contemporaneo “Lucrezio Borgio”.
A questo punto conviene accettare l'invito di Mons. Leone, più Leone che mai in questo avvincente sfogo di una persona seria e onesta che proprio non ne può più. «Settembre, andiamo. Forse anche per me è tempo di migrare per trovare altri e più verdi pascoli». Per evitare di ammalarci gravemente di spleen, di cui l'insuperabile dottor Lucio dà un impareggiabile focus esplicativo nella terzultima pagina di questo eccellente periodico.

Giulio De Monaco
(da Il Sidicino - Anno VII 2010 - n. 11 Novembre)