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L'essenza della Giornata

 

A un certo punto della tribolata storia d'Italia (anno 569) dalla remota Skandia si riversarono nella nostra sventurata penisola fiumane di guerrieri giganteschi e feroci che Paolo Diacono, eminente storico della stessa stirpe, chiama Winnili e ai quali più tardi fu appioppato l'appellativo di Longobardi aliàs uomini dalla lunga barba o dalla lunga scure. Li guidava un Re saggio, capace e accorto, Alboino figlio di Audoino. La memoria scolastica ci richiama ancora nomi ormai consolidati: Liutprando il “riformatore” religioso, Rotari per il famoso editto, Desiderio l'ultimo sfortunato Re battuto da Carlo Magno sonoramente e gli storici Paolo e Pietro Diacono, Leone Ostiense eccetera, eccetera.
Tra questi nomi arcinoti si incastona uno meno conosciuto: Erchemperto del quale con sapiente e opportuna saggezza il sodalizio che ne porta orgogliosamente il nome ha voluto fare memoria.
Ma si badi bene, l'obiettivo dei soci non è solo quello di un ricordo di occasione, tanto per fare qualcosa, ma va ben oltre, vola alto. I relatori delle varie sfaccettature di questo itinerario della memoria hanno individuato il nocciolo della questione.
In primis la Dottoressa Mariavittoria Riccio si è diffusa sulle diverse possibilità dell'individuazione del sito di Castel Pilano dove probabilmente il nostro Cronista ebbe i natali in comune di Conca, precisando con estrema cautela che soltanto delle prospezioni archeologiche di scientifica acutezza potrebbero dare una maggiore luce alla problematica.
La Riccio da Concana verace si è riannodata con fierezza al suo antepassato evidenziando che il paese natale non si è mai sbracciato per riappropriarsi pienamente di questo suo virgulto, riconoscendo umilmente gli impegni più sostanziosi di Teano, Salerno, Benevento.
Riconosce soddisfatta al monaco scrittore, invero sfigato come ha sottolineato Claudio Gliottone nella sua impeccabile conduzione, indubbie qualità di fuoriclasse e di orientamento per i successori, non per il suo stile piuttosto disinvolto, ma per la carica umana e gli autobiografici ammiccamenti coloriti. Il Benedettino si è sempre gloriato delle sue origini e del suo ceppo pur esibendo senza vergogna la sua delusione per la vaporizzazione progressiva della sua razza nelle nostre terre del Sud. In effetti il Nostro fu l'archivolto della cronaca della Longobardia c.d. minore.
Venendo al nocciolo della identificazione toponomastica ha sottilmente concordato con l'Hodges che gratificava Castel Pilano dell'aggettivo lost ossia perduto come il Miltoniano Paradiso.
Ha proposto 3 identificazioni individuatorie:
a) Con un fondo di proprietà di Alberico Di Salvo in località Pisciariello che trova ragion d'essere nei nomi di luogo e in prospezioni di stampo geografico-militare. Inoltre l'innegabile visibilità di lacerti di costruzioni antiche ne avvalora tutte le ipotesi.
b) Probabile identificazione del Castrum nel fondo La Valle. L'ipotesi dovrebbe reggere ipotizzando per tale sito una funzione difensiva e di avvistamento.
c) Presso Pidiano o Pitiano, lectio più usata dai Concani stessi, non lontano da Piantoli e da Mignano centro più importante e frequentato per traffici e commerci vari.
Dopo una breve puntualizzazione del termine “cella”sulla scorta di citazione dotte a uso dei soliti criticoni, visibilmente emozionata ha ceduto la parola il microfono e l'emozione a Don Faustino che si è diffuso su una specie di commosso clavicordo amarcordiano con aria angelica che però non ha evitato gli appunti dei soliti criticoni che ne hanno spavaldamente sottolineato il tecnicsmo, tanto per parlare.
Lo Studioso cassinese ha esordito ricordando all'inclito e al colto le meraviglie compiute dall'ufficiale medico dott. Maximilien Becker per la messa in salvo di documenti preziosi di Montecassino non trascurando la parte meritoria che ebbero in questa vicenda di amore e di guerra il francescano Carcaterra eroico Guardiano del Convento teanese e il venerabile Archiabate Diamare.
Con compiacimento evidente l'Archivista ha svelato ai convenuti di avere avuto il piacere della conoscenza personale del dott. Becker.
Ha manifestato il suo irrefrenabile desiderio di visitare nel pomeriggio a Teano due luoghi della memoria preziosi: la chiesa di S Benedetto dove Erchemperto pregò e salmodiò e il convento antoniano sacrario di una memoria recente.
Ha svolazzato poi leggero tra codici, citazioni in latino e i suoi Maestri Leccisotti e Pantoni anticipando con un pizzico di sussiegoso compiacimento la pubblicazioni di codici riguardanti Teano a quattro mani col Prof. Sangermano.
La conclusione del Priore di Montecassino è stata una preghiera e con la preghiera Don Faustino ha toccato finalmente terra e il popolo dei presenti ha sciamato verso la Piazza dove il Sindaco Cinquegrana, dopo un torrentizio discorso e una valanga di dati storici e di erudite citazioni, ha scoperto la targa toponomastica e poi tutti via proiettandosi per la seconda parte del meeting Erchempertiano presso il Monastero di S Caterina d'Alessandria.
In questo antico Monastero di “Donne Monache”, dopo l'intervento saggio e accorto del Presidente Giorgio e la toccata a volo d'uccello del sindaco Picierno, il Prof. Marazzi sulla scia di Dom Faustino si è slanciato sulle ali di un eloquio ruggente e dirompente sulle vie impervie della Longobardia c.d. minore tracciando percorsi, memorie, disegni di un universo in ebollizione, speculare immagine di lotte, drammi, attentati, venefici e altre delizie. La Basilica di Monza con le rutilanti memorie di Teodolinda rappresenta il simbolo di pura visibilità della gloria di quelle genti come l'insondabile, dismagante tristezza di Desiderata (Ermengarda), la sfortunata moglie di Carlo Magno ne rappresenta il contraltare di stupefatta malinconia.
Un territorio di frontiera scenario di Bizantini tenaci, Mori aggressivi e Longobardi in proiezione tutt'altro che pacifica.
Da labirinti epocali sono riemersi nomi e luoghi desueti; Sicopoli, la città di Sicone, Eulogimenopoli variante greca per la città di Benedetto e tante altre preziosità. Non hanno difettato brillanti e opportuni riferimenti relazionali a quel mirabile esempio di arte e fede che si concretizzò nella splendida fioritura architettonica e culturale della cittadella monastica di S.Vincenzo al Volturno, infelicemente macchiata dal sangue di numerosi monaci trucidati in seguito alle feroci scorrerie moresche.
L'Archeologo ha sottolineato che il substrato bizantino era tutt'altro che spacciato o esaurito, al contrario era vivido e riemergente nei segni di fortificazioni, di muri sbreccati e nella terminologia corrente.
Notevoli furono gli influssi dei Longobardi nella toponomastica , nelle parole utilizzate quotidianamente e nel linguaggio corrente; la devozione e il culto di S. Michele e S. Giorgio provengono dalla loro profonda religiosità guerriera, essenzialmente superstiziosa e taumaturgica. Perfino nella biotipologia locale lasciarono tracce ancora oggi sotto gli occhi di tutti sufficientemente visibili.
L'impervia strada dell'archeologia medievale ha rimarcato il Prof. Marazzi è piuttosto recente iniziatasi con l'esplorazione della celebre chiesa di Castelseprio e poi, l'appetito vien mangiando, ha proseguito non senza ostacoli e difficoltà raggiungendo risultati insperati quanto imprevedibili.
Per quanto attiene Castel Pilano l'illustre medievista ha chiarito che solo delle indagini a livello di scavi potranno dare delle indicazioni più attendibili.
La conclusione del Prof. Sangermano ha puntualizzato con raffinata eleganza quanto magistralmente espresso dai relatori precedenti e tout court ha voluto essere un omaggio e un riconoscimento all'alto valore del suo indimenticabile Maestro Nicola Cilento iniziatore di quel fervore di studi che ha coinvolto una parte d'Italia abbastanza trascurata.
Nelle ultime battute del Professore si è rivitalizzato un universo tutt'altro che buio, anzi un poliedrico e multifunzionale cosmo punteggiato dalle luci di un periodo incubativo da cui sono poi emerse le scintille di secoli entusiasmanti e nuovi.
Longobardi, in sintesi, niente di assolutamente grezzo o rudimentale, al contrario un cromatico e proiettivo palinsesto di fermenti culturali, di riorganizzazione economica e architettonica promotori instancabili i numerosi monasteri benedettini incontestabili fari di civiltà, cultura, progresso nonché centri di miglioramento ambientale e di formidabile ripresa economica.

Giulio De Monaco
(da Il Sidicino - Anno VI 2009 - n. 3 Marzo)