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Indice Giulio De Monaco
 
 

Cavalleria Rusticona

 

LOLA (sarcastica): Oh! Turiddu... è passato Alfio?
DONNE (gridando): Hanno ammazzato compare Turiddu!
TUTTI gettano un grido.
SANTUZZA cade priva di sensi.
LUCIA sviene ed è sorretta dalle Donne.
CALA RAPIDAMENTE IL SIPARIO.

Giorno di Pasqua in un'improbabile brulla Sicilia. Si consuma il duello rusticano di compare Turiddu accoppato cruentamente dal carrettiere compare Alfio che prorompe selvaggio:
Infami loro: ad essi perdòno
Vendetta avrò pria che Iramonli il dì.
Io sangue voglio, all'ira m'abbandono,
in odio tutto l'amor mio finì...

A Teano la Pasqua s'è dissolta da qualche settimana tra cadenzati piovaschi elettorali, in brume sconsolate di bottini di voti. Vano scalmanarsì di affaccendato quanto speranzoso compare 'Middiu e soci, inesorabilmente sgozzati sull'altare elettorale da un agguerrito, formidabile compare Alfiele e compagni. La Forza del destino. La tenacia del fantino.
L'Assessora Pentella (terza con ben 312 gradimenti personali, ohibò!) avrebbe potuto con acuta intelligenza politica essere destinata a Vicesindaco sulla falsariga zapateriana. Perché no? ll Colonnello ecologista licenziato in tronco se ne starà a casa buono buono a meditare la prossima lista, gatton gattoni, possibilmente senza compare Turiddu e senza scartine.
Tutto scorre. Il popolo sovrano subisce ancora, carducciano paziente pio bove. Il motore è caduto, eccorre ripararlo. Forte.

TURIDDU: Compar Alfio! lo so che il torto è mio:
e ve lo giuro nel nome di Dio
che al par d'un cane mi farei sgozzar...

Compare Turiddu vuol'essere conciliante, esplicativo, filosofico persino. Invano. L'aspra nemesi di compare Alfio si abbatte su di lui come l'incalzante tregenda delle fattucchiere nella livida notte di Monte Calvo.
Cosi è stato anche qui sull'aprica collina di Teano tra seggi urbani e rurali dispersi tra forre e greppi, tra incubi e realtà. Trista storia, scabra e brutale, né più né meno come la nostra di sconsiderati elettori ignavi e ignari, preda di ripetitive comparsate senza memoria e senza storia.
Non siamo proprio stanchi, no. Neppure dei rifiuti solidi urbani accantonati spietatamente, come pencolanti torri di Pisa fino alle soglie delle nostre case. Ultima dissacrante sberla alla nostra benevola, compiacente acquiescenza.
Non ci resta che piangere o cantare rassegnati, in perfetta letizia, col coro del melodramma mascagniano:
Viva il vino spumeggiante
nel bicchiere scintillante,
come il riso dell'amante
mite infonde il giubilo!
Via va il vino che é sincero
che si allieta ogni pensiero,
e che annega l'umor nero,
nell'ebbrezza tenera.

Finiremo col recitare sul limitare del giomo, al posto del Padrenostro, un patetico, esilarante Piciernostro o un lacrimoso, mesto Requiememiddium.

Giulio De Monaco
(da Il Sidicino - Anno V 2008 - n. 5 Maggio)