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San Paride senza festa! Non è colpa dei Teanesi

 
A chi imputare la responsabilità della mancata costituzione di un comitato per quest'anno? Chiediamolo a noi stessi. Stupiti.
 

L'articolo apparso in apertura del numero di luglio de Il Sidicino sulla festa patronale, che quest'anno non avrà luogo, non credo abbia esposto compiutamente le cause dell'evento.
Possiamo essere ben daccordo con l'autore dell'articolo sulla necessità di "rimodulare lo schema", ormai abusato, della festa tradizionale e possiamo anche condividere l'osservazione che i Teanesi, insoddisfatti di ciò, diventano sempre meno generosi al momento della colletta ponendo il comitato in difficoltà. D'accordo.
Vi sono però altre cause che vanno ugualmente poste in evidenza. La Festa di S. Paride, come osserva l'autore dell'articolo, cadendo nella prima settimana di agosto, è occasione propizia per un'annuale rimpatriata dei tantissimi teanesi residenti altrove che forte sentono il richiamo del campanile; è altresì occasione d'incontro anche per i tanti concittadini residenti nel vasto territorio comunale che poche altre opportunità hanno di far festa insieme. Non va però dimenticato che la Festa di S. Paride costituisce altresì per i pochi, se si vuole pochissimi, devoti l'unica rnanifestazione di culto pubblico per rendere omaggio al Patrono, venerandolo come santo e onorandolo come fondatore della diocesi e come maestro di vita degli antichi Sidicini.
Tutto questo dovrebbe bastare a tenere in vita un comitato per i festeggiamenti che sappia organizzarli per tempo; un comitato composto da cattolici militanti ma aperto a ogni più larga partecipazione. perché la festa popolare è sempre un misto di manifestazione di autentica pietà popolare e di meno cristiana, ma non immorale, baldoria. Non va inoltre dimenticato che S. Paride non è solo nostro Padre nella fede, ma è anche il personaggio storico che ebbe un rilevante ruolo sociale nello sviluppo dell'antica Teano convertendola al cristianesimo.
Allora bisogna riconoscere a chiare lettere ciò che appena traspare nella parte conclusiva dell'articolo: alla Festa di S. Paride è venuta meno qualcosa di più del semplice adeguarsi dell'organizzazione alle nuove tendenze e al modo di divertirsi delle nuove generazioni; è venuta meno I'intensità del culto. Quel culto che invece i Teanesi esprimono in forme sempre più vigorose per altri santi venerati in altre chiese, S. Antonio, i SS. Cosma e Damiano, S. Reparata, ma non manca di esternarsi anche nelle feste rionali di S. Antonio Abate e della Madonna della Libera.
È venuto meno il culto. Non a caso in passato gli eventi più signifìcativi nella vita religiosa del nostro popolo venivano fatti coincidere con la festa patronale. La nuova cattedrale, simbolo della resurrezione della Città dalle rovine della guerra, fu inaugurata il 3 agosto 1957 con manifestazioni grandiose; il ventennale di quella ricorrenza fu solennizzato con la pubblicazione di un libro sulla cattedrale; il nuovo busto argenteo del Santo fu trionfalmente accolto dai Teanesi all'inizio del novenario per la festa del 1984. Più volte furono portate in processione le ossa del santo, custodite dal 1957, in una nuova artistica urna bronzea nel settecentesco Cappellone, che è sempre meno frequentato dai fedeli ed è ridotto a pura testimonianza artistica di un'antica devozione che si va spegnendo. Proprio per rinvigorire questa devozione, il sempre venerato Mons. Sperandeo rendeva più solenne la festa e più forte il richiamo dei devoti, cedendo ogni anno il pastorale a un Vescovo, e in molti casi a un Cardinale, invitato per tenere il pontifìcale del 5 agosto in un tempio che in quel radioso trentennio era sempre stracolmo di devoti.
Non credo sia opportuno dilungarsi.
Questo scritto vuole solo fornire qualche spunto per una più approfondita riflessione sul nostro piccolo mondo teanese, sacro e profano, che cambia, ahinoi, molto spesso in peggio.

Giulio De Monaco
(da Il Sidicino - Anno I 2004 - n. 8 Agosto)