L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
Indice per autore
 
Indice Pietro De Biasio
 
 

Il Museo Didattico Contadino, un "tesoro" da valorizzare

 
(foto di Mimmo Feola)
 

C'era una volta. Iniziare il nostro articolo così è una vera tentazione. Sì, perché oggi raccontiamo la storia del Museo didattico di vita contadina che racchiude come emblema e scrigno la storia agreste del nostro territorio. A Teano c'è un luogo ritornato ad un secolo fa. Basta varcare la soglia in Largo Teatro Vecchio n. 5 presso la Casa Comunale: qui il tempo sembra essersi fermato. Oggi, grazie alla tenacia che rasentava l'“ostinazione” della professoressa Giuseppina Mastrostefano conosciuta affettuosamente come Zia Giò, è diventato il museo del ricordo. Valorizzare attrezzi ed oggetti del passato e cercare di conservare il ricordo della cultura contadina dell'entroterra sidicino. È l'obiettivo che si erano prefissati Zia Giò e gli amici storici riuniti nell'Associazione Culturale “Matteo Guido Sperandeo Vescovo”. Il Museo Didattico di vita contadina e cittadina del 900 svolge, quindi, un'essenziale funzione di guida e di testimonianza nel territorio di Teano.
Il piccolo ma delizioso museo delle cose antiche ospita testimonianze materiali del lavoro e della vita contadina, reperti e strumenti, foto e documenti d'archivio che attestano la vita nelle campagne del territorio sidicino fino alla metà del Novecento. Ci sono oggetti di uso comune, magari non di grande valore economico, ma senz'altro utili a ricostruire quel mondo appartenuto ai nostri nonni. A dare il benvenuto un grande tavolo coperto da una impareggiabile tovaglia in lino grezzo imbandita da scodelle, forchette, coltelli, bicchieri e bottiglie d'epoca. Entrando nella sala degli attrezzi si ammirano bilance, seghe di tutte le dimensioni, pialle, martelli, lime lampade delle più strane forme, falci, forconi, zappe, pale e tutte le masserizie necessarie al lavoro dei campi ma non mancano gli attrezzi per i lavori di casa tra cui un grande telaio. Si è cercato così di valorizzare gli oggetti e gli attrezzi dando vita ad uno spazio espositivo, che fosse utile a far comprendere ai visitatori il valore e l'importanza che avevano per i nostri avi.
“Negli anni 60 e 70 abbiamo buttato via le nostre Vecchie cose senza accorgerci che buttiamo via la nostra Cultura la nostra Civiltà”, è il messaggio di Zia Giò scritto di suo pugno che accoglie i visitatori all'ingresso del Museo. La vita percorsa dall'amatissima e mai dimenticata Prof. non era la via del tornaconto economico, dell'affare a tutti i costi o del business. Era la via del cuore e del ricordo e il suo Museo si spera, possa diventare meta di quanti vorranno fare un viaggio nella storia e rendere omaggio alla “ostinazione” di chi ha voluto che nessuno potesse dimenticare il passato contadino che appartiene a tutti noi. Quello che di sicuro si realizza visitando il museo è un viaggio nel tempo, un tempo antico e ingegnoso, in cui gli uomini e le donne cercavano di migliorare con impegno ed energia le proprie condizioni di lavoro e di vita. Un tempo passato, sempre rivolto al futuro, grazie al quale possiamo sognare e dal quale possiamo certamente imparare.
Un'autentica bellezza della nostra città che solo la passione, l'amore per il passato ed il rispetto delle tradizioni, le ricerca della semplicità, hanno permesso a zia Giò di ricostruire minuziosamente un insieme unico, dal profondo significato culturale in quanto conoscendo le nostre origini possiamo migliorare il futuro della nostra civiltà.

Pietro De Biasio
(da Il Sidicino - Anno XVII 2020 - n. 8 Ottobre)

(foto di Mimmo Feola)
(foto di Mimmo Feola)
(foto di Mimmo Feola)
(foto di Mimmo Feola)