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Antichi rasoi

 
foto di Ireneo Postiglione
 

A Teano il Salone de “Il mio Barbiere” è ricco di pezzi storici e oggetti di antiquariato che fanno rivivere la storia dell’arte dell’acconciatura e della rasatura.
Armato di rasoio e pennello Antonio Mastrostefano fa la barba ai teanesi da oltre 60 anni e per questo il suo salone sembra un vero e proprio museo. Infatti, nella vetrina d’ingresso, sulle mensole o appesi alle pareti si possono osservare quadri antichi, lame, forbici e rasoi di ogni epoca: pezzi unici e da collezione che fanno sembrare il suo negozio un museo dove perdersi nel tempo.
Il padrone di casa ci accoglie subito con gentilezza: “Correva l’anno 1950 quando mio padre mi portò in Piazza S. Michele da Paride (Gelsomino) Vetrano per farmi imparare il mestiere”. Iniziarono così anni di gavetta e sacrifici prima di scalare la gerarchia che vigeva tra i barbieri degli anni 50/60. Si spostò prima in Via Nicola Gigli da Angelo Silvestri detto “Folonari”, poi da Saverio Gammardella che aveva un salone poco distante. La sua esperienza di apprendistato continuò da Paride Fascitiello fino al 1958.
Brevissime esperienze da Franco Mottola e da Antonio Feola prima di lasciare Teano per Colleferro dove iniziò il periodo più importante per la sua formazione professionale. Presso la prestigiosa scuola dell’Oreal all’avanguardia per quel periodo sia per i prodotti cosmetici che per la tecnica di acconciatura e tagli alla moda, ebbe modo di perfezionare i rudimenti del mestiere che iniziava una lenta evoluzione tra rinomati barbieri e dottori in dermatologia e tricologia.
La voce del Maestro si incrina per l’emozione quando ricorda il breve ma intenso periodo di lavoro presso la Barberia di Piazza Colonna a Roma del Cavaliere Cesaroli tra le più rinomate della Capitale: “Un salone grande e accogliente con 12 poltrone, reparto sauna, lavanderia e musica classica in filo diffusione”. Alla poltrona n. 8 a lui assegnata si accomodava spesso l’attore Vittorio Gassman che intratteneva con barzellette e battute con la sua proverbiale verve e simpatia napoletana.
Nel 1967 arriva il salone “Il mio Barbiere” in Piazza Marconi al civico 14 e ci svela con orgoglio che il nome è stato scelto per rendere omaggio al barbiere di Santa Maria Capua Vetere Raffaele Viggiano che l’ha accompagnato nell’ultimo periodo di apprendistato prima di mettersi in proprio. Tra i tanti cimeli fa bella mostra la “strappa” (una striscia di cuoio ndr) sulla quale si metteva una composizione di cera chimica per renderla più liscia che serviva per preparare il rasoio prima della rasatura. Con molta soddisfazione, inoltre, ci mostra il classico calendario profumato tascabile arricchito con immagini di donne bellissime che destavano le fantasie di grandi e piccini che i barbieri regalavano ai propri clienti. Nella copertina era evidenziato il nome del barbiere, il luogo dove si trovava la “barberia” e infine gli auguri di buon Natale; le pagine che seguivano erano tenute assieme da un cordoncino colorato.
Prima di congedarci ci rivela con un pizzico di tristezza che il mestiere del barbiere, come veniva inteso una volta, dopo l’invenzione del rasoio elettrico, degli “usa e getta” per radersi la barba e del “taglia capelli elettrico”, non viene più praticato.
Una massima, infine, che a nostro avviso racchiude tutto il mistero della sua arte: “Tutti i barbieri sono parrucchieri ma non tutti i parrucchieri sono barbieri”.

Pietro De Biasio
(da Il Sidicino - Anno XVI 2019 - n. 9 Settembre)