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I mille volti del buio

 
Breve storia del Satanismo
 

Tre sono i volti allegorici del Lucifero che Dante consegna al nostro immaginario e alla nostra tradizione: vermiglio come l'Odio, giallo come l'lmpotenza, nero come l'lgnoranza. Ma molte di più sono le maschere che il principe delle tenebre ha indossato nel corso dei millenni, originando culti e credenze che sorprendono proprio per la loro straordinaria eterogeneità culturale, sociale e antropologica. L'immagine del Dio unico di matrice giudaico-cristiana ha goduto nel tempo di una sostanziale stabilità (movimentata, in un certo senso, solo dalla pendolarità caratterizzata dal binomio Padre-Figlio, castigo-perdono, obbedienza-fede). Quella di Satana, invece, si è comportata come una sorta di variabile dipendente, condizionata dai fattori politico-ambientali e dall'avvicendarsi di epoche e stili di comportamento.

Genealogia di un impostore
Come è noto, Satan vuol dire in ebraico "l'Avversarìo", "l'Accusatore". Secondo una tradizione sedimentatasi nei secoli a partire dal Medioevo, questo sarebbe l'appellativo che Dio avrebbe imposto all'arcangelo ribelle dopo la caduta nel baratro infernale, imponendo che l'antico nome di Lucifero non fosse mai più pronunciato. Ma l'invettiva di Isaia (Isaia, 14, 12-14) da cui ha preso spunto questa leggenda non è rivolta, in realtà, ad un essere soprannaturale, quanto piuttosto al re di Babilonia, chiamato dai suoi stessi cortigiani "portatore di luce" (in latino Lucifer). Che la questione politica, per gli ebrei, fosse intrecciata pesantemente con quella teologica, ce lo conferma il fatto che la quasi totalità dei brutti ceffi che compongono l'immensa demonologia ebraica (ricalcata in modo speculare su un'angelologia altrettanto ricca e puntigliosa), reca i nomi delle divinità adorate dai popoli nemici di Israele: Moloch, Azazèl, Lilith, Belial, Belfagor, Astarte, Matmon, Samael e via (male)dicendo. La scolastica medievale si preoccuperà poi di organizzare le schiere infernali in ranghi miltari e dignità araldiche, modellati con acribia quasi certosina sulla struttura della società feudale.
E pare sia legata a considerazioni politiche, contrariamente a quanto si possa immaginare, anche la scelta del numero 666 che San Giovanni Evangelista assegna alla Grande Bestia dell'Apocalisse: 666 è, nelle intenzioni cautamente larvate dell'autore, il numero in codice che contraddistinguerebbe il regno di Domiziano, reo di aver scatenato una delle più tremende persecuzioni di sempre ai danni delle comunità cristiane dell'Impero.
Ma la questione del Male diventa ben presto un tema scottante per il Cristianesimo, che sarà costretto ad affrontarla con grande rigore teologico per arginare l'onda d'urto di eresie sempre più mìnacciose. La vetta più alta di questa speculazione è toccata da Sant'Agostino, che confuta in modo definitivo l'impostazione manichea (tipica di certe sette gnostiche) secondo la quale il Male e il Bene sarebbero due forze equipotenti e originarie, destinate a scontrarsi fino alla fine dei tempi : per Agostino esiste un unico Dio artefice del Tutto, ed il Male (che è sottoposto al Bene ed è anzi lo strumento ignaro della sua azione nel mondo), è la frontiera ineludibile che schiude le porte della salvezza, così come la Passione di Cristo è stata necessaria all'uomo per guadagnare la Grazia e la Redenzione.
Tra i primi "satanisti" della storia c'è chi colloca in questo periodo gli gnostici Fibioniti (dediti a pratiche magico-religiose che implicavano il culto dell'energia sessuale e banchetti orgiastici) e gli Ofiti ("adoratori del serpente"): costoro, in virtù di una singolare interpolazione biblica che prevedeva un antefatto sottaciuto e rivelabile solo agli adepti, ritenevano che il vero creatore del Mondo fosse un dio fasullo, l'eone ribelle ladalbaoth; mentre il serpente della Genesi sarebbe stato un emissario del vero Dio, Lucifero, incaricato di instillare nella coscienza dell'uomo il "veleno" della conoscenza (il secondo emissario era nientemeno che Cristo).

La carriera di un libertino
L'assetto teologico delineato da Sant'Agostino permane immutato per tutto il Medioevo. L'identità di Lucifero è quella delineata da Dante nell'lnferno: un nobile decaduto al rango di proletario; un rancoroso ma zelante spazzino dell'Universo non ancora sindacalizzato, con una mansione alquanto umile: quella di smaltire le scorie negative che l'umanità ha prodotto nel suo passaggio sulla Terra. Ma i primi scricchiolii dell'immensa cattedrale teocratica eretta dal Cristianesimo si cominciano già ad avvertire: l'immagine del demonio (ancora molto vaga nella Bibbia) era stata scolpita a tutto tondo dalla Chiesa perché doveva servire alla propaganda teocratica; ma proprio gli oppositori del sistema cominciano a farla propria e a caricarla di contenuti eterocliti, che vanno dalla magia orgiastica della stregoneria rurale ai rituali più severi di frange ereticali estreme, che si collocano a ridosso delle grandi eresie del tempo (Catari, Adamiti, Luciferiani). È stata ridimensionata da studi recenti la tesi secondo cui la stregoneria medievale sarebbe stata una mera forma di preservazione di riti pagani preesistenti: oltre a questo aspetto (che appare indubitabile), la stregoneria adottò realmente, in molti casi, forme di espressione deliberatamente in opposizione con le prescrizioni della Chiesa, secondo la modalità tipica dell'inversione rituale (ne è un esempio la messa nera). E reali furono anche i primi sabba, cerimonie orgiastiche all'aperto guidate da un sacerdote maschile mascherato da capro, con profanazioni di ostie, cibori e crocifissi. Ma quel che è certo è che la fantasia dell'inquisizione galoppava sovente più veloce di quella degli inquisiti, ed è difficile stabilire oggi quale sia stata l'entità reale del fenomeno.
Col Rinascimento, invece, Satana debutta nell'alta società: nell'epoca della ritrovata fiducia dell'uomo in se stesso, il principe dell'lnferno abbandona le brughiere sferzate dal vento e veste i panni del raffinato cortigiano, dell'intellettuale seducente e anticonformista. La tentazione cui soccombe più di frequente l'uomo del Rinascimento è appunto quella di esplorare, di conoscere, spostando in avanti quelle frontiere dell'lgnoto che la teocrazia aveva puntellato di fortilizi invalicabili. Nasce così il mito di Faust e del patto diabolico, mentre l'interesse per la magia e l'occultismo inizia a contagiare anche l'uomo della strada, smettendo di essere appannaggio di pochi dotti isolati o di pervicaci contadine fai-da-te.
Matura così il momento clou dell'ascesa di Satana nell'immaginario collettivo occidentale: lo suggella Milton fondando, con Paradise Lost, l'archetipo romantico del titano ribelle alla costrizione divina, sorta di proiezione in chiave moderna del Prometeo classico e pagano. Continueranno su questa scia romantici, decadenti e persino adepti zelanti del positivismo (come il nostro Rapisardi), che al nome di Satana assoceranno il mito del progresso scientifico e della lotta all'oscurantismo delle vecchie monarchie legittimiste. Nel frattempo, però, il culto di Satana ha cominciato a mostrare il suo volto meno nobile e tranquillizzante: il primo caso iscritto negli annali è quello di Madame de Montespan, cortigiana del Re Sole condannata a morte per aver partecipato, sotto la guida della celebre strega La Voisin, alla celebrazione di messe nere (secondo alcuni le prime degne di questa definizione) con annessi sacrifici di neonati. Da questo momento in poi, la scissione di un satanismo "basso", materialista, anarchico e tendenzialmente criminogeno, da un satanismo "alto", elitario e legato a profonde (per quanto opinabili) elaborazioni dottrinali, sarà un rovello irrisolto per quanti si addentreranno nel labirinto tematico dei culti demoniaci, sia in qualità di studiosi che di tutori dell'ordine pubblico.

Dai fasti di Thélema alle astuzie del marketing
Si scrive Thélema, si legge Cefalù: fu dirimpetto al mare di Sicilia che il padre (putativo) del satanismo modemo decise di insediare la comunità neopagana dei Thelemiti, di cui egli stesso era Gran Sacerdote e fondatore. Correva l'anno 1920. Ma accreditare ad Aleister Crowley (1875-1947) l'attributo di "satanista" è altrettanto facile quanto il disconoscerlo: nel suo paganesimo intriso di sincretismo magico e suggestioni massoniche, talvolta geniale, spesso tortuoso e imperscrutabile, non c'è spazio per entità malvage o antagoniste. E tuttavia è forte l'accento posto sulla necessità di liberare gli istinti, scrollandosi di dosso il macigno della morale cristiana: "Fa ció che vuoi è tutta la legge". Sono incalcolabili gli influssi che il dionisiaco nietzscheano ha esercitato sul pensiero di Crowley. Ma lo sono altrettanto quelli che Crowley ha ritrasfuso verso gli scrittori della beat generation, verso i cultori della filosofia hippie e verso rockstar e cineasti degli anni della contestazione ed oltre (dalla famigerata copertina di Sergent Pepper's dei Beatles a diverse canzoni dei Led Zeppelin, di David Bowie, di Ozzy Osboume -che gli dedica addirittura un inno ), fino all'intera filmografia di Kenneth Anger).
Si ricollegano al pensiero e all'opera di Crowley le due Chiese sataniche ufficiali più importanti ancora in attività: la Church of Satan, fondata nel 1966 a San Francisco da Anton LaVey, ex cineasta fallito, e frequentata da numerose star di Hollywood come Jane Mansfield e Kim Novak; e il Tempio di Set, costola scismatica del movimento di LaVey, fondata nel '75 dal suo ex collaboratore Michael Aquino. Entrambe le chiese sono riconosciute dallo Stato americano e dispongono di cappellani militari nell'esercito e di quote del gettito erariale. Lo scisma fu dovuto a un'incompatibilità insanabile tra i modelli teoretici proposti dai due leader: quello di LaVey era un approccio "laico" e razionalista (Satana
inteso non come entità personale, ma come principio-guida nell'azione dell'adepto, ispirato costantemente al motto "L'indulgenza in luogo dell'astinenza"); quello di Aquino, invece, si profilava un magistero occultista e più propriamente personalista (Satana esiste ed è oggetto di culto, ma viene identificato con la divinità egizia Set). Come è evidente, i germi di queste concezioni antitetiche erano già presenti entrambi nel pensiero di Crowley. Ma lo era anche l'idea di provocare e urtare, gettando benzina sul fuoco dell'immaginazione collettiva, pur di non rinunciare a mettersi al centro dell'attenzione: o non si giustificava diversamente, tra le altre, la scelta di autoproclamarsi "la Grande Bestia 666". Pare abbiano assimilato molto bene quest'ultima lezione personaggi come la rockstar Marylin Manson (adepto tardivo della Chiesa di LaVey), o Steve Sylvester, il suo corrispettivo italiano (front-man dei pesaresi Death SS). Si tratta a mio avviso più di scelte di "posizionamento", nel gergo delle strategie di marketing, l'arte di collocare un prodotto sul mercato "ottenendo che esso occupi un determinato spazio nella mente dei consumatori, rendendolo diverso da quello dei dei concorrenti" (P. Kotler, "Marketing Management"). D'altronde la stessa Chiesa di LaVey, in crisi di adesioni dopo la morte del fondatore, si autosotiene ormai vendendo gadget statnici e "attestati di satanismo" via internet.

I belli e le bestie
La quarta delle partizioni classiche in cui si è soliti articolare il satanismo attuale (dopo quelle razionalista, occultista e "luciferiana", di ispirazione gnostica) è il satanismo "acido": diffuso in modo particolare tra i giovani e osteggiato dalle chiese ufficiali, è la forma più mìnacciosa e incontrollabile di aggregazione satanica: in modo particolare per l'uso indiscriminato di stupefacenti, con preferenza per gli allucinogeni come lo psylocibe, la chetamina e l'LSD (tutte sostanze in grado di "ispirare visioni"); e poi per la sua fluidità, dal momento che i gruppi si formano e dissolvono nell'arco di tempi brevissimi, ruotando intorno a capi carismatici improvvisati, per poi magari ricostituirsi sotto altre forme. Gran parte delle turbative dell'ordine pubblico di cui le sette sataniche si sono rese protagoniste negli ultimi anni proviene da raggruppamenti di questo tipo. Ne sono un esempio paradigmatico le Bestie di Satana operanti tra Milano e il Varesotto, al centro di una vicenda giudiziaria tuttora in corso, che vede ben sei degli adepti della setta sotto processo per il duplice omicidio di Fabio Tollis e Chiara Marino (adepti a loro volta) e per quello di Mariangela Pezzotta, ex fidanzata di uno dei capi (Andrea Volpe). È in libreria da pochi mesi un volume edito da Mursia e curato da Gabriele Moroni, inviato speciale de "Il Giorno": si chiama "Le Bestie di Satana - Voci dall'incubo"; ed è frutto della scelta, a mio avviso intelligente, di raccogliere le testimonianze dirette dei protagonisti della vicenda mettendole in risonanza e in conflitto tra loro: si tratta dei diari e delle poesie di Fabio Tollis. degli stralci di conversazioni intercettate in carcere, del memoriale spontaneo di Mario Maccione e della toccante intervista al padre di Tollis (quel Michele Tollis che, improvvisatosi detective in proprio, si era messo sulle tracce del figlio scomparso fino a condividere con gli inquirenti e con la troupe di Chi I'ha visto la scoperta di una verità agghiacciante). Ne emerge un ritratto ambientale di sconsolato realismo: la noia suburbana, la fragilità intrinseca dell'adolescenza, la bassa o bassissima scolarizzazione degli adepti, un relativo benessere economico non supportato da interessi formativi, l'abuso di alcol e droghe, l'adesione a clichés sottoculturali mutuati da fumetti, testi di canzoni black metal o letture mal fatte, e infine la mediazione nefasta di personaggi carismatici e manipolatori come Nicola Sapone e Andrea Volpe, concorrono a formare un cocktail esplosivo dalla potenza devastante.
Di tutt'altro segno la vicenda giudiziaria che ha coinvolto i Bambini di Satana guidati da Marco Dimitri: trascinati in giudizio nel '96 con l'accusa di ratto a fini di libidine, violenza carnale, profanazione di cadavere e altre amenità di questo genere, i membri della setta bolognese sono stati prosciolti senza riserve incassando un successo mediatico inatteso (che ha visto il loro leader ripetute volte ospite di Costanzo su Canale 5) e la difesa a spada tratta da parte del collettivo letterario Luther Blisseth. Per la giustizia italiana era il primo caso giudiziario in cui fosse implicata in modo diretto una setta satanica (o supposta tale); e l'ingenuità dell'impianto accusatorio, in una con quella degli organi di stampa (che avevano orchestrato nelle more della decisione giudiziale un vero e proprio linciaggio mediatico), ha messo in mostra tutta la pericolosità di un approccio troppo superficiale a fenomeni di questa natura: all'indomani del processo, le quotazioni di Satana avrebbero subito un'impennata al rialzo nel borsino dell'opinione pubblica nazionale, spingendo le menti poco inclini alla sottile arte del distinguo e della sfumatura a concludere che il satanismo era una bufala montata ad arte per far vendere i giornali (un po' come accadde con la camorra storica napoletana all'indomani del processo-farsa per il delitto Cuocolo). Del resto la filosofia del gruppo di Bologna è incentrata su un approccio ludico ed estetizzante al culto della "divinità all'interno dell'Uomo e della Donna", magari un po' kitsch e di molto debitore nei confronti di LaVey, ma quasi certamente neutro al vaglio del giurista.
Ben più inquietante è l'intreccio che sta emergendo, nelle realtà anglosassoni e germaniche, tra attività sataniche e gruppuscoli di estrema destra di ispirazione odinista e anticristiana. Ma la nostalgia del paganesimo e il culto della razza non sono i soli motivi che fanno delle regioni del nordeuropa (e degli Stati Uniti) le più esposte alla piaga del satanismo clandestino: bisogna mettere in conto anche la reazione "fisiologica" ad un cristianesimo fondamentalista di matrice protestante, che non ha pari con il nostro cattolicesimo (già Nietzsche aveva premeditato il suo deicidio all'ombra del ministero luterano di suo padre; Crowley e LaVey, invece, appartennero da bambini a comunità millenariste dai costumi molto restittivi). Un'intera partizione del metal-rock scandinavo, quel black metal cui si ispiravano le Bestie di Satana, è assurto ormai da anni ad uno stile di vita codificato: non più, dunque, i soliti metallari furbastri che si gingillano con immagini demoniache per ottenere incentivi al botteghino, ma formazioni musicali organiche a sette sataniche e neopagane, al centro di inchieste tutt'altro che fasulle per incendi di chiese, profanazioni di cimiteri e omicidi (celebre quello del chitarrista dei Mayhem, "Euronymous" Aarseth, da parte dell'ex bassistadel gruppo Vikemes).
Le stime attuali, in Italia, sulla presenza degli adepti al culto di Satana sono oltremodo oscillanti: si va dalle 1.000 alle 50.000 unità ed oltre, con punte massime registrate in Lombardia, Lazio e Veneto. Le due chiese storiche americane sono entrambe presenti sul territorio nazionale: il Tempio di Set ha la propria sede operativa a Napoli, mentre la Chiesa di Satana di LaVey ha aperto i battenti a Torino fin dalla fine degli anni '60. Va ridimensionata, tuttavia, la fama un po' sinistra che ha sempre circondato il capoluogo piemontese: al di là di un documentato interesse per la magia e per la religiosità alternativa, pare che l'equivoco affondi le radici nella Storia e sia dovuto alla politica laicista dell'antico regno sabaudo, cui fece da corollario l'ospitalità concessa a massoni, ebrei, valdesi e mangiapreti di ogni risma.
Agisce invece a Roma la Confraternita Luciferiana di Efrem del Gatto, con circa 150 adepti e di tipica ispirazione occultista e neo-misterica. A Pescara si sono trovate tracce di una setta tutta al femminile, Ierudole di Ishtar, Figli di Satana, Cerchio Satanico, Ordine dei Nove Angeli, sono solo alcuni dei numerosi gruppi semiclandestini che compongono la nebulosa indecifrabile in cui il fenomeno delle sette sembra ancora avvolto. Ma quello che è certo è che si tratta di un fenomeno in continua espansione.

Emiliano D'Angelo
(da Il Sidicino - Anno IV 2007 - n. 1 Gennaio)

Questo articolo è stato in parte pubblicato sull'ultimo numero della rivista "Notable"