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L' "albero frisco" e la quercia spagnola nel territorio del

vulcano di Roccamonfina
 
Foto1 - Un esemplare spicca sulle ceppaie del ceduo,
in pieno inverno (Gennaio 2010)
 

Dalla fine dell'autunno, quando i castagni e le querce hanno ingiallito le foglie e iniziano a spogliarsi, un solo maestoso albero resta verde a Bosco Paradiso, località del comune di Teano al confine con il comune di Caianello. Quello che non molto tempo fa era una distesa boscosa ben più ricca ed eterogenea, fu convertito in un castagneto da frutto. Nella trasformazione, tuttavia, un esemplare secolare fu lasciato in piedi a sovrastare tutto il resto e rappresenta da sempre, per le popolazioni delle frazioni vicine, l'"albero frisco". Il nome indica la sua principale caratteristica: la chioma resta verde (fresca) laddove, tutto intorno, il bosco si tinge dei toni autunnali e invernali. Non è usuale in queste zone, se si escludono i pini e pochi altri sempreverdi, osservare alberi con le chiome verdeggianti in inverno. Ecco perché questo patriarca svetta sul bosco rappresentando un punto di riferimento ben visibile da lontano, un elemento identitario nel paesaggio.
A che specie appartiene questo albero, le cui foglie resistono, verdi, fino al mese di marzo?
Esso è una quercia, appartiene cioè al genere Quercus, ed infatti sotto la chioma troviamo migliaia di ghiande prodotte nel periodo fra ottobre e novembre. Nell'area si trova, pur localizzato, il leccio, quercia sempreverde di dimensioni minori e con le foglie "a punta di lancia" o ellittiche, piuttosto spesse e rigide. La chioma del leccio, tuttavia, non si spoglia in nessun momento dell'anno, come fa il nostro albero. Dobbiamo escludere anche altre tre querce presenti nel territorio e con le foglie che ingialliscono e cadono in autunno: la roverella e la farnia, con foglie inconfondibili a profondi lobi tondeggianti, ed il cerro, con le foglie a lobi profondi generalmente acuti.
Avvicinandoli al tronco la corteccia richiama alla mente quella, molto caratteristica, di un'altra quercia sempreverde: la sughera. Ma non vi sono sughere spontanee nel nostro territorio ed inoltre sia la forma delle foglie di albero frisco che la cupola spinosa che accompagna alla base le ghiande ricorda il cerro. Ma le foglie del nostro albero misterioso sono un po' più piccole e rigide, ricordando proprio una via di mezzo fra cerro e sughera... è possibile? Sì. Il nostro patriarca è un esemplare di "quercia spagnola" o "pseudosughera", un ibrido la cui origine e perfino l'identità botanica non è per nulla scontata.
La si può trovare dalla Spagna ai Balcani, sempre in pochi esemplari, e fu identificata come ibrido per primo da Lamarck nel 1785, con il binomio Quercus xcrenata (la "x" indica la natura ibrida). Solo qualche anno dopo il botanico toscano Santi la identificò come buona specie denominandola Quercus pseudosuber, nome che esprime le caratteristiche di somiglianza con la sughera. Attualmente, anche alla luce delle moderne indagini genetiche, è ritenuta un ibrido naturale fra le due specie cerro e sughera. Tuttavia la sua presenza nelle zone in cui manca uno dei due genitori, come la nostra, è piuttosto oscura. L'ipotesi più verosimile è che in un passato geologicamente neanche troppo remoto, con un clima diverso, i genitori convivessero, ibridandosi. Poi il clima è diventato progressivamente simile all'attuale e la sughera è "migrata" (coerentemente con la modalità che hanno le piante di "spostarsi" attraverso la disseminazione di nuove piante) da aree che le erano sempre meno idonee ad aree climaticamente più adatte. Attualmente la sughera vive nelle zone più calde mentre il cerro è rimasto sui rilievi collinari. Come frequentemente accade nelle querce e contrariamente a quanto la definizione di specie trasmessaci nelle lezioni di biologia del liceo dice, gli ibridi delle querce possono essere fertili e produrre individui dalle caratteristiche intermedie tra l'ibrido stesso e l'altra specie parentale.
Della presenza di questa pianta e di questa specie sul vulcano di Roccamonfina è stata data notizia nella rivista Webbia nel 2008 (1). In Campania altre segnalazioni si riferiscono alla provincia di Salerno e precisamente alla piana del Sele e alle falde del Monte Cervati, ovunque rara o rarissima. Il nostro albero frisco potrebbe essere uno dei più grandi esemplari, uno degli ultimi, di una popolazione più numerosa che viveva sul vulcano di Roccamonfina in passato. A riprova di ciò sta il fatto che quello di Bosco Paradiso non è l'unico albero della specie che vive nel comprensorio. Spostandoci di qualche chilometro, nella zona fra i comuni di Teano, Roccamonfina e Caianello qualche giovane pianta svetta nel ceduo, risparmiata dai taglialegna. Altri esemplari si rinvengono poco distante, sul ciglio della gola del Savone. Nelle giornate invernali essi sono ben distinguibili per la chioma verde ed il tronco chiaro.
Un altro esemplare, anch'esso maestoso è presente quasi sulla vetta di Monte Lattani, a 800 metri di quota, vicino alla statua della madonnina che guarda la valle. Questa pianta ha generato un buon numero di piante giovani che sono state salvate dal taglio del bosco grazie alla sensibilità dei proprietari del fondo e di chi ne ha curato la manutenzione. Riconoscere la quercia spagnola nel nostro territorio e tutelarla evitandone il taglio rappresenta un modo per conservare un tassello in più della biodiversità dei nostri boschi e la salvaguardia di uno dei testimoni del paesaggio di un tempo passato e un elemento culturale oltre che naturale, di grande rilievo nel paesaggio odierno.
Antonio Croce

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Note
(1) Croce A., La Valva V., Motti R., Nazzaro R., Strumia S., 2008 - La Flora del Vulcano di Roccamonfina. Webbia n. 63(2) pag. 260.

Antonio Croce
(da Il Sidicino - Anno XVII 2020 - n. 4 Giugno)

 
Foto2 - L' "albero frisco" di Bosco Paradiso (Novembre 2019)
 
Foto3 - Le foglie e le ghiande con la cupola "spinosa"
 
Foto4 - Il grande esemplare di Monte Lattani, spoglio
intorno alla metà marzo (Marzo 2020)