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Scarpe con i tacchi: un rito di passaggio oggi negato

 

Spesso mi hai chiesto di scrivere qualcosa per il giornale ed io ho sempre risposto che prima o poi lo avrei fatto, rimandando continuamente, perché pensiamo sempre di avere tempo, perché crediamo di essere i padroni del tempo.
Il domani invece a volte non arriva e questo annichilisce la nostra presunzione.
Mi dolgo di ciò e ti chiedo scusa. Ciao, Guido.

I passaggi d'età sono sempre stati scanditi, nel tempo e nelle varie popolazioni del mondo da riti precisi. Ammirando i reperti del Museo di Teano è possibile vedere resti di statue votive di terracotta raffiguranti persone adulte che portano in spalla dei bambini; sono state trovate nei santuari e questo indica anche la eventuale richiesta di protezione alla divinità per affrontare il percorso della vita adulta che doveva certamente presentare pericoli e difficoltà.
Nell'antica Roma i ragazzini ad una certa età indossavano la veste da adulti, segno visibile e riconoscibile da tutti.
Presso le tribù africane sono le incisioni sul volto per i maschi e gli anelli al collo delle ragazze, o i piattelli alle labbra o alle orecchie a dare il segnale della crescita.
Potrei elencarne ancora tanti ma credo che tutti noi ne conosciamo abbastanza non fosse altro che per aver visto tanti documentari in tv.
Sono pratiche estranee al nostro modo di vedere “ moderno”, a volte raccapriccianti e da cui ci sentiamo lontani.
Eppure riti di passaggio li abbiamo avuti anche noi e ne sento nostalgia.
Parlo di persone come me, di quelle nate nel “secolo scorso”, nel dopoguerra e nella ricostruzione, nel boom economico, nei favolosi anni sessanta.
Allora la distinzione tra bambino e adulto era netta, codificata da comportamenti e abbigliamento adeguato.
Pantaloncini corti per i ragazzi, gonna a pieghe e calzini per le ragazze. Doveva fare un freddo boia per mettere i calzettoni. I pantaloni erano appannaggio solo per le più grandi e solo per il mare.
Quindi scarponcini con i lacci, calzini e calzettoni fin quando non arrivava il tempo di “ mettere le calze”!
Era un avvenimento memorabile, un sentirsi grandi, un giro di boa nella nostra esistenza.
Allora non esistevano i collant, comodi sì, ma spoetizzanti: c'erano le calze e andavano tenute su adeguatamente. All'inizio si usavano gli elastici, che saranno anche belli alle “ Folies Bergeres “ ma che erano di una scomodità unica: era tutto un rintanarsi nei portoni per tirarli su ed impedire le antiestetiche grinze; una passeggiata con le amiche diventava una specie di percorso ad ostacoli.
Ricordo ancora la disavventura di una compagna che arrivò a scuola con le calze praticamente alle caviglie .
Dato il problema, la soluzione era il reggicalze, strumento che ha fatto sognare generazioni di maschi. Poteva essere molto semplice o arricchito da trine, bianco o colorato o nero, ne avevamo più d'uno per le varie occasioni .
Calze, reggicalze e scarponcini con i lacci? No! Il passaggio successivo, quello definitivo, quello consacrante erano le scarpe con i tacchi! Tacchi alti sui quali ci cimentavamo con una destrezza inusitata, tacchi alti che conferiscono un'andatura morbida, un po' ondeggiante, femminile come null'altro, tacchi alti anche a scuola pur con il grembiule nero, tacchi alti che dicevano "Ormai siete donne".
Abbiamo imparato a camminarci su subito, con facilità, con semplicità, avendo a disposizione anche una pavimentazione urbana adeguata, cosa che non si può dire purtroppo della città dove vivo oggi. Oggi non posso permettermi di indossare scarpe con i tacchi per camminare a causa del dissesto delle strade e dei marciapiedi (quando ci sono).
Ci ho provato, credetemi, ma una bella scarpa ha la suola sottile e pur non essendo la principessa sul pisello, il piede percepisce tutti i dislivelli; la quasi totalità dei marciapiedi vede affiorare i sassolini (i cosiddetti “vriccilli” per intenderci) che restano quando il manto stradale si degrada; il basalto è sconnesso e bisogna stare attenti a non prendere una storta o non inciampare, rattoppi fatti frettolosamente creano gobbe sulla strada. A mio avviso piuttosto che spendere soldi per megagalattiche inutilità, si dovrebbe intervenire per migliorare la viabilità.
La camminata così diventa un percorso ad ostacoli, senza grazia, senza charme e faticosa.
Fanno meglio le ragazze di oggi che indossano fin da piccole collant in microfibra e scarpe da ginnastica per tutte le ore e tutte le occasioni? Camminano certamente comode, ma la femminilità dove è andata a finire?

Marisa Coppola
(da Il Sidicino - Anno VI 2009 - n. 11 Novembre)