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Itineraria sacra: una volta ancora

 

Recentemente, una notevole quantità di volumi è stata dedicata al «pellegrinaggio» in genere, e alla via Francigena. Proprio la sommaria lettura di alcuni volumi è stata motivo di queste brevi riflessioni.
L'Itinerarium de Brugis, di autore anonimo [il suo compilatore: Jacques Le Bouvier, oppure Gilles-Jacques Le Bouvier, o Berry (1386-1460?)], è uno dei testi di letteratura odeporica medievale più importanti (1). È costituito da una raccolta di singoli Itineraria adnotata, utilizzati a cavallo dei secc. XV e XVI, allo scopo di illustrare i collegamenti tra Bruges in Fiandra, importante centro commerciale fiammingo, e i luoghi più conosciuti dell'epoca, a scopo devozionale (moltissimi i luoghi citati nell'Itinerarium che custodivano reliquie), e anche commerciale. In effetti, il nostro interesse è per il tratto che va sotto il titolo «De Rema usque Sanctum Nicholaum in Baro per Neapolim». Tra i toponimi si segnalano: Roma, Tivoli, Celles [Celle di Carsòli], Colicorse [Tagliacozzo], Carcomele [Corcumello di Capistrello], Castrum nouum [? ed. Hamy; Castronovo di s. Vincenzo Valle Roveto], Sora, Sansole [Salviere? ed. Hamy; Le Sode?], Saint germain [San Germano, odierna Cassino], Milia [Mignano Monte Lungo], Burguum nouum [? ed. Hamy; Borgonuovo di Teano], Colona [Carinola ed. Hamy; Calvi Risorta?], Capuam [Capua], Varise [Aversa], Naples [Napoli] (2). Come si vede, in qualche caso le identificazioni più recenti ben correggono la primitiva edizione del 1908, d'altra parte il compilatore non sembra aver fatto alcuno sforzo per integrare le sue molteplici fonti di informazione, redatte in più lingue.
Curiosamente, un itinerario di viaggio più tardo: l'Itinerarium di Anselmo e Giovanni Adorno (1470-1471), presenta varianti di percorso, se non vere e proprie lacune. Anselmo Adorno (1424-1483), un facoltoso commerciante di Bruges, intraprese un viaggio/pellegrinaggio che lo condusse in Terrasanta. Partito con alcuni compagni il 19 febbraio del 1470, giunse il 20 marzo a Milano e quindi a Pavia, dove prese con sé il figlio Giovanni, studente in quella città, salpò il 7 maggio da Genova, città di origine della sua famiglia alla volta di Tunisi (3), quindi visitarono Il Cairo, il Sinai, Gerusalemme e Damasco, percorrendo così itinerari terrestri ben più pericolosi. Sulla via del ritorno sbarcarono a Brindisi e quindi, dopo aver risalito tutta la Puglia, si diressero verso Napoli, Roma, Venezia, Colonia, per rientrare infine a Bruges il 7 aprile 1471. Proprio il tratto pugliese (Ostuni, Monopoli, Mola, Bari, Giovinazzo, Molfetta, Trani, Barletta, Manfredonia, Monte Sant'Angelo o Gargano…) (4) si discosta da quello attestato nell'Itinerarium de Brugis [Le livre de la description des pays, App. IV, pp. 192-3], e ciò sorprende perché ci si aspetterebbe il contrario almeno nel caso di percorsi tanto similari (Bruges-Terrasanta). Ciò a dire che la sussistenza di un itinerario non equivale necessariamente a una sua applicazione pratica. Nessun accenno alla Terra di Lavoro o ai toponimi che ci interessano più da vicino.
Un altro resoconto di viaggio ha attirato la nostra attenzione. È il caso dell'Itinerarium cuiusdam anglici Terram Sanctam et alia loca Sancta visitantis: 1344-45, un diario di pellegrinaggio di autore anonimo, redatto in mediolatino e che riporta un elenco similare a quello contenuto nell'Itinerarium de Brugis:
«[…] propter brigantos malandrinos, qui non desunt ibidem, apprehendimus castrum de Cheyle, Talicotes, Capistrillum, Soram civitatem, tabernam Morinam, Sanctum Germanum, ubi iacet corpus sancti Benedicti in alto monte, quasi super villam pendente. Inde ad Minuanam, Tymanam, Capuam civitatem famosam ultra calcetum quod fecit Virgìlius in una nocte arte sua magica per medium unius bituminis latissimi de lapidibus uniformibus et planis. Inde ad Neapolim, in terra laboris, immo pocius lepri […]» [Cap. 3 Iter per Italiam] (5).
È evidente che lo scritto riporta solo i castra più importanti «agli occhi del suo redattore» che qualche volta offre una lettura diversa per alcuni toponimi. Nel passo selezionato, a prima vista, mancano riferimenti a Teano, non necessariamente Borgonuovo, Calvi Risorta (o meglio Cales), nonché Aversa, e ciò potrebbe voler dire che il nostro cronista non era interessato a quelli che riteneva piccoli stazionamenti. La stranezza di tali scelte sta nel fatto che sebbene il resoconto sia farcito da citazioni classiche egli tralascia tanto Teano che il geografo Strabone da Amasia (ca.60 a.C.-20 A.D.ca.) descrive a più riprese «Teanum urbium in via Latina sitarum Maxima», «Teanum Sidicinum… est civitas memorabilis», che Cales «urbs egregia» [Geogr., V, 3, 9-10.237; V, 4, 9-10, 248-249] (6), nonché Aversa.
L'assenza di quest'ultima risulta molto strana per l'esistenza di un tracciato che da Cales conduceva ad Atella per Grazzanise e San Lorenzo di Aversa (via Volturnum-Atella), ma non solo. Aversa (e i micro-toponimi a essa connessi) doveva essere necessariamente un punto di snodo importante agli occhi di un viaggiatore che con le sue indicazioni aveva lo scopo di far da guida a futuri viandanti. D'altra parte, per non andare troppo indietro nel tempo, si fa notare che la cattedra episcopale di Aversa dal 1053 in poi è stata affidata a personalità di rilievo, anche di origine francese (7). Inoltre, un itinerario del 1254, di notevole importanza per la storia della Normandia, attesta un certo «Symon de Padua, olim electus Aversensis [et al.] viri modesti et timorati» (8), probabilmente Simone Paltinerio (o Paltanieri, ?-1277), nella successione dei vescovi di Aversa, poi creato cardinale, sulla cui figura religiosa vi è più di un dubbio.
È anche probabile che il tratto Roma-Napoli della via Latina non fosse ritenuto tanto impervio da sentire la necessità di indicarne le tappe per esteso, ma solo quelle considerate rilevanti, in assenza di un percorso devozionale vero e proprio, o di immagini miracolose spesso giunte dall'Oltremare. Le alterazioni dei toponimi potrebbero dipendere dalla scarsa familiarità che un copista britannico di fine XIV sec. doveva avere con la toponomastica italica. È oltremodo evidente l'interesse di questo pellegrino/viaggiatore per i corpi santi. Il nostro anonimo avrebbe raggiunto la cima del Monte di Gubbio (9), per esempio, per venerare il corpo incorrotto di Ubaldo (cfr. DANTE, Par. XI, 44), santo e patrono, che era stato da pochi anni traslato in una grande cassa di legno a capanna (1320-30), e aveva visitato quella che riteneva la tomba del poverello di Assisi. In mancanza di reliquie che avessero avuto una qualche risonanza oltralpe, o di documenti di antica devozione, anche i luoghi da lui percorsi acquisivano una importanza relativa.
Qualche secolo più tardi, un itinerario papale redatto da un anonimo capuano, che almeno offre toponimi certi, è assai più scarno. Le tappe del viaggio di Benedetto XIII (Pier Francesco Orsini, r. 1724-30) compiuto nel 1727, allo scopo di consacrare una nuova Chiesa a Benevento (di cui era stato arcivescovo e che guidò eccezionalmente anche da papa) in onore di s. Filippo Neri sono state: Roma, Albano, Porto di Anzio, Fogliano, Torre Paola, Terracina, Fondi, Itri, Mola di Gaeta, S. Agata di Sessa, Capua, Cervinara o Montesarchio, quindi Benevento (10). In questo caso, l'assenza che colpisce maggiormente è quella di Cales/Calvi: punto strategico delle vie di comunicazione con il Sannio, e anche questa è una stranezza.
La decadenza di alcuni stazionamenti più o meno rilevanti, indipendentemente dalle varianti di percorso che consentivano collegamenti tra Roma (11) e alcune località meridionali - percorse in lungo e largo da crociati, mercanti, pellegrini (nobili e non), soldati o semplici viandanti - è ormai un dato di fatto (12).

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NOTE
(1) Le livre de la description des pays de Gilles Le Bouvier, dit Berry publié pour la première fois avec une introduction et des notes et suivi de l'«Itinéraire Brugeois», de la «Table de Velletri» et de plusieurs autres documents géographiques inédits ou mal connus du XVe siècle, éd. par E.T. HAMY, Paris, Leroux 1908.
(2) Di recente: G. ARLOTTA, «Le Peregrinationes maiores nell'Itinerarium de Brugis (sec. XIV): un contributo toponomastico e cartografico», in De peregrinazione: Studi in onore di Paolo Caucci von Saucken, Perugia, 27-29 Maggio 2016, a c. G. ARLOTTA, Napoli, ed.zni Compostellane, 2016, pp. 536-7.
(3) Una destinazione tanto particolare aveva forse una motivazione economica: G. PETTI BALBI, «Gli insediamenti genovesi nel Nord-Africa durante il '400», in Medioevo Mezzogiorno Mediterraneo: Studi in onore di Marco Del Treppo, a c. G. ROSSETTI - G. VITOLO, II, Napoli, Gisem Liguori ed., 2000, pp. 121-37.
(4) Itinéraire d'Anselme Adorno en Terre Sainte, 1470-1471, éd. par J. HEERS & G. DE GROER, Paris, éd. du C.N.R.S., 1978; F. PORSIA, «L'itinerario pugliese di Anselmo e Giovanni Adorno», in Miscellanea di studi pugliesi, a c. P. MALAGRINO, II, Fasano, Grafischena, 1988, pp. 185-96; R. BIANCO, «L'Appia e la Traiana, le vie litoranee e le città portuali», in La conchiglia e il bordone: I viaggi di S. Giacomo nella Puglia medievale, Napoli, ed.zni Compostellane, 2017, p. 160 s.
(5) G. GOLUBOVICH, Biblioteca bio-bibliografica della Terra Santa e dell'oriente francescano, IV, Firenze, Quaracchi, 1923, pp. 435-60. Di recente: Itinerarium cuiusdam Anglici (1344-45), a c. M. COCCIOLO, ed.ni digitali del CISVA, 2010.
(6) Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli di Lorenzo Giustiniani, regio bibliotecario a sua maestà Ferdinando IV, Re delle Due Sicilie, IX, Napoli, Stamperia di Giovanni de Bonis, 1805, s.v. «TEANO», p. 143 s.
(7) A. CECERE, «Nuova cronotassi dell'episcopato aversano. I primi tre vescovi, Azolino, Goffredo e Guitmondo, nella fase più gloriosa della storia della Diocesi», in Magna anima Aversæ civitatis. La grande anima della città di Aversa: Itinerari d'arte e di storia, pres. di L. ORABONA, Napoli, Guida, 2004, pp. 99-101.
(8) ODO RIGALDI (121?-1275), Regestrum visitationum archiepiscopi rothomagensis: journal des visites pastorales d'Eude Rigaud, archevêque de Rouen, MCCXLVIII-MCCLXIX, publié... d'après le manuscrit de la Bibliothèque nationale... par Th. BONNIN, Rouen, A. Le Brument, 1852, s.a. MCCLXI, p. 420.
(9) L'internazionalizzazione di alcuni culti è una certezza: «En esta çibdat de Gúbio están muchas reliquias, entre las quales está el dedo de la mano derecha de Sant Juan Bautista con que él señaló: ecce agnus Dei»: PERO TAFUR (1410?-1484?), Andanças é viajes de Pero Tafur por diversas partes del mundo avidos (1435-1439), Madrid, Imprenta de Miguel Ginesta, 1874, p. 40. La presenza di supposte reliquie del Battista non desta meraviglia perché questi era stato assunto dall'agiografia monastica a «modello sommo dell'ideale ascetico».
(10) F. PROVVISTO - G. ANDRISANI, «Cap. VI: Nei secoli XVIII-XIX», in I Papi a Capua: tra cronaca e storia dal VII al XIX secolo, Capua, Ist. Sup. di Scienze Religiose, 1992, pp. 218-19.
(11) Roma è una tappa fondamentale anche in epoca tarda soprattutto per la benedizione papale: «Aprés avoir reçu la bénédiction de nostre Sainct-Père le Pape et visité les saincts lieulx, partismes de Romme [Roma] pour aller à Notre-Dame de Lorette», GREFFIN AFFAGART (1490/95-1557ca.), Relation de Terre Sainte (1533-1534), intr. et notes par J. CHAVANON, Paris, V. Lecoffre, 1902, p. 8.
(12) Per le tabelle riassuntive ottocentesche degli itinerari postali e commerciali più importanti che ricalcano gli antichissimi percorsi: P. DALENA, Dalle vie Francesche alla Francigena: Crociati e pellegrini verso la Terrasanta, Bari, Adda ed., 2017, pp. 123-34.

Rosa Conte
(da Il Sidicino - Anno XIV 2017 - n. 8 Agosto)