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Luoghi e personaggi teanesi sulla Via Francigena

 

Venerdì 4 luglio 2008, presso la sede del Banco di Napoli in via Toledo, è stato presentato il volume Roma-Gerusalemme, Lungo le Vie Francigene del Sud, realizzato grazie al sostegno del Banco di Napoli e Finmeccanica, e a cura dell'Associazione «Civita». Il volume, disponibile in formato elettronico presso il sito della stessa Associazione, è suddiviso per aree tematiche e raccoglie numerosi contributi, nello specifico, dopo la Premessa a cura di Gianfranco Imperatori, Segretario Generale dell'Associazione: Itinerari per ricostruire un'identità condivisa di Pier Francesco GUARGUAGLINI; Le Vie Francigene, un'opportunità di sviluppo per il territorio nel Sud di Vincenzo PONTOLILLO; Il valore culturale e religioso del pellegrinaggio di Padre Caesar ATUIRE; Le Vie Francigene di Massimo TEDESCHI; I Luoghi Santi, stupore dei pellegrini di Antonio PAOLUCCI; Il “miraggio” della Terrasanta tra pellegrinaggio e crociate di Franco CARDINI; Vie di pellegrinaggio nel Sud Italia verso Gerusalemme nel Medioevo di Pietro DALENA; La Via Appia Traiana nel Medioevo di Renato STOPANI; Il Cammino dell'Angelo tra strade e santuari di Puglia di Giorgio OTRANTO; Vie di pellegrinaggio micaelico nella Daunia medievale di Renzo INFANTE; Mappa delle Vie Francigene del Sud; Le Vie Francigene del Sud: un ponte tra Occidente e Oriente di Alberto CONTE; Lungo la Francigena di Fabrizio ARDITO; La direttrice Prenestina - Latina e il recupero del Percorso Giubilare Paliano-Roma di Paolo Walter DI PAOLA; Lungo la Via Appia Pedemontana di Alberto ALBERTI - Fabrizio DI SAURO; I Cammini d'Europa e la Via Francigena del Sud in Campania e Basilicata di Maria Carmen FURELOS GAITEIRO; Ubi saxa pandutur. Il Pellegrinaggio verso il Monte dell'Angelo di Ambra GARANCINI; Una comunità in cammino di Renzo MALANCA; Le Vie di pellegrinaggio medievali: la Via Micaelica di Vincenzo DI GIRONIMO - Vilma TARANTINO - Michele DEL GIUDICE; Valorizzazione degli itinerari storici, culturali e religiosi, anche mediante le tecnologie informatiche di Maurizio FALLACE; La Francigena nel Lazio meridionale, un territorio da scoprire di Giulia RODANO; La Via del Sole tra concretezza e nuovi turismi di Sandro POLCI.
La via Francigena, la più famosa strada italiana medievale, è da tempo al centro di studi e ricerche. Questa via di comunicazione, molto frequentata, che coincideva solo in alcuni punti con la Cassia, era un «concetto» fatto di luoghi d'incontro, di chiese, di ostelli, di hospitales, per la sosta, la cura e il ristoro di persone di ogni età e ceto sociale, dirette in pellegrinaggio verso i «loca sacra» della Cristianità: Roma, S. Michele Arcangelo sul monte Gargano, quindi Gerusalemme, Nazareth e Betlemme. Questa strada, assiduamente affollata dai pellegrini che dall'Europa del Nord si recavano nella Città Eterna, verso sud, proseguiva fino ai porti della Puglia e della Sicilia da dove era possibile l'imbarco verso la Terrasanta, e ciò è documentato dal X sec. Il tratto meridionale di questo importante asse viario non è stato sufficientemente esplorato, eccezion fatta forse per le ricerche svolte dal Direttore del Centro Studi Romei di Firenze: Renato Stopani e da pochi altri (R. STOPANI, La via Francigena al Sud. L'Appia-Traiana nel medioevo, 1992; ID., Guida ai percorsi della via Francigena nell'Italia meridionale, 2005; Fra Roma e Gerusalemme nel Medioevo: paesaggi umani ed ambientali del pellegrinaggio meridionale (Schola Salernitana. Studi e testi, 11), a cura di M. OLDONI, 2005).
Da Roma proseguendo verso sud e percorrendo i due «itineraria» possibili (via Appia Antica e via Latina-Casilina), si raggiungeva Capua che nell'alto medioevo divenne punto nevralgico di incontro e raccordo, al punto che fu necessario dotare la città di tutte quelle strutture di ricezione-assistenza necessarie e utili ai pellegrini in transito. La città divenne così sede del priorato dei «Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme», conosciuti come gli Ospitalieri, e di una «domus» dell'Ordine di S. Lazzaro dei lebbrosi, cui facevano anche capo le «magioni» della stessa congregazione esistenti sulla via Casilina (a Teano e a Calvi, entrambe attestate nei Decimari pontifici del XIII sec.), e sulla strada per Benevento (a Maddaloni). È probabile pure che la città abbia ospitato due magioni dei Templari, una all'interno delle mura, l'altra all'esterno, presso la chiesa di San Terenziano. Pertanto, la presenza di pellegrini e crociati, italiani e non, diretti o di ritorno dalla Palestina, nei territori dell'Alto Casertano è certa storicamente, e oltremodo documentabile.
Di contro, il noto medievista F. Cardini mette in evidenza l'esistenza di pellegrini locali. Il riferimento è a Nicola de Martoni (NICOLA DE MARTONI, IO NOTAIO NICOLA DE MARTONI. Il pellegrinaggio ai Luoghi Santi da Carinola a Gerusalemme 1394-1395 [PARIS - BIBLIOTHÈQUE NAZIONALE N. 6521 DU FONDS LATIN] - Studium Biblicum Franciscanum Collectio Maior, 42, a cura di M. PICCIRILLO, 2003), notaio di Carinola in Terra di Lavoro, che il 17 giugno dell'anno del Signore 1394 intraprese un pellegrinaggio verso i luoghi santi, partendo da Gaeta, e seguendo un itinerario ormai obsoleto. Era accompagnato da alcuni gentiluomini, tra i quali, Antoniazzo di Aspello (Forse Asprello, una vecchia famiglia baronale napoletana trasferitasi a Sessa e nel territorio limitrofo che otterrà il feudo del Sesto in Carinola ) della città di Sessa, Corbello de Dyano (antichissima famiglia teanese: conosciamo un Nicola de Diano, “de Tiano”, insigne nelle leggi, e vescovo di Teano dal 1393 al 1408) della città di Teano, e un certo Perreco, di cui non riporta la provenienza, forse anch'egli di Teano (È noto tra i vescovi di Teano,1412-1418, un altro discendente della famiglia de Diano, Gaspare, nipote del vescovo Nicola, di cui si è detto. Questo prelato è figlio di Giacomo de Diano, detto Perreco, uomo potente, e di Letizia de Monteagano. Cronologicamente, questi due «Perreco» parrebbero essere la stessa persona) e da molti altri pellegrini.
In effetti, l'analisi del diario di viaggio di questo personaggio permette alcune sorprendenti considerazioni. Nicola è il primo pellegrino ad attribuire ai Frati Minori di Gerusalemme -residenti nel convento del monte Sion- il ruolo di guida ai luoghi santi, ed è il primo europeo a incontrare, di persona, pellegrini etiopi che gli riferiscono un miracolo, relativo all'apostolo Tommaso, che si rinnova anno dopo anno in un'isola indiana (De miraculo sancti Thome de Indya, Identificare l'isola di questo passo non è semplice poiché il toponimo «India» è raramente attribuito a quella regione dell'Asia meridionale corrispondente alla penisola triangolare compresa tra il Mar Arabico e il Golfo del Bengala. La missione e il martirio di Tommaso in India, avvenimenti narrati dagli Atti di Tommaso, uno scritto redatto nel 250 ca., trovano conferma presso varie fonti: latine, siriache e medievali. Probabilmente, il nostro notaio conosceva il «Codice Fulda», uno scritto copiato nel 541÷546 e redatto nell'Italia meridionale da Vittore, vescovo di Capua (†554). Lo scritto, dal titolo Quibus locis singuli apostoli iaceant che si distingue per l'indicazione di localizzazioni insolite, di fatto, restringe il campo di missione degli apostoli ai territori controllati da Bisanzio: «[…] Thomas in India civitate Iothabis». In questo caso, dovrebbe trattarsi dell'isola di Yotabē (Tirān), nei dintorni del golfo di 'Aqaba (Aila), e quindi dell'Arabia.).
La descrizione del miracolo presenta una notevole familiarità con il Sinassario etiopico, o meglio con «un primo brano che si sa fu tradotto in ge'ez non molto prima del 1397», e perciò una fonte disponibile in forma scritta soltanto alcuni anni dopo il viaggio del nostro notaio. Un racconto similare è fornito pure da Filippo da Mézières (†1404), il propagandista più tenace dell'idea delle crociate nel XIV sec., nel suo Songe du vieil Pelerin, una fonte che non poteva essere accessibile direttamente al nostro notaio che non sarebbe stato particolarmente colto.Questo oscuro personaggio di provincia, nonostante tutto, sembra avere familiarità con la letteratura medievale, di viaggio e non, e ciò si deduce dalla interpolazione di un apocrifo tardo, il cosiddetto Transitu Mariæ -detto anche Dormitio Virginis- nella redazione dello ps. - Giuseppe da Arimatea, isolabile nel capitoletto dal titolo: Hic inferius sequntur omnes indulgentie Jerusalem. Questo apocrifo, secondo alcuni storici una composizione medievale italiana non anteriore al XIII sec., redatta in relazione alla Legenda del Sacro Cingolo di Prato, sarebbe stato composto più probabilmente nel XII sec. nella Francia meridionale, presso una comunità monastica cistercense, e la sua diffusione strettamente connessa proprio alla via Francigena.
Inoltre, nel diario di viaggio del nostro notaio compaiono spesso ricordi della sua terra d'origine: Carinola, Capua - che sembra conoscere piuttosto bene-, Sessa, Teano, Napoli, Alife; pochi i riferimenti a Roma, e ciò farebbe pensare a una conoscenza della città, cuore della Cristianità, piuttosto scarsa.
Da quanto brevemente accennato, si può ragionevolmente supporre che il notaio possa aver avuto contatti diretti con altri pellegrini nei luoghi che più gli erano più familiari, verosimilmente prima del suo viaggio in Terrasanta. Le informazioni che lo rendono un testimone interessante potrebbero essere state filtrate, a loro volta, in ambienti ecclesiastici in modo diretto. Nicola era fratello di un arcidiacono della chiesa cattedrale nella quale egli stesso aveva una cappella patronale dedicata a Santa Caterina di Alessandria con annessa la tomba di famiglia, mentre tra i suoi compagni di viaggio: personaggi appartenenti alla famiglia de Dyano di Teano.

Rosa Conte
(da Il Sidicino - Anno V 2008 - n. 10 Ottobre)