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La Grande Guerra
(foto di Mimmo Feola)

 
 

Teano non conosce la rotta di Caporetto, perché dopo Caporetto non solo resiste, ma contrattacca il nemico con due suoi valorosi ufficiali: il capitano degli arditi Alfredo Compagnone ed il sottotenente Paride Del Prete.

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Il centenario di Caporetto caduto lo scorso anno ha indotto storici e studiosi di ogni sorta ad aggiungersi alla schiera di quanti numerosi si sono già dedicati all' esame di quell'evento in cui rischiammo di perdere la costruzione stessa della Italia Risorgimentale; primo tra tutti quello che ne individua le radici e che ci fu offerto da quel grande italiano ed uomo politico che fu Emilio Lussu, con il suo “Un anno sull' altipiano”.
Sulle vicende che caratterizzarono la partecipazione dell' Italia a quel conflitto mondiale, ed in particolare a Caporetto, sopravviene lo studio di Cazzullo che traccia una storia che non è solo quella di una rotta militare ma che è anche - battaglia del Tagliamento a parte iniziata il 26 ottobre 1917 e che si prolungò fino ai primi di novembre - testimonianza di alto valore militare speso da uomini e reparti dello Esercito italiano in numerosi episodi.
A fare argine al disastro di Caporetto infatti non ci fu solo il Piave ma altresì la resistenza di reparti e soldati tenaci e ardimentosi con i quali la Teano di quel tempo non mancò di essere presente con suoi uomini, come il capitano degli arditi Alfredo Compagnone che non resisté nè retrocesse ma attraversò il Piave andando incontro al nemico, e il giovane sottotenente di fanteria Paride Del Prete, che attaccato alla mitragliatrice respinse con una azione difensiva quattro attacchi di quei reparti speciali tedeschi, che avvalendosi di una arma nuova, il mitra, penetravano il fronte e inaspettatamente comparivano in ogni punto del teatro di guerra, fino a quando cadde colpito al polmone sinistro da un proiettile che glielo squarciò e che gli diede la morte dopo molti anni dalla rimarginazione di quella ferita allorché nel 1953 una pleurite la riaprì.
Le due azioni sono consacrate da due medaglie al valore militare che le descrivono nelle rispettive motivazioni, l'una d'argento in cui si testimonia la indomita resistenza al nemico incalzante di cui fu protagonista il sottotenente Paride Del Prete e l'altra di bronzo che toccò al capitano Compagnone per l'attacco invece che aveva mosso al nemico attraversando il Piave alla testa del suo reparto.
La azione di cui fu protagonista il capitano Compagnone è cosi rappresentata nella motivazione della sua medaglia di bronzo: “Comandante di un reparto di assalto attraversato il Piave sotto l'intenso tiro di artiglieria nemica, marciò arditamente alla testa del suo reparto alla conquista degli obbiettivi assegnatigli, con ripetute prove di d'energia e coraggio nei numerosi scontri con reparti nemici che opponevano tenace resistenza” Piave 28 ottobre\1 novembre 1918.
Questo valoroso ufficiale teanese aveva già data prova del suo ardimento nell'anno precedente meritando un encomio solenne e l' assegnazione di una croce di guerra per altra sua azione sul fronte, cosi descritta nella motivazione: “Coraggiosamente affrontava un soldato che faceva fuoco sui compagni passanti lungo la strada e, riuscito vano il tentativo di disarmarlo, poiché il soldato continuava a tirare dirigendo il fuoco su di lui stesso e sui carabinieri che gli erano uniti, prendeva un moschetto e con i carabinieri sparava contro il soldato riducendolo alla impotenza per evitare maggiori disgrazie” (Ilana Mergli 12 aprile 1917).
Nel corso dei combattimenti ai quali aveva partecipato aveva riportato due volte ferite il 4 novembre 1916 ad Appacchiarella e nella posizione del Mersl l'8 settembre 1917.
Non disponiamo di altri dettagli sulle circostanze della azione del capitano teanese appartenente ad una famiglia della borghesia classica (patrimoni contenuti, una discreta biblioteca, attività di toga e di impieghi, coinvolgimenti ed attenzione agli eventi della vita politica) oltre a quelle consacrate dalle motivazioni delle ricompense per il suo valore, ma esistono dettagli sufficienti del quadro in cui ebbe luogo invece l'attività del sottotenente Del Prete oltre che dalla motivazione della medaglia d'argento che gli fu assegnata che recita: “Nella difesa di un settore di villaggio, con una sezione di mitragliatrici e pochi uomini fu esempio mirabile di tenacia ed ardimento, a contatto col nemico incalzante, ne arrestò l'impeto agendo di sorpresa e con grande energia. Caduto gravemente ferito rimase sul posto combattendo finché sopraffatto, fu catturato”. (Farla - S. Daniele del Friuli 30 ottobre 1917).
Da una cronaca del quadro in cui ebbe luogo l'azione di questo ufficiale appartenente ad una delle più facoltose famiglie della borghesia commerciale che fiorì a Teano nel secolo XIX, con una giovane e bella moglie e con interessi per le attività commerciali ed imprenditoriali, che non lo distrassero dal suo dovere di italiano e di soldato che fu pronto ad assolvere senza temere il sacrificio che gli risparmiò solo l'esito l'estremo.
Il teatro in cui ebbe luogo quella azione, furono le alture di San Daniele del Friuli tra il 29 sera e il 30 pomeriggio dell' ottobre 1917 fino a che, dopo le mitragliatrici S. Etienne comandate dal tenente Del Prete, tacque anche la mitragliatrice dell'eroico tra gli eroici ufficiali e soldati impegnati in quell'azione di guerra: il sergente Giorgio Zampini di Città di Castello.
Tra il 29 sera e il 30 pomeriggio di ottobre 1917 ebbe luogo una azione di retroguardia per proteggere i reparti che dopo essersi battuti con tenacia ripiegavano attraversando il Tagliamento.
Si trattava dei reparti del IV, VII, XXVII e XXVIII Corpo d'armata che il 24, 25, 26 e 27 avevano contrastato con una azione di contenimento la avanzata nemica e si erano avvalsi dei risultati delle battaglie del 27 e 28 di Cividale e di Udine, insolite in quelle condizioni e per questo tanto più apprezzabili.
Al generale Ponzio era stato affidato il compito di appostarsi sulle colline di San Daniele del Friuli per proteggere il ripiegamento di quei reparti, a partire dalla sera del 29 ottobre, in cui nel punto di confluenza del canale del Ledra nel Tagliamento, con il centro abitato di Farla e le sue propaggini, furono investiti dalla azione di guerra condotta da parte italiana dal tenente colonnello Alfredo Marini nel corso della quale si scontrarono gli agguerriti reparti tedeschi, che operavano con una tattica nuova avvolgente e dotati di una arma nuova: il mitragliatore Linch Hand da 500 colpi al minuto al quale si opponeva con la tenace resistenza italiana in particolare con nidi di mitragliatrici delle compagnie 226 e 227 del 246 Reggimento che furono le protagoniste della giornata di fuoco del 30 ottobre e che o per esaurimento delle munizioni o per difficoltà meccaniche dell'arma o per la caduta dei mitraglieri si ammutoliscono una dopo l'altra.
Ultima quella dell'eroico sergente Zampini al quale la burocrazia militare ha negato per 100 anni il dovuto riconoscimento giunto finalmente anche se tardivo lo scorso anno.
All'azione di difesa si accompagnano anche azioni offensive italiane che spingono i tedeschi ad arretrare fino a Maiano, e facendo prigionieri.
Assumendo il comando il tenente colonnello Marini per sbarrare l'accesso dei tedeschi al lato est prende l'iniziativa: raduna una cinquantina di soldati stanandone pistola alla mano alcuni che si erano nascosti ed improvvisa uno sbarramento al paese per il quale impegna appunto la sezione di mitragliatrici comandata dal sottotenente Del Prete, porta il reparto alle porte di Farla e respinge subito un attacco nemico.
Le mitragliaci Saint-Etienne di fabbricazione francese, di cui erano dotati i mitraglieri italiani, migliori per portabilità della italiana FIAT ma che si incagliavano facilmente, non si incagliarono però nelle mani teanesi del sottotenente Paride Del Prete e spararono fino a quando anche il giovane ufficiale cadde gravemente ferito.
La linea difensiva del T. Colonnello Marini comprende il canale e la località Fornaci e i diversi posti del paese dove erano i comandi, ma essa subisce alla fine gli effetti di un assalto avvolgente.
Quando verso le 15 del pomeriggio Farla fu accerchiata con le mitragliatrici ammutolite continua l'azione di resistenza di singoli tra i quali quella del sergente Zampini fino a che non fu colpito a morte.
Seguì una inevitabile resa.
Ma non mancarono in questo valoroso contesto anche episodi di rifiuto del combattimento da parte di truppa e sconcertanti comportamenti della popolazione civile come quello che segui l'ingresso successivo nel paese dei tedeschi, ove centinaia di soldati disarmati e abitanti del posto agitano bandiere bianche gridando vogliamo la pace, abbasso la guerra.
La guerra con i suoi aspetti atroci era penetrata nelle case ove la popolazione civile attendeva alle sue pacifiche attività e si confonde con le atrocità della guerra in cui la gente non si riconosceva.

Valentino Compagnone
(da Il Sidicino - Anno XV 2018 - n. 11 Novembre)

 
Emilio Lussu
Mitragliatrice francese Saint-Étienne mod. 1907