a)- Ogni anno dal 23 al 31 agosto, viene recitata nella Chiesa di Sant'Eraclio in Pietravairano la Novena (1) in preparazione della festa del Santo Patrono.
Si compone di nove paragrafi intervallati dalla recita di un Pater, Ave e Gloria e dal canto di un ritornello di quattro versi, semplice ed orecchiabile.
Non sono noti né l'epoca della redazione e né il nome dell'autore la cui identificazione non è facile anche se dal contesto della Novena si può presumere:
- che era Campano, in quanto nel paragrafo IX, accennando allo approdo del Santo Patrono, fa riferimento ad un lido della nostra Campania,
- e probabilmente nativo di Pietravairano, tenuto conto delle invocazioni al Protettore nostro e al nostro Protettore con le quali iniziano, rispettivamente, i primi quattro e gli ultimi cinque paragrafi della Novena.
Nella Novena di Sant'Eraclio, a differenza della maggior parte di questi atti di devozione popolare, che per lo più si esauriscono in invocazioni, preghiere e meditazioni, l'autore si ispira, con molta partecipazione, agli eventi più importanti della vita di Eraclio per trarne insegnamenti virtuosi ad edificazione dei fedeli.
L'autore, presumibilmente un ecclesiastico che dimostra di possedere una buona conoscenza delle opere di Sant'Agostino, nel consegnare alla sua prosa la memoria del Santo Patrono ebbe cura di documentarsi adeguatamente, compulsando le fonti che di seguito si elencano:
a]- il secondo discorso di Sant'Agostino sul comportamento dei suoi chierici.
Il discorso fu scritto nel 425 (2) in occasione di uno scandalo che aveva coinvolto il Monastero di Ippona, per dimostrare la piena osservanza della regola da parte dei suoi chierici che furono passati al setaccio uno per uno, compreso Eraclio al quale è dedicato un intero paragrafo, il settimo.
Era accaduto che il prete Gennaro, nonostante avesse abbracciato la vita comune, prima di morire aveva fatto testamento a favore della Chiesa di Ippona contravvenendo al principio, vigente nel Monastero, che non si dovevano possedere proprietà personali.
Agostino, che cercava la salvezza degli uomini e non già il danaro, aveva rinunziato all'eredità e, per salvaguardare l'immagine del Monastero e restituire tranquillità e fiducia alla comunità di Ippona, rimasta scossa dagli eventi, aveva scritto questo secondo discorso.
b]– la lettera di Sant'Agostino del 26 settembre del 426 (3).
Questa lettera, che ci ha conservato la cronaca della designazione di Eraclio a collaboratore di Sant'Agostino nel governo della Diocesi ed a suo successore, ci offre anche la testimonianza della paternità, semplice e dolce, di Sant'Agostino verso il suo discepolo prediletto e dell'affetto ed entusiasmo dei fedeli nei confronti di Agostino e del loro futuro Pastore.
c]- la conferenza, tenuta tra il 427 ed il 428 da Sant'Agostino con il Vescovo ariano Massimino, il quale, dopo aver avuto un colloquio privato con il presbitero Eraclio, prese parte ad un dibattito con Sant'Agostino chiamato in causa dal suo discepolo (4).
d]- la Vita di San Castrense.
La Vita, opera di un autore anonimo del XII o XIII secolo, tramanda il racconto dell'espulsione dalla Africa di Eraclio e di altri undici Vescovi e del loro arrivo sulle coste della Campania.
La Vita, che è stata recepita negli Atti dei Santi dei PP. Bollandisti (5) e nel Breviario Capuano (6), è stata ritenuta attendibile da molti storici tra i quali Michele Monaco (7), Ferdinando Ughelli (8), Pompeo Sarnelli (9), Alessio Simmaco Mazzocchi (10), Ottavio Rinaldo (11) e Luigi Parascandolo (12) mentre è stata oggetto di una severa critica da parte del Lanzoni (13) che ne ha contestato l'autenticità ed in particolare ha ritenuto che la Vita di San Castrense sia la trasposizione leggendaria dell'espulsione dall'Africa di Quodvultdeus, Vescovo cattolico di Cartagine. approdato felicemente a Napoli assieme al suo clero.
Sull'autenticità o meno dei fatti narrati nella Vita di San Castrense si può senz'altro ritenere che la memoria storica, relativa alla espulsione dall'Africa a causa della loro fede di dodici Vescovi, tra i quali Eraclio, con il passare di diversi secoli dall'evento - di per se già così clamoroso - possa essersi ammantata di leggenda dando spazio al soprannaturale ed al fantastico come quando si narra che ai Vescovi imprigionati dai Vandali apparve l'Angelo del Signore, ed una luce meravigliosa circondò tutti quelli che stavano nella stanza di quella prigione (14) o quando si attribuisce ad un ufficiale Vandalo, chiamato Aristodemo, posseduto dal demonio (15), l'iniziativa di imbarcare i Vescovi su una vecchia nave in disuso per farli morire tra le onde in modo che di essi non ne rimanesse traccia.
Premesso che i fatti narrati nella Vita si svolgono durante la persecuzione da parte dei Vandali di vescovi e di sacerdoti cattolici (16) per indurli, con il terrore e con violenze inaudite, ad aderire all'eresia ariana (17), va esclusa una qualsiasi confusione, da parte dell'anonimo autore, tra l'arrivo sulle coste campane dei dodici Santi Vescovi e del Vescovo Quodvultdeus che egualmente era stato imbarcato da Genserico, insieme con tutto il suo clero, sopra una nave mezzo sdrucita, con animo d'esporgli ad un sicuro naufragio (18), in quanto, nonostante la somiglianza, si tratta di eventi distinti sia per i protagonisti (il Vescovo Quodvultdeus con il suo clero ed il Vescovo Castrense con i suoi colleghi) e sia per le modalità di approdo (Napoli per il primo e la foce del Volturno per gli altri).
Concludo queste considerazioni sulla Vita di San Castrense riferendo l'opinione espressa al riguardo dal Cardinale Cesare Baronio, storico della Chiesa, in una sua nota sul Vescovo Prisco inserita nel Martyrologium Romanum del 1587 (19).
Secondo il Baronio: … Tanto di Prisco così come degli altri Vescovi, i cui nomi sono qui indicati (20), se ne parla nella storia della vita del Vescovo San Castrese di cui abbiamo il manoscritto. È evidente che chiunque ne sia stato l'autore non ha aggiunto alcuna notizia contraria alla verità tranne quella che si legge all'inizio secondo la quale gli Imperatori Valente e Valentiniano siano stati crudeli persecutori della chiesa di Dio e che, per loro volontà, questi santi vescovi sarebbero stati espulsi dall'Africa, sarebbero stati imbarcati su di una nave in pessime condizioni ed esposti alle tempeste marine ... Questi avvenimenti accaddero durante la persecuzione dei Vandali quando anche Quodvultdeus, Vescovo di Cartagine - come riferisce Vittore nel primo libro della sua pubblicazione sulla persecuzione vandalica - insieme con i suoi sacerdoti e fedeli vennero imbarcati su navigli fatiscenti ed affidati al mare …
A queste fonti, relative al Vescovo Eraclio, e delle quali è evidente l'utilizzazione da parte dell'anonimo autore della Novena, va aggiunta una fonte probabilmente dallo stesso non conosciuta.
Questa fonte è rappresentata dal sermone declamato da Eraclio nella Cattedra-le di Ippona il 26 settembre del 426 alla presenza di Sant'Agostino il quale aveva innovato una tradizione, molto diffusa nell'Africa cattolica che riservava la predicazione ai Vescovi, autorizzando i propri sacerdoti a parlare in sua assenza ed in seguito, divenuto anziano, anche in sua presenza (21).
Eraclio fu il primo ad affrontare questa prova con un sermone che testimonia
la sua eccezionale umiltà ed il grande affetto e devozione nei confronti del Maestro (22).
Questo sermone, che è il primo dei due che ci sono pervenuti (23), è importante anche per i seguenti riferimenti autobiografici sulla sua vita: di essere entrato nel Monastero di Ippona già grande (24) e di essere stato impegnato durante la sua infanzia in altre occupazioni (25).
L'affermazione di Eraclio di essere stato ammesso nel Monastero già grande sembrerebbe essere in contrasto con quanto dice Sant'Agostino secondo il quale Eraclio venne accolto nel Monastero in giovane età (26).
In realtà non sussiste alcuna contraddizione giacché Eraclio non intendeva dire di essere stato accolto nel Monastero avanti negli anni ma voleva solo ricordare di avere avuto all'epoca del suo ingresso nel Monastero un'età maggiore rispetto a quella consueta.
In effetti, la sua espressione di essere già grande va interpretata alla luce dell'usanza di quei tempi di ammettere nei Monasteri, per essere istruiti ed educati dai monaci, anche i bambini ed i ragazzi così come risulta chiaramente in una lettera del 423 nella quale Sant'Agostino parla di un giovane educato nel Monastero di Ippona fin dall'infanzia (27).
Con l'affermazione di essere stato impegnato, durante l'infanzia, in altre occupazioni Eraclio voleva soltanto far presente di aver vissuto la fanciullezza, la più adatta e la più flessibile per ricevere gli insegnamenti della dottrina (28), nella opulenza e negli agi come testimoniano le ricchezze ereditate dal padre e la presenza al suo servizio di alcuni giovani schiavi (29).
b)- Come già accennato, nella Novena si susseguono, secondo una esatta sequela cronologica e con puntuale riscontro nelle fonti, alcuni riferimenti su Santo Eraclio e sulle vicende storiche coeve tali da consentire una ricostruzione sia pure sintetica della storia della sua vita, in particolare per il periodo che va dalla vocazione al martirio.
Questa ricostruzione si articola in nove paragrafi supportato ciascuno dai corrispondenti riferimenti alla Novena:
I. - Eraclio, che apparteneva ad una famiglia facoltosa ed importante della provincia di Ippona, ebbe la vocazione molto giovane (a), in un periodo immediatamente successivo alla morte del padre (30), tenuto conto della cospicua disponibilità di denaro, proveniente dall'eredità paterna, che ha contraddistinto la sua permanenza nel Mona-stero di Ippona (31).
Tranne la madre vedova (b), Eraclio non aveva altri parenti quando lasciò la casa paterna e le comodità di una vita agiata per seguire la sua vocazione (c).
Sant'Agostino da subito ebbe a cuore la formazione religiosa del giovane Eraclio il quale, nel suo sermone del 426 ebbe parole di stima e di gratitudine verso il Maestro, ricordando che sin da quando era giunto nel Monastero «questo santo agricoltore ha dedicato tutti i suoi sforzi per dissodare questo campo incolto e per vincere la mia durezza. Non mi sono mancate né le piogge né il buono seme; e adesso è più che legittimo che colui che ha seminato chieda il frutto che è stato prodotto» (32) (d)
[ § 1 - Padre S. Eraclio […] voi principiaste il vostro Martirio dalla più acerba età (a), chè l'amore dell'Eterna Sapienza Incarnata, benché foste unico figlio di Vedova Madre (b), tirandovi alla sua sequela vi fece lasciare la Patria ed uscire dalla Casa, e cognazion vostra, e sbarazzarvi di tutti gli agi domestici (c); e vi guidò alla divina scuola di celeste sapienza, e di divino amore del più chiaro lume della Chiesa; e tanto ne profittaste, che tutto il Popolo fedele se ne edificasse, e faceste la consolazione al S. Maestro (d)]
II. Nel Monastero la vita era modellata sull'esempio della comunità degli Apostoli
a Gerusalemme; «nessuno doveva avere niente di proprio ma tutto doveva essere in comune e ad ognuno doveva esser dato secondo le proprie necessità (33)» (e).
La risposta di Eraclio a questa chiamata alla condivisione ed alla povertà non si fece attendere: finanziò volontariamente diversi interventi a favore della Chiesa locale esaurendo del tutto la cospicua eredità paterna. Divenne povero. Tanto povero che Sant'Agostino, che si era fatto «mendicante dei mendicanti» (34), parlando di Eraclio non poteva fare a meno di sottolineare che lo stesso era rimasto in possesso della sola carità (35) (f).
[ § 2 - Padre S. Eraclio […] per proseguire con passi generosi il corso intrapreso di esser perfetto discepolo della Eterna Sapienza Incarnata a' dettami del gran Dottore della grazia, quivi nel suo Clero per tempo vi aggregaste, e vi appigliaste per gli ardui sentieri Evangelici alla vita perfetta de' Fedeli primitivi ristabilita dal S. Vescovo d'Ippona (e), rinunciando tutte le paterne ricchezze, vi faceste povero (f).]
III. Nel 425, all'epoca dello scandalo nel Monastero di Ippona, Eraclio, nonostante la sua giovane età, era già diacono (36) (g).
[ § 3 - Padre S. Eraclio […] consacraste la vostra verginità al Divin Agnello Immacolato: onde meritaste di esser promosso ben tosto dal gran Dottore della grazia al ceto de' Diaconi (g)]
IV. Il 26 settembre del 426 Sant'Agostino convocò nella Basilica della Pace di Ippona il popolo e tutto il clero tra il quale Eraclio che, essendo il più giovane, è menzionato per ultimo tra i preti presenti. Presa la parola, Sant'Agostino così disse: «So che dopo la morte dei vescovi la vita della chiesa è turbata, spesso, da litigi ed ambizioni e, quindi, per quanto mi è possibile, voglio prendere tutte le precauzioni necessarie per evitare che ciò accada anche nella nostra Diocesi. Vi comunico, pertanto, la mia volontà che ritengo sia anche quella di Dio: desidero avere per successore il prete Eraclio (37)» (h).
Proseguendo nel suo discorso Sant'Agostino chiese ed ottenne anche di essere aiutato da Eraclio nell'amministrazione della Diocesi non tanto per riposarsi ma quanto per poter dedicare maggior tempo allo studio delle Sacre Scritture ed invitò i fedeli a rivolgersi al suo collaboratore, così come in precedenza ricorrevano al Vescovo, e sollecitò anche Eraclio a ricorrere a lui per consigli o per aiuto (38) (i).
[ § 4 - Padre S. Eraclio […] il gran Dottore della grazia, fra tutto il suo numeroso Clero, in Voi di fresco iniziato al Sacerdozio […] nella sua decrepita età di 72 anni […] fermò 1'alto suo discernimento a potergli essere degno successore (h), ed aiutarlo intanto nella penosa cura Episcopale delle Anime (i)]
V. Tornato il silenzio dopo la designazione di Eraclio a suo successore, Sant'Agostino continuò, dicendo: «Non c'è bisogno ch'io ne tessa le lodi. Ammiro la sua saggezza e rispetto la sua modestia. È sufficiente, perché voi lo conoscete ». Ed i fedeli acclamarono sedici volte: «Ti ringraziamo per la tua decisione»; e, per sei volte: «Te per nostro Padre! Eraclio per nostro vescovo! (39)»(l).
[ § 5 - Padre S. Eraclio […] allorché il Santo Dottore della Grazia coll'istinto dello Spirito Santo, quattro anni prima del suo morire, convocato tutto il vasto popolo d'Ippona nella Basilica della Pace, volendo compiere il santo disegno, vi propose ad esser accettato in suo Successore nell'Episcopato, e tutto il popolo fe' risuonar l'aria di applausi su di una sì degna elezione (l)]
VI. Tra il 427 ed il 428 il Vescovo ariano Massimino, che era venuto ad Ippona per motivi personali, ebbe un colloquio privato con Eraclio al quale subentrò Sant'Agostino chiamato in causa dal suo discepolo.
«Quando il presbitero Eraclio ha intavolato con me una discussione amichevole, gli ho risposto come ho potuto, provocato proprio da lui; ed egli si è accalorato a tal punto da provocare, contro di me, il tuo arrivo (40)», con queste parole Massimino, non senza un certo malanimo, riferì a Sant'Agostino sul colloquio avuto con il presbitero Eraclio, già designato a succedergli sulla Cattedra di Ippona.
Il colloquio si era mantenuto equilibrato ed amichevole sino a quando Massimino non aveva accusato Eraclio di averlo provocato; da allora il dibattito si era trasformato in uno scontro verbale molto acceso.
Non sappiamo nulla di questa provocazione anche se è possibile ipotizzare che lo scontro con il vescovo ariano si sia verificato sui principi della fede sui quali Eraclio non era disposto a cedere.
Fu allora che Eraclio, mal sopportando le argomentazioni e l'atteggiamento arrogante di Massimino, che si era persino vantato di non temere un dibattito con lo stesso Agostino, si infervorò a tal punto da sfidarlo ad avere un colloquio con il Maestro sicuro che questi avrebbe umiliato e sconfitto l'eretico (m).
[ § 6 - Padre S. Eraclio […] nei quattro anni dell'Episcopal cura sostenuta […] combatteste altresì gli errori, che come orride fiere devastavano l'Africa, e specialmente confondeste un famoso ciarlatore Ariano, ch'era il superbo Vescovo Massimino, e voleste la vittoria, che fosse stata compita dal vostro gran Maestro Agostino colla pubblica assistenza de' Notai, che ne scrivessero la Disputa (m)]
VII. Tra maggio e giugno del 430 Ippona venne assediata dai Vandali (41) che nel mese di maggio del 429, sotto la guida del Re Genserico, avevano occupato l'Africa settentrionale dando inizio a quella che è stata definita «l'azione militare più distruttiva dell'intero quinto secolo» (42) (n).
Durante il terzo mese dell'assedio (43), recitando i Salmi della penitenza, moriva Sant'Agostino (44) e solo allora Eraclio fu Vescovo (45) (o).
[ § 7 - Padre S. Eraclio […] quali furono le tribolazioni del vostro cuore, allorché i Vandali professori dell'Ariana empietà, innumerabili come locuste desolatrici, dalla Spagna per la via del mare inondarono l'Africa, e vennero a piombare sulla infelice vostra Ippona, che ne sostenne quattordici mesi di luttuoso assedio(n); ed in quel tratto vedeste partirsene all'eterna Patria fra cento e mille affanni ed afflizioni il magnanimo Agostino (o)]
VIII. Con la conquista di Ippona e di Cartagine da parte dei Vandali aveva inizio una feroce persecuzione contro i cattolici che mise in evidenza l'indole perversa di questi barbari (46).
Eraclio, che non aveva cercato la salvezza ma era rimasto in mezzo al suo popolo, perché «il vero amore si dimostra nel pericolo» (47), assieme ad altri undici vescovi e molti fedeli venne imbarcato dai Vandali su una nave in disuso ed in pessimo stato che, trascinata al largo, fu abbandonata alle correnti marine perché morissero tutti annegati (p).
[ § 8 - Padre S. Eraclio […] eroica e divina fu la vostra fortezza fra le Spade de' Barbari, e fra le catene e gli strazj, coi quali l'Ariana Empietà, […] armata ormai dalla Vandalica crudeltà, assalì tra gli altri fortissimi confessori la vostra costanza nell'invincibile confessione di Gesù Figlio di Dio vivo; per cui coi vostri commilitoni […] foste consegnato su di un vecchio e cadente naviglio alla discrezione de' venti e dell'alto mare, acciocché vi avesse tutti affogati tra le sue onde (p)]
IX. La nave non affondò ma, guidata dal Signore (48), il 10 maggio 440, raggiungeva
le coste della Campania ove i Vescovi sbarcarono (q) e si dedicarono all'evangelizzazione delle popolazioni locali, combattendo il paganesimo e l'arianesimo (r).
Per Eraclio, coraggioso predicatore del Vangelo (49), era giunta l'ora del martirio(s).
[ § 9 - Padre S. Eraclio […] allora che per traverso al procelloso Mediterraneo, vedeste la sdrucita nave con alla poppa le aure pietose del buon Gesù approdarne sana e salva al lido della nostra Campania (q) […] quivi […] vi riputaste beato ad impiegarvi cogli altri Soci alla messe copiosa, che ritrovaste, o di recidere gli avanzi del gentilesimo, o ad estirparne gli errori, o ad emendare, accrescere, e perfezionare la Greggia del Signore (r). Ed in questi Santi travagli ne arrivaste a quella preziosa morte, che colla Spada ancipite della Carità di Gesù Cristo consumò quel martirio, che alla crudeltà de' Barbari non riuscì di produrvi nell'Africa (s)]
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Fonti della Novena
a]- sermone di Eraclio del 26 settembre del 426; b/c]- secondo discorso di Santo Agostino sul comportamento dei suoi chierici; d]- sermone di Eraclio del 26 settembre del 426; e/g]- secondo discorso di Santo Agostino sul comportamento dei suoi chierici; h/l]- lettera di Sant'Agostino del 26 settembre 426; m]- conferenza di Santo Agostino con il Vescovo ariano Massimino; n/o]- Vita di Sant'Agostino; p/r]- Vita di San Castrense; s]-tradizione popolare
Renato Cifonelli
* Il saggio è l'elaborazione del mio intervento al Convegno tenuto a Pietravairano il 6 settembre 2013 sul tema: Le radici della fede in Pietravairano: Sant'Eraclio.
NOTE
(1) - Il testo della Novena di Sant'Eraclio è tratto da una edizione del 1910.
(2) - Agostino, Sermoni, 356.
(3) - Agostino, Lettere, n.213.
(4) - Possidio, Vita di Sant'Agostino, 17, 7/9.
(5) - Acta Sanctorum, Februarius, tomus II, 1658, pag. 523 e segg.
(6) - Breviarium Sanctae Capuanae Ecclesiae, 1828, pagg. 14/17.
(7) - Monaco Michele, Sanctuarium Capuanum, 1630, pag. 3.
(8) - Ughelli Ferdinando, Italia sacra, T. VI, 1720, 303/304.
(9) - Sarnelli Pompeo, Memorie cronologiche dei Vescovi ed Arcivescovi della Santa Chiesa di Benevento, 1691, pag. 23.
(10) - Mazzocchi Alessio Simmaco, In vetus marmoreum Sanctae Neapolitanae Ecclesiae Kalendarium commentarius, 1744, pag. 38 e segg.
(11) - Rinaldo Ottavio, Memorie istoriche della fedelissima Città di Capua, tomo I, 1753, pag. 315 e segg.
(12) - Parascandolo Luigi, Memorie storiche – critiche – diplomatiche della Chiesa di Napoli, tomo I, 1847, pag. 70, nota n. 5.
(13) - Lanzoni Francesco, Le Diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII [An. 604], 1927, pag. 182/183.
(14) - Monaco Michele, Sanctuarium Capuanum, 1630, pag. 7.
(15) - Ibidem, pag. 9: unus in quo corpolariter habitare Satanam creditum est.
(16) - Possidio, Vita di Sant'Agostino, 28,5.
(17) - Stella Gian Antonio, Negri, froci, giudei & co.: L'eterna guerra contro l'altro, 2011: … Scatenavano da ogni parte i loro battaglioni blasfemi contro la bellezza di quella terra fiorente, imperversavano distruggendo ogni cosa, annientando ogni cosa con il fuoco e con l'assassinio … Quanti vescovi illustri e nobili prelati sono morti tra le svariate torture inflitte loro perché rivelassero il luogo in cui nascondevano le loro ricchezze, personali o appartenenti alla chiesa! [...] Ad alcuni tenevano la bocca spalancata con dei paletti e la riempivano di letame maleodorante per costringerli a confessare dove tenevano il denaro, altri venivano torturati avvolgendo intorno alle loro fronti o alle loro gambe corde stridenti….
(18) - Orsi Giuseppe Agostino, Storia ecclesiastica, 1825, Volume 26, pag. 152.
(19) - Baronio Cesare, Martyrologium Romanum, 1587, pag. 397/398.
(20) - Baronio Cesare, Martyrologium Romanum, o. c., pag. 396: A Capua San Prisco Vescovo, che fu uno di quei Sacerdoti, che nella persecuzione de1 Vandali diversamente afflitti per la Fede Cattolica, e posti su di una vecchia Nave, dall'Africa arrivarono ai lidi di Campania ; e sparsi per quei contorni, e posti al governo di diverse Chiese, meravigliosamente ampliarono la fede Cristiana. I suoi compagni furono Castrense, Tammaro, Rofio, Eraclio, Secondino, Adjutore, Marco, Augusto, Elpidio, Canione e Vindonio…
(21) - Cifonelli Renato, Sant'Eraclio, Vescovo e martire, Patrono di Pietravairano, 2012, pag. 23.
(22) - Berti Giovanni Lorenzo, De rebus gestis S. Augustini, Latinorum Patrum nobilissimi, 1756, pag. 332.
(23) - Cifonelli Renato, Sant'Eraclio, Vescovo e martire …, o.c., pag. 33/44.
(24) - Ibidem, pag. 36.
(25) - Ibidem.
(26) - Agostino, Sermoni, 356,7.
(27) - Agostino, Lettere, 209,3.
(28) - Cifonelli Renato, Sant'Eraclio, Vescovo e martire …, o. c., pag. 36.
(29) - Agostino, Lettere, 356,7.
(30) - Agostino, Sermoni, 356,7.
(31) - Il monastero venne fatto costruire da Sant'Agostino nel 391 nei pressi della Cattedrale di Ippona.
(32) - Cifonelli Renato, Sant'Eraclio, Vescovo e martire …, o. c., pag. 36.
(33) - Possidio, Vita di Sant'Agostino, 5,1.
(34) - Agostino, Sermoni, 66,5.
(35) - Agostino, Sermoni, 356,7.
(36) - Ibidem
(37) - Agostino, Lettere, 213,1.
(38) - Ibidem, 213,6.
(39) - Ibidem, 213,2.
(40) - Agostino, Conferenza con Massimino.
(41) - Possidio, Vita di Sant'Agostino, 30,1.
(42) - Isola Antonino, I cristiani dell'Africa Vandalica nei sermones del tempo (429 - 534), 1990
pag. 30.
(43) - Possidio, Vita di Sant'Agostino, 29,3 – 31,5.
(44) - Era la notte del 28 agosto del 430.
(45) - Agostino, Lettere, 213,5: … tornato il silenzio, il vescovo Agostino soggiunse « Eraclio rimarrà prete com'è adesso; diventerà vescovo quando Dio vorrà ».
(46) - Erano così perfidi e cattivi che, nel XVIII secolo, sul nome dei Vandali venne coniato il ter-mine vandalismo con riferimento a quel loro distruggere senza motivo, per il solo piacere di distruggere (Gautier Émile Félix , Genséric roi des Vandales, 1935, pag. 198).
(47) - Agostino, Lettere, 228,3.
(48) - Breviarium Sanctae Capuanae…, o.c., pag. 376.
(49) - Monaco Michele, Sanctuarium Capuanum, o. c., pag. 9; Acta Sanctorum, Februarius, tomus II, 1658, pag. 524.
Renato Cifonelli
(da Il Sidicino - Anno XI 2014 - n. 10 Ottobre) |