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Eraclio, il discepolo prediletto di Sant'Agostino,

Patrono di Pietravairano
 
Questa immagine di Sant'Eraclio, Patrono di Pietravairano, è una riproduzione, effettuata nel 1838 a cura del sacerdote Don Benedetto Iasimone, del mezzo busto in stile barocco ed in puro argento antico, realizzato nel 1706 da Biagio Guariniello uno dei più importanti argentieri ed orafi napoletani del tempo. Il mezzo busto venne trafugato ad opera di ignoti nella notte del 22 agosto 1977. (Cifonelli Renato, Sant'Eraclio, Vescovo e martire, Patrono di Pietravairano, 2012, pag. 111).
 

1) - A Pietravairano, il primo settembre si celebra la festa del Patrono Sant'Eraclio, Vescovo e martire.
Secondo una tradizione secolare trasmessa dagli antenati Eraclio era un Vescovo africano - cresciuto nella fede e nella carità alla scuola di Sant'Agostino, il Dottore della Grazia (1) - che, condannato dai Vandali di Genserico a morire in mare assieme ad altri undici Vescovi, approdò miracolosamente alla foce del Volturno ed evangelizzò le nostre contrade.
Questa tradizione, in uno agli eventi più importanti della vita di Eraclio, è stata accolta integralmente nella novena che si recita dal 23 al 31 agosto di ogni anno nella Chiesa Madre di Pietravairano per apparecchio alla festività del Santo.
Purtroppo, sulla vita e sull'attività di questo santo Vescovo vi sono poche fonti tra le quali vanno ricordate innanzitutto quelle mediate dagli scritti di Sant' Agostino e, precisamente:
- il secondo discorso di Sant'Agostino sul comportamento dei chierici (2) scritto nel 425 in occasione di uno scandalo (3) che aveva coinvolto il Monastero di Ippona, per dimostrare la piena osservanza della regola da parte dei suoi chierici che furono passati al setaccio uno per uno, compreso Eraclio al quale è dedicato un paragrafo intero, il settimo;
- la lettera del 26 settembre del 426 (4) nella quale Sant'Agostino ci ha conservato la cronaca della designazione di Eraclio a suo successore nel Vescovato di Ippona ed a collaboratore nel governo della Diocesi;
- la conferenza di Sant'Agostino con il Vescovo ariano Massimino (5).
A queste fonti agostiniane vanno aggiunti il sermone che Eraclio declamò il 26 settembre del 426 alla presenza di Sant'Agostino e la Vita di San Castrense, opera di un autore anonimo del XII o XIII secolo (6) che tramanda il racconto della espulsione dalla Africa di dodici vescovi africani, tra i quali Eraclio, e del loro arrivo sulle coste della Campania.
2) - Eraclio apparteneva ad una famiglia facoltosa ed importante della provincia di Ippona in Africa settentrionale, come testimoniano le ricchezze ereditate dal padre e la presenza al suo servizio di alcuni giovani schiavi successivamente affrancati (7).
Eraclio, tranne la madre vedova, non aveva altri parenti quando lasciò la casa paterna e le comodità di una vita agiata per seguire la sua vocazione che lo condusse molto giovane ad Ippona, nel Monastero che Sant'Agostino aveva fatto costruire nei pressi della Cattedrale nel 391.
Nel Monastero la vita era modellata sull'esempio della comunità degli Apostoli a Gerusalemme: nessuno doveva avere niente di proprio ma tutto doveva essere in comune, e ad ognuno doveva esser dato secondo le proprie necessità (8).
La risposta di Eraclio a questa chiamata alla condivisione ed alla povertà non si fece attendere.
Finanziò diversi interventi (9) a favore della Chiesa locale esaurendo ben presto la cospicua eredità paterna.
Divenne povero, tanto povero che Sant'Agostino poteva affermare che Eraclio era rimasto in possesso della sola carità (10).
Il 26 settembre del 426, Sant'Agostino, convocò nella Basilica della Pace di Ippona i fedeli ed il clero e, presa la parola, così disse: “So che dopo la morte dei vescovi la vita della chiesa è turbata, spesso, da litigi ed ambizioni e, quindi, per quanto mi è possibile, voglio prendere tutte le precauzioni necessarie per evitare che ciò accada anche nella nostra Diocesi. Vi comunico, pertanto, la mia volontà che ritengo sia anche quella di Dio: desidero avere per successore il prete Eraclio... Non c'è bisogno ch'io ne tessa le lodi. Ammiro la sua saggezza e rispetto la sua modestia. È sufficiente, perché voi lo conoscete… Eraclio rimarrà prete com'è adesso; diventerà vescovo quando Dio vorrà...”.
Al termine del discorso, interrotto da reiterate approvazioni di consenso, per sei volte risuonarono nella Cattedrale di Ippona queste acclamazioni: Te per nostro Padre! Eraclio per nostro Vescovo!
3) - La cronaca di questa importante giornata della vita di Eraclio, così come risulta dagli Atti autentici che furono redatti nell'occasione, ci offre la testimonianza di una paternità semplice e dolce in Agostino e di una unanimità di fede, di amore e di ubbidienza nel popolo (11) che partecipò con sensibilità ed entusiasmo alla designazione del futuro Pastore così come era solito avvenire nei primi secoli della storia della Chiesa quando la prerogativa della elezione dei vescovi spettava alla chiesa locale rappresentata unitariamente dal clero e dal popolo ed il numero delle volte con il quale venivano ripetute le formule rituali di gradimento e di approvazione era diligentemente annotato dai Notai verbalizzanti per dare più valore agli atti e più autorità all'elezione.
A causa dell'insufficienza delle fonti non abbiamo la possibilità di conoscere più
a fondo la personalità di Eraclio, di questo umile prete definito da Agostino la gioia della sua vita (12), un elogio che la comunità d'Ippona non aveva mancato di ratificare con ferventi e ripetute acclamazioni di consenso.
Anche se nella storia non sono mancati esempi di predilezioni da parte di grandi uomini è, invece, abbastanza raro trovarle giustificate come nel caso di Eraclio rispetto al quale la scelta di Agostino cadde su di una persona davvero degna e molto apprezzata anche dal popolo che con il suo comportamento così entusiasta ne ha fornito la migliore testimonianza (13).
Agostino, che aveva nel cuore le sorti della sua Chiesa, volle soltanto provvedere per dopo la sua morte il suo gregge di un eccellente pastore (14), e, nella sua scelta, si lasciò guidare soprattutto dalla cognizione, che avea del sapere, pietà, saviezza, e zelo (15) di Eraclio il quale, comunque, non fu il primo chierico del Monastero di Ippona ad essere elevato al Vescovato (16).
4) - Agostino nel proporre Eraclio quale suo successore aveva anche chiesto ed ottenuto di essere aiutato nell'amministrazione temporale della diocesi non tanto per riposarsi ma quanto per poter dedicare maggior tempo allo studio delle Sacre Scritture (17).
Quantunque la Chiesa di Ippona per la sua limitata estensione può essere equiparata ad una parrocchia dei nostri giorni, vari e molteplici erano i compiti pastorali del Vescovo ai quali dovevano aggiungersi quelli, non meno pesanti, che gli venivano dagli impegni per la Chiesa africana che lo costringevano a continui viaggi lunghi e disagiati che occupavano molto tempo (18).
Agostino affidò ad Eraclio la cura della parte amministrativa dell'attività episcopale ed invitò i fedeli a rivolgersi al suo collaboratore così come in precedenza ricorrevano a lui e nel contempo sollecitò Eraclio a rivolgersi sempre, per un consiglio o per chiedere aiuto, al Vescovo che per lui era come un padre (19).
Riservò per se il ministero della parola e sino alla sua ultima malattia predicò la parola di Dio con zelo, con forza, con lucidità e intelligenza (20).
Nel 427, Eraclio, mentre collaborava con Sant'Agostino nella gestione della Chiesa di Ippona, ebbe un colloquio privato con il vescovo ariano Massimino (21), giunto ad Ippona per motivi personali.
Il colloquio si era mantenuto equilibrato ed amichevole sino a quando Massimino non aveva accusato Eraclio di averlo provocato; da allora il dibattito si era trasformato in uno scontro verbale molto acceso.
Non sappiamo nulla di questa provocazione anche se è possibile ipotizzare che l'alterco con il vescovo eretico si sia verificato sul terreno dei contenuti, cioè dei principi della fede sui quali Eraclio non era disposto a cedere.
Probabilmente era accaduto che Eraclio mal sopportando le argomentazioni e, forse, anche l'atteggiamento arrogante di Massimino, che si era persino vantato di non temere un dibattito con lo stesso Agostino, si sia accalorato a tal punto da sfidarlo ad incontrare Agostino più che sicuro che non vi era alcuna possibilità di averla vinta contro il suo Maestro.
Agostino, informato dell'accaduto e stimolato non solo da Eraclio ma anche da molti altri, aveva acconsentito a confrontarsi con Massimino in una pubblica conferenza (22) che avvenne in presenza di un pubblico numeroso mentre i notai verbalizzavano gli interventi dalla viva voce dei contendenti (23).
Tra maggio e giugno del 430 Ippona fu assediata dai Vandali che nel mese di maggio dell'anno precedente avevano invaso l'Africa settentrionale sotto la guida del Re Genserico dando inizio a quella che è stata definita l'azione militare più distruttiva dell'intero quinto secolo (24).
Durante il terzo mese dell'assedio, nella notte del 28 agosto del 430, moriva Sant'Agostino e solo allora Eraclio fu Vescovo.
5) - Con la conquista di Ippona e di Cartagine ebbe inizio una feroce persecuzione contro i cristiani per indurli con il terrore e con le uccisioni ad aderire all'eresia ariana.
Quasi tutti gli storici sono concordi sull'indole perfida e cattiva di questi barbari tanto che sul nome dei Vandali, nel XVIII secolo è stato coniato il termine “vandalismo” con riferimento a quel loro distruggere senza motivo, per il solo piacere di distruggere (25).
I primi ad essere imprigionati furono i Vescovi e i presbiteri perché i Vandali non risparmiarono né sesso né età e neppure i sacerdoti e i ministri di Dio (26).
Anche Eraclio, che non aveva cercato la salvezza ma era rimasto in mezzo al suo popolo, perché il vero amore si dimostra nel pericolo aveva detto Agostino (27), venne imprigionato dai Vandali assieme ad altri undici Vescovi: Prisco, Tammaro, Castrense, Secondino, Adjutore, Marco, Augusto, Elpidio, Canione, Vindonio e Rosio.
I Vandali per indurli a rinnegare la loro fede li avevano sottoposti a lusinghe, a tormenti ed a minacce non riuscendo, comunque, nel loro intento.
Fu allora che un Vandalo, di nome Aristodemo, consigliò i compagni di imbarcare i cattolici su di una nave dissestata, senza vele e senza remi, per farli morire sommersi tra le onde del mare.
Scelta una vecchia nave in disuso da molti anni, vi fecero salire i dodici Vescovi con diversi fedeli e la trascinarono al largo abbandonandola alle correnti marine.
La nave, guidata dal Signore (28), non affondò ed il 10 maggio 440, raggiunse le coste della Campania ove i Vescovi sbarcarono per dedicarsi all'evangelizzazione delle popolazioni locali.
Mentre per alcuni di essi la tradizione ci ha conservato notizie sugli eventi successivi all'approdo, quasi nulla si conosce di Eraclio, coraggioso predicatore del Vangelo (29), per il quale, invece, si avvicinava l'ora del martirio che subì nel territorio di Pietravairano.
Anche a Pietravairano, come è accaduto altrove, non appena fu possibile si provvide a costruire sul luogo del martirio una Cappella per tramandarne la memoria e, quando, intorno all'anno mille fu edificato il Castello della Pietra un anonimo presbitero Pietro provvide a dedicare la Chiesa principale del nuovo borgo a Sant'Eraclio del quale, già a quei tempi, la popolazione festeggiava la ricorrenza (30).
La presenza, ancora a metà del Settecento, di una località nella campagna di Pietravairano denominata Trivio di Sant'Eraclio, vicino a S. Marco (31) non avrebbe avuto alcun senso in una zona rurale se non collegata alla esistenza di una Cappella dedicata al Santo Vescovo africano in memoria del suo martirio così come non può non rappresentare un'ulteriore prova del suo martirio nel territorio di Pietravairano quella venerazione che, unici tra tutti i paesi circostanti, i Pietravairanesi conservano da secoli nei confronti di Sant'Eraclio.
Di Eraclio ci sono pervenuti due sermoni che risalgono all'epoca del suo presbiterato (32) e che, in quanto allo stile, risentono dell'influenza di Agostino (33).
Il primo (34), che è scritto con eleganza e manifesta ingegno colto (35), fu declamato
da Eraclio alla presenza di Agostino il 26 settembre del 426 nella Basilica della Pace di Ippona (36).
Il sermone si caratterizza per l'umiltà di Eraclio (37) e per la grande ammirazione nei confronti del Maestro e Padre (38) che aveva arricchito la sua anima con il sale della parola (39), quella parola che gli sarebbe stata molto utile per difendere la fede cristiana e per divulgare il Vangelo:
a) - … Ma se è facile ad un discepolo sostituire il suo maestro quando è assente, diventa un compito faticoso e difficile insegnare ai condiscepoli in presenza del maestro, e soprattutto di quale maestro. Uno il cui magistero ha maggiore autorità dal momento che la sua vita è conforme ai suoi insegnamenti. Difatti, tutte le virtù che ci raccomanda con i suoi dotti discorsi, ce le insegna innanzitutto con il suo esempio. Ci precede su questa via e piacesse a Dio che lo seguissimo! Perché tutto ciò che ammiriamo, tutto ciò che veneriamo, tutto ciò che amiamo in questo uomo così grande, non l'amiamo veramente se non per quel tanto che desideriamo di imitarlo. Dunque, sforziamoci tutti, in proporzione della nostra fragilità, di seguire gli esempi della sua vita, e di cogliere, ognuno, una parte delle virtù così diverse che hanno origine nel suo cuore. Chi può raggiunga la sua eloquenza; chi non ha questa capacità imiti la sua sobrietà. Se ne avete le capacità eguagliatelo nella sua grande autorità; se non ne siete all'altezza, seguitelo sulla via dell'umiltà. Se potete, cercate di acquisire la sua scienza; se non lo potete, imitate la sua pazienza. Camminate con lui su tutte le vie del Signore se ne siete in grado, se invece non ne avete ancora la forza, imparate da lui come dovete seguirlo (40).
b) -… Esaminami, dunque, venerabile padre e buon Maestro. Interroga le mie parole, ed esse ti renderanno testimonianza delle attitudini del mio cuore. Riconosci come tuo tutto ciò che apprezzerai nel mio discorso e respingi, come soltanto mio, tutto ciò che, invece, potrebbe dispiacerti; ma perdonami, correggimi, e, se necessario, castigami. Perdonami per i miei errori, puniscimi per averli commessi; perdona l'uomo e non l'errore, in modo che a poco a poco sparisca tutto ciò che non è riferibile a te… (41)
Il secondo sermone (42), che ebbe per opportunità la lettura liturgica del Vangelo di San Matteo (43) relativo al Signore che cammina sulle acque e sulla tempesta che mi-se in pericolo la barca degli apostoli, si contraddistingue, invece, per il contenuto dot-trinale:
c) - … Carissimi, mentre Gesù prega sulla montagna, la barca è scossa dal profondo degli abissi da grandi onde, i flutti si alzano sempre di più e la stessa barca può essere capovolta; tuttavia non può affondare perché Cristo prega. Fratelli, immaginate che questa barca sia la Chiesa ed il mare tempestoso rappresenti i nostri tempi. La grande onda che si abbatte violenta sulla piccola barca di Cristo rappresenta la persecuzione contro la Chiesa scatenata dalla volontà perversa del male per distruggere tutto ciò che è cristiano. In questa tempesta sia eretta l'antenna della barca perché appesa all'albero rappresenti la croce di Cristo; il cristiano la contempli e non si scoraggi perché, come dice l'Apostolo Pietro, «il Cristo ha sofferto per noi, lasciandoci un esempio da seguire»… (44)
d) - … Con i nostri limiti non possiamo che riconoscerci in Pietro, pronti a chiamare in nostro aiuto Cristo qualora le tentazioni volessero ghermirci o le forze del male tentassero di distruggerci. Che significa, chiameremo in aiuto? Pregheremo il Signore. Egli ci porgerà la sua mano e ci salverà. Infatti ci conduce per mano e resteremo per sempre alla sua destra quando, come promesso, ci avrà condotti alla vita eterna… (45)
*****
NOTE
(1) - Sant'Agostino d'Ippona, il Dottore della Grazia, è nato a Tagaste il 13 novembre 354 ed è de-ceduto ad Ippona il 28 agosto 430.
(2) - Agostino, Sermoni, 356. 7.
(3) - Nel 425, un prete, chiamato Gennaro, nonostante avesse abbracciato la vita comune, prima di morire aveva fatto testamento a favore della Chiesa di Ippona contravvenendo al principio, vigente nel Monastero, che non si dovevano possedere proprietà personali. Agostino, che cercava la salvez-za degli uomini e non già il danaro, aveva rinunziato all'eredità e, per salvaguardare l'immagine del Monastero e restituire tranquillità e fiducia alla comunità di Ippona, rimasta scossa dagli eventi, aveva scritto questo secondo discorso (Cifonelli Renato, Sant'Eraclio, Vescovo e martire …, o.c., pag. 13).
(4) - Agostino, Lettere, 213.
(5) - Possidio, Vita di Sant'Agostino, 17, 7/9.
(6) - La Vita di San Castrense che è stata recepita negli Atti dei Santi dei PP. Bollandisti e nel Bre-viario Capuano, è stata ritenuta attendibile da molti storici tra i quali Michele Monaco, Ferdinando Ughelli ed Alessio Simmaco Mazzocchi mentre è stata oggetto di una severa critica da parte del Lanzoni che ne ha contestato l'autenticità (Lanzoni Francesco, Le Diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII - An. 604, 1927, pag. 182/183).
(7) - Agostino, Sermoni, 356. 7.
(8) - Possidio, Vita di Sant'Agostino, 5.1.
(9) - Tra questi interventi, in particolare, vanno ricordati: 1) - l'edificazione nel 424, nella Basilica di Ippona, su richiesta di Agostino, di una cappella in onore di Santo Stefano per conservare alcune sue reliquie, con annessa foresteria per i pellegrini; 2) - l'acquisto di un terreno nei pressi della Chiesa sul quale aveva fatto costruire una piccola casa dove avrebbe dovuto risiedere sua madre qualora avesse deciso di vivere ad Ippona. La casa, invece, una volta ultimata, era stata donata al Vescovo che per la mamma del suo diacono aveva disposto l'ospitalità presso il Monastero.
(10) - Agostino, Sermoni, 356.7.
(11) - Darras Joseph E. - Bareille Jean F. - Flevre Justin, Histoire generale de l'eglise depuis la creation jusqu'la nos jours, Volume 12, 1868, pag. 582, par. 39.
(12) - Agostino, Lettere, 213.
(13) - Darras Joseph E.-Bareille Jean F.- Flevre Justin, Histoire generale de l'eglise ..., o.c., pag. 583.
(14) - Orsi Giuseppe Agostino, Della istoria ecclesiastica, tomo duodecimo, 1753, pag. 121.
(15) - Godeau Antonio, Storia ecclesiastica, tomo quinto, 1763, pag. 272.
(16) - Da tempo il Monastero era divenuto luogo privilegiato di reclutamento per la Chiesa africana e molti suoi membri ricoprirono, infatti, importanti sedi episcopali (Possidio, Vita di Sant'Ago-stino, 11. 1-5).
(17) - Agostino, Lettere, 213.6.
(18) - Trapè Agostino, Agostino - l'uomo, il pastore, il mistico, 2001, pag. 290.
(19) - Agostino, Lettere, 213.6.
(20) - Possidio, Vita di Sant'Agostino, 31.4.
(21) - Un Goto venuto in Africa con le truppe barbariche del conte Sigiswulf.
(22) - Agostino, Conferenza con Massimino; Possidio, Vita di Sant'Agostino, 17, 7/9.
(23) - Poujoulat Jean Joseph François, Storia di Sant'Agostino: sua vita, sue opere, il suo secolo e influenza del genio di lui, prima versione italiana, vol. terzo, 1845, pag. 171.
(24) - Isola Antonino, I cristiani dell'Africa Vandalica nei sermones del tempo (429 – 534), 1990,
pag. 30.
(25) - Gautier Émile Félix, Genséric roi des Vandales, 1935, pag. 198.
(26) - Possidio, Vita di Sant'Agostino, 28.5.
(27) - Agostino, Lettere, 228.3.
(28) - Deo navim gubernante …. [Breviarium Sanctae Capuanae Ecclesiae, 1828, pag. 376].
(29) - Monaco Michele, Sanctuarium Capuanum, 1630, pag. 9; Acta Sanctorum, Februarius, tomus II, 1658, pag. 524.
(30) - Cifonelli Renato – Bilotti Pasqualino, Brevi note su una pergamena del XIII secolo conservata nell'archivio parrocchiale di Sant'Eraclio in Pietravairano, in Annuario dell'Associazione Storica del Medio Volturno, 1979, pag. 45. VII.
(31) - Catasto Onciario di Pietravairano del 1743, foglio 200.
(32) - Verbraken Pierre Patrick, Les deux sermons du pretre Eraclius d'Hippone, in Revue bénédictine vol.71 [1961], pag. 5.
(33) - Agostino aveva creato un particolare stile omiletico che rispondeva bene ai bisogni della predicazione popolare e si caratterizzava per chiarezza, espressività e gravità. Senza scendere al livello di linguaggio popolare, Agostino parlava una lingua accessibile a tutti (Padovese Luigi, Sermoni per i tempi liturgici, 1994, pag.28)
(34) - Incipit: Puto fratres quod meam sarcinam sentiatis ... (Initia librorum Patrum latinorum, 1865, pag. 170); Eraclio, Sermoni, 1 in Cifonelli Renato, Sant'Eraclio, Vescovo e martire …, o.c., pag. 33/37 per il testo italiano ed in Appendice n. 3 per il testo latino e francese.
(35) - Poujoulat Jean Joseph François, Storia di Sant'Agostino…, o.c., pag. 122.
(36) - Agostino, che considerava la predicazione come la funzione primaria di un vescovo e come un dovere verso il popolo, sull'esempio del suo predecessore Valerio, aveva anche lui innovato la tradizione molto diffusa nella Africa cattolica di riservare la predicazione ai Vescovi, delegando, dapprima, alcuni dei suoi sacerdoti a predicare in sua assenza e, successivamente, quando era avanti negli anni, acconsentendo che gli stessi prendessero la parola anche in sua presenza. Eraclio fu il primo ad affrontare questa prova il 26 settembre del 426.
(37) - “Cosa vorrei celebrare con voi, leggendo questa omelia? L'affetto. L'affetto del discepolo per il maestro. Tra l'altro, dice: Guardate che non dirò niente di mio che non abbia imparato da lui. E dice al maestro: Maestro, se dico delle cose buone, le ho apprese da te, se faccio qualche errore, è mio. Vedete che umiltà!” dall'intervento di S.E. Mons. Aiello Arturo, Vescovo di Teano-Calvi, al Convegno su “Le radici della fede in Pietravairano: Sant'Eraclio”, tenuto il 6 settembre 2013 nella Parrocchia di Sant'Eraclio di Pietravairano.
(38) - Folliet Georges, Pour le dossier “Augustinus Magister” in Revue d'Etudes Augustiniennes et Patristiques, 1957, pag. 67.
(39) - Eraclio, Sermoni, 1.2, in Cifonelli Renato, Sant'Eraclio, Vescovo e martire …, o.c., pag. 35.
(40) - Eraclio, Sermoni, 1.1, in Cifonelli Renato, Sant'Eraclio, Vescovo e martire …, o.c.,, pag. 33/34.
(41) - Eraclio, Sermoni, 1.2, in Cifonelli Renato, Sant'Eraclio, Vescovo e martire …, o.c., pag. 35.
(42) - Incipit: Audivimus et quodam modo vidimus in lectione... (Initia librorum Patrum …, o.c., pag. 17); Eraclio, Sermoni, 2 in Cifonelli Renato, Sant'Eraclio, Vescovo e martire …, o.c., pag. 38/44 per il testo italiano ed in Appendice n. 4 per il testo latino e francese.
(43) - Vangelo di Matteo, XIV, 23-32.
(44) - Eraclio, Sermoni, 2.2, in Cifonelli Renato, Sant'Eraclio, Vescovo e martire …, o.c., pag. 39.
(45) - Eraclio, Sermoni, 2.5, in Cifonelli Renato, Sant'Eraclio, Vescovo e martire …, o.c., pag. 44.

Renato Cifonelli
(da Il Sidicino - Anno XI 2014 - n. 3 Marzo)