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Temistocle e la scelta del confessore...

Dialogo immaginario... ma non troppo.
 

Qui RADIO FIGARO. Parla TEMISTOCLE “re di briscole” che naturalmente non è il noto statista ateniese del V sec a. C., bensì un sidicino di borgata dei nostri giorni, perennemente a caccia di “assoluzione” a causa della sua ancestrale passione per la roba degli altri. Quale assoluzione? si chiederà subito il lettore. Quella spirituale o quella legale? Per l'una come per l'altra occorre un Confessore! E già, ormai lo sanno anche le pietre, una volta dinanzi all'avvocato ti senti dire più o meno così: “ Fuori la verità e ricordati che in questo momento io non sono il tuo difensore (e qui il cliente accusa una prima botta al cuore, tanto da far vibrare il portafoglio…..) ma il tuo confessore!”.
A questo punto il nostro si guarda intorno e cerca di far mente locale: vuoi vedere che ho sbagliato chiesa? Quasi quasi mi alzo e raggiungo il confessionale più vicino dove l'assoluzione è garantita, gratuita e indolore, a parte l'atto di dolore e l'immancabile corteo di “p” come pentimento, perdono, promessa o proponimento di non provarci più, proposito di portare pane e pace a chi ne è privo, penitenza (quasi sempre una o più preghiere) e, per le pene né punto né poco!
E dire che una volta la Chiesa ci andava giù pesante con le pene… anche corporali!
Per non parlare della restituzione del maltolto che poteva talvolta commutarsi anche in una sorta di ammenda da pagare alla Chiesa, magari sotto forma di elemosina o donazione, lascito, alienazione a titolo non oneroso eccetera.
Ma torniamo a bomba. Temistocle si riprende dal momentaneo smarrimento provocato dalla solita premessa dell'avvocato e sfila la corona: Avvoca' io sto qua perché l'assoluzione dell'altro confessore questa volta non mi basta visto che rischio le tre “c”: causa, condanna e carcere!”
- “Ma come mai stavolta ti sei fatto pizzicare?”
- “No.. cioè….si ma è stata colpa della monnezza: voi lo sapete, nell'Aversano di questi tempi ci sono (ancora) vere e proprie (anche se non altissime) montagne… diciamo colline di rifiuti spesso in fermentazione. Per me sono come una calamita, ci do dentro volentieri e mi confondo voluttuosamente con materia e forma, sostanza e accidenti, contenitori e contenuti, odori e sapori, fauna in soprannumero e gas asfissianti… insomma mi mimetizzo e divento una sola entità con quella mefitica inebriante montagna di burro semiliquido che già in altre occasioni mi ha salvato dalle manette o dal peggio! Ieri però è andata storta: quando mi sono sentito al sicuro, ormai sazio, lubrificato e purificato, sono uscito dalla tana con il reato nel corpo”
- “Vuoi dite forse con il corpo del reato…”
- “No, Avvocà, il reato, cioè sarebbe un collier che vale almeno ventimila euri, ce l'avevo nel corpo, anzi era già sceso nell'intestino e voleva uscire, io me lo sentivo che quasi mi scappava! A proposito: ho sentito dire in giro che la parola “euro” non è un prefisso (telefonico?) ma è una sostanza, anzi no si dice sostantivo e perciò si deve dire “euri”, come dollari, marchi, franchi, sterline e via cantando”.
- “ Carissimo Temistocle, qui stiamo divagando; veniamo al punto perché tu lo sai che per me il tempo è danaro!”
- “ E qua vi voglio, Avvocà: io non vi posso dare nemmeno un centesimo di anticipo anche perché il reato non c'è più nel mio corpo”.
- “Vuoi dire che nel tuo DNA non c'è più posto per i reati contro il patrimonio? Non c'è nessuna certezza ormai; finiremo con il chiudere bottega”.
- “Avvocato egregio, qua quello che non c'è più è il collier! L'ho cacciato quanto me la son fatta addosso alla vista dei due gioiellieri che erano rimasti appostati davanti alla montagna dei rifiuti, in attesa del mio ritorno fra gli autori della stessa, cioè i miei colleghi 'umani'”.
A quel punto, per dirla tutta, mi sono chiesto che differenza c'è tra i rifiuti e chi li produce: Avrò mai una risposta?
- “ Temì, è inutile tergiversare, arzigogolare, filosofeggiare, menar il can per l'aia: ccà senza soldi nun se cantano messe!”
- “E bravo Avvoca', mo turnammo a chill'ato confessore… Che c'azzecca il latinorum di cui ci parlava uno dei due sposi di Manzoni? Io non mi chiamo Renzo e non mi sento neppure un cappone! E voi, non vi offendete, ma somigliate molto a un vostro collega del passato; si chiamava, aspettate, ce l'ho sulla punta della lingua, ah ecco, lo chiamavano Azzeccagarbugli”
- “Carissimo Briscola, adesso sei uscito fuori binario. Quello che è troppo è troppo! Io non sarò un principe del Foro ma non sono nemmanco un avvocatucolo di manzoniana memoria! E tempo da perdere non ne ho. Né ho la vocazione del benefattore!”
- “Embè, Avvoca', adesso mi ci avete proprio tirato per i capelli, ve lo devo proprio dire, a costo che muore Sansone con tutti i Filistei! La parola BENEFATTORE sulla vostra bocca suona come una bestemmia. Jateve a cunfessa'… I veri benefattori lo sapete chi sono? Ve lo dico io: siamo noi! Noi ladri, rapinatori, scippatori, furtaroli, tombaroli, topi d'albergo, ladruncoli, mariuoli & affini. Forse, mettendo a parte la modestia, dobbiamo dare maggiore forza, importanza e dignità alla nostra categoria facendola entrare nell'idea e nel significato di quella famosa e bella canzone intitolata LA STORIA SIAMO NOI”.
- “Temì ma che stai dicenn”?
- “Sì, Avvoca', è venuto il momento di gridare la verità in faccia a tutti: chi sono secondo voi i più grandi datori di lavoro in Italia e nel mondo? Forse la Fiat o la Rai? Oppure la BBC, la Renault, Murdoch, Berlusconi, l'ENEL, la Scuola, la Politica, la Pubblica Amministrazione? Certo che no! Siamo noi, noi estimatori, cultori, esperti, professionisti, artisti, ostinati e fedeli sacerdoti di quella religione riconducibile all'equazione: proprietà = furto. Che fareste voi avvocati senza di noi? sareste condannati ad occuparvi dei soliti sinistri stradali o delle rituali liti di condominio… Pensate alle stesse Forze dell'Ordine: senza di noi che bisogno ci sarebbe di destinarne un gran numero alla tutela della proprietà pubblica e private? Sembrerà strano ma noi diamo lavoro persino ai magistrati. Non parliamo poi dei cosiddetti vigilantes o dei custodi, guardiani, portieri e affini…”
- “Briscola, mo' vuoi vedè che t'aggia dà io cacchecosa a te?”
- “E fareste proprio bene specie se vi fate un po' i conti di tutto quello che io ho dato a voi fino a oggi”.
L'Avvocato, deciso ormai a mettere alla porta questo scorbutico cliente, sbotta: “Ma tu guarda se si può andare avanti di questo passo. Va a finire che tu e i tuoi colleghi pretenderete un pubblico ringraziamento per la vostra meritoria condotta e magari anche un titolo onorifico speciale, una sorta di laurea ad honorem come benefattori dell'Umanità”.
- “Avvoca', sarebbe ora che la società e le Autorità ci facessero un pensierino. Vi sfiora mai l'idea di quanto lavoro noi diamo ai falegnami, ai fabbri, agli stessi muratori, agli ingegneri e tecnici, a società di Assicurazione, alle banche impegnate ad assicurare, garantire, promuovere, incoraggiare, incrementare la pubblica e privata proprietà? Si potrebbe continuare a lungo ma preferisco fermarmi qui per non perdere altro tempo con un confessore che invece di pensare alla mia assoluzione pensa al suo portafoglio. A proposito, stanotte, a mente serena e riposata, sentito il vostro Patrono, sant'Ivo di Bretagn, fatevi una domanda: i ladri sono più datori di lavoro o sono più benefattori dell'umanità? Magari la risposta me la darete al prossimo incontro, se mai ci sarà, considerato che essendo io un “ladro gentiluomo e cavalleresco” come il famoso Arsenio Lupin, non mi permetterò più di venire a disturbarvi…”

Nello Boragine
(da Il Sidicino - Anno VII 2010 - n. 1 Gennaio)