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Il concerto dell'Epifania

 
La Corale della cattedrale durante una celebrazione
 

L'attacco di un pezzo è sempre un momento difficile, talvolta paralizzante, come quando si restava con la penna sospesa nell'aria, gli occhi vaganti nel vuoto, il cervello bloccato e il foglio bianco sul banco, in attesa d'un guizzo, un brivido liberatorio che dava il "la" allo svolgimento del compito.
Nel campo musicale, poi, interviene un ulteriore elemento di complicazione: l'intesa o, se si preferisce, la scontata e (per i profani) magica complicità tra direttori ed esecutori. Provate un po' a indovinare chi è il più preoccupato o il più elettrizzato! Se potesse farebbe tutto da solo... ma non può! Deve fare i conti con l'orchestra, il coro, i solisti e, ancora, con il contesto nelle sue numerose e non sempre convergenti e sincroniche componenti: soprattutto uditorio, acustica, strutture, attrezzature, collaboratori, (onnipresenti) concorrenti e, talvolta, soggetti che magari involontariamente o volontariamente finiscono per remare contro....
Tutto ciò premesso, entriamo volentieri nel tema, partendo direttamente dal titolo, che in sei parole coniuga una luminosa e lodevole tradizione (giunta quest'anno alla sua 15ª edizione) con una realtà pastorale ben definita e consolidata, ma pur sempre "in fieri", grazie alla presenza diuturna, alla dedizione totale, all'intraprendenza creativa e fattiva, all'amore fraterno per le sue pecorelle (spesso smarrite, frastornate e distratte dalle sirene del consumismo, del protagonismo a tutti i costi, dell'edonismo e del relativismo), al magistero sacerdotale che don Tommaso Nacca, Parroco della nostra cattedrale dal 1991, impersona ed esprime con la semplicità, la concretezza e la efficacia dell'esempio e della testimonianza quotidiana.
Figlio d'una Terra particolarmente sensibile e generosa in campo musicale, non ha resistito alla tentazione di fare della musica un mezzo ed un'occasione di aggregazione dei suoi parrocchiani, con inevitabili e positivi riflessi pastorali oltre i confini della parrocchia di S. Clemente, nella prospettiva di coinvolgere in un più ampio e fruttuoso afflato diocesano il maggior numero possibile di "musicofili" e, soprattutto, di "fedeli" che, appunto, sollecitati o contagiati dalla musica, si raccolgono sereni e devoti nella nostra cattedrale per sentirsi e diventare, almeno il 6 gennaio, tutti "fratelli" in Cristo. Poi... da cosa nasce cosa!
Come si fa, per esempio, a non cogliere la relazione o la consonanza tra ricorrenza dell' Epifania e svolgimento del concerto? La risposta viene immediata e spontanea: tra i due termini esiste una evidente relazione di tipo temporale (entrambi sono collocati nello stesso giorno). Ma sul piano semantico, ossia dei significati, come la mettiamo?
Quale nesso esiste tra i due eventi?
Qui il discorso si fa un po' più sottile, ma ricorrendo alla logica ed al buon senso (qualcuno penserà forse ad un artifizio oratorio), troviamo in questo caso una risposta più che soddisfacente e convincente: la parola Epifania significa "manifestazione della Divinità"; la parola Concerto deriva dal latino concertare e significa "gareggiare con"; e allora i concertisti, nel nostro caso, si impegnano in una singolare gara musicale per esprimere, anzi, per manifestare al Signore Gesù, insieme coi Re Magi, la loro gioia per la serena e solenne conclusione del ciclo natalizio. Semplificando, vogliamo dire che l'Epifania sta alla Divinità come il concerto sta all'adorazione. Insomma quest'ultimo vuol essere una manifestazione di ringraziamento a Cristo Signore per la gradita occasione che ci offre per rinnovargli la nostra gratitudine e la nostra adorazione attraverso il cantare che, come di S. Agostino, vuol dire "pregare due volte". Siamo sicuri che il nostro amato ed inossidabile Don Tommaso sta già pensando alla prossima edizione, nella quale saranno sicuramente presenti, tra le altre perle, un'Ave Maria (magari quella di Cimmaruta, tanto cara al compianto Mons. Tommasiello) e un coro verdiano (per es. Lombardi o Nabucco).
Intanto non possiamo archiviare il concerto del 2009 con un arrivederci, anzi, a risentirci, nel 2010. Ci corre l'obbligo ed avvertiamo il piacere di dire, innazitutto, un grazie di cuore al protagonista numero uno ed a tutti i suoi validissimi collaboratori e compagni di viaggio... Un viaggio, quello "musicale", che conquista e rapisce anima e corpo, cuore e pensiero, piccoli e grandi, ignoranti e sapienti, protagonisti e spettatori, proiettandoli in un mondo magico e sognante, dove si annullano distanze e differenze e si sente solo un gran bisogno di abbracciarsi, affratellarsi e procedere uniti, commossi e fiduciosi verso l'unità, la pace e l'amore universale! Miracoli che, con la Fede, solo la musica può fare...
Ma quanto lavoro, quanti ostacoli e difficoltà devono affrontare e superare gli operatori e, più di tutti, l'organizzatore, il responsabile principale, il regista! Quanti bocconi amari da ingoiare durante le prove cui la corale è chiamata nel corso dell'anno: uno è assente giustificato, un'altro si fa attendere invano, una mamma resta a casa perché ha il figlio con la tosse, un altro preferisce rimanere davanti al televisore perché quella sera gioca il Napoli; qualche signorinella invece di guardare le mani (e il volto del direttore, che - lo precisiamo per i non addetti ai lavori - non dirige solo con le mani...) ferma gli occhi furtivamente sul telefonino per codificare e decodificare un SMS.
Poi, finalmente, arriva il tanto sospirato momento della resa dei conti ed è davvero uno spettacolo avvincente e toccante assistere all'ingresso dei protagonisti che, emozionati, seri e preoccupati,(anche se non lo danno a vedere...), tutti rigorosamente in abito scuro e con la cartella rossa degli spartiti fra le mani, raggiungono ordinatamente e silenziosamente le rispettive postazioni, mentre la presentatrice (prof.ssa Maria Romilda Casale) li presenta al pubblico plaudente e festoso: i soprani... i contralti... i tenori... i bassi... e, infine, i singoli orchestrali, capitanati dal I° Violino, Mo L. Ciriello, per finire con la nota e brava pianista sidicina, Prof.ssa Antonella Cataldo.
Vorremmo elencare e lodare, uno per uno, tutti i bravi e simpatici componenti della Corale, ma lo spazio non ce lo consente, per cui ci limitiamo a fare due soli nomi, entrambi soprani: una laica (Giorgia) e una religiosa (suor Nilda), che si esibiti in due brani impegnativi e ben riusciti.
Quanta varia umanità, quale crogiuolo di esperienze, emozioni, sensibilità, posizioni e casi personali (anche tristi) in una Corale che questa volta ha dovuto registrare, tra l'altro, l'assenza di un suo componente (un basso) perché colpito nei suoi affetti familiare, ma che non ha impedito alla moglie (contralto) di essere presente, convinti come sono, nella loro bella e sana famiglia, che si può pregare e si può elaborare un lutto anche "cantando" in chiesa; magari insieme agli immancabili esibizionisti, ai soggetti assetati di visibilità, ai soliti personaggi in cerca d'autore... C'è persino chi, per una beffa del destino, precipita in un recupero affannoso ed imbarazzante della propria presenza/identità... e finisce per trovare un'adozione che, per quanto autorevole, non gli serve e non cancella il disagio e l'amarezza compostamente assorbiti e tollerati.
Anche perché non è uno di quelli che in complesso musicale (o bandistico che sia) ricopre il ruolo di "figurante" o di "portatore sano", ossia di uno che indossa una divisa e porta (spesso in modo goffo) uno strumento "muto": ai miei tempi, nella banda musicale sidicina, lo chiamavano "bòtta" oppure "numero" (peraltro a buon mercato) in una formazione bandistica che andava dai 20 ai 40 elementi (le bande musicali di 50 e passa elementi sono un ricordo che metaforicamente possiamo definire preistorico).
Avviandoci alla conclusione, non possiamo tacere il nostro compiacimento e gradimento per la scelta del repertorio, dove giganteggiano S. Alfonso dei Liguori e Marco Frisina, ma non mancano noti e fortunati brani, capolavori, che vano dal dialetto napoletano a quello trentino, dall'italiano al latino e all'inglese, da un Anonimo a Salzano, passando per Bellini e Mendelssohn-Bartholdy.
Ci congediamo ringraziando Don Tommaso e la sua Corale con un fraterno e beneaugurante arrivederci al 6 gennaio del 2010.

Nello Boragine
(da Il Sidicino - Anno VI 2009 - n. 2 Febbraio)