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Agro Aversano o Terra di lavoro? Dove andrà Teano?

 

Parafrasando il noto adagio estivo: “Agosto, moglie mia, non ti conosco”, viene voglia di dire: “Agosto, Provincia mia, non ti conosco”.
L'incipit muove da questa similitudine perché tra non molto, forse, potremmo essere chiamati a scegliere tra la provincia di Caserta (Terra di Lavoro) e quella di Aversa (Agro Aversano); a meno che, per effetto dell'art. 133 della costituzione, non siano altri a scegliere per noi!
È proprio nel mese di agosto, infatti, che i mass-media, un po' per rispettare la diffusa e tradizonale vocazione vacanziera, un po' per narcotizzare la pesantezza e l'incubo dell'attualità (mediorientale e non), hanno riaperto le danze su un tema ormai datato, logoro e controverso, ma pur sempre carico di interessi di carattere prevalentemente politico-elettoralistico nonché di potenzialità clientelari e occupazionali. Ci riferiamo all'ente provincia, che possiamo paragonare a una sorta di mostro bifronte: una faccia è quella bella, utile e generosa, che tende a stringere in un magico abbraccio democratico-rappresentativo-partecipativo istituzioni e cittadini; un'altra faccia è quella, magari visibile solo in filigrana, riconducibile ad un pozzo senza fondo in termini di costi per gli amministrati.
Quanti sanno, per esempio, che il bilancio delle nostre 103 province è cresciuto del 66% tra il 2000 e il 2004? Che mediamente una provincia costa 16 miliardi di euro all'anno? Che il totale dei dipendenti delle province d'ltalia è di 62.000 unità? Cha la base di spesa per la creazione di una provincia è pari a circa 50 milioni di euro? Che gli stipendi dei 103 presidenti, dei vari vicepresidenti, assessori e consiglieri (circa 5.000) arrivano fino a 7.000 euro al mese? E quanti sono quelli che sanno che a pagare non è Pantalone. Ma siamo noi?
Basta dare uno sguardo a Il costo della democrazia di Salvi e Villone (ed. 2005) o al numero del 3 agosto de L'Espresso, il quale, sbagliando, scrive che il totale delle province è uguale a 104. No! È fermo, dal 1993, a 103, perché le altre sette costituite tra il 2004 e il 2005 sono da considerarsi “virtuali”, insomma esistono solo sulla carta. Le ultime quattro, volute dalla precedente giunta regionale sarda di centrodestra rischiano di essere soffocate nella culla... per ragioni di soldi, ha dichiarato l`attuale presidente Soru e l'ultima parola in proposito spetta, per l'appunto, alla regione che, essendo a statuto speciale, esercita in materia potestà legislativa piena.
Continuando la nostra navigazione agostana tra mass-media, emittetti locali e lnternet, apprendiamo che la nuova legislatura, insediatasi a giugno, conta, a tutto il 18 agosto, ben 34 disegni di legge per la creazione di 16 nuove province, tra cui quella dell'Agro Aversano, quella di Nola, che a noi Teanesi interessa di meno, al pari di altre aspiranti come Lamezia Terme e Sibaritide, Avezzano, Sulmona e altre quattro nel solo Lazio che toccherebbe così quota nove province.
Per ragioni di spazio evitiamo di entrare nel merito di o di esprimere giudizi e valutazioni personali, ma non possiamo rinunziare a entrare nei panni dei Sidicini e domandarci: ce la farà questa volta a decollare l'istituzione della provincia di Aversa? Per noi Teanesi sarà un vantaggio o uno svantaggio? Saremo interpellati per decidere se rimanere con Caserta o passare con Aversa? Saremo assegnati d'ufficio a una delle due?
Sembrano domande oziose, anche perché, se volessimo restare nell'ambito semantico - nominalistico, di terra e di lavoro si parla nel nome dell'altra provincia. Insomma, per noi Sidicini, la condanna a lavorare e guadagnare il pane col sudore della fronte non è solo di tipo biblico, ma anche amministrativo. E a questo punto il termine “amministrativo” si carica di una valenza e di un significato che, detto in pillole, per noi Sidicini significa comunque un aggravio sul fronte dei costi e qui torna alla memoria il consiglio che il Machiavelli dà al Principe: “Attento al portafoglio dei tuoi sudditi, sennò hai finito di regnare!”. Vogliamo dire ai politici, anzi ai c.d. professionisti della politica: Non tirate troppo la corda, perché le persone disposte a tirare il carro per voi sono destinate a diminuire piuttosto presto e vistosamente; quelle disposte poi ad essere trattate come “strumenti ciechi d'occhiuta rapina” (come sosteneva il Giusti) sono sempre di meno... dunque aprite bene occhi e orecchi e cercate di non allontanarvi dalla realtà, la quale, tra l'altro, sembra incamminata più lungo la strada del regionalismo e delI'unità nazionale, che non lungo quella dei campanili e degli interessi di bottega. D'altra parte, non
mancano autorevoli voci di controcanto, come quella di Ugo La Malfa, che negli anni Settanta tifava per l'abo|izione delle province. Posizioni non meno dissimili vengono attribuite alla loggia P2, al presidente di Confindustra Montezemolo, ai DS, Cesare Salvi e Massimo Villone, al sottosegretario di Fl Gagliardi, al presidente della regione Sardegna Soru, all'ex presidente della camera Casini, sia pur in sordina e in posizione piuttosto defilata.
In questi ultimi tempi, tuttavia, la febbre per la creazione di nuovi carrozzoni politico-amministrativi, spesso, autentici, fortunati trampolini di lancio per scalate alle poltrone più prestigiose e remuneratorie, sembra aver contagiato vari settori del mondo politico italiano, dalle Alpi al Gennargentu, dalla Serenissima Laguna all'Area Vesuviana, dalla Valle del Liri alla Piana di Sibari, dalle famose cento celle di Civitavecchia alla patria dell'Asprino... ma noi di Teano, intanto, con la nascita della provincia dell'Agro Aversano, se mai vedrà la luce, faremo affari o ne avremo un novo affanno?
Ai Sidicini la sentenza!

Nello Boragine
(da Il Sidicino - Anno III 2006 - n. 9 Settembre)