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Inni nazionali e inni sidicini:

tra Teano e Italia finisce 4 a 4... sul pentagramma!
 

Vi proporremo un confronto, puramente accademico, tra gli Inni nazionali italiani e quelli…teanesi, o, meglio, Sidicini!
Non possiamo che partire da un nostro illustre corregionale, E.A.Mario, pseudonimo del noto musicista e poeta napoletano Giovanni Ermete Gaeta (1884/1961) autore della “Leggenda del Piave”, nata dopo la sconfitta di Caporetto nel 1918. Impiegato nel Servizio Postale presso le zone di guerra, il Nostro aveva scritto il testo sul retro di un modulo telegrafico (tuttora conservato) e ne aveva inviato copia al Re, al Generale Diaz e al Presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando. Poi, come sua abitudine, aveva composto la musica alla chitarra.
La “Canzone del Piave” valse all'autore il titolo di commendatore, conferitogli direttamente dal Re, anche se il nostro aveva dichiarato espressamente di non volere onorificenze.
Sarà il caso di ricordare, in proposito, che egli rifiutò una Croce di Cavaliere offertagli dal Ministro per la Guerra e rispedì al mittente un orologio d'oro a catena donatogli da sua maestà.
Fu solo orgoglio? Solo gloria? No, fu censura: il governo fascista, in concomitanza con i patti lateranensi, censurò la composizione giudicandola “troppo laica e priva di riferimenti religiosi”!
Vi pare poco? Ma il viaggio avventuroso e glorioso de “La leggenda del Piave” (titolo originale) doveva proseguire e conoscere un'altra tappa, questa volta pagante e nobilitante: la promozione al rango di Inno Nazionale, col conseguente cambiamento del titolo; diventò infatti “Inno del Piave “ e, facendolo convivere con la Marcia Reale, l'Italia lo adottò e lo usò come Inno Nazionale dal 25/7/1943 (caduta del fascismo) al 12/10/1946 (proclamazione della Repubblica).
La convivenza con la Marcia Reale non fu né pacifica né condivisa: ne sanno qualcosa i bandisti che nelle diverse piazze e circostanze erano alternativamente oggetto di applausi o di fischi da parte del pubblico. Della Marcia reale che, in ordine di tempo, è stato il primo inno nazionale italiano, va detto che trattasi della cosiddetta marcia militare d'ordinanza: in realtà era una marcetta militare priva di testo, composta dal M° Giuseppe Gambetti per Carlo Alberto nel 1834. Venne usata come inno nazionale prima nel Regno di Sardegna e poi in quello d'Italia.
E siamo giunti a quota due! Ma l'Italia, fra inni e marce nazionali, ha raggiunto quota quattro: vanno ancora aggiunti “Giovinezza” e “Fratelli d'Italia”.
Infatti durante il fascismo, precisamente a partire dal 1926, la Marcia Reale fu affiancata, per decreto governativo, dall'inno intitolato “Giovinezza, giovinezza”, una composizione goliardica nata nel 1909 su versi di S. Gotta, rielaborati da Nino Oxilia e musicati da Giuseppe Blanc: fino al 25/7/1943 fu l'inno ufficiale del fascismo, sempre in condominio con la marcia reale che, dati i precedenti, sembra imputabile di …poligamia.
Ed eccoci al quarto: è l'arcinoto Inno di Mameli, il cui titolo originale è “Il canto degli Italiani”, su versi di Goffredo Mameli e musica di Michele Novaro. E' il nostro inno nazionale da quando, il 12/10/1946, il Ministro della guerra, Facchinetti, propose al Consiglio dei Ministri di considerare “provvisoriamente l'Inno di Mameli Inno Nazionale”. Nato nel 1847 ebbe libero corso nel Regno di Piemonte, mentre dall'Impero Asburgico il cantarlo o suonarlo fu considerato reato politico fino al 1918. Nell'Italia repubblicana gode di regime monopolistico, ma sovente s'affaccia all'orizzonte qualche concorrente, memore (anche) della “provvisorietà” dell'adozione…Al riguardo ci limitiamo a segnalare solo l'idea dei musicisti Luciano Berio e Fabrizio De Andrè, che volevano riscriverlo insieme, ma vide la luce solo la musica del primo; i versi del secondo non sono mai nati.
A questo punto è d'obbligo accennare al secondo elemento di confronto di cui si diceva all'inizio, e cioè alla nostra cittadina che, in fatto di pentagramma, tiene dignitosamente la posizione e, sia pure in sedicesimo e solo sotto il profilo numerico, raggiunge sportivamente parlando un onorevole pareggio.
Anche Teano, infatti, vanta quattro titoli tra inni e marce: due sono di carattere religioso, “A Gesù in Sacramento”, inno popolare per il primo congresso eucaristico diocesano del 1932, su parole e musica del Sac. Don Raffaele Boragine (ed. D'Amico) e l'”Inno del Primo Congresso Eucaristico di Teano” su versi del Prof. Paone e musica del Canonico Lorenzo Rotoli (Ed. Izzo Napoli).
La terza composizione è una “Marcia Brillante” del M° Rosario Lacerenza il quale, fraternamente e musicalmente legato allo scrivente, volle farci omaggio d'una sua composizione con dedica “all'ospitale cittadina di Teano” in data 4/10/1972. La marcia, intitolata “Teano”, entrò e rimase per anni nel repertorio musicale delle nostre diverse formazioni bandistiche. Di essa esiste copia autografa della partitura agli atti del nostro comune.
L'ultimo pezzo della quaterna teanese è, tanto per chiudere in bellezza (scusandoci per la inevitabile autoreferenzialità) un inno di carattere insieme storico e paesano: s'intitola “L'Incontro di Teano”, con versi del compianto Direttore Luigi Maglione e musica del M° Nello Boragine. Nato nel 1982 è diventato un autentico cavallo di battaglia del gruppo vocale e strumentale della locale Scuola Elementare Garibaldi, creato e diretto del M° Boragine. Indimenticabili rimangono, per esempio, le esibizioni di questo gruppo, in rigorosa divisa garibaldina, sul luogo dell'incontro e in piazza Duomo il 2 giugno del 1982 in occasione delle celebrazioni per il centenario della morte dell'Eroe dei due mondi. Anche di tale modesta ma significativa e fortunata composizione esiste copia autografa agli atti della Direzione Didattica del I Circolo di Teano.
Si ritiene doveroso concludere precisando che il confronto sul pentagramma è stato solo un espediente mediatico per rinverdire la nostra storia patria e per auspicare ulteriori e più fruttuosi impegni nella stessa direzione.

Nello Boragine
(da Il Sidicino - Anno II 2005 - n. 5 Settembre)