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Il Museo Diocesano - La raccolta - Le schede tecniche
 
La statua di S. Rocco nella sua collocazione originaria
(foto di Mimmo Feola)
 

Presentiamo di seguito, le schede tecniche di alcune delle opere che sono state sistemate nel Museo Diocesano, di recente aperto e di cui abbiamo dato conto nel numero di giugno. Si tratta del lavoro delle dottoresse Carmen Autieri e Liliana Tammelleo che illustrano, al momento, solo alcuni dei manufatti artistici presenti, ma che ci proponiamo successivamente di integrare non appena le curatrici avranno completato la loro preziosa opera. Ritenendo doveroso una successiva raccolta in un catalogo da pubblicare e divulgare.
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1. Annunciazione: Madonna, angelo Gabriele con colomba
Statue lignee, seconda metà xv secolo; ambito meridionale aragonese
Madonna: h 91cm - Angelo: h 90cm
Provenienza: Chiesa dell'Annunziata, Teano
Gruppo di soggetti isolati nel cui impianto si avverte un vivo senso plastico ed una serena compostezza di forme, unita ad una geometrica chiarezza di forme. Ciò che l'artista si propone è un effetto di più viva animazione interiore ed esteriore delle figure, che egli ottiene con una sciolta articolazione di linee e di volumi, la quale attenua l'inerzia e pesantezza della massa plastica. Il panneggio, semplice e lineare, è in funzione compositiva, con valore decorativo, che non contrasta con il dinamismo espressionistico delle figure, le quali richiamano l'ambiente cortese, nel costume e negli atti. La composizione, di gusto tardo gotico, mostra una chiara ripresa di motivi iconografici ispirati all'antico. Nella figura dell'angelo Gabriele, il canone policleteo è adottato in modo esteriore, non per stabilire la proporzione della figura, ma per dare a questa un atteggiamento naturale. In realtà, l'angelo appoggiandosi su una gamba rivela uno sviluppo dell'hauchement gotico degli scultori nordici (connotazione artistica palesata nel Regno di Napoli dalla mediazione forestiera legata alla complessa dinamica politico-economica e di attrazione di Ferrante d'Aragona.

2. Reliquiario, prima metà sec. XVIII
Lamina in ottone dorato; h 83 cm
Provenienza: Cattedrale, Teano
La lamina di ottone sbalzato è applicata su un'anima di legno. L'apertura di accoglienza della reliquia campeggia su fondo rosso, sviluppando una croce quadrilobata con girali d'acanto e fiori. È sormontata da un piccolo baldacchino con croce imperante. L'opera conserva le forme del tardo barocco napoletano del primo decennio del Settecento.

3. Pianeta, sec. fine XVIII inizi XIX
Seta, fili oro e seta colorata (ambito napoletano); h. 138cm largh. 206 cm
Provenienza: Cattedrale, Teano
Il paramento è composto da seta bianca, ricamata a tutto campo, con motivi floreali policromi collegati a racemi (seta verde e fettuccia in oro). Preziose le bordature.

4. Piviale del vescovo G. N. Giberti, inizio sec. XVIII (ambito napoletano)
Gros laminato in oro; h 137 cm, largh. 210 cm
Provenienza: Cattedrale, Teano
Il piviale violaceo è in tessuto laminato in oro, detto “gros di Tours” o cannellato di due colpi. Alle estremità del paramento sono stati sovrapposti gli stemmi vescovili di G.N. Giberti, vescovo di Teano dal 1681 al 1699. Lo stemma composito è la risultante di un delicato e complesso ricamo eseguito a mano con filamenti in oro commisti a seta azzurra (campo) e nera (riferimenti araldici). Corredato da stola.

5. Dalmatica del vescovo C. Licata, sec. XX (ambito napoletano)
Seta, fili oro; h 64 cm largh. 180 cm
Provenienza: Cattedrale, Teano
Il paramento è interamente di seta rossa su cui sono stati eseguiti ricami in filo oro (fiori e racemi). Presente lo stemma del vescovo Licata.

6. Tunicella, sec. XIX
Seta e oro; h 100 cm, largh. 72 cm
Provenienza: Cattedrale, Teano
Semplice paramento in seta bianca con bordature in oro.

7. Mitra, sec. XVIII (ambito campano)
Tessuto, fili in oro, pietre semipreziose; h 40 cm
Provenienza: Cattedrale, Teano
La mitra presenta un fondo in tessuto bianco, così come le due infule. Le due parti mostrano un ricamo a giro in fili d'oro. Il ricamo, ricco di dettagli, copre l'intera superficie del manufatto e accoglie numerosi castoni con ametiste e topazi. Opera di esperti ricamatori di ambito napoletano.

8. Mitra, sec. XVII (ambito napoletano)
Tessuto; h 40 cm
Provenienza: Cattedrale, Teano
La mitra è costituita in tessuto laminato in oro “gros di Tous” o cannellato di due colpi. È bordata da fettucce in oro. Le due infule presentano la stessa lavorazione ma sono abbellite da una lunga frangia tortile in fili d'oro. Ascrivibile al sec. XVII.

9. Testo, Appendix ad Kalendarium, sec. XVIII
h 18 cm
Provenienza: Cattedrale, Teano
Il testo pergamenaceo, edito in Napoli dal tipografo Antonio Migli, fu commissionato (?) da D. Agnello Broya, vescovo di Teano. Presenta una ricca copertina impressa su pelle amaranto e damascata in oro. Il prezioso libro, nella sua complessa decorazione, presenta al centro lo stemma vescovile del Broya, il quale commissionò anche il busto argenteo di S. Paride, trafugato negli anni '80.

10. Lezionario, sec XX
h 36 cm
Pregiato testo rilegato in pelle con impressa cornice dorata a motivo geometrico che racchiude, in una mandorla, la Trinità sormontata dall'iconografia dei quattro evangelisti e l'intonazione del “Santus”. Borchie e grappe di chiusura valgono ad impreziosire il testo il cui interno è arricchito da raffinate miniature su carta filigranata. L'opera fu commissionata dal vescovo di Calvi e Teano, Albino Pella, e utilizzato in occasione della consacrazione della Cattedrale di Teano (1957) dal vescovo M. G. Sperandeo. Il retro si mostra rilegato in pelle rossa su cui si staglia un ostensorio dorato impresso. Il bordo del testo è a costolone. La profusione delle immagini venera la parola scritta, il “Logos”, la sillaba di Dio, che mai si cancella, secondo il concetto di Alfieri. Il testo si lascia invadere dall'oro, simbolo del Divino ed è copiosamente rivolto ad esprimere “devotio” e “religio”.

11. Estasi di santa, primi anni del sec. XVII
Olio su tela, 102/73 cm
Provenienza: Teano
Ritratta per intero, la santa è rappresentata in atteggiamento estatico: il volto inclinato, lo sguardo sognante, l'espressione languida sono elementi che riportano all'arte religiosa controriformata, che non si limita a celebrare la virtù dei santi ma esalta le immagini delle loro visioni e delle loro estasi. Attraverso una serietà formale che ricorre ad una gamma cromatica estremamente semplificata, viene colto l'attimo eccezionale dell'estasi. L'iconografia riprende modelli nordici cinquecenteschi, ma l'espressività della santa riesce a trasfigurare qualsiasi dato di riferimento conferendo alla scena un forte senso di pathos, accentuato dal taglio incisivo ed aspro del paesaggio. Cronologicamente la tela può essere ricondotta al primo Seicento ed essere ascritta alla tradizione figurativa del tardo manierismo di matrice iberica e dell'Italia centro meridionale. Ignota la destinazione originaria e forti i dubbi circa l'identificazione dell'autore.

12. Ritratto di santo, fine sec. XVIII
Olio su tela; 144/61 cm
Provenienza: Seminario, Teano
L'ignoto artista ritrae un'immagine di santo con tono severo ed ascetico, che richiama la pittura sacra controriformistica del Seicento. La figura, stagliata su uno sfondo tetro e spoglio, e la gravità e compostezza di atteggiamenti avvicinano questa rappresentazione alla pittura spagnola, a forte inclinazione naturalistica e ritrattistica.

13. “Memento mori”, fine sec. XVII inizi sec. XVIII
Olio su tela; 99/73 cm
Provenienza: Seminario(?), Teano
La presenza di un cartiglio riporta la figura ritratta a S. Giuseppe da Copertino. Il quadro esprime le mortificazioni “tridentine” e la meditazione del santo riporta al tema della vanità. Esso riflette un genere affermatosi fin dal Cinquecento che, attraverso oggetti raffinati, nasconde allegorie sulla transitorietà delle cose terrene e sulla inevitabilità della morte. Nel teschio il “memento mori”, allusione al consumarsi del tempo. La composizione si sviluppa in diagonale e il tratto pittorico è largo e sicuro. La definizione della figura e del teschio è calligrafica, ma in funzione simbolica. La tela riporta a contenuti e forme di fine '600 primi decenni del '700. Ignoto l'autore.

14. La Circoncisione, primo quarto XVII sec.
Olio su tavola; 180/135 cm
Provenienza: Chiesa di Santa Maria Maggiore; Terracorpo di Marzano Appio
Il dipinto raffigura l'episodio narrato dal Vangelo di Luca (2, 21-38): secondo la legge di Mosè, l'ottavo giorno di vita, Gesù fu portato al Tempio di Gerusalemme per essere consacrato al Signore, alla presenza del sommo sacerdote Simeone. La scena è ambientata all'interno del Tempio, in una stanza riccamente decorata, illuminata da luce laterale, che irraggia la figura di Gesù Bambino, dipinto in primo piano nell'atto di essere circonciso. Le fisionomie dei personaggi sono messe in evidenza da vibranti fremiti luminosi, che ne rivelano sentimenti ed espressioni. Anche i colori, contrastanti e cangianti, sono ravvivati da improvvise accensioni di luce che scorrono sugli ampi panneggi. Semplice la decorazione dell'altare, ma resa con grande attenzione per i dettagli realistici, secondo una tradizione capace di attingere ad un vastissimo repertorio figurativo. La particolare pennellata con la quale sono rese le figure, lumeggiate per colpi di colore, induce a ritenere l'autore del dipinto vicino alla cultura di Federico Barocci. Il profilo dolce e delicato della Vergine rievoca modelli senesi. L'opera rientra nell'ambito della diffusione della pittura “devota” in Italia meridionale nel primo quarto del '600 e presenta affinità stilistiche e pittoriche con la bottega di Ippolito Borghese. Essa fu commissionata dalla famiglia Laudati, di cui Agostino, nel 1635, ebbe il titolo di duca dal re Filippo IV.

15. Madonna con Bambino, 1674
Olio su tela; pittore ignoto napoletano
Provenienza: Cappella del Seminario, Teano
L'opera è caratterizzata da uno schema compositivo semplice e calibrato. La ripartizione della scena tende a creare una netta separazione tra “umano”e“divino”. Prendendo spunto dai modelli appartenenti al repertorio iconografico del primo '500, l'artista dipinge l'ausiliatrice seduta in trono su un cuscino di nubi, avvolta da una ghirlanda di angeli. In basso, le figure corpose di S. Paride e S. Reparata, atte a chiedere l'intercessione per la città, identificata in Teano. L'intera composizione è caratterizzata da una materia pittorica preziosa, come preziosissima è la decorazione del piviale di S. Paride, arricchito da un'ampia bordatura in oro, egualmente ricca è la veste in broccato della santa, resa seconda la tradizione fiamminga. Tutti questi elementi rivelano una personalità artistica capace di attingere ad un vasto repertorio figurativo, che va dai maestri nordici, presenti nel Viceregno sin dalla fine del '500, ai principali esponenti del tardo manierismo romano e toscano. L'opera rientra nella diffusione della pittura “devota” in Italia meridionale del '600.

16. Crocefisso, inizi XVII sec.
Legno; scultore ignoto d'ambito napoletano, h 250 cm
Provenienza: Cattedrale, Teano
La croce è in legno dipinto. Il Cristo è scolpito in legno ed è fissato alla Croce con tre chiodi. Mani e piedi sono corrosi. La scultura, ricca di drammaticità, risponde quel canone, pietistico e devozionale, in cui alla fine del '500 la resa delle forme tende ad assottigliare queste alle estremità, dissimulando sapientemente la struttura anatomica del Cristo. L'opera rivela un naturalismo pacato dell'immagine che, ricca di pathos, induce al duplice significato religioso ed umano dell'antica “pietas”. Evidenti le analogie con l'immagine del Cristo del Naccherino, attivo in Napoli all'inizio del '600 presso la Cappella del Monte di Pietà.

17. Busto di S. Paride, fine sec. XV inizi sec. XVI
Bronzo e argento, di argentiere napoletano
Provenienza: Tesoro della Cattedrale, Teano
L'opera si presenta a mezzo busto, quasi un'erma costituita da metallo dorato, lavorato a “panneggio damascato”, mentre la bordatura della casula porta croci a sbalzo. È sormontata dalla testa in argento del vescovo protettore di Teano, Paride, con aureola. La fisionomia rude del volto, la solida volumetria, la severità dello sguardo, l'intenso realismo riportano stilisticamente l'opera ai caratteri tipici della plastica-scultorea napoletana della fine del XV/inizi XVI sec.

18. Reliquiari di S.ta Benedicta, S.ti Columbani, S.ta Victoria m. e S.ti Aurelii, sec. XVII
Legno intagliato, dipinto e dorato
Provenienza: Tesoro della Cattedrale(?), Teano
Gruppo di reliquiari contenenti frammenti ossei dei Santi indicati dai cartigli manoscritti in essi contenuti. Poggiano su un corto basamento trapezoidale con dipintura in oro. Le teche mostrano un'apertura tondeggiante incorniciata da una raggiera sormontata da volute dorate. La resa decorativa ricorda lo stile “auricolare” dei manufatti del primo '600.

19. Figure di Maria bambina e S. Anna, fine sec. XV inizi sec. XVI
Legno scolpito, dipinto e decorato; Maria h 83 cm, S. Anna h 28 cm
Provenienza: ubicazione originaria ignota
Figure isolate, sciolte in un rapporto compositivo stabile. Maria bambina si presenta come un manichino snodabile cui si lega un volto ascetico, stereotipato nel suo genere. Diversa l'immagine estremamente rovinata di S. Anna, che riporta alla coeva produzione plastica dei grandi presepi lignei napoletani di fine XV sec. inizi XVI sec. Sul volto scarno si legge una fisionomia dolce e dimessa, di grande realismo. Evidenti le analogie con lo stile presepiale, ridotto a maniera, di Giovanni da Nola.

20. Bambinello, fine sec. XV inizi sec. XVI
Legno scolpito e dipinto
Provenienza: ubicazione originaria ignota
La statua, probabilmente legata al contesto architettonico della Cattedrale, è giunta mutila delle mani e dei piedi. L'iconografia riporta ai grandi presepi lignei napoletani di fine '400 inizi '500. I caratteri di raffinatezza e la volumetria del corpo ascrivono il manufatto alla produzione presepiale degli Alemanni, di derivazione borgognona.

21. Tabernacolo composito, fine XVIII sec.
Legno dorato e intagliato, h 155 cm
Provenienza: Tesoro della Cattedrale, Teano
La teca espositiva per il SS. si articola in comparti architettonici, poggiando su una capace base monumentale a volute, quasi un capitello classicheggiante, recante lo stemma del vescovo Filippo Aprile (1777-1791). Il complesso scultoreo mostra tre alloggi concentrati in altrettante nicchie con incorniciatura mistilinea, abbellite da ghirlande floreali. Sulle tre chiavi di volta, che richiamano il nodo a balaustro, poggia una robusta trabeazione lineare su cui si innesta un articolato e raffinato timpano curvilineo spezzato, con fogliame centrale da cui sporge il Pantocratore. La teca, nella su parte centrale, allocava l'ostensorio, mentre negli alloggi laterali era corredata da due statuette lignee che, collocate su apposite basi globulari, arricchite da fogliame d'acanto, rappresentavano la Fede e la Carità.

22. San Rocco, prima metà XV sec. (ambito meridionale aragonese)
Statua lignea policroma, intagliata e stuccata, h 120 cm
Provenienza: chiesa di S. Antonio Abate, Teano
L'iconografia riporta la statua a S. Rocco, raffigurato abitualmente in aspetto di giovane pellegrino che addita una gamba scoperta e piagata. Manca il fedele cane. Il suo culto acquistò straordinaria popolarità in Italia sin dai primi anni del '400. È probabile il risalire della statua ai primi decenni del XV secolo, periodo in cui i pellegrini per i luoghi santi erano molto frequenti, come si evince dal “Liber peregrinationis ad Loca Sancta di Nicolaus de Marthono de civitate Calinensi”. In esso si legge che alcuni esponenti della nobile famiglia teanese de Dyano, Corbello e Perreco ( il cui figlio Gaspare fu vescovo di Teano (1412-1418), furono pellegrini alla volta dei luoghi devozionali. Stilisticamente l'opera mostra caratteri vicini al gusto tardo-gotico, ma rivisitato secondo l'esperienza e l'abilità artigianale delle maestranze campane.

23. Reliquiario del braccio di S. Reparata, prima metà XIV sec. - primo quarto del XV sec. (ambito angioino durazzesco)
Argento e smalti, h 35 cm
Provenienza: Tesoro della Cattedrale, Teano
Pregiata opera di oreficeria religiosa, ornata di smalti traslucidi formanti girali simmetrici di fiori e palmette stilizzate. L'intero corpo cilindrico, reso a “ panneggio damascato”, in cui i fiorami risultano sul fondo per contrasto di lucentezza, si raccorda ad una base estremamente articolata con linee spezzate, finemente cesellate a sbalzo. L'oggetto si riallaccia a quel filone artistico a vocazione “continentale” e italiano che, lungi dal privilegiare una fascia di produttori locali (ormai inadeguata e ai margini del circolo pulsante e vivo del gotico europeo), sostituì la componente francese d'origine, orientando le “scelte culturali” ai nuovi portati dell'Italia centrale. Questa nuova civiltà artistica che si diffuse nel Mezzogiorno apparve evidente in provincia, dove i protagonisti della committenza erano legati ai locali ceti di patriziato o, come nel caso specifico, a centri ecclesiastici. In effetti il manufatto fu commissionato dal vescovo Crispano (1418-1443) per contenere il braccio di S. Reparata, ma poi destinato a contenere il braccio di S. Terenziano. Il nome dell'Epus Crispano è indicato dalla leggenda che si dipana, in caratteri gotici, alla base della reliquia. In essa si legge: H (oc) E (st) B (rachium) S. Reparatae, Hoc Opus F(ieri) Joannes Crispanus Epus Theanem et notarius Matthaeus Marcolfi. L'opera, che mostra alla base punzoni con lo stemma del vescovo e i quattro santi patroni di Teano, si apre alla penetrazione dei nuovi modelli figurativi della prima metà del XIV secolo e del primo quarto del successivo che interessò l'area tirrenica e centro-meridionale.

24. Presepio: S. Giuseppe e Maria, primo quarto XIV sec. (ambito meridionale angioino)
Legno stuccato, dipinto e inciso; h Maria: 95 cm, h S. Giuseppe 95 cm
Provenienza: Cattedrale, Teano
Figure isolate, sciolte in un rapporto compositivo stabile. L'artista volge alla definizione volumetrica delle forme e alla concentrazione delle masse plastiche, ma il modellato appare accurato ed analitico, così come l'equilibrio compositivo e la fermezza strutturale, raggiunti con la compostezza degli atti più che con la concisione delle forme. Si avverte una piena volumetria commista ad un'estrema semplificazione delle forme “a massa compatta” ed una sommaria modellazione dei corpi, fasciati da vesti solcate da pieghe larghe e diritte. La figura di S. Giuseppe, in modo particolare, riporta al “modellato franco” del primo quarto del XIV secolo. Le immagini si richiamano alla tradizione plastica tardo-romanica, di gusto franco-angioino, unita a forme arnolfiane note ed apprezzate dagli Angiò: connubio difficile e suggestivo che fu alla base degli interessi di quel gruppo di scultori, forse d'oltralpe, che intorno al 1304/5 operarono in Campania. Con essi, la dialettica serrata fra continuità e trasformazione, fra utilizzo di espressioni locali e importazione di nuovo modelli transalpini si manifestò anche nella produzione meridionale di sculture in legno.

25. Resurrezione, XVI sec. (ambito napoletano)
Olio su tela; 100/86 cm
Provenienza: Episcopio, Teano
Produzione artistico-pittorica in cui si avverte uno studio allo stile di Caravaggio, ma anche a quello composto del manierismo. Lo stile, affine a quello della “Resurrezione di Cristo” del Santafede (Duomo di Napoli), proprio attraverso la bottega di questi si diffuse in tutto il meridione, soprattutto nella seconda metà del XVI secolo.

26. Estasi di San Francesco, XIX sec. (ambito locale)
Olio su legno; 56/46 cm
Provenienza: Episcopio, Teano

27. Figura di papa
Olio su tela; XVIII sec.; 70/55 cm
Provenienza: Episcopio, Teano

28. Madonna della Libera, XIX sec. (ambito locale)
Scultura lignea a tutto tondo rivestita di stucco policromo; h 80 cm
Provenienza: Episcopio, Teano

29. Sant'Antonio da Padova e Bambinello, XV sec. (ambito napoletano)
Bronzo dorato con testa in argento; h 55 cm
Provenienza: Episcopio, Teano
Mezzo busto in bronzo dorato con testa in argento; il Bambinello è a tutto tondo in argento. Di pregevole fattura, riporta alla produzione di immagini sacre miste in argento e bronzo della cultura devozionale, aristocratica di ambito aragonese.

30. Elenco pergamenaceo degli “Onera missarum” della chiesa Cattedrale; prima metà XVIII sec.
Provenienza: Cattedrale, Teano
Il manufatto è arricchito da cornici floreali e a motivo geometrico rese con uso di inchiostro rosso carminio.

Carmen Autieri, Liliana Tammelleo
(da il Sidicino - Anno XII 2015 - n. 8 - Agosto)

I busti di S. Reparata, S. Antonio e S. Paride di cui alle schede 29 e 17
(foto di Vincenzo Lerro)