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Da un antico almanacco

 

In questi giorni ho avuto per le mani un antico almanacco della Campania di fine Ottocento inizi Novecento. E come in ogni Lunario le notizie contenute erano infinite, si susseguivano da un campo all’altro dello scibile. Dall’organizzazione del territorio e dunque dall’enumerazione delle province e dei comuni alla morfologia del territorio, dai fatti storici verificatisi nella nostra Regione alle bellezze naturali, artistiche ed archeologiche. Troviamo minuziosamente catalogate le feste patronali e soprattutto la puntigliosa descrizione delle fiere del bestiame di tutti i comuni della Regione. Dove si menziona anche la nostra Teano con ben tre fiere del bestiame, in occasione: della festa di S. Antonio dall’otto al quattordici giugno, di S. Paride dal tre al cinque agosto e S. Reparata l’otto ottobre.
Pare che nelle fiere di Teano un giorno venisse dedicato solo alla vendita dei cavalli, questo mercato fu particolarmente famoso durante il periodo borbonico, ove l’esercito veniva ad acquistare i cavalli per i valorosi lancieri dalle bianche divise. Noi aggiungiamo che la fiera di Teano rimonta certamente al XIV sec., se ne trovano tracce sicure nei registri Angioini per le assegnazioni delle fiere nei tenimenti del regno.
Vi è, poi, un elenco infinito di feste fisse e mobili, nonché una miriade di giorni genetliaci, di anniversari di morti e onomastici dei Reali, in questi giorni si legge: sono chiusi gli uffici pubblici, le banche e specialmente le scuole, e non si possono protestar cambiali né fare atti comunque esecutivi.
Chi sa poi perché il lunario è ricco di simpatiche citazioni degli “allucchi“ (gridati) nei mercati per attirare l’attenzione dei compratori, come per esempio il venditore di aceto: “Acito!! Acito forte!!! Accatate!! Accattate!!!” e vicino a lui il venditore d’ombrelli: “Par’acqua!! Par’acqua”. Di saggezze popolari: “A ‘mmiria ce fa schifà tuttu chellu che ce piacesse e fa”. Piccole e simpatiche filastrocche: “Ritulinu rend’a otta/chi ru tira e chi ru otta/e chi ri fa nu piritu ‘mocca.”. Vi sono poi proverbi e sentenze popolari rigorosamente in lingua: “Non troverai in mezzo a cento/che della sorte sua viva contento.” “Non sono ai cacciator disgrazie strane/tirare alla lepre ed ammazzare il cane.” “Si fan tra loro i gazzettier la guerra/e tutta inondan di bugie la terra.”
Non può mancare un’elencazione delle acque minerali di cui la nostra regione è ricchissima. E così ci imbattiamo nelle acque della Ferrarella site (allora) nel piccolo comune di Rocchetta e Croce, le più ricercate del circondario. Ed ovviamente le acque di Teano e di Francolise, già frequentate dai Romani per la loro fama di guarire l’insonnia.
Una parte rilevante dell’Almanacco è occupata dai precetti e dai consigli igienici, a cento anni di distanza molti di essi ci sembrano scontati e forse possono pure sollecitare qualche sorriso. Ma quando leggiamo che la pulizia occorre più di ogni altra cosa e che essa “ … è possibile a tutti, al ricco come al povero, al signore come all’operaio e al contadino, e tutti hanno il dovere di osservarla …” E che il primo e più accorato consiglio è quello di lavarsi il viso ed il collo, e in particolar modo le mani più volte al giorno. Allora non possiamo fare a meno di pensare quanto ciò sia tragicamente attuale.
Riporto di seguito, per il gusto dei lettori, alcuni precetti medici della scuola salernitana.
L’Almanacco è anche riccamente corredato di belle poesie dialettali, non tanto più conosciute se non per frammenti giunti fino a noi oralmente. Mi preme qui soffermarmi su una di queste; una quartina del componimento e la stessa firma dell’autore sono consunte ed illeggibili. La poesia è l’affresco di un tramonto in un villaggio intorno al Vesuvio, lo apprendiamo dal vernacolo usato dall’autore; ma il quadro che ne esce potrebbe essere quello di ogni paese del meridione in quel tempo. Il tema è di Leopardiana memoria, ma qui il giorno che muore è descritto con pennellate che sembrano indugiare su tutto quanto va verso l’oblio della sera. L’ora in cui: Vespero, la più bella stella della sera, che tutto ritorna quanto la lucente Aurora disperse … .

Carlo Antuono
(da Il Sidicino - Anno XVIII 2021 - n. 9 Settembre)